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Il monito papale e la pornografia PDF Stampa E-mail

Il monito papale e la pornografiaIl Santo Padre Benedetto XVI ricevendo in udienza i partecipanti al Congresso promosso dall’Università Lateranense in occasione del 40° anniversario dell’Enciclica Humanae Vitae, di Paolo VI, ha affermato: “Se l’esercizio della sessualità si trasforma in una droga che vuole assoggettare il partner ai propri desideri e interessi” allora ad essere minacciata è “la dignità della persona umana”. Sempre più i crimini a sfondo sessuale nella nostra società occidentale sono in vertiginoso aumento. Stranamente non si afferma però che la causa principale di tale situazione è il grande boom della pornografia. Sempre più frequentemente, anche se sottilmente, la pornografia si infiltra nella pubblicità e nei mezzi di comunicazione di massa e più che negli altri attraverso Internet.

Il consumo pornografico inizia spesso nell’età puerile e interessa la grande maggioranza dei ragazzi compresi tra i dieci e i quattordici anni. I fumetti pornografici sono abituali nei bambini dai sette anni in su e negli ambienti più poveri culturalmente rappresentano quasi sempre l’unica lettura extra-scolastica. Spesso i figli leggono di nascosto i giornali osceni, vedono le cassette pornografiche dei loro genitori immaturi. Per la stragrande maggioranza degli europei la pornografia è un fatto pacifico, quasi naturale, ed è poco sentito come problema di grave disagio morale e sociale. Ciò però che preoccupa maggiormente è che intorno alla pornografia vi è un forte consenso ideologico: essa è accettata da molti perché corrisponde alla loro concezione della vita e dell’uomo che è fondamentalmente di stampo neo-pagano.

Nel 1939 Wilhem Reich pubblicava la “Rivoluzione sessuale”, in questo libro egli proclamava il diritto all’amore inteso come puro incontro di sessi, puro gioco, pura ricerca del piacere fine a se stesso, come principio rivoluzionario costruttivo di una nuova società. Il Reich esplicitamente parla di diritto al sesso (che significa contraccezione e aborto), di distruzione della famiglia tradizionale intesa come strumento di battaglia e di trasformazione sociale. I gruppi dell’estrema sinistra, dei radicali, degli anarchici e la potentissima lobby omosessualista si rifanno fondamentalmente a questo autore. Dobbiamo renderci conto che il fenomeno pornografico del XXI secolo è radicalmente diverso dal passato: la pornografia c’è sempre stata (vedi i dipinti ritrovati nel lupanare agli Scavi archeologici di Pompei), ma oggi è ben diversa, non solo per la quantità, diffusione e pericolosità (basti pensare alla televisione che introduce messaggi pornografici anche non richiesti nell’intimo di ogni stanza, o Internet che riempie la casella di posta elettronica di pubblicità a sfondo sessuale), ma anche per la qualità. Al di là dei centimetri di pelle nuda, ci interessa conoscere il pensiero che c’è dietro. La pornografia propone se stessa come un fatto positivo di crescita e di maturità umana. In passato non era così: il pornografo lavorava esclusivamente per far denaro, risentendo però del giudizio negativo della società su di sé. La pornografia moderna è figlia di Reich il quale afferma che tutti i mali della storia derivano dalla repressione sessuale, la cui massima responsabile ovviamente sarebbe la Chiesa Cattolica.

Secondo tale ideologia una vita felice, vissuta in pienezza, suppone che ci si liberi dai condizionamenti sessuali di qualsiasi tipo. Ciò significa la eliminazione di ogni possibilità di giudizio sull’uso della sessualità che non nasca dall’unico criterio possibile: la libertà intesa come facoltà di autodeterminazione, di fare ciò che si vuole del proprio corpo e del corpo altrui. Esemplare a questo riguardo era il sito pornografico dell’ateo Gabriele Paolini, noto disturbatore di programmi televisivi, su detto sito, recentemente oscurato dal magistrato, il Paolini si esibiva in espliciti atti sessuali sia con uomini che con donne e vi erano addirittura scene di coprofagia. Non è un caso che lo stesso Paolini che recentemente ha ricevuto una condanna ad alcuni mesi di carcere per vilipendio alla religione cattolica e al sommo Pontefice ami diffondere sue foto mentre offre profilattici alla Beata Madre Teresa di Calcutta e al Servo di Dio Giovanni Paolo II.

