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Dissertazione sui Demoni PDF Stampa E-mail

Dissertazione sui DemoniDISSERTAZIONE SUI VERI E FALSI MIRACOLI E SUL POTERE DEI DEMONI E DEGLI ANGELI SUI CORPI. Non c’è niente di cui si parla tanto, quanto dei miracoli e delle operazioni dei buoni e dei cattivi Spiriti sui corpi, e non vi è, forse, nessuna cosa di cui non si abbiano idee più confuse e più false quanto le qualità di un vero miracolo e l’estensione del potere degli Spiriti sulla materia. Alcune persone, che si dilettano con la forza dello spirito e dell’intrepidità, guardano tutto ciò che si dice del potere dei cattivi Angeli, delle loro apparizioni, delle illusioni che causano ai nostri sensi, delle ossessioni e delle possessioni dei demoni, dei cambiamenti che producono nell’aria, e di tante altre cose che si attribuiscono a loro, considerano tutto ciò come dei racconti che servono a divertire gli spiriti deboli, guardano con pietà quelli che ne paiono persuasi. Altri vanno nell’eccesso opposto.

Si lasciano persuadere da tutto ciò che si dice della forza dei demoni, dei maghi e degli stregoni. Credono semplicemente tutti i miracoli veri o presunti che si narrano loro, ed accettano, senza esaminarle, tutte le storie che si dicono delle apparizioni degli spiriti e delle possessioni dei corpi da parte dei demoni. Altri, infine, con una disposizione di spirito molto più pericolosa, traggono occasione per negare tutti i miracoli e tutto ciò che si dice dei demoni, degli Angeli e degli spiriti, con il pretesto che si assiste ad una infinità di falsi miracoli e che spesso si è passato, per prodigi, certi effetti del tutto naturali ma straordinari, solo perché le cause erano sconosciute a quelli che ne erano i testimoni. Ciò che la Scrittura ci dice dei miracoli fatti dai maghi del Faraone e dell’apparizione dell’anima di Samuele a Saul, ci obbliga ad esaminare, qui, questa materia, più a fondo e con più estensione, e per condurvici con ordine, noi cominceremo dapprima ad esaminare la natura, la possibilità e le qualità di un miracolo, e poi il potere degli Angeli, degli spiriti e dei demoni nella produzione degli effetti soprannaturali. L’idea comune che si ha, di un vero miracolo, è che è un’azione che sorpassa le regole normali della natura.

Che un uomo cammini sulle acque, che delle verghe prendano subito la forma di un serpente : ecco ciò che si chiama un vero miracolo. Un falso miracolo, al contrario, è un’azione che sembra, ma che non è veramente al di sopra delle leggi ordinarie della natura. Per esempio, un fuoco che prende dai capelli di una persona, a causa di un umore infiammabile che vi si può riscontrare naturalmente, - come ce lo narra la storia di Giulio e di qualche altro, - che il fuoco non bruci i capelli ai quali si è attaccato, non è affatto un miracolo, come vedere che il fuoco dell’acquavite che non consuma una biancheria a cui si prende. Vi sono cento cose simili, nella natura, che sembrano prodigiose ma che non lo sembrano che a causa dell’ignoranza in cui siamo della natura delle cose. Sant’Agostino chiarisce molto bene che tutte le cose miracolose che vediamo accadere sono, nello stesso tempo, naturali e soprannaturali. Sono naturali in ciò che esse sono effetti della volontà di Dio che li produce, poiché la natura non è altro che la volontà del Creatore, e sono soprannaturali in ciò che esse sono al di sopra delle leggi ordinarie e note della natura. Sono, dunque, soprannaturali al nostro sguardo perché sono contrarie alle leggi della natura che ci sono note, ma non sono soprannaturali allo sguardo di Dio : “Nec enima ista cum fiunt, contra natura sunt, nisi nobis, quibus aliter naturae cursus innotuit ; non autem Deo, cui hoc est natura, quod fecerit”.

E, nel 21° Libro della “Città di Dio” : Come si può fare che ciò che accade per volontà di Dio sia contrario alla natura, poiché la volontà di un sì grande Maestro è la natura stessa delle cose ? I prodigi non sono dunque contro la natura, ma contro ciò che ci è noto della natura : “Quomodo est contra naturam quod Dei fit voluntate, cum voluntas tanti utique Conditoris, conditae cuiusque rei natura sit ? Portentum ergo fit non contra naturam, sed contra quam est nota natura”. Si comprende bene che questo principio di Sant’Agostino : “ Che la volontà di Dio è la natura delle cose”, si deve estendere alle cose naturali, perché per le cose morali ciò è abbastanza differente. Benché sia onnipotente nella morale come nel fisico, tuttavia la volontà dell’uomo non obbedisce passivamente alla sua grazia, come la materia, che non ha né anima né libertà, obbedisce alla volontà di Dio. Quando Spinoza (Trattato teologico-politico, cap. 6) vuol negare la possibilità dei miracoli, egli si sforza di dimostrare che non è possibile che il corso della natura sia mai interrotto. Ecco il suo grande ragionamento : Le leggi della natura non sono altro che i decreti di Dio. Ora i decreti di Dio non possono cambiare perché Dio è immutabile. Le leggi della natura, dunque, non possono cambiare. Dunque i miracoli sono impossibili poiché un vero miracolo è contrario alle leggi note ed ordinarie della natura. Questo autore suppone che Dio agisca sempre in modo necessario, assoluto, generale, invariabile, e che le leggi della natura e gli effetti che ne dipendono sono talmente legati e dipendenti gli uni gli altri, che non si può concepire la minima variazione né il minimo cambiamento senza distruggere l’idea di un Essere infinitamente saggio, immutabile, sempre uguale e fiducioso nelle sue operazioni. Ma questa idea, che sembra, a prima vista.

