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Accattoli, la Milizia di San Michele e la Comunione sulla manoSul blog dell’illustre vaticanista Luigi Accattoli viene riportato il mio editoriale su ‘Petrus’ sulla Comunione sulla mano. Innanzitutto tengo a precisare che quello che ho scritto è mia opinione personale, per cui l’Associazione ‘Milizia di San Michele’ non è coinvolta. Il mio articolo dai lettori del blog è stato, come è normale che sia, valutato in modo vario. Non capisco però gli attacchi e le offese alla mia persona o all’Associazione di cui mi onoro far parte. Qualcuno ha affermato che, per quello che ho scritto, non sarei dovuto essere stato ordinato sacerdote. Se, invece, con dispiacere di quel lettore, lo sono, è perché quasi 20 anni fa, l’Arcivescovo di Salerno, Monsignor Guerino Grimaldi, che mi impose le mani sul capo, aveva fatto il suo discernimento. Qualcun altro, mette in dubbio la mia ortodossia e mi dà del fanatico.

Non sono un teologo o un vaticanista di professione, ma un semplice curato di villaggio di Campagna, in provincia di Salerno, e nel poco tempo libero dalle fatiche pastorali, ho scritto una quindicina di testi pubblicati da Paoline Editoriale, Gribaudi, Il Segno dei Gabrielli, Il Segno, ecc; alcuni di essi sono stati tradotti anche in francese, polacco e portoghese. Ho sempre portato personalmente i miei testi al mio Vescovo e li ho sempre spediti al Santo Padre, al Prefetto e al Segretario della Congregazione della Dottrina della Fede e a tutte le Biblioteche delle Università Pontificie.

Fino ad ora nessuno, ancora, ha avuto da ridire sulla mia ortodossia… Mi si fa giustamente osservare, e ringrazio per questo, che sono stato impreciso nell’affermare che  tutti i vescovi del mondo avevano votato all’unanimità per il mantenimento dell’uso della Comunione sulla lingua. Rimane il fatto oggettivo che la maggioranza dei vescovi, e con essi Paolo VI (e poi anche Giovanni Paolo II) non gradivano la Comunione sulla mano. Per chi volesse approfondire tale argomento vedasi il testo “Dominus Est” del vescovo Schneider, con la presentazione del segretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, edito nel 2008 dalla Libreria editrice Vaticana. Per me i Sacramenti sono le gemme più preziose che la Chiesa Cattolica possieda e la Santa Eucarestia è il più grande dei Sacramenti: infatti, in tutti gli altri Sacramenti noi riceviamo la Grazia sacramentale, mentre nella Santa Eucarestia riceviamo Cristo stesso.

Perciò è ovvio che questo Sacramento è il più grande che la Chiesa possiede e, quindi, deve essere trattato con tutta la riverenza e l’omaggio che merita. E tutte quelle protezioni, utilizzate per secoli, per prevenire la dissacrazione, sono indispensabili alla vita della Chiesa e alla santità dei fedeli. Spesso abbiamo sentito i nostri vescovi lamentare che oggi si è  perso il senso del sacro. In realtà, il senso del sacro si trova anche là dove la salvaguardia della riverenza verso il SS. Sacramento è messa in pratica con somma importanza. Il senso del sacro non è stato perso, ma da taluni gettato via deliberatamente… L’insegnamento plurisecolare che soltanto i sacerdoti possano toccare l’Ostia Santa, che le mani del sacerdote sono consacrate a questo scopo e che nessuna precauzione è troppo grande per salvaguardare il rispetto ed evitare la dissacrazione, fu adottata non casualmente nella Liturgia della Chiesa.

