Alcuni grandi pensatori e gli Angeli |
Se osserviamo l'affresco del pittore Francesco Traini nella Chiesa di Santa Caterina a Pisa raffigurante il "Trionfo di San Tommaso", notiamo come il grande teologo domenicano abbia, per così dire, alle sue spalle un intero mondo spirituale angelico che pensa con lui. Una comunità di spiriti celesti partecipa alla sua opera, anime umane santificate ed esseri delle Gerarchie angeliche lo illuminano e lo assistono, per cui San Tommaso non ha in fondo che da lasciare irradiare sulla Terra quanto solennemente e grandiosamente vive in quel mondo celestiale. In tal modo la conoscenza superiore, attraverso uomini illuminanti, passa dal mondo celeste alle persone che sulla terra sono disposte ad accoglierla. I veri geni dell'umanità, gli autentici pensatori sono coloro che fanno da tramite tra le Verità celesti e le altre menti umane terrestri. Oggi il dramma della cultura è proprio questo: ... ci sono molti scienziati e filosofi che sono atei, sono i sapienti e gli intelligenti solo secondo il mondo, essi, ingannandosi, in ogni cosa credono di potersi affidare alla loro solo intelligenza per produrre storia e