Così gloriosa per Dio e che sembra scartare da Lui tutto ciò che risente di imperfezione e di cambiamento, quest’idea, in fondo, non tende che a distruggere la giusta nozione che si deve avere di un Essere infinitamente libero, infinitamente saggio ed infinitamente potente, la cui volontà, infinitamente feconda, non dipende affatto dagli eventi e non è affatto legata agli effetti che produce, ma, al contrario, considera questi effetti in una certa dipendenza dei suoi Decreti, sempre liberi, benché sempre immutabili in se stessi. In ogni tempo, tutti gli eventi e tutte le circostanze, tutti i movimenti liberi delle volontà create sono presenti a Dio. Egli conosce perfettamente tutto ciò che è successo, tutto ciò che accade e tutto quello che accadrà. Egli concorre, attualmente ed in modo efficace, a tutti gli effetti reali che sono prodotti, lasciando agli agenti liberi, tutta la loro libertà e producendo, nei corpi, tutti i movimenti che vi si notano. Non forma affatto nuovi Decreti nel tempo, come se arrivasse qualche nuova conoscenza o qualcosa d’imprevisto, che Lo determinasse a prendere nuove risoluzioni. Tutti gli eventi, tutti i cambiamenti, che si vedono in natura, sono dei seguiti dei suoi disegni eterni ; q qualche diversità che si denota, nelle sue differenti opere, non vi è alcuna varietà nella volontà di chi le produce ; “Opera mutat, consilia non mutat”. Dispone della creatura, ne usa secondo la sua volontà, senza cambiare la sua natura, poiché la sua volontà è la natura di ogni cosa. L’incatenamento delle cause seconde, la loro subordinazione alle leggi generali del movimento e dell’arrangiamento delle parti dell’universo, tutto ciò è talmente necessario in Lui stesso che dipende da un principio e da una intelligenza perfettamente libera che conduce, che dirige, che conserva e i corpi e i movimenti, e che, quand’anche essa si allontana dalle leggi e dalle regole, che ci siamo presi la briga di sottolineare, esegue decreti liberi ed immutabili ; e così, i miracoli entrano, come tutto il resto, nell’economia dei disegni di Dio e, per conseguenza, nell’ordine della natura. Spinoza si è formato un’idea troppo limitata della volontà di Dio, se egli pretende che sia talmente immutabile da non essere più libera, dove egli gioca sull’equivoco di questi termini “Leggi della Natura”, come se queste leggi della natura fossero talmente differenti dalla volontà di Dio o se un miracolo distruggesse queste leggi della natura.

Abbiamo fatto vedere che la volontà di Dio fosse la natura delle cose, che un miracolo fosse un effetto della volontà di Dio, ma di una volontà libera e particolare, che producesse un effetto differente da quelli che essa produce, seguendo il corso ordinario e conosciuto della natura. Ecco l’idea che noi abbiamo di un vero miracolo. Da tutto ciò che abbiamo detto, è facile concludere che il potere di fare veri miracoli è riservato a Dio solo e che così, né gli Angeli, né i demoni, né le anime separate dal corpo possono mai fare dei miracoli, quantunque essi possano concorrere ad un’azione miracolosa, con le loro preghiere od in qualità di causa strumentale. E’ così che Dio ha fatto molti miracoli, per il ministero degli Angeli e dei Profeti, sotto l’Antico Testamento, e che, nel Nuovo, gli Apostoli e molti Santi, dopo di loro, hanno fatto veri miracoli, cioè che essi hanno ottenuto da Dio, con la loro mediazione e con le loro preghiere o che li hanno fatti, con l’autorità, di cui Dio li aveva rivestiti. Ma, circa i demoni, non è facile concepire in quale modo hanno potuto fare azioni miracolose. Ciò non può essere, per loro propria forza, ed ancor meno, per le loro preghiere. Sembra, dunque, che si deve dire che Dio ha voluto servirsi di essi, come strumenti della sua vendetta quando, loro tramite, ha fatto azioni soprannaturali, o piuttosto, che non c’è vero miracolo che siano stati fatti dai demoni e che tutto ciò che si attribuisce loro sono falsi miracoli, illusioni, ed azioni sorprendenti, ma puramente naturali. E’ ciò che bisogna esaminare qui. La Scrittura ci dice che i maghi del Faraone cambiarono le verghe, che essi avevano, in serpenti ; che cambiarono l’acqua, in sangue ; e che fecero quasi tutti i miracoli che Mosé aveva fatti (Es.5 e s.). E Mosé ci mette in guardia contro i miracoli dei falsi profeti, in modo che sembra provare che egli non dubitava che il demonio non ne potesse fare, loro tramite. “Se si alza, egli dice, in mezzo a voi, un profeta od un uomo che pretende di aver avuto dei sogni profetici, e che vi predice un prodigio ed un miracolo, e che ciò che vi predice accade, e che, dopo di ciò, dica : Andiamo a servire dei stranieri ; non ascoltate affatto i discorsi di questo profeta perché il Signore vi tenta” (Deut. 13,1). Gesù Cristo, essendo stato accusato, dai Farisei, di cacciare i demoni, in nome di Belzebù, anziché distruggere questa accusa, rovinando il principio dei Farisei che, supponevano nel demonio un potere di fare miracoli, si accontenta di far vedere che, il demonio, non potendo essere contrario a se stesso, né agire contro i suoi propri interessi, era impossibile che volesse obbedire a Gesù Cristo, che non cercava che di distruggere il suo regno (Mt.9,34 ; 12,24). Ci avvisa, in un altro passo, di metterci in guardia dai prodigi e dai miracoli dei falsi profeti (Mt. 24,24).

San Paolo predisse i segni ed i prodigi che deve fare l’anticristo, e ci insegna che Satana si trasforma in Angelo di luce (2 Tess. 2,9). Infine, diversi Padri hanno creduto che il cambiamento delle verghe dei maghi in serpenti, fosse veritiero, ciò che sembrerebbe accordare al demonio il potere di operare dei miracoli, poiché non si può affatto concepire che un simile cambiamento abbia potuto farsi in modo naturale. Origene (“Efficit similiter, contraria virtus virgam serpentem, sicut fecerat virtus Dei,... “), riconosceva visibilmente che il potere del demonio fece circa le verghe dei maghi la stessa cosa che la virtù di Dio circa la verga di Mosé, ma che il demonio non poté rimettere nel primo stato le verghe che aveva mutate in serpenti, perché il suo potere può ben estendersi a fare il male, ma non a fare il bene, né a causare cambiamenti che tendono al bene : “Contraria virtus male quidem facere aliquid potest, sed restituere in integrum non potest”. Teodoreto, per confutare quelli che osavano dire che Mosé non facesse prodigi che tramite i segreti della magia, non ha trovato miglior ragione che evocare ciò che i maghi del faraone sono obbligati a fare : “Che il dito di Dio se ne immischi”. Perché, infine, disse, se Mosé imbrogliava solo i sensi, coi suoi prestigi, i maghi non avevano che farne lo stesso e convincerlo come un impostore, con similari prodigi. Sant’Agostino (“Deus vero solus verus Creator est, qui causas serpentem, sicut fecerat virtus Dei, ecc. “), essendosi posta questa domanda, sapere cioè se le verghe dei maghi fossero state chiamate dragoni, nel Testo sacro, a causa semplicemente che esse avessero la figura di quest’animale, senza averne la realtà, il cambiamento che ne era stato fatto, non essendo stato che fantastico ed apparente, risponde che sembra che, i modi di parlare della Scrittura, essendo gli stessi, si deve, dunque, riconoscere, nelle verghe dei maghi, un cambiamento simile a quello che si nota in quello di Mosé. Ma, essendosi poi obiettato, che bisognerebbe, dunque, che i demoni avessero creato questi serpenti, un cambiamento così repentino e subitaneo, di una verga in un serpente, non sembrante né possibile né naturale, egli dice che vi è, nella natura, un principio universale, esteso in tutti gli elementi, che contiene la semenza di tutte le cose corporali, le quali sembrano al di fuori, quasi, dei loro principi.

