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S. Raffaele Arcangelo: la medicina di Dio PDF Stampa E-mail

S. Raffaele Arcangelo: la medicina di DioIl Messale Romano di san Pio V (1570) dedicava la festa a S. Raffaele il 24 ottobre. Presso la liturgia orientale non è mai esistita la festa di S. Raffaele. Nel 167 I e nel 1683 un decreto della Congregazione dei Riti ne approvò la festa il 24 ottobre per alcune regioni, mentre Benedetto XV, nel 1921, la estese a tutta la Chiesa. Va menzionata la società di S. Raffaele per la protezione degli emigranti, nata a Genova nel 1898 e diffusasi poi in America ed in molte nazioni europee. "Proteso nel volo a precipizio attraverso il vostro etereo cielo fra mondi e mondi egli naviga, e con le ali tese ora si libra sui venti polari, ora con piume rapide batte l'aria cedevole". Così il celebre poeta inglese John Milton nel "Paradiso perduto" descrive l'arcangelo Raffaele. In ebraico Raphà-el vuol dire "Dio ha guarito" ed infatti, come per ogni spirito buono celeste, Raffaele nega decisamente qualsiasi merito personale.

Egli è strumento di Dio per la guarigione. La radice di base del suo nome sta ad indicare assai di più di una semplice guarigione fisica; esso acclude qualsiasi tipo di riparazione e di aggiustamento ed implica una trasformazione in meglio sia per quanto riguarda il fisico, sia lo psichico. Quando Dio manda in azione l'arcangelo Raffaele, vi è sempre il ritorno di qualcosa come era stato concepito dal progetto divino originariamente. Nella Sacra Scrittura, Raffaele si contrappone al demonio Asmodeo che è "colui che fa morire". L'arcangelo compare innumerevoli volte nel libro vetero-testamentario di Tobia che narra una storia familiare. Durante il periodo dell'esilio a Ninive, Tobi, un deportato della Tribù di Neftal, nonostante la sua bontà e la sua premurosa attenzione verso i defunti, a cui dà degna sepoltura, diventa cieco. Sua moglie Anna, di fronte a questa prova dolorosissima, gli chiede: "Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue opere buone?

Ecco, lo si vede come sei ridotto" (Tb. 2, 14). Ma Tobi non si scoraggia, anzi invia suo figlio Tobia nel paese di Median per farsi restituire del denaro che anni prima aveva affidato in custodia ad un suo fidato parente. Siccome Tobia non conosce la strada, viene assunto come guida un misterioso personaggio, che dice di chiamarsi Azaria, ma in realtà è l'angelo Raffaele, mandato da Dio in soccorso di quella famiglia che è devotissima agli angeli del Signore. A1 figlio che parte, Tobi, infatti augura: "Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là e vi restituisca a me sani e salvi; il suo angelo vi accompagni con la sua protezione, o figliolo!" (Tb. 5, 17), e alla moglie che piange per il viaggio del figlio, dice: "Non stare in pensiero, non temere.per loro, o sorella. Un buon angelo infatti lo accompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà sano e salvo" (Tb. 5, 22). L'autore del libro, con grande arguzia, conduce la narrazione ad un duplice livello: ciò che Tobia percepisce, e ciò che Raffaele sta effettivamente facendo. All'inizio della storia, quando il padre Tobi diventa cieco, egli supplica Dio di morire; nello stesso momento, nella regione di Median, anche Sara, la cugina e moglie predestinata di Tobia, sta chiedendo di morire perché il demone Asmodeo le ha ucciso ben 7 mariti, la prima notte di nozze e, dice la Scrittura: "In qual medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dare a Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal cattivo demonio Asmodeo" (Tb. 3, 17).

