Gli Angeli nel cinema |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Se nei secoli passati il tema angelico è stato assai presente nell'arte e nella letteratura, con il progresso tecnologico, anche se non in modo massiccio, il tema angelico è presente nel cinema e nelle canzoni. La figura dell'Angelo ha contrassegnato in particolare alcune stagioni della storia del cinema. Infatti, a partire dagli anni '40, il cinema americano definito come "metafisico", è caratterizzato dalla storia di esseri umani che per qualche motivo superiore si mettono in contatto con gli Angeli che modificano in positivo la loro vita. Agli anni '40 appartengono i classici dell'angelologia cinematografica: "L'inafferrabile Mr Jordan” (1941) di A. Hall; Musica sulle nuvole (1942) di W S. Van Dyke; Joe il pilota (1943) di V Fleming; Accadde domani (1944) di René Clair; La vita è meravigliosa (1946) di F. Capra e Il cielo può attendere (1948) di E. Lubitsch. Gli anni '40 e i primi anni '50 sono gli anni della disperazione della seconda guerra mondiale e delle sue conseguenze, e per quanto riguarda la cinematografia possono essere considerati gli anni di una bonaria visione dell'aldilà. In questi films americani, prevalgono il piacere della narrazione e l'intento moralistico. Questi films, che ebbero un ottimo successo di cassetta, i cui protagonisti sono degli Angeli, furono pensati per un pubblico di adulti che si potessero rispecchiare nelle vicende narrate e trovare la spinta per la redenzione. La situazione cinematografica americana degli anni '40 e '50, scrive il critico Robert Sklar, è caratterizzata da un "senso di claustrofobia e d'intrappolamento, in parte derivato dalle limitazioni materiali del cinema di guerra (la lavorazione si svolgeva solo in interni e i budget erano ridotti), in parte da un clima culturale che si riversa sui protagonisti dei film; incapaci di distinguere la colpevolezza dall'innocenza, l'identità vera da quella falsa. Eroi ed eroine sono personaggi deboli, complessi, predisposti alle false impressioni e alla fine la sopravvivenza del bene rimane incerta e ambigua". Si spiega così la presenza degli esseri angelici, il ricorso verso il mondo esterno e superiore per ricavarne libertà e speranza per il futuro. Di quegli anni, oltre alle pellicole già citate, ricordiamo anche L'infernale avventura (1946, che in originale inglese si chiama Angels on my shondler) del regista A. Mayo, in cui un mafioso morto ed arrivato all'inferno, viene di nuovo rimandato sulla terra nelle vesti di un giudice, con la promessa della dannazione eterna da parte del diavolo se si comporterà in modo scorretto. Ma il boss saprà convertirsi e guadagnarsi il Paradiso, con grande smacco di Satana. Nel 1951 il regista Brown gira il film "Angels in the Out Field", in cui gli spiriti buoni aiutano la squadra di baseball dei Pittsburgh Pirates ad uscire da una lunga catena di insuccessi sportivi. Mentre questo film non è mai giunto sugli schermi italiani, si può, invece, vedere in videocassetta l'omonimo remake del 1944, diretto da W Dear dal titolo "Angels", in cui la squadra aiutata dai messi celesti è quella dei derelitti Californian Angels. Riguardo al cinema neorealista, gli angeli che compaiono nel film "Miracolo a Milano" (1951) di De Sica e Zavattini, hanno una funzione precisa: essi delimitano i poteri umani, quando le persone abusano vengono punite. Nel film gli angeli permettono al gruppo degli oppressi di trovare salvezza in una esistenza continuamente precaria. È grazie al regista Wim Wenders, con i due films "Il cielo sopra Berlino" (1987) e "Così lontano così vicino" (1993), che la figura dell'angelo viene approfondita attraverso il tema della ricerca del bene. Nel 1986 il regista Wenders ha fornito una sorprendente confessione sul suo interessamento agli angeli: "D'un tratto ascoltai un brano dei Cure che parlava di FallenAngels, poi una canzone tratta dall'autoradio, con una strofa che diceva: `TalkanAngel`. Un bel giorno, nel centro di Berlino, fui colpito da quella statua dai riflessi dorati, da `quell'Angelo della pace’, che da `Angelo della vittoria’ qual era si era messo la penna del pacifista; poi mi venne da pensare a quattro piloti alleati abbattuti assieme ai loro aerei nel cielo di Berlino; riflettevo anche su come in questa città continuano, si sovrappongono i mondi del presente e dei. passato immagini doppie nel tempo e nello spazio, a cui venivano ad affiancarsi ricordi d' infanzia, di angeli in veste di osservatori onnipresenti ed invisibili". (Wim Wenders, Stanotte vorrei parlare con l'angelo, in scritti 1968-1998). Il regista tedesco Wim Wenders deve agli angeli, in fatto di popolarità, almeno quanto loro devono a lui. È stato dopo i suoi due