Essi sono azionati da agenti temporali e convenienti, ma questi agenti non possono né devono essere chiamati creatori poiché non estraggono nulla dal niente e che determinano solo le cause naturali a produrre i loro effetti dal di fuori. Così, i cattivi Angeli hanno potuto, secondo questo Padre, produrre in un istante dei serpenti, con la materia delle verghe dei maghi, applicandone, con una virtù sottile e sorprendente, cause che sembrano molto lontane dal produrre un effetto subitaneo e straordinario, ma per la qualità di creatore, egli non accorda che a Dio solo, che ha dato l’essere alle cause naturali ed a quel principio sparso nella natura, di cui abbiamo parlato. Lo stesso Santo sostiene l’identica opinione, e con le stesse prove, nei suoi libri della Trinità. Egli prova, anche nei suoi libri della “Città di Dio”, che i demoni non possono fare nulla, anche per la potenza che loro è naturale, che con un aiuto particolare di Dio, che non possono produrre nessuna nuova creatura, ma solo cambiare le specie che Dio ha create, in modo che, ben lungi dal poter cambiare la natura dell’anima, essi non possono neanche cambiare il corpo di un uomo, per esempio, in quello di una bestia. Infine, nella sua Lettera a Deogratias, sostiene che le operazioni dei demoni, che sembrano avere qualche rassomiglianza con quella dei buoni Angeli, non ne hanno affatto la verità ma l’apparenza, e che ciò non è affatto un effetto della saggezza dei cattivi spiriti, ma del loro imbroglio. Ciò che egli non vuole, apparentemente, capire è che i falsi miracoli del paganesimo e non di quelli di cui parlano le Sacre Scritture, sono come dei cambiamenti reali e veri prodigi. San Tommaso ragiona sugli stessi principi di Sant’Agostino e ne trae le stesse conseguenze. Egli sostiene che il demonio non può creare nulla nella natura, e che tutti i cambiamenti che egli opera sono semplicemente naturali, dando certi movimenti o certe forme ad una sostanza già creata, e che, se qualche volta sembra fare dei prodigi, al di sopra della natura, questi prodigi non sono che apparenti e fantastici.

La maggior parte dei commentatori hanno abbracciato questa opinione in cui tutta la difficoltà consiste nel sapere se le verghe dei maghi sono di una natura da poter essere così prontamente cambiata in serpenti, con la semplice applicazione naturale dei principi attivi della materia. Tostato, a cui ciò non sembrava possibile, ha creduto che il demonio, con una morbidezza di cui non è molto capace, mise veri e reali serpenti, al posto delle verghe, che egli asportò sottilmente e senza che se ne accorgessero. Altri amano meglio dire che questo spirito artificioso, avendo previsto ciò che doveva essere prodotto da Mosé, con la dichiarazione che questi ne aveva fatta, davanti al popolo, preparò, già allora, i bastoni dei maghi e li dispose, a poco a poco, a ricevere il cambiamento reale che egli vi operò, riducendoli in serpenti. Ma, in qualunque modo ciò sia successo, né i Padri, né i commentatori riconoscono affatto qui dei miracoli propriamente detti. Non vi vedono che una metamorfosi, molto singolare, in verità, e molto difficile, ma che non è né contro né sopra le leggi della natura. E’ certo che la Scrittura che predice o che racconta i prodigi, che i falsi cristi, i falsi profeti ed il demonio hanno fatti o devono fare, non sottolinea mai che questi prodigi siano veri né che il demonio li faccia, con un potere assoluto ed indipendente. San Paolo chiama, i prodigi che dovranno accadere, sotto l’anticristo, “delle operazioni di Satana, delle operazioni di menzogna e di ingiustizia” (2 Tess. 2,9-10). Se la Scrittura ci narra alcuni miracoli fatti dal demonio, essa insinua sempre che è per permesso di Dio, che può servirsi degli Angeli cattivi per punire i cattivi, in modo soprannaturale. Ciò sembra anche dalla storia delle piaghe d’Egitto. Dio permette al demonio di cambiare le verghe dei maghi in serpenti e di convertire l’acqua del Nilo in sangue, ma non permette loro di produrre dei moscerini (Es. 8,18 ; 9,10), e non poterono garantirsi dalle piaghe che Mosé fece nascere in tutti gli altri Egiziani. Egli limita il loro potere, ferma gli effetti della loro malizia, fa vedere che ne è il Padrone. Sant ‘Agostino riconosce che i demoni cambiarono le verghe dei maghi in serpenti, ma sostiene che essi non crearono nulla di nuovo : “Non fuerunt tamen creatores draconum nec magici nec Angeli mali quibus ministris illi operabantur”. I demoni poterono ben fornire l’occasione e preparare le cause, per la produzione di qualche effetto straordinario, ma Dio solo può formare e creare nuovi esseri, come è Lui solo che ha messo, negli agenti naturali, la virtù di produrre qualcosa al di fuori.

“Nec ideo putandum est istis transgressoribus Angeli ad mutum servire hanc visibilium rerum materiam, sed soli Deo”. Benché San Tommaso riconosca che i cambiamenti fatti dai maghi del Faraone sono veritieri e non fantastici, egli assicura nondimeno che non sono veri miracoli, poiché sono prodotti da una causa naturale : “Non vero habent rationem miraculi, quae sunt virtute aliquarum naturalium causarum”. Sant’Agostino e San Tommaso riconoscevano, dunque, che non vi è che Dio che possa fare dei veri miracoli e che, tutti i miracoli che sono stati fatti da creature, non sono fatti che per volontà e col concorso di Dio. Gli altri Padri sono ancor meno favorevoli a quelli che vogliono che il demonio possa fare veri miracoli, poiché insegnano che i maghi del Faraone non cambiarono veramente le loro verghe in serpenti e che essi fecero solo illusione agli occhi degli spettatori, che credettero di vedere ciò che non era. Filone non fa difficoltà nel dire che i maghi d’Egitto non impiegarono la loro arte che per cercare di distruggere, coi loro incanti, l’impressione che i veri prodigi di Mosé facevano sullo spirito degli assistenti ; ma volendo imbrogliare gli altri, furono imbrogliati loro stessi, avendo Dio confuso la loro arte, con la forza del miracolo della verga di Aronne, che divorò i loro, mutati in serpenti.