Quando Tobia si rivolge all'angelo, lo chiama Fratello Azaria; ma quando è Raffaele a parlare il testo lo definisce sempre "1'angelo". La prima sera del viaggio, Tobia va a pescare nel Tigri e un grosso pesce quasi lo trascina in acqua. Raffaele gli dice di non lasciarselo sfuggire perché contiene utili medicamenti ed egli conserva il cuore, il fegato ed il fiele, secondo le indicazioni dell'angelo. Raffaele fa prosperare il viaggio di Tobia che ritrae il danno del parente e seguendo i consigli dell'angelo sposa Sara, di cui è innamorato. La prima notte di nozze con Sara, Tobia brucia il fegato ed il cuore del pesce che producono un fumo capace di far fuggire il demone Asmodeo "che fuggì nelle regioni dell'alto Egitto. Raffaele vi si recò all'istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi" (Tb. 8, 3). Moolenburgh, che è anche un medico affermato, ci fa questa confidenza: "Dopo svariati anni di carriera come medico, non mi è mai venuto a mancare lo stupore di come una ferita, a cui sono stati applicati dei punti, si trasformi quasi sempre in una linea visibile a malapena. Ci si sorprende a dire, a voce alta, magari accanto al paziente: "Bella sutura davvero!". In realtà, il fatto che una ferita si rimargini è un vero miracolo della natura. Ce ne rendiamo conto quando qualcosa va storto, quando i punti mantengono bene o si forma un cleloide, cioè una profonda cicatrice. Ciò significa che la ferita non è perfettamente cauterizzata e la cura, anche se apparentemente semplice, non è mai automatica. C'è bisogno di qualche punto di sutura in più o di medicinali. Ogni cura ha bisogno dell'aiuto del cielo, non si tratta di un semplice processo automatico. L'automazione esiste solamente nelle macchine che noi stessi abbiamo costruito". Suor Maria Pia Giudici fa nel suo libro sugli angeli, una bella meditazione a riguardo: "Contro questo essere di tenebra e di morte, Raffaele agisce con la forza che gli viene da Dio in ordine al trionfo di una concezione retta e spiritual:, delle nozze con progetto del Signore per il vicendevole amore dei coniugi e la pia creazione della prole [...).

Il personaggio di Sara esprime, nel suo dramma, le difficoltà inerenti al matrimonio in ordine alla sessualità che pur buono in sé, per la ferita del peccato originale e per il malefico influsso del diavolo (qui impersonato da Asmodeo) può giocare un ruolo negativo, totalizzando su un piano solo materiale il rapporto di coppia". I compiti principali attribuiti all'arcangelo Raffaele provengono fondamentalmente dal libro di Tobia; dal fatto che scaccia il demonio Asmodeo e guarisce la cecità di Tobi, dovrebbe essere particolarmente invocato dai sacerdoti esorcisti e dai medici oculisti. Origene scrive che l'arcangelo Raffaele: "A causa dei suoi poteri taumaturgici è raffigurato da alcuni come un serpente; appare insieme cori Michele e Gabriele per guarire Abramo, cura perfino i mali spirituali". Raffaele, per aver guidato Tobia nel suo lungo viaggio, è considerato patrono dei viaggi per terra e per mare. A Venezia, nell'angolo del Palazzo dei Dogi, del secolo XIV, l'arcangelo Raffaele è raffigurato con un rotolo in mano, dove si legge: Effice fretum quietum (rendi il mare tranquillo). In quell'epoca si ritenevano i diavoli come suscitatori di tempeste di mare ed i naviganti di Venezia si raccomandavano all'arcangelo Raffaele, che aveva vinto il demone Asmodeo e, come riferiscono libri apocrifi, anche il diavolo Azazel. Dal 1400 in poi, i viaggi si fanno più numerosi e le raffigurazioni di S. Raffaele diventano più frequenti e viene rappresentato come pellegrino, con borsone, borraccia, tasca pane e, come attributi più specifici, il pesce ed un vaso con la medicina. È interessante notare come dal XVI secolo in poi si verifichi una evoluzione molto importante nella iconologia angelica; si passa dalle raffigurazioni di S. Raffaele come custode di Tobia, alla rappresentazione dell'angelo custode in genere e al giovinetto Tobia si sostituisce la figura di un bimbo. Numerosi santi e mistici, nella lunga storia della Chiesa, fecero esperienza dell'aiuto di S. Raffaele. Santa Ciriaca, fu nel IV secolo uccisa in Nicomedia durante la persecuzione dell'imperatore Massimo. Durante il martirio udì una voce che le diceva: "Brava Ciriaca! Sei vittoriosa! Cristo ha ascoltato le tue preghiere: sii forte e vigorosa. Io che ti parlo sono l'arcangelo Raffaele, e sono stato inviato a te dal nostro Salvatore per rinvigorirti e per darti questo messaggio da parte dell'Altissimo: poiché hai riposto la tua fiducia in Cristo, tu glorificherai il Signore che ti dà la forza".

San Giovanni di Dio (1495-1550), fondatore dei Fate Bene Fratelli, coltivò un grande amore per S. Raffaele e l'arcangelo si prodigò molto per le necessità degli ospedali di quest'ordine religioso. S. Raffaele visitò una volta i poveri nell'ospedale di Granada, mentre fra Giovanni era uscito ad attingere acqua. Un'altra volta portò il pane ai pazienti ammalati che erano digiuni ed una terza volta aiutò fra Giovanni a portare, nel suo ricovero un ammalato: fu in questa occasione che si fece conoscere come Raffaele. Suor Mara Francesca delle cinque piaghe, del III ordine francescano, era sempre ammalata e, nel 1789, l'arcangelo S. Raffaele le apparve e le disse che Dio lo aveva mandato a curarla. Il giorno dopo, infatti, la suora era guarita ed aveva ripreso le sue attività lavorative.  Un’altra volta santa  Francesca delle cinque piaghe aveva una vena gonfia che le impediva qualsiasi sforzo e S. Raffaele la guarì di nuovo. Un'altra volta, mentre padre Francesco Bianchi stava parlando, lei sentì un intenso profumo che aleggiava intorno a lui; il sacerdote chiese alla religiosa se anche lei lo avvertisse e la suora rispose che il profumo proveniva dall'arcangelo Raffaele che era lì presente, senza che il padre Bianchi potesse vederlo. Nel nostro secolo XXI, l'arcangelo san Raffaele è stato visto numerose volte dall'infermiere inglese Joy Snell. Nel libro scritto da questa infermiera e pubblicato per la prima volta nel 1918 e ristampato 9 volte, Joy Snell racconta di come, regolarmente, le appariva un angelo allegro e splendente sulla testa dei pazienti gravemente ammalati.