Il termine pornografia è di provenienza greca e rimanda originariamente a ciò che riguarda la prostituzione e quindi il “commercio” con le prostitute. La pornografia indica dunque l’attività genitale sessuale in relazione ad una vendita, ad un consumo, mettendo da parte le altre dimensioni umane della sessualità, separando quindi l’uso del corpo dalla persona tutta intera. Dietro la pornografia moderna, non vi è solo un disordine o uno squilibrio degli istinti sessuali, che indubbiamente ogni essere umano fa fatica a gestire non sempre correttamente, ma vi sono dei precisi presupposti ideologici spesso di matrice ateistica e anticattolica. Tra l’altro la pornografia moderna ha uno dei suoi padri nel famoso marchese De Sade, da cui proviene il termine sadismo, che è la forma di perversione di chi prova piacere erotico ed eccitamento sessuale dalla sofferenza di altre persone. Il marchese De Sade (1740-1814), che morì in manicomio, scrisse numerosi romanzi ripieni di ossessione sessuale deviata e, nonostante il fatto che una parte di essi sia andata distrutta, i suoi scritti furono raccolti in quindici volumi. Per De Sade il sesso era un fatto individuale, un’imposizione del forte sul debole; la sessualità sadiana non è un incontro di persone libere, ma un’affermazione della individualità dell’aguzzino mediante la schivizzazione della vittima. Il punto di partenza in De Sade è sempre la negazione di Dio, la proclamazione di un ateismo militante. Cancellata e soppressa l’idea di Dio, l’uomo sadiano può finalmente abbandonarsi ai propri impulsi perché è diventato padrone di se stesso, cioè padrone di altri uomini, visto che esistono uomini più forti di altri e, negato Dio, non c’è più nessuno che limiti la loro volontà di dominio. La nostra società dei consumi, nella misura in cui trasforma le persone in oggetti anche nella sfera sessuale, può considerarsi una società sadiana. Un tipico esempio di ciò è rappresentato da un vecchio film del regista italiano Marco Ferreri “I love you”, nel quale il protagonista s’innamora di un portachiavi, evitando così i problemi esistenziali che accompagnano il difficile rapporto fra persone. E’ questa, appunto, la soluzione adottata dalla pornografia, che riduce le persone ad oggetti di consumo sessuale reciproco.

Consideriamo ora quali immagini la pornografia presenti: anzitutto essa pone sullo stesso piano le relazioni tra persone di sesso diverso e persone dello stesso sesso per cui se il medesimo individuo vuole rapporti sessuali sia con un uomo sia con una donna, perché non dovrebbe farlo? Questa eventualità rientra nelle possibilità meccaniche del suo corpo, e la pornografia considera questa completa utilizzazione meccanica come un allargamento dell’esperienza umana (spesso vi sono rappresentazioni di rapporti sessuali anche con animali, specie cani e cavalli). Il boom nella società occidentale del cosiddetto bisessualismo è provocato appunto dal forte impulso della pornografia e questo riguarda anche la pratica del lesbismo fra le donne. Inoltre la cancellazione di ogni distinzione dei ruoli maschili e femminili porta ad un’altra immagine frequente della pornografia: il cosiddetto “amore di gruppo”, non c’è più storia d’amore autentica fra un uomo ed una donna: vi sono solo giochi e combinazioni erotiche dove l’atto sessuale non ha più alcuna finalità al di fuori del piacere immediato che in realtà è solo un aspetto dell’appagamento che caratterizza una relazione matura fra due persone di sesso diverso. Da qui si comprende anche il boom del cosiddetto “scambio di coppia” e il proliferare dei club privé. La pornografia evita ogni riferimento alle scelte e alle responsabilità che accompagnano la vita sessuale (matrimonio, fedeltà, apertura alla procreazione): essa equipara l’attività genitale sessuale ad un qualunque bisogno corporale di base, di conseguenza non si può assolutamente limitarlo né rifuggirlo. Tale concezione dell’atto sessuale come bisogno fisiologico naturale, senza alcun riferimento alla libera scelta della persona, può diventare il principio che giustifica la violenza sessuale. Inoltre anche un buon numero di settimanali per ragazzine (ad esempio “Ciao”) che non si possono certo classificare come stampa pornografica, contengono un’enorme spinta, quasi vi fosse un obbligo alla sessualità genitale (che viene ad essere confusa con la sessualità in genere), per cui indice di maturità sembra l’esser avere avuto rapporti sessuali oppure no.

La pornografia incide fortemente sulla moda. Oggi l’abbigliamento è estremamente trasgressivo ed eccitante per cui molte donne non mettono in evidenza la loro intelligenza, dolcezza, sensibilità, cultura, ma si presentano solo come “carne”, in mostra. Non dimentichiamo che molti importanti stilisti di moda appartengono alla lobby omosessualista che nutre un profondo disprezzo per il femminile. Oggi molte donne che s’incontrano per strada sono vestite come le attrici dell’avanspettacolo, solo che le attrici sanno di dover interpretare un loro ruolo e di essere pagate per farlo…