E benché sembra dire che essi producessero veri serpenti, aggiunge che la verga di Mosé, avendo divorato i serpenti prodotti dai vari maghi, ed essendo ritornata nella sua prima natura di verga, Dio volle, con questo spettacolo così sorprendente, convincere gli spiriti più ingiusti e più prevenuti, che ciò che era accaduto, da parte di Mosé, non era un effetto dell’indirizzo umano e di una sottigliezza sbagliata, ma un’operazione della virtù divina a cui tutte le cose sono facili. Da ciò insinua che le verghe dei maghi non fossero state cambiate in serpenti che per un potere del tutto naturale e con un semplice effetto della magia. Giuseppe fa dire al Faraone, da Mosé, che il miracolo che sta per fare, in sua presenza, cambiando la verga in serpente, non è una cosa che non abbia che la parvenza della verità né un prestigio proprio per imbrogliare i semplici e gli ignoranti, come era stato fatto dai maghi, ma che è un prodigio della virtù e della potenza di Dio. L’autore delle Questioni agli Ortodossi, sotto il nome di San Giustino, sostiene che tutto ciò che fecero i maghi era fatto, per opera del demonio, che erano puri prestigi, coi quali imbrogliavano gli occhi dei presenti, rappresentando loro come serpenti o come rane, ciò che, in realtà, non era né l’uno né l’altro. San Giustino (“Dialoghi con Trifone”) paragona i miracoli di questi maghi dell’Egitto ai falsi prodigi che il demonio ha operato, in mezzo ai pagani, cioè che egli li guarda come delle illusioni e dei falsi miracoli. Tertulliano non dubita affatto che le verghe dei maghi non siano state delle vane apparenze, che imbrogliavano gli occhi del Faraone e degli Egiziani, ma, come egli dice, la verità di Mosé divorò la menzogna dei maghi : “Corpora videbantur Pharaoni et Aegyptis magicarum virgarum dracones sed Mosei veritas mendacium devoravit”. Sembra che San Girolamo abbia avuto davanti agli occhi queste parole di Tertulliano, quando ha detto, parlando dell’anticristo : “Come i maghi resistettero a Mosé con le menzogne, e che la verga di Mosé divorò le loro verghe, così la verità di Gesù Cristo divorerà la menzogna dell’anticristo”.

San Gregorio Nisseno, San Prospero, l’autore del Commento sulle Lettere di San Paolo, sotto il nome di Ambrogio, l’abate Ruperto e diversi altri hanno creduto anche che non vi fosse nulla di reale, nel cambio che i maghi avevano fatto, delle loro verghe in serpenti, e di conseguenza, che tutto il miracolo consisteva nell’avere imbrogliato i sensi degli spettatori, facendo loro apparire degli oggetti che non erano realmente presenti. Si possono formulare delle obiezioni abbastanza considerevoli contro ciò che abbiamo detto perché : 1° - Sia che il demonio avesse veramente cambiato in serpenti, le verghe dei maghi, sia che abbia fatto loro solamente cambiare di forma, con un movimento segreto ed una sottile operazione, che egli abbia affascinato gli occhi dei presenti, per far loro credere che lì vi fossero dei veri serpenti, tutto ciò è al di sopra delle forze note della natura d’uno spirito. 2° - Se si dice che Dio ha concorso, con la sua volontà, a queste operazioni del demonio, ed a parecchi similari che sono narrati nella Scrittura, ne consegue che Dio concorre al peccato ed aiuta il demonio, nel male che egli fa agli uomini, sia tentando i buoni, sia punendo i cattivi. 3° - Se per vero miracolo, intendiamo che sia al di sopra delle leggi note della natura ed al di sopra delle forze naturali di colui che lo produce, se ne potrà concludere che la maggior parte degli uomini, essendo incapaci di discernere un vero da un falso miracolo, la prova dei miracoli, che sembra più proporzionata alla portata del popolo, gli diverrà inutile, perché la discussione delle leggi della natura gli sarà impossibile. Per soddisfare alla prima difficoltà, occorre notare che la natura e la forza degli Angeli, dei demoni, e delle anime separate dalla materia, ci sono abbastanza sconosciute, e che così è ben difficile annotare positivamente, fin dove va il loro potere sui corpi e di distinguere ciò che c’è di naturale o di soprannaturale nelle loro operazioni sensibili. Alcuni antichi hanno creduto che gli Angeli, i demoni, e le anime fossero corporali, non già, in verità, come i nostri corpi che sono spessi, pesanti, palpabili, grossolani, ma che avessero corpi sottili, fini ed eterei, come un’aria impercettibile.

E’ su questi stessi principi che essi credevano che i demoni amassero il fumo dei sacrifici, le melodie, il sangue delle vittime, il commercio delle donne e che fossero legati, per un tempo, a certi edifici ed a certi luoghi. Quanto agli Angeli buoni, tutta la differenza che essi ponevano tra di loro ed i demoni, consisteva nella malizia e nell’ostinazione dei demoni nel male, senza che la natura e l’essenza di questi Spiriti fosse differente tra essi. Essi non differivano che come l’occhio malato differisce dall’occhio sano, e l’udito sano, dall’udito guasto. Infine, benché credessero che le anime fossero immortali e capaci di sovrana felicità, non le consideravano per questo puramente spirituali. Le credevano corporali e che conservavano, dopo la morte del corpo, la figura di quello che esse avevano animato. Alcuni antichi chiamavano, questo corpo dell’anima, separata dai corpi grossolani, “simili agli astri” o “simili al lampo”. Facevano argomento della sua immortalità, di ciò che spesso l’anima apparisse nei dintorni dei sepolcri, e che essa conserva la forma del corpo che ha animato e le inclinazioni che ha fatto sembrare, durante la vita di questo corpo. Appoggiavano queste opinioni sulla storia del cattivo ricco e su quella di Lazzaro, e principalmente su ciò che dice San Tommaso, nel Vangelo : “Se non vedo i segni dei chiodi nei suoi piedi e nelle sue mani, non lo crederò” (Gv.20,25), perché, dice Origene, era persuaso che il corpo dell’anima di Gesù Cristo potesse presentarsi, agli occhi degli Apostoli, in modo del tutto simile al corpo che essa aveva lasciato. Oggi abbiamo delle idee e dei principi del tutto differenti, e dobbiamo, per conseguenza, ragionare in tutt’altra maniera, sulle operazioni degli Angeli e degli Spiriti, sui corpi. Non era una cattiva idea, concepire, nella supposizione degli antichi, che il corpo sottile di un Angelo o di un demone, potesse fare dei cambiamenti considerevoli negli organi degli animali, nell’aria e negli elementi.

La grande conoscenza che essi hanno delle strutture dei nostri corpi e degli altri segreti della natura, possa servire loro a smuovere le molle ed a far agire le cause seconde, in modo impercettibile e sconosciute, ma nondimeno che si concepisca non essere impossibile subito che si riconosca che gli agenti sono di colpo corporali ed intelligenti. Si poteva dire che le loro azioni, per straordinarie che sembrassero, non erano comunque miracolose, poiché non vi si nota nulla di contrario alle leggi note della natura. Un corpo può dare il movimento ad un altro corpo, ed un corpo di una sottigliezza, di un’agilità, di una penetrazione straordinaria, può, naturalmente, produrre, in altri corpi movimenti e cambiamenti molto differenti da quelli che sono prodotti dai nostri corpi lenti, grossolani, pesanti e terreni, in altri corpi della stessa natura. Ma nei nostri principi occorre ragionare del tutto diversamente. Uno spirito, interamente distaccato dalla materia, nel quale non concepiamo che l’intelligenza e la volontà, non può, come sembra, causare, naturalmente, nessun movimento né fare da se stesso ed immediatamente nessuna impressione sulla materia, poiché non ha alcuna proporzione fisica con essa. E così, sia che si dica che il demonio si è servito delle disposizioni naturali, che ha trovato nel bosco le verghe dei maghi, per cambiarle in serpenti, quando non ve ne era nessuna, in loro presenza, sia che abbia fatto apparire, al di fuori, un fantasma che rappresentasse dei serpenti ; tutti questi effetti sono visibilmente incompatibili con la natura di una sostanza puramente intelligente. Ecco ciò che la ragione ci scopre su questo argomento. Ma, se si ricorre alla Rivelazione, si intravede un modo di spiegare tutte queste operazioni degli Angeli, dei demoni e degli spiriti, senza essere obbligato di ricorrere al miracolo. La Scrittura ci racconta un grande numero di fatti, di cui non possiamo riconoscere che il demonio, per autore, per esempio : i mali che fa soffrire a Giobbe ; un grande numero di posseduti, nel Vangelo ; Gesù Cristo stesso, tentato dal diavolo, e portato su di un’alta montagna e poi sul pinnacolo del Tempio.