Il braccio destro dell'angelo era sollevato, con il dito indice rivolto verso l'alto in gesto di speranza. Ogni volta che l'infermiera vedeva S. Raffaele sapeva che il paziente sarebbe migliorato e, spesso, stupiva i medici con le sue accurate predizioni. Lo scrittore olandese Moolenburg che ha pubblicato alcuni libri meravigliosi sugli angeli, sottolinea che il nome Raffaele significa "Dio cura" perché, come ogni angelo che si rispetti, Raffaele rifiuta di prendersi qualsiasi merito perché egli è la forza spirituale divina che sta dietro ad ogni cura. La scrittrice americana cattolica Eileen Elias Freeman scrive: "Se io fossi un medico mi metterei sotto la protezione permanente di Raffaele. Non entrerei mai nella stanza di una paziente senza chiedere la guarigione al mio angelo ed all'angelo del malato. Non somministrerei mai un farmaco né avvierei una cura senza chiedere agli angeli interessati di aiutarmi a rendere la terapia il più efficace possibile. Alla sera, direi a tutti i miei pazienti: “Dormite con gli angeli” Al mattino, direi a ciascuno, come fanno ancora gli agricoltori francesi: “Buongiorno a te e al tuo compagno”. Mi rivolgerei a Raffaele, in maniera particolare, durante la somministrazione di farmaci e l'avvio di cure. Inoltre parlerei ai miei pazienti degli angeli custodi, dato che può essere molto confortante sapere che il nostro angelo ci sta sempre accanto. Io sono stata ricoverata in ospedale 4 volte nella mia vita, e vi garantisco che le notti possono essere molto lunghe e solitarie. Sapere che il mio angelo era di fianco a me mi ha aiutato a superare momenti particolarmente difficili".

Infine, nella tradizione popolare cattolica, l'arcangelo Raffaele viene associato con gli spiriti del Purgatorio, ovvero con quelle anime che, dopo la morte corporale, a causa delle loro imperfezioni spirituali, necessita di un'ulteriore illuminazione purificatrice e guarigione spirituale prima di andare in Paradiso. Senza esser blasfemi, possiamo paragonare il Purgatorio ad un ospedale celeste dove le ferite e le deficienze dello spirito vengono risanate e viene ultimata quella maturazione umana e cristiana che sulla terra si è in qualche modo non realizzata secondo la volontà di Dio, a causa della colpa e dei peccati delle persone. Il papa Benedetto XVI nell’ordinazione di sei nuovi vescovi avvenuta in san Pietro il 29 settembre del 2007, parlando di san Raffaele affermò: “Sappiamo tutti quanto oggi siamo minacciati dalla cecità per Dio. Quanto grande è il pericolo che,  di fronte a tutto ciò che sulle cose materiali sappiamo con esse siamo in grado di fare, diventiamo ciechi per la luce di Dio. Guarire questa cecità mediante il messaggio della fede e la testimonianza dell’amore, è il servizio di Raffaele affidato giorno per giorno al sacerdote e in modo speciale al vescovo”. Anche sull’arcangelo Raffaele esiste una letteratura estremamente limitata, il mio testo “365 giorni con san Raffaele arcangelo”, edito dalla Segno di Udine nel 2008, costituisce un caso abbastanza isolato nel panorama editoriale cattolico italiano. Voglio concludere questa meditazione su S. Raffaele unendo la mia voce a quelle di milioni di cattolici devoti dell'Arcangelo guaritore, che ogni giorno così lo invocano: "O glorioso arcangelo S. Raffaele che, dopo aver custodito gelosamente il figlio di Tobia nel suo fortunoso viaggio, lo rendeste finalmente ai suoi cari genitori salvo ed incolume, unito ad una sposa degna di lui, siate guida fedele anche a noi; superate le tempeste e gli scogli di questo mare procelloso del mondo, tutti i vostri devoti possano raggiungere felicemente il porto della beata eternità. Amen! ".

Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)

 
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