Il Codice da Vinci: errore e menzogna |
E' passato tempo dalla prima edizione del codice da vinci e sembra quasi che non se ne parli più. Uno degli effetti che il codice ha ottenuto è quello di confondere i più sprovveduti e di rilanciare quei testi inattendibili comunemente definiti “vangeli apocrifi”. Una trovata astuta, questa, sia per una motivazione ideologica che per una questione di marketing. Infatti, dopo il “flop” del film “The Da Vinci Code”, fischiato ovunque, sono spuntati come funghi questi testi così intitolati: “Il vangelo di Giuda”, “Il Vangelo di Maria Maddalena”, e chi più ne ha più ne metta.Prima di analizzare il “fantasy” di Dan Brown – mi piace definirlo con questo termine perché ci sono più informazioni vere in Star Trek – è bene spiegare perché i vangeli apocrifi non sono attendibili ed, invece, quelli canonici si. Tutto il testo del codice da vinci è strutturato proprio sui suddetti vangeli apocrifi: ... caduti questi, del romanzo di Mr. Brown non resta che un thriller, anzi, un fantasy! Il primo punto da osservare è la documentazione storica. Per valutare l'attendibilità della trasmissione scritta dei vangeli è bene conoscere il numero e l'antichità dei manoscritti venuti alla luce ed a nostra disposizione. I vangeli canonici sono stati composti nel I° secolo, nelle prime comunità cristiane, in seguito alla narrazione orale, quando nacque l'esigenza di una narrazione tramandata per iscritto. I manoscritti ritrovati o tramandati sotto forma di rotoli o di papiri vengono classificati col nome di “codici”. Una delle prove che i vangeli canonici sono attendibili è il fatto che circa 5300 codici, confrontati tra loro, combaciano e non si contraddicono. I manoscritti neotestamentari sono così classificabili: 88 papiri (i più antichi) Non tutti i codici riproducono l'intero Nuovo Testamento. I quattro vangeli sono prodotti in 2083 codici; le quattordici lettere di San Paolo con le lettere di San Pietro, San Giacomo, San Giovanni e San Giuda Taddeo e l'Apocalisse sono riprodotte in un numero minore di codici, si parla sempre di numerose centinaia. Alcuni di questi codici, circa cento, risalgono a poche decine di anni dalla morte e risurrezione di Gesù. Ne elenco qualcuno: il Papiro più antico, cioè il papiro 7Q5 scoperto a Qumran, risale al 50 d.C.: si tratta di un frammento del Vangelo di Marco. Conservato al Magdalen College di Oxford abbiamo il papiro P64, consistente in frammenti del Vangelo di Matteo. Esso è datato a prima del 70 d.C. Il Codice Vaticano B03 (Roma, Biblioteca Vaticana) comprende 759 fogli e contiene quasi tutto il Nuovo Testamento. Il Codice Sinaitico א o 01 (Londra, British Library), che comprende 346 fogli e contiene per intero il Nuovo Testamento. Il confronto dei vangeli canonici con i codici dei “vangeli apocrifi” mette in evidenza l'inattendibilità di questi ultimi, motivo di molte incoerenze ed invenzioni che non trovano riscontro nei 5300 codici suddetti. Ad esempio, il codice del vangelo di Giuda è uno, contro i più antichi 5300 codici dei vangeli canonici che lo raccontano come il traditore. E' abissale la distanza che c'è tra i 5300 codici delle scritture canoniche e i codici degli scritti apocrifi che si contano sulle dita delle mani. Per di più c'è una bella differenza tra i vangeli canonici, scritti nel I° secolo, e quelli apocrifi, datati dal II° al IV° secolo. Quanto più i fatti sono prossimi alla narrazione, tanto più si riduce il rischio d'errore. Quando sono stati scritti i vangeli canonici i testimoni oculari della vita di Cristo erano ancora viventi, e due di loro furono apostoli ed addirittura evangelisti: stiamo parlando di San Matteo e San Giovanni. Invece, il I° vangelo apocrifo scritto fu quello di “Filippo”, e stiamo parlando già di 100 anni dopo i fatti, quando gli apostoli erano già morti. Per di più alcuni dei