Si dirà che, in questi incontri, Dio ha accordato, al demonio, il potere dei miracoli o che Dio abbia fatto dei prodigi per soddisfare la cattiva volontà del demonio ? Come dire che Dio fa dei miracoli in favore del demonio, per imbrogliare, per nuocere, per affliggere gli uomini, ciò che non si può dire, senza bestemmiare. Bisogna dunque dire che il demonio ha esercitato, in questi incontri, col permesso di Dio, un potere che gli è naturale. Questo permesso di Dio è ben espresso nella storia delle calamità di Giobbe ed in quella di quell’uomo che fu liberato da Gesù Cristo, da una Legione di demoni. Quanto alle operazioni miracolose che si attribuivano, nelle Scritture, ai buoni Angeli ed alle apparizioni delle anime separate dal corpo, non le si devono guardare sempre come qualcosa di miracoloso. Se li si vede agire sui corpi e fare dei cambiamenti subitanei e straordinari nella materia, nell’aria, negli elementi e sui nostri sensi, tutto ciò si può fare senza miracolo da parte loro. Se vi è del prodigio e del soprannaturale è semplicemente in ciò che Dio permette, raramente, questi effetti straordinari e prodigiosi, perché per gli effetti comuni ed ordinari del potere degli Angeli e del demonio sui nostri corpi, sui nostri sensi, sulle nostre immaginazioni e su cento altre cose che ci circondano ed alle quali, la nostra dissipazione non permette di applicarci, nessuno fa ricorso al miracolo per renderne ragione. Se i nostri buoni Angeli ci guidano e ci allontanano dai pericoli, si riempiono l’immaginazione di oggetti pii ; se il demonio, al contrario, ci ispira sentimenti cattivi, per portarci al peccato ; se ci rappresenta cose capaci di sporcare la nostra immaginazione ; se causa, in noi stessi, movimenti contrari alla ragione ed al pudore, non crediamo affatto che faccia, in ciò, qualcosa che sorpassa il suo potere conosciuto e naturale e, comunque, a prenderlo bene, non c’è niente di meno difficile, ad uno spirito, che in ciò che la Scrittura ci insegna delle tentazioni che Dio permise, al demonio, di fare a Gesù Cristo. Tutta la differenza è che il demonio apparve al Salvatore, in modo sensibile, invece che nel modo in cui ci tenta normalmente, cioè in modo più nascosto, non agendo di meno, per questo, sui nostri sensi, sui nostri umori, sui nostri corpi, sulla nostra immaginazione, benché non li scorgiamo con gli occhi corporali.

Ma, come, una sostanza puramente spirituale può agire, in modo fisico su di un corpo ? E’ ciò che bisogna spiegare. Abbiamo stabilito, per principio, che la volontà di Dio è la natura delle cose. Ci sembra per un grande numero di fatti, rapportati nella Scrittura, che gli Angeli ed i demoni agiscano fisicamente sui corpi. Ma, come uno spirito può attaccarsi ad un corpo ? Quale proporzione vi sono tra due cose così diverse ? Quale rapporto tra la volontà di un essere intelligente ed il movimento della materia ? Rispondo che ve ne è altrettanto tra la nostra anima ed il nostro corpo. Chi dubita che l’anima non imprima del movimento al sangue, agli spiriti animali, a tutte le nostre membra ? E chi non vede che i movimenti del corpo, del sangue, degli umori e degli oggetti sensibili colpiscono l’anima, gli causano pensieri e sentimenti di gioia, di timore, di dolore, di piacere ? Comunque, che cosa c’è di più incompatibile e di più sproporzionato di uno spirito e della materia, che la volontà dell’anima ed i movimenti del corpo ? E’ più difficile ad un Angelo o ad un demone, causare qualche movimento nell’aria, nei nostri occhi, nella nostra immaginazione ? E’ vero che siamo certi, per l’esperienza che ne abbiamo, che Dio ha voluto che vi fosse un’unione naturale ed una mutua dipendenza tra i movimenti e le passioni del nostro corpo e della nostra anima ; certezza che non abbiamo circa gli Angeli ed i demoni. Ma non abbiamo questa certezza della volontà di Dio, sulla dipendenza reciproca dei nostri corpi e delle nostre anime che con questo ragionamento : le nostre anime ed i nostri corpi non possono, naturalmente, dimorare nell’unione in cui sono l’uno circa l’altro, che per un effetto particolare della volontà di Dio. Bisogna, dunque, che siano uniti da questa volontà onnipotente. E non si può fare un ragionamento del tutto simile, circa gli Angeli ed i demoni ? Non possono applicarsi alla materia per causargli movimento, che per effetto della volontà di Dio. Bisogna, dunque, che vi siano applicati, da questa volontà, supposto che agisca su di lei.

