Gli Angeli e la Pasqua di Resurrezione |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions II tempo pasquale, che si estende dal Triduo pasquale fino alla domenica di Pentecoste, si può definire come il "tempo di un giorno unico prolungato, cioè senza tramonto". Ogni anno la Chiesa, dopo aver celebrato; nel Triduo pasquale, i tre aspetti della redenzione: Morte, Sepoltura e Resurrezione di Gesù Cristo, prolunga, in una festa ininterrotta di 50 giorni, anche i misteri complementari dell'Ascensione e della Pentecoste. Con la Pasqua di Cristo si realizza il disegno di condurre tutti gli uomini alla salvezza e alla conoscenza della verità, che è anche liberazione e riconciliazione del genere umano con Dio. L'antica omelia "sulla Santa Pasqua" dell'anonimo Quartidecimano, del II secolo, definisce la Pasqua come: "Festività comune di tutti gli esseri, invio nel mondo della volontà del Padre, aurora divina di Cristo sulla terra, solennità perenne degli Angeli e degli Arcangeli, vita immortale del mondo intero, nutrimento incorruttibile per gli uomini, anima celeste di tutte le cose, ... ... iniziazione sacra del cielo e della terra". Come già abbiamo rilevato nella vita terrena di Gesù, gli Angeli appaiono solo in alcuni precisi momenti. All'inizio della sua missione pubblica, dopo aver presentato Gesù, che è stato tentato da Satana nel deserto ed averlo vinto, S. Matteo annota: "Allora il diavolo lo lasciò ed ecco Angeli gli sì accostarono e lo servivano" (Mt. 4,11). Il teologo Renzo Lovatori fa opportunamente notare che a Cristo, che ha dato prova di restare fedele al progetto messianico del Padre, gli Angeli mostrano la loro sudditanza. Essi si pongono al servizio dell'uomo, quando l'uomo è disponibile a servire Dio. Una volta, riguardo alla missione degli Spiriti celesti, Gesù ebbe a dire: "In verità in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo" (Gv. 1,51). Questa frase del Signore si riferisce particolarmente al momento della esaltazione gloriosa che comprende la sua Passione, Morte, Resurrezione e Ascensione. Nel Vangelo di Luca, un "Angelo del cielo" conforta Gesù nella sua angoscia mortale, quando nel Getsemani Egli accetta di morire in croce, per redimere l'umanità del peccato. L'Angelo non lo libera dalla Passione né dalla dolorosa Agonia, ma non lo abbandona, anzi lo conforta, perché Egli trovi il coraggio per restare fedele al progetto di Dio. Così, come all'inizio, dopo le tentazioni, anche alla fine della sua resistenza, Gesù non trova vicino a sé gli apostoli o i discepoli, ma trova la presenza consolante degli Angeli che sono al suo fianco, per condurlo sino alla fine a compiere la sua missione di Messia sofferente. Nei racconti della Resurrezione vediamo una massiccia presenza di figure angeliche che rotolano via pietre dal sepolcro, vigilano sulla tomba vuota, tranquillizzano e preparano gli apostoli ed i discepoli alla fortissima emozione di vederlo di nuovo vivo. Nel Vangelo di Marco, l'Angelo della Resurrezione viene descritto come "un giovane seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca" egli si trova all'interno del Sepolcro e alle donne che erano venute per ungere il corpo di Gesù dà un messaggio sconvolgente: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete, come vi ha detto" (Mc. 16,6-7). Nel Vangelo di San Matteo, l'apparizione dell'Angelo della Resurrezione è così riportata: "Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un Angelo del Signore, sceso dal cielo, sì accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: 'Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea, là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto. Abbandonate in fretta il Sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli" (Mt. 28,2-8). Nel Vangelo di San Luca, le pie Donne giungono presso il Sepolcro di mattino, assai presto. Esse trovano una Tomba aperta: non c'è nessuno e vedono due Spiriti celesti in vesti luminose. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, gli Angeli dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’Uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e resuscitasse il terzo giorno ". Ed esse sì ricordarono delle sue parole". (Lc. 24, 5-8). La teologa americana Megan Mckenna rileva che, nei racconti evangelici della Resurrezione, tutti quelli che vedono gli Angeli, sono fortemente colpiti dall'esperienza, strappati dalle loro emozioni e relazioni personali, per approdare a una realtà che appartiene all'intera comunità. Essi sono mandati agli altri, così come vengono mandati gli Angeli, per interpellare, per annunciare, per dichiarare un nuovo ordine esistenziale, per espandere i con ~~i della fede, della speranza e dell'amore. Questi spiriti celesti spingono ad una totale conversione, cioè rendono più agevole il passaggio tra una forma di vita e un'altra, messa in moto dalla Resurrezione. Questi Angeli della Resurrezione sono intermediari e trascinano una comunità, in via di dispersione, in un nuovo luogo in cui Gesù possa apparire loro