celebratissimi film: "Il cielo sopra Berlino" e "Così lontano, così vicino", usciti a parecchi anni di distanza l'uno dall'altro ed entrambi incentrati sul rapporto fra gli esseri umani e gli angeli che, da regista di culto, Wenders è diventato noto anche al grande pubblico. Dal canto loro, i messaggeri celesti sono potuti rientrare nell'immaginario collettivo, creando un fenomeno che non ha precedenti almeno negli ultimi trecento anni. "Nell'estate del 1986 - ricorda Wenders - decisi di girare un film a Berlino. E inizio a pensare a quale personaggio avrebbe potuto guidarmi attraverso la mia città, la vera protagonista della storia. Mi serviva qualcuno che potesse portarmi ovunque, in ogni angolo, per mostrarmi tutte le sue facce. Ricordo che vagando per le strade, in quei giorni, mi imbattei in una miriade di figure angeliche. A cominciare dalla grandiosa statua dell'Angelo della Vittoria che svetta sulla colonna in mezzo al giardino zoologico, per finire agli angeli raffigurati sulle facciate di alcune case. Ne trovai tantissimi. Erano una forte presenza. Così mi resi conto che forse era proprio quello il personaggio che cercavo. Un mondo che però non mi apparteneva. Non era da me pensare a cose di quel genere. Solo quando scrissi la storia e la feci leggere a Peter Handke (il grande scrittore. che ha sceneggiato "II cielo sopra Berlino") mi accorsi che non si stupì affatto. Quasi che se lo aspettasse. L'angelo per me era soprattutto una metafora, cioè il meglio di noi stessi. Quella parte con la quale a volte riusciamo ad avere un contatto, ma che più spesso ci sfugge. Mi convinsi che ognuno ha un angelo dentro di sé e lo illustrai dentro una storia poetica. Dopo essermene occupato per anni, mi sono sentito sempre più vicino a questi esseri. Ora li prendo sul serio. Ho imparato a guardarli in senso più religioso, ci credo e li intendo realmente come intermediari tra Dio e gli uomini. Inoltre l'argomento stava altrettanto a cuore al pittore che ha influenzato i miei primi studi d'arte, Paul Klee. Valeva la pena di approfondirlo. I miei films sono soprattutto basati sul modo in cui gli angeli guardano il mondo. Volevo tradurre il loro sguardo, la loro visione delle cose, in termini a noi comprensibili. All'inizio pensati di usare l'alta tecnologia, le riprese d'effetto, ma poi compresi che la chiave stava nel trovare un diverso atteggiamento, più affettuoso verso la realtà. Gli angeli son più vicini di quanto pensiamo. Ma percepirli è un'altra cosa. Credo che sia davvero una questione di fede, di atteggiamento personale. Oggi la gente è convinta di poter credere soltanto in ciò che vede. Viviamo in una strana epoca in cui siamo circondati quasi esclusivamente da cose create da noi. Tutte immagini di seconda mano, riproduzioni della realtà. Nel mio secondo film l'Angelo Cassiel dice: "Gli uomini credono di aver conquistato il mondo. Ma è il mondo che ha conquistato loro". Molti, troppi di noi hanno dimenticato l'atteggiamento di umiltà rispetta alla creazione. Se si pensa davvero che sia l'uomo l'unico creatore, non rimane molto spazio per alcun tipo di speranza. Né la scienza o la filosofia hanno mai saputo spiegare la vera ragione dell'esistenza. Niente e nessuno c'è riuscito fino ad ora... Un altro aspetto degli Angeli che contiene un messaggio fondamentale è il loro rapporto col tempo. Non ne sono certo ossessionati come noi. Per questo non possiamo comprendere neppure lontanamente la dimensione in cui vivono. L'eternità rende ridicoli i nostri affanni di uomini, perciò gli Angeli non possono che sorridere nel vedere quanti ci sentiamo importanti". (Tratto dall'intervista rilasciata da Wenders all'editore italiano del suo libro "Una volta"). Nei due film di Wenders gli Angeli Damiel e Cassiel assaporano la vita alcune volte piacevole, altre volte triste dell'umanità e scoprendo 1'affetto e l'amore scelgono infine di restare sulla terra. L'originalità recata dagli Angeli di Wenders è la visualizzazione di creature, che dopo millenni trascorsi à proteggere e custodire dall'alto, ora bramano di condividere le angosce del mondo. Gli spiriti celesti Damiel e Cassiel insieme ai loro compagni hanno la funzione di unire gli uomini e di abbattere le barriere tra di essi. Gli Angeli del film sì sono accorti che gli uomini si sono disumanizzati e non riconoscono più il valore delle cose che stanno facendo. Gli Angeli sopra Berlino vogliono condannare un'esistenza frettolosa, superficiale, guidata da falsi idoli. Nel film degli adulti vivono le apparenze e non è un caso che soltanto i bambini, nel primo episodio riescano a vedere gli Angeli è, nel secondo episodio l'Angelo Cassiel appaia in vesti umani per aiutare una ragazzina. La Berlino visitata dagli Angeli è una