Abbiamo dimostrato che veramente gli Angeli ed i demoni agiscono sui corpi, bisogna dunque riconoscere che Dio ha voluto che, in occasione della volontà di uno spirito, un corpo fosse messo in movimento, in modo come quello spirito lo vorrebbe ; o piuttosto, Dio si è impegnato a dare, alla materia, certi movimenti, in occasione della volontà di uno spirito. Ed è ciò che fa la natura degli spiriti ; o piuttosto è questa volontà di Dio che fa che l’azione degli spiriti sui corpi è qualche volta un’azione naturale e non sempre miracolosa. Quanto alla seconda difficoltà, che si può formulare contro il nostro ragionamento, cioè se Dio concorre per volontà, col demonio, nei mali che fa soffrire ai buoni e nelle tentazioni che permette che loro accadano, ne conseguirebbe che Dio è autore del male od almeno che lo favorisca e che vi concorra. Abbiamo già risposto prima a questa obiezione ed essa non dovrebbe imbarazzare più di tanto il demonio, più di quanto non imbarazzi noi stessi, poiché è certo che Dio concorre, in modo fisico e naturale, a tutti i mali che noi commettiamo al di fuori, alle azioni criminali che si commettono nel corpo e con il corpo. Si riconosce che Dio contribuisce al male, secondo ciò che il male ha di fisico e di materiale. Concorre al materiale di una cattiva azione, imprime il movimento alla materia, all’occasione della volontà di uno scellerato, come all’occasione della volontà di un giusto, in conseguenza dell’unione che ha stabilita tra i nostri corpi e le nostre anime, ma non ne consegue da ciò che concorra al male, preso secondo il suo essere formale, al male come al male. La terza difficoltà è più considerevole. E’ vero che la maggior parte degli uomini non sono capaci di discernere tra un vero ed un falso miracolo. Ma non ne consegue per questo che la prova del miracolo diventa inutile al popolo. Si deve solo dire questa conseguenza, che il popolo deve essere più riservato nel giudicare cose soprannaturali e miracolose che non lo sia normalmente. Si deve riconoscere che esso è tentato a disprezzare e che, qualche volta, si prende per vero prodigio ciò che non lo è che in apparenza. Vi sono alcuni fatti, che sono così evidentemente miracolosi, che è impossibile sbagliarsi e che il popolo, benché grossolano ed ignorante come lo si suppone, possa guardare normalmente come a dei prodigi. Quando Mosé separa, con un colpo di verga, le acque del mar Rosso e che poi, al suo comando, le fa rientrare nel loro stato primitivo ; quando estrae acqua da una roccia e fa aprire la terra, per inghiottire i sediziosi ; quando Gesù Cristo risuscita Lazzaro, morto da quattro giorni, e che risuscita se stesso. Non vi è nessuno che non concepisca che essi costituiscono dei veri miracoli.

Non bisogna, per giudicarne, fare ricorso né alla filosofia, né alla conoscenza elevata, né ad un lungo esame, né a profonde discussioni. E se Mosé e Gesù Cristo hanno fatto un solo miracolo incontestabile e proporzionato alla portata dei più semplici, e che sia che gli intellettualoidi non possano ragionevolmente negarlo, se ne concluderà, con molta ragione, che tutti gli altri miracoli meno evidenti, e che sono fatti per confermare la stessa dottrina e le stesse verità, sono altrettanto certi ed altrettanto incontestabili dei primi. Quando un uomo illetterato e analfabeta non potrebbe, precisamente sapere, fin dove arriva il potere degli Angeli, dei demoni, dei maghi, e ciò che un abile ciarlatano è capace di fare per imbrogliare gli occhi degli uomini, non può ignorare almeno che, un agente naturale, di qualunque qualità sia, non può, in un momento, per sua propria virtù, risuscitare se stesso, fermare il sole, far cessare una tempesta. Quando non saprò esattamente fin dove arriva il potere degli agenti di cui parlo, sono sicurissimo che non arriva fin là. Per far agire i corpi sulla materia, e per causarvi cambiamenti considerevoli, occorre della preparazione, occorre del tempo, bisogna seguire certe leggi del movimento. Non vi è che la prima causa, cioè che l’agente onnipotente possa, in un momento, produrre questi effetti miracolosi. Si deve ben distinguere tra queste due proposizioni : I semplici, ed anche i più abili, non conoscono tutte le leggi della natura né tutte le virtù degli agenti naturali. E quest’altra : I semplici ed i sapienti non possono ignorare che una cosa è al di sopra delle forze della natura. So bene ciò che non posso. Ma non so ciò che posso né fino a che punto possono arrivare le mie forze naturali. Benché io sappia, per esempio, che non posso correre altrettanto forte di un colpo di balestra, io non saprei dirmi fino a che punto io possa correre. In più, quando si parla dell’impressione che i miracoli devono fare sugli spiriti, si devono distinguere diversi stati e diversi gradi di persone. Un uomo, per esempio, che è nell’ignoranza della vera religione, un pagano, deve credere la dottrina che gli si propone e che gli si prova con dei miracoli, a meno che, questa dottrina, non sia contraria alle luci naturali o che i miracoli, che vede fare, non gli diano giusto soggetto di sospettarvi dell’illusione.

Che se arriva un secondo operatore di miracoli, che distrugge la dottrina del primo e che conferma la sua prima opinione, con miracoli contrari a quelli del primo, il pagano deve sospendere il suo giudizio ed esaminare la sua dottrina. Ma se è un cristiano già istruito, che si trova tra due operatori di miracoli, egli deve preferire : 1° - quello che è approvato dalla Chiesa ; 2° - quello che fa miracoli più grandi ; 3° - quello che predica una dottrina più pura e più sana ; e deve rigettare assolutamente quello che è rigettato dalla Chiesa, che predica contro Gesù Cristo, che annuncia una falsa dottrina od una morale corrotta. Ma, mi si dirà, non c’è un ragionamento circolare ed una petizione di principio in tutto ciò ? Vi chiedo una annotazione, per distinguere i veri ed i falsi miracoli, e voi mi dite che i veri miracoli sono quelli che servono a confermare la sana dottrina. E se io vi chiedo delle prove della dottrina dei due predicatori, voi mi dite di attenermi a quello che fa dei miracoli ; che se li fanno tutti e due, di rapportarmi alla Chiesa. E se dubito quale è la vera Chiesa, voi mi rinviate ai miracoli ed alla dottrina. Una cosa non può servire da prova a se stessa. Non si deve dare, per principio, quello che è in questione. Si risponde che qui, il principio sul quale è fondato tutto ciò che noi diciamo, è che Dio, essendo la Verità stessa, non può indurre all’errore né autorizzare l’impostura e la menzogna, con la sua approvazione e con un seguito di veri miracoli ; che, avendo promesso l’infallibilità alla sua Chiesa, non può mancare alla sua promessa. Ecco il principio del nostro ragionamento ; principio incontestabile e chiuso nell’idea stessa che abbiamo tutti della Divinità, come di un Essere infinitamente perfetto. Quando, dunque, nel dubbio della verità di un miracolo, o nel concorso di due operatori di miracoli, rinvio all’esame della dottrina od all’autorità della Chiesa, non lo faccio che in conseguenza del principio infallibile che non si può contestare, cioè che Dio non può imbrogliare e che la decisione della sua Chiesa è la decisione dello Spirito Santo. La Chiesa estrae, dunque, la sua forza dalla Parola di Gesù. I miracoli e la dottrina sono appoggiati sullo stesso fondamento. Non è affatto una petizione di principio, è un concatenarsi di prove e di principi che rispondono l’uno all’altro e che si pretende vicendevolmente dalla forza e dalla luce. Che i maghi, i falsi profeti, l’anticristo possano fare alcune azioni che, considerate in se stesse, appaiono altrettanto miracolose di altre azioni di Mosé, di Gesù Cristo e degli Apostoli, è incontestabile ; ma che i maghi e gli altri ministri del demonio abbiano fatto un così grande rumore di miracoli, così circostanziati, così seguiti, che li abbiano fatti con la stessa autorità e la stessa prontezza, che li abbiano predetti, che ne abbiano fermato il corso quando hanno voluto, che li abbiano fatti per sostenere una dottrina divina, per stabilire la Verità, per distruggere l'errore, l'idolatria, la superstizione, la menzogna, il regno del demonio, e per procurare la gloria di Dio, è ciò che non si nega assolutamente.