A causa delle forti carenze educative della famiglia, della scuola e purtroppo anche di tante agenzie cattoliche, è oggi soprattutto la pornografia ad informare gli adolescenti sull’attività sessuale e ciò può causare seri danni psicologici e condizionare la futura vita di coppia in un senso sbagliato. Si cerca di far entrare la pornografia nella normalità di vita dei ragazzi attraverso i cartoni animati e le riviste, a questo riguardo negli Stati Uniti si possono contare oltre 350 riviste pornografiche per teenager. La pornografia fa del terrorismo psicologico soprattutto verso coloro che non riuscendo ad affrontare la vita e le persone trovano in essa un sostituto immaginario, un’amante di carta o di celluloide. Il danno è enorme, perché il giovane che è per sua natura timido e complessato, gratificato erroneamente dalla pornografia, difficilmente saprà affrontare il “rischio di aprirsi agli altri”. La pornografia insiste sugli istinti disordinati, che noi tutti dobbiamo sforzarci di controllare, sui punti oscuri del carattere che invece soprattutto il giovane dovrebbe, un po’ alla volta, con l’aiuto degli altri (specialmente con la direzione spirituale nella confessione), imparare non a reprimere, ma ad ordinare sapientemente. La pornografia invece crea il luogo nascosto dove il disordine morale può sfogarsi segretamente, separato dalla vita ufficiale del giovane. Crea così personalità fragili dalla doppia vita. Vi è uno stretto legame, come ho già accennato all’inizio, tra la pornografia e la violenza sessuale: non è raro infatti il caso del maniaco che uccide qualcuno dopo aver visto un film di violenza a luci rosse o aver navigato su siti hot.


E’ interessante il fatto che sono state raccolte ampie ed indiscutibili prove sulla capacità che i mezzi di comunicazione hanno di cambiare atteggiamenti, valori, modelli di comportamento nella sfera sessuale della gente comune, cioè di quella non predisposta al crimine. Un sociologo americano ricorda che perfino i bambini delle scuole elementari in una zona dell’Ohio si baciavano appassionatamente nel cortile dopo aver visto i film di 007 nei quali le donne avevano il compito di cadere fra le braccia del protagonista James Bond. I sociologi Eynsench e Nias concludono i loro studi affermando che tutti i tipi di condizionamento attuati dalla pornografia hanno effetti sui comportamenti maschili che sono pericolosi per le donne.

Lo scopo della pornografia è quello di separare l’attività sessuale dal mondo interiore fatto di affetto, di tenerezza, di volontà e di oblatività che la dovrebbe accompagnare; proprio l’assenza di questi atteggiamenti genera di solito la violenza sessuale dello stupratore. Il consumatore di pornografia ha bisogno di dosi sempre più massicce di stimoli sessuali e questo spiega anche la diffusione della pedopornografia sia etero che omosessuale. La nuova moralità del pornofilo è costituita dalle varie perversioni nelle quali egli non riesce più a scorgere il ridicolo, l’artificioso, l’abnorme, infatti incontrando una donna o un uomo, un bambino non riuscirà più a vedere la persona reale ma vi sovrapporrà l’immagine pornografica che domina la sua mente. In Italia,portali come Tiscali, Libero, Virgilio, etc.. hanno abituato il proprio pubblico che visita la loro home per inviare posta elettronica ad un abbondante nudo. Tale abitudine, va mantenuta, anzi incrementata, si deve infatti fornire una certa quantità di pelle nuda per garantirsi che gli utenti non manchino mai. Spesso viene presentato un sesso morboso quando viene offerto una nudità che la persona interessata non aveva alcuna intenzione di esibire, abituando così gli utenti di tali portali ad essere dei “guardoni”, provocando loro in questo modo una – anche se lieve – deviazione sessuale.

Spesso tali siti di massa scavano nel passato di una diva in cerca di una sua foto di nudo concessa magari dieci o quindici anni prima, quando per poter lavorare nel mondo dello spettacolo, era costretta a questo genere di pose osé. Inoltre tali siti costantemente accennano all’elemento sessuale nella vita dei divi che vengono proposti come modello alla gente comune, proprio in quell’aspetto – particolarmente triste del mondo dello spettacolo – che è la difficoltà di mantenere legami stabili. Oggi i colpi più duri sono rivolti all’istituzione del matrimonio classico. Ultimamente sono al centro dell’attenzione i baci saffici di diverse dive quasi per incrementare un lesbismo di massa fra le adolescenti. In conclusione la pornografia si combatte con una sana educazione al pudore ed un rinnovato senso di Dio e di rispetto verso se stessi e gli altri come il Santo Padre Benedetto XVI ed i suoi predecessori hanno sempre ribadito. “In una cultura sottoposta alla prevalenza dell’avere sull’essere – ha detto Ratzinger – la vita umana rischia di perdere il suo valore. Se l’esercizio della sessualità si trasforma in una droga che vuole assoggettare il partner ai propri desideri e interessi, senza rispettare i tempi della persona amata, allora ciò che si deve difendere non è più solo il vero concetto dell’amore, ma in primo luogo la dignità della persona stessa. Come credenti non potremmo mai permettere che il dominio della tecnica abbia ad inficiare la qualità dell’amore e la sacralità della vita”.

Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)

 
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