Infatti, la Comunione sulla mano facilita la caduta e la dispersione dei frammenti eucaristici; espone il Santissimo a furti sacrileghi e profanazioni orrende ad opera di sette sataniche o di fedeli squilibrati psichicamente. Leggendo l’autobiografia di una ex satanista ritornata alla fede cattolica (Michela, Fuggita da Satana, Piemme, Casale Monferrato (Al), 2007) sono rimasto colpito dalla sua testimonianza proprio riguardo ai furti sacrileghi dell’Eucarestia. Riporto le testuali parole di Michela: “Per le sette sataniche il permesso ai fedeli di ricevere la Comunione sulla mano ha rappresentato davvero un punto di svolta. Per quello che ho saputo in seguito, l’approvazione di questo provvedimento è stata molto travagliata all’interno della Chiesa. Paolo VI, accogliendo il parere della maggioranza dei vescovi consultati, si era pronunciato a favore della comunione sulla lingua. Aveva concesso libertà d’azione soltanto alle conferenze Episcopali delle nazioni dove questo uso si era già sviluppato, che sostanzialmente erano l’Olanda e il Belgio. In Italia la questione fu più volte proposta, ma aveva trovato una forte opposizione, capeggiata dall’arcivescovo genovese Giuseppe Siri.

Lo Scenario che mi è stato descritto da un esperto è che - pochi giorni dopo la morte del Cardinale Siri, avvenuta il 2 maggio 1989 - si tenne la consueta assemblea generale annuale dei vescovi italiani (15-19 maggio 1989). Con un solo voto di scarto, e approfittando dell’assenza di molti vescovi, venne approvata una delibera con cui si stabiliva la possibilità anche nelle diocesi italiane di distribuire l’Eucarestia sulla mano. L’innovazione fu introdotta nelle Chiese a partire dal 3 dicembre 1989 e da quel momento il furto delle particole fu un gioco da ragazzi. Oggi mi capita spesso di pensare che, se i cattolici credessero nella reale presenza di Gesù Cristo nell’ostia consacrata come ci credono i satanisti, il mondo sarebbe certamente molto più evangelizzato” (Michela, op. cit., pp.89-90). I preti, lungo i secoli, venivano preparati a celebrare la Messa con precise rubriche, allo scopo di salvaguardare il rispetto dovuto al SS. Sacramento; esse erano meticolose e non facoltative. Nel Rito Romano, ogni prete doveva seguirle con rigida precisione.  A coloro che si preparavano a diventare preti, non solo erano insegnate queste norme, ma, su di esse, erano addestrati.

Ecco, a titolo di esempio, alcune delle rubriche relative alla Messa latina antica: ‘Dal momento in cui le parole di consacrazione sull’Ostia Sacra sono pronunciate dal sacerdote, egli tenga uniti il dito indice e il pollice e se eleva il calice, gira le pagine del messale o apre il tabernacolo, con il pollice e l’indice non tocchi niente se non l’Ostia Sacra. Alla fine della Messa, il sacerdote pulisce la patena con il corporale, stando sopra il calice, in modo che se fosse rimasta una particella anche piccolissima, essa verrebbe raccolta e rispettosamente consumata. Le mani del sacerdote si lavano nel calice, dopo la Comunione, con acqua e vino, che vengono rispettosamente consumati, per essere sicuri che, nemmeno il più piccolo frammento, sia suscettibile di dissacrazione’. Queste rubriche, dunque, non rivelano sciocchi e paranoici scrupoli, ma dimostrano che la Chiesa credeva con certezza che, nella Messa, il pane ed il vino diventano il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo e che nessuna preoccupazione era abbastanza grande per essere certi che Nostro Signore nel SS. Sacramento fosse trattato con tutto il rispetto e l’onore che spetta alla Sua Maestà.

Ora, se queste rubriche hanno lo scopo di mostrare rispetto, possono essere migliorate? Un vero rinnovamento cattolico lascerebbe questi gesti di riverenza intatti o li aumenterebbe. Cancellarli senza giustificazione o argomento convincente, come è successo negli ultimi anni, non è segno di un autentico rinnovamento cattolico. Inoltre, per aggiungere infamia ad ingiuria, l’introduzione della Comunione sulla mano rende queste rubriche simili a superstizioso e nevrotico sentimentalismo, privo di fondamento nella realtà, ancora una volta carente di visione storica e disprezzo per ciò che i nostri  Padri per secoli ci hanno insegnato.

Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.) intervento su Petrus

 
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