per mandarli nel mondo così come Egli era stato mandato nel mondo dal Padre. Questi Angeli appariranno di nuovo all'Ascensione quando Gesù viene "sollevato davanti ai loro cocchi e una nuvola lo sottrasse al loro sguardo". I1 racconto dell'Ascensione, riportato dagli Atti degli Apostoli, ci narra che due Angeli, in bianche vesti al momento della salita al cielo di Gesù, e che, così preso a sé, possa essere inquadrato in qualche contesto del nostro odierno orizzonte di senso. La Resurrezione è sia l'altro, necessario aspetto dell'Avvento di Cristo su questa terra, sia la testimonianza di coloro che, col messaggero, sono usciti trasformati. Nessuno può dire "Il Signore è Risorto'" senza dire al tempo stesso: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto!". Riguardo poi all'ascensione, i Padri della Chiesa sottolineano la presenza degli Angeli, fino a descriverne la scorta trionfale, che accompagna il Cristo e lo inoltra, osannando, nella gloria dei cieli. Una profonda teologia dell'Ascensione è stata elaborata da S. Paolo che nella Lettera agli Efesini scrive: "Dio ha manifestato la sua forza nel Cristo, risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra nei cieli al di sopra di tutti i .Principati, di tutte le Potestà, di tutte le Virtù, di tutte le Dominazioni... E tutti pose sotto ai suoi piedi" (Ef. 1, 20-22). In questo brano, S. Paolo, l'Apostolo delle Genti, ci lascia intravedere che le potenze angeliche sono più numerose di quelle che noi nominiamo. Il cardinale Danielou afferma che è dunque al di sopra di ogni natura angelica, conosciuta o sconosciuta, che la natura umana è esaltata nella persona di Cristo, fra lo stupore delle potenze celesti. Nella Lettera ai Filippesi, S. Paolo approfondisce, ancora di più, il mistero dell'Ascensione, scrivendo: "Dio ha esaltato Cristo e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, in cielo, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua confessi il Signore Gesù Cristo a gloria di Dio Padre" (Fil. 2, 9-11). La rivelazione straordinaria fatta dagli Spiriti celesti nel mistero dell'Ascensione non è che essi debbano adorare il Verbo Eterno, ciò è infatti già oggetto del loro culto; ma ciò che costituisce una novità, nel mondo celeste, è che essi devono adorare il Verbo incarnato. S. Giovanni Crisostomo, nel suo Sermone sull'Ascensione, così commenta: "Noi che sembravamo indegni della terra, oggi siamo elevati fino al cielo, siamo esaltati al di sopra dei cieli e raggiungiamo il trono reale. La natura a causa della quale i Cherubini custodivano il Paradiso, è questa stessa natura che regna oggi al di sopra dei Cherubini. Non era sufficiente essere elevati al di sopra dei cieli? Non era sufficiente stare fra gli Angeli? Questa gloria non era già indicibile? Ma egli si é elevato al di sopra degli Angeli, ha superato i Cherubini, è salito più in alto dei Serafini, ha sorpassato i Troni, e non si è fermato fino a che ebbe raggiunto il Trono del Signore". Sempre il cardinale Danielou fa uno splendido parallelismo fra il Natale e l'Ascensione, affermando che, se il mistero della Natività è anche quello della Rivelazione fatta dagli Angeli del cielo a quelli della terra, quello dell'Ascensione è il mistero della rivelazione fatta dagli Angeli della terra agli Angeli del cielo. Mentre al tempo della Natività vedevamo il Verbo discendere circondato dagli Angeli del cielo e incontrare gli Angeli custodi della terra, qui, all'opposto, Egli sale scortato dagli Angeli della terra e incontra gli Angeli custodi delle porte del cielo. Ma questi non lo riconoscono perché appare unito alla natura umana, che Egli ha assunta, e portando i segni della sua Passione. Perciò questi Spiriti celesti interrogano gli altri Angeli che lo accompagnano per domandare chi sia. Il mistero dell'Ascensione getta gli Angeli del cielo nello stupore perché quello che esso rivela è veramente un mistero fino ad allora nascosto. Il vero mistero della Natività è l'abbassamento della persona divina del Verbo "di poca inferiore agli Angeli" (Ebr. 2, 7) mentre il vero mistero dell'Ascensione è l'esaltazione della natura umana al di sopra dei mondi angelici. Alla gelosia per l'uomo, da parte degli angeli ribelli che non vollero accettare i1 disegno di Dio, si oppone la benevolenza degli Angeli buoni verso "l'uomo nuovo". Suor Maria Pia Giudici, nel suo libro sugli Angeli afferma che: "In fondo, invocare gli Angeli vuol dire soprattutto ottenere proprio questo: che il dinamismo della fede, della speranza e della carità, insito nella nostra realtà di bruttezza, diventi attivo, nella vita comune dei nostri giorni feriali. Da gente battezzata si tratta infatti di diventare, di fatto, seguaci di Cristo e perciò chiamati a camminare quaggiù nella lieta attesa della festa di nozze eterna: quella in cui sono immersi questi nostri fratelli di luce". Auguri a tutti di buone feste in Cristo Risorto. Alleluia! Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.) |
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