Il Salvatore ha dovuto fare miracoli simili a quelli degli antichi Profeti che Lo avevano annunciato, dice Sant’Agostino, come loro Dio, loro Signore, loro Maestro, per timore che non sembrasse assurdo se non avesse fatto ciò che altri avevano fatto. Ma vi sono alcuni prodigi che nessun altro ha mai fatto né potuto fare, per dimostrare che Egli era al di sopra di tutti gli operatori di miracoli, di qualsiasi natura e di qualunque qualità fossero, come “nascere da una Vergine ; risuscitarsi dai morti, per sua propria virtù ; salire al Cielo”. Se queste azioni non bastano a provare la sua divinità, non so ciò che potrebbe provarla. Celsio obiettava, tuttavia, ai cristiani i presunti miracoli delle divinità del paganesimo, per opporli all’autorità di quelli di Gesù Cristo. Ma Origene ne fa ben notare la differenza per la diversità che si trova tra la morale e la dottrina di Gesù Cristo, e le assurdità e le abominazioni del culto delle false divinità. Chi può sostenere, diceva, che la correzione dei modi sia opera di imbroglio ? Che interesse può avere il demonio nel dispiegare miracoli per la santificazione del genere umano ? Arnobio sfidava i pagani di fargli vedere che i loro dei avessero mai fatto dei miracoli simili a quelli di Gesù Cristo, col loro solo comando. E’ impossibile che Dio permetta che l’uomo sia imbrogliato da un lungo seguito di falsi miracoli, soprattutto se l’uomo è in buona fede e se la corruzione del suo cuore, ed il disprezzo della verità e della giustizia non lo rendano degno di trovare le tenebre che ama e l’errore che gli piace. I maghi del Faraone fecero, senza dubbio, qualcosa che sembrasse miracoloso, cambiando le loro verghe in serpenti. Ma Dio non li confuse già la prima volta, facendo divorare, dalla verga di Mosé, i serpenti che avevano fatto apparire ? E quando sull’esempio di Mosé vollero produrre dei moscerini, Dio non ferma il loro potere e non furono costretti a confessare che era il dito di Dio che agiva tramite Mosé ? Essi furono colpiti, come gli altri Egiziani, dalla piaga delle ulcere, e la loro arte diabolica nulla poté contro gli Israeliti, che furono esenti da queste piaghe, con cui Dio colpì l’Egitto, e che gioirono di una profonda pace, nel mentre tutto il resto del Paese fu desolato, tanto per il cambio dell’acqua in sangue, tanto per la grandine e per la folgore, ed infine per le tenebre e per la morte degli uomini e degli animali. Che si mettano a confronto i pretesi miracoli dei maghi del Faraone, quelli di Apollonio di Thyane, e delle divinità del paganesimo con quelli di Gesù, di Mosé e degli Apostoli : quale sproporzione non vi notiamo?

Abbiamo visto che il demonio abbia fermato il corso dei fiumi, che abbia diviso le acque del mare, che abbia addolcito le acque di una sorgente salata, che abbia estratto acqua da una roccia, che abbia predetto cose che dipendevano dal concorso di diverse cose libere, molto prima che accadessero ? Ha risuscitato morti interrati da diversi giorni ? I maghi hanno camminato sulle acque, guarito dei ciechi, degli zoppi, dei muti dalla nascita, senza toccarli, senza prepararvisi, col loro solo comando ? I miracoli che si citano, dei maghi e degli dei del paganesimo, da chi sono riportati ? Sono autori fedeli, contemporanei, testimoni di ciò che scrivono, e che soffrono i tormenti e la morte stessa, per sostenere ciò che essi insegnano ? Il demonio ossessa e tormenta i corpi, causa infermità, tenta i buoni : ecco gli effetti del suo potere. Se appare a Gesù, è per invogliarlo, se avesse potuto, a tentare Dio, ad adorare la più indegna delle creature. Tutto ciò che fa, procede da una potenza pericolosa e nociva. Compariva dappertutto come padre della menzogna, dell’empietà, e della superstizione. Parla ad Eva, è per farla cadere nella disubbidienza al suo Dio. Se fa apparire i prodigi del suo potere contro Giobbe, è per impegnarlo nell’impazienza e nella disperazione. Infine, tutti questi pretesi miracoli non tendono che a fare dei disgraziati, degli empi e dei cattivi. Ecco a cosa sbocca il potere del demonio e dei suoi ministri. Così, come l’Angelo delle tenebre si trasforma in Angelo di luce ; che Belzebù scacci i demoni ; che i falsi profeti facciano prodigi che conducono all’errore, se è possibile, anche gli eletti, sarà sempre facile discernere la verità dalla menzogna. Le azioni, le opinioni, la dottrina, la fine dei figli dello spirito delle tenebre, li fecero ben presto riconoscere per quello che erano. I più semplici fedeli non saranno mai imbrogliati dai falsi miracoli, se hanno altrettanta deferenza al giudizio ed agli ordini della Chiesa, come ne devono avere. E’ a Lei giudicare la missione ed il merito dei veri dai falsi apostoli. Se la Chiesa condanna Simone, è perché egli dovette fare prodigi più sorprendenti, volle innalzarsi sulle nubi, occorreva dirgli anatema (Atti 8,20-21).

La dottrina aiuta i miracoli ed i miracoli sostengono la dottrina. Queste due cose devono essere inseparabili : sono due principi legati e cementati l’uno all’altro. Il popolo non deve giudicare assolutamente né dalla dottrina né dai miracoli ; la sua fede comprende l’uno e l’altro ; e la sottomissione dei veri fedeli abbraccia la dottrina, provata dai miracoli, ed i miracoli, accompagnati dalla sana dottrina. La prova dei miracoli, riconosciuta dalla Chiesa, sussiste sempre, in tutta la sua forza, in rapporto ai semplici coma ai sapienti. Noi rispettiamo, nei miracoli, il carattere dell’onnipotenza di Dio che ci colpisce, e l’autorità della Chiesa, che li riconosce. Così un vero miracolo deve essere : 1° - al di sopra delle forze naturali e conosciute da quello che lo produce ; 2° - Bisogna condurre a Dio ed a Gesù Cristo ; 3° - Bisogna che non abbia nulla in contrario alla vera dottrina, alla pietà, alla Chiesa. Sembra che gli Ebrei ed i Farisei del tempo di Gesù avessero, là sopra, la stessa idea nostra ; ed è questa idea, mal compresa, che essi hanno preso a pretesto per rigettare il Salvatore, nella dottrina e nelle azioni, delle quali pretendevano non notare tutti questi caratteri. Avevano la Legge di Dio, che vietava loro di ascoltare ogni operatore di miracoli, che avrebbe insegnato loro una dottrina o che manterrebbe una condotta contraria a questa Legge, ed ordina di ricorrere ai Padri, per discernere i buoni dai cattivi profeti. Gesù Cristo, secondo i Farisei, contravveniva alla Legge ; i sacerdoti disapprovavano la Sua dottrina e le Sue azioni. Sembra, dunque, che il popolo dovesse non aderire a Gesù e, comunque, il Salvatore sostiene che gli Ebrei sono molto colpevoli di non accogliere la sua Dottrina e “che essi non avrebbero affatto peccato, se Egli non avesse fatto, tra loro, opere che nessun altro ne avesse mai fatte” (Gv. 15,24). Voleva, dunque, che si credesse che i suoi miracoli fossero opere certe di ciò che Egli insegnava. Pretendeva che gli Ebrei fossero nell’obbligo di crederlo, e che bastava che Egli facesse dei miracoli, per giustificare la sua condotta e la sua dottrina. E’ la conclusione che ne tirò Nicodemo, quando disse a Gesù : “Noi sappiamo che siete un Maestro, inviato da Dio, perché nessuno può fare le meraviglie che voi fate, se Dio non è con lui” (Gv. 3,2).