vangeli apocrifi non hanno che un solo codice e questo non basta nemmeno per decifrarlo bene, visto che alcuni di questi hanno soltanto dei frammenti non paragonabili con codici interi. Sono molti i criteri da esaminare per chiarire la contrapposizione tra i Vangeli canonici e i vangeli apocrifi. Un primo aspetto interessante è la provenienza apostolica: San Matteo è apostolo con San Giovanni, San Luca collaboratore di San Paolo e San Marco che, essendo molto vicino a San Pietro, riferì tutte le esperienze di quest'ultimo. Qui qualcuno potrebbe obiettare che anche Tommaso, Filippo, Pietro, Maria di Magdala, erano vicini a Gesù. Senza dubbio, ma la fonte del messaggio di Cristo va esaminata in due prospettive differenti: un elemento in comune di questi fedeli del Signore è che tutti erano ebrei, e come tali avevano il loro modo di vivere e di esprimersi. Ora, i Vangeli canonici pur essendo scritti in greco, conservano tuttavia un tratto semitico nel linguaggio. In greco alcune frasi dei Vangeli sono inusuali perché le forme grammaticali sono quelle usate dagli Ebrei. Addirittura alcune parole in questi testi greci rimangono nella lingua semitica, aramaica: “alleluia” (lodate Dio), “Messia” (consacrato), “Abbà” (Papà), “Rabbunì” (Maestro), “Talita qumi” (Ragazza, alzati), “Eloi, Eloi, Lammà Sabactani” (Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato), ecc.. Stranamente i testi dei vangeli apocrifi riportano un risultato differente: scritti in copto senza nessun tratto semitico. Come mai viene attribuito a San Tommaso che era ebreo un vangelo scritto in copto, e che rispetta tale grammatica senza nessuna flessione semitica? E invece San Giovanni scrive in greco e usa il suo proprio modo di scrivere addirittura seminando parole ebraiche? Ciò vuol dire che il vangelo di Tommaso come quello di Filippo e gli altri vangeli apocrifi non sono scritti da persone ebree, come invece lo sono quelli di San Giovanni, San Matteo, San Marco e San Luca. Il messaggio evangelico apostolico nei Vangeli Canonici è stabile, senza contraddizione. Nei vangeli apocrifi non solo c'è contraddizione tra l'uno e l'altro vangelo, ma in alcuni vangeli gnostici la contraddizione è insita nel testo stesso. I Vangeli Canonici invitano concordi in tutto il Nuovo Testamento ad andare verso il bene rinunciando al male. Alcuni vangeli apocrifi, invece, tradiscono questo messaggio addirittura invitando al male per raggiungere il bene. Quando si parla di male non ci si limita al pensiero o alla parola cattiva, ma si arriva addirittura all'omicidio, come nel vangelo di Giuda dove Gesù chiede di essere ucciso per essere liberato dal corpo. Non solo i testi apocrifi sono meno antichi di quelli canonici ma anche l'insegnamento in essi rispecchia filosofie gnostiche fuori dal contesto ebraico del primo secolo (si pensi ai discorsi sul corpo come fonte del peccato, alla svalutazione della donna, alle emanazioni metafisiche, ecc...). Dunque, se la dottrina dei vangeli apocrifi non solo è discordante tra l'uno e l'altro testo ma persino con la tradizione dei primi padri, questi vangeli sono da definirsi invalidi e falsi. Infatti possiamo confermare tutto quello che è stato detto con l'esaminare le citazioni dei quattro Vangeli Canonici che sono state utilizzate dai primi padri. Sono circa 20'000, delle quali circa settemila nei primi 190 anni, dopo la risurrezione di Cristo: Ventimila citazioni (escludendo autori importanti, oltre la Didaché, San Cipriano, Sant'Ignazio di Antiochia, ecc...) sono tante, soprattutto se si confrontano allo 0 dei vangeli apocrifi.In conclusione possiamo asserire che i vangeli apocrifi possono essere utilizzati come favolette oppure come spunto per scrivere favole, visto la loro veridicità ridicola. Articolo tratto dal portale Progredire.net |
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