città simbolo di una condizione umana che nasconde profonde ferite e che portano alla morte fisica e spirituale. A Berlino vi è un'umanità che avendo smarrito la memoria di Dio rende quasi impossibile la missione degli Angeli infatti lo spirito celeste Cassiel nonostante si impegni al massimo non riesce ad evitare un suicidio a differenza invece di ciò che era accaduto nella pellicola americana "La vita è meravigliosa" del 1946 di F. Capra dove Clarence, il Cherubino in attesa delle ali, salva dal suicidio indisperato James Stewart. Il regista Wenders si ispìra al grande poeta Dante Alighieri il quale si fece accompagnare nell'aldilà da Virgilio, così Omero accompagna gli Angeli Damiel e Cassiel tra i "morti del XX secolo". Il discorso di Wénders iniziato con "II cielo sopra Berlino", continua nel successivo film "Così lontano così vicino" dove sono ancora gli Angeli Damiel e Cassiel accompagnati da Raphael a continuare a coinvolgersi nelle vicende terrestri. L'Angelo Damiel ha addirittura presa moglie ed ha una figlia, adesso questi spiriti buoni possono anche vedere i colori, infatti ne "il cielo sopra Berlino" vedevano solo in bianco e nero. Il film nella prima sequenza presenta una frase del Vanfelo: "L'occhio è la luce del corpo: se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto i1 corpo sarà nella luce, ma se il tuo occhio è malato,tutto il tuo corpo sarà nella tenebra" (Lc. 11, 34-35). Adesso che gli Angeli vedono con gli occhi da esseri umani riescono a salvare le esistenze terrestri. In questo secondo film gli Angeli lottano contro un'organizzazione criminale che traffica armi e materiale pornografico. In un passaggio dei film gli Angeli affermano: "Noi siamo i messaggeri non il messaggio", cioè il vero messaggio è quello di Dio di cui essi sono strumenti e non possono mettersi al posto della divinità. Anche l'incarnazione angelica presentata nel film non è assolutamente uguale all'incarnazione del Verbo avvenuta in Cristo Gesù, qui gli Angeli Damiel e Cassiel hanno l'obiettivo dì aiutare le persone che incontrano e sconfiggere i diffusori del male. Il critico cinematografico Luciano Grandi riguardo ai due film di Wenders scrive che essi: "hanno il merito di rinnovare una discussione su un tema troppo spesso lasciato nelle mani di chi ama il sensazionalismo o abbandonato nel limbo- di quella iconografia che ha descritto gli Angeli come esserini imperturbabili e asessuati, privi di qualunque connotazione teologica. L'arte figurativa infatti ci ha tramandato un'immagine eternamente infantile degli Angeli (gli “amorini") più attenti a giocare con i sentimenti degli uomini che a suggerire collocamenti con il fatto religioso". Infatti la grande maggioranza dei films in cui in qualche modo gli Angeli hanno il tono della commedia brillante e non vi è nessuna tensione verso il soprannaturale e nessuna pretesa di approfondimento del ruolo storico di tali spiriti celesti, un esempio di tale cinema è il film del 1990 intitolato "Un angelo da quattro soldi" dove l'autore protagonista Paul Hagan interpreta la parte di un ladro fallito che, giunto nell'aldilà riceve le ali in prova e deve cercare di guadagnarsele con una esistenza meritevole. Venendo ad anni più recenti ci sono alcune pellicole che hanno un lontano richiamo alla potenza evocativa dell'immagine angelica come il film "Edward mani di forbice" (1990) di Tim Burton ove vi è la celebre scena della nevicata grazie alla quale il protagonista crea una statua di ghiaccio a forma di Angelo. Addirittura blasfema è la vicenda del film "The prophecy" (1995) in cui l'attore Christopher Walken nei panni dell'arcangelo Gabriele guida la rivolta delle schiere angeliche contro un Dio ormai stanco e annoiato che è addirittura costretto a servirsi del ribelle Lucifero per tener testa gli spiriti celesti che si sono ammutinati. Steven Spielberg nel 1987 registrò "Ali Ways" che è remake del film "Joe il pilota" del 1943 dove si esalta. l'aviazione americana impegnata in guerra. Anche questo film racconta una storia di aviatori e il suo Angelo è soprattutto un istruttore di volo. A conclusione di questa breve esposizione del tema angelico del cinema è doveroso ricordare l'opera del regista polacco Kyes Lowisky intitolata "decalogo" in cui in otto dei dieci filmati appare un personaggio che si limita ad assistere agli avvenimenti, rimanendo silenzioso accanto ai protagonisti. In tal modo Kyes Lowisky ha voluto, attraverso questa personaggio silenzioso, indicare la partecipazione di un inviato di Dio sempre accanto ai protagonisti e che diviene testimone della fatica della ricerca umana dell'infinito. Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.) |
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