In effetti, quando i miracoli sono certi, non bisogna affatto d’altre grave per accogliere come inviato da Dio quello che li fa. Essi recano necessariamente con essi il carattere della verità e della divinità. E’ quando anche la dottrina fosse sospetta, come quella di Gesù poteva esserla a Nicodemo perché sembrava distruggere le tradizioni dei farisei, se vi sono dei miracoli certi ed evidenti dallo stesso lato, bisogna che l’evidenza del miracolo prevalga su ciò che potrebbe esserci di difficile da parte della dottrina. Ciò che è fondato su questo principio immobile che Dio non può indurre in errore. Ora egli indurrebbe in errore se i facenti miracoli annunciassero una falsa dottrina che non sembrasse visibilmente falsa alle luci del senso comune e se un grande operatore di miracolo non avesse già avvertito di non crederli. Così se vi era una divisione nella chiesa e che gli ariani per esempio, che si dicevano fondati nella Scrittura, come i Cattolici avessero fatto dei miracoli, ed i non cattolici, fossero stati indotti in errore, perché vi fosse stato nella necessità di concludere in favore dei miracoli o di seguire una falsità. Ora è ciò che Dio non può fare e ciò che farebbe, comunque, se permettesse che, in una questione oscura e dubbia, vi fossero dei miracoli dai due lati, ciò sarebbe il caso, allora, che occorrerebbe impiegare le regole che vi abbiamo proposte : l’esame della Scrittura, la natura del miracolo, la condotta di quello che lo fa, l’autorità della Chiesa, e, soprattutto, la preghiera, per purificare il suo cuore dalla presunzione e dai desideri sregolati che possono chiuderci gli occhi e portarci nell’errore.

Tertullliano nota, su questo argomento, una cosa che merita molta attenzione. Sembra, dice, che il Figlio di Dio non potesse più impiegare l’autorità dei miracoli per provare la sua missione, dopo averne affievolito, o piuttosto annientato la prova, predicando che gli impostori farebbero dei miracoli che potrebbero sedurre anche gli eletti : “Temerariam signorum atque virtutum fidem ostendit, ut etiam apud pseudo-christos facillimarum”. Da dove viene dunque, aggiunge, che Gesù Cristo vuole che lo si approvi, che lo si riconosca, che lo si riceva sulla testimonianza dei suoi miracoli, mentre Egli rifiuta lo stesso privilegio agli altri operatori di miracoli ? E’, senza dubbio, perché, essendo venuto il primo, ed avendo il primo, dato dei precetti sulla natura e sulle qualità dei veri miracoli, ha guadagnato la fiducia e si è reso il maestro degli spiriti. Come quello che entra per primo nei bagni, occupa il posto e chiude la porta agli altri, così Gesù Cristo ha buttato tutti gli altri e si è riservato, a Lui solo, la fiducia : “Ita fidem occupavit, posteris quibusque proeripuit !

Avendo il vantaggio di essere venuto per primo, ha screditato quelli che dovevano venire dopo di lui, dipingendoli e predicandoli. Sant’Agostino, rispondendo ai donatisti, che si vantavano di avere degli operatori di miracoli, e che dicevano che Ponzio ne aveva fatto uno, e che Dio aveva risposto a Donato, quando egli pregava, questo santo Padre rispose : 1° - Che gli eretici sono i primi ad essere imbrogliati, credendo alle favole od imbrogliandoci, raccontandoci ciò che essi stessi non credevano. 2° - Ammesso che avessero fatto dei miracoli, egli sostiene che essi non avessero affatto la carità, senza la quale, la fede, che fa trasportare le montagne, non serve a niente. Ora egli giudica che essi non hanno affatto la carità, perché hanno rotto l’unità. 3° - Infine, egli dice che il Figlio di Dio ci ha messi in guardia contro questi operatori di miracoli : “Contra istos mirabiliaros cautum me fecit Deus meus, dicens : In novissimis diebus exurgent pseudoprophetae, facientes signa et portenta, ut in errorem inducant, si fieri potest, etiam electos”. Un soldato disertore può far spavento ad un uomo di campagna ; ma quello che non vuol essere sorpreso, né spaventato, fa attenzione, se questo soldato è nel suo campo e se segue il suo esercito, e se la divisa che egli porta può dargli qualche autorità. Se è separato dal suo corpo e non ha affatto la divisa che lo deve distinguere, non teme le minacce e si oppone ai suoi sforzi. Egli si serva ancora, altrove, dello stesso paragone e distingue i miracoli dei maghi da quelli dei Santi, per il fine che si propongono, e per il diritto e l’autorità con la quale li fanno. I maghi cercano le loro proprie glorie ed i Santi, la gloria di Dio. I primi agiscono con un potere che viene loro accordato, in un certo ordine ed in certi limiti, ma i Santi operano con autorità pubblica, emanata da Colui a cui ogni potere è stato dato in Cielo e sulla Terra. Per concludere tutto ciò che abbiamo detto fin qui, toccando i veri ed i falsi miracoli, si può assicurare : 1° - Che Dio solo può fare veri miracoli, poiché Lui solo può agire contro le regole normali della natura o sospenderne l’azione, quando e come lo giudica opportuno. 2° - Che gli uomini, gli Angeli ed i demoni possono, talvolta, fare azioni miracolose, per volontà espressa di Dio, che si serva della sua creatura, per eseguire i suoi ordini e per servire da strumento alla sua Misericordia od alla sua Giustizia. 3° - Che gli spiriti, separati dalla materia, possano, naturalmente e senza miracolo, agire sui corpi. 4° - Che i presunti miracoli dei maghi del Faraone sono operazioni magiche, di cui il demonio è l’autore e lo strumento. 5° - Che il vero miracolo si serve molto della sua autorità esteriore, rispetto al popolo, della dottrina e del merito di colui che lo fa, e dell’opposizione della Chiesa.

"Dissertazione su Angeli e Demoni" di AUGUSTIN CALMET BENEDETTINO - Tradotto da Alfonso Giusti (Segretario Generale della M.S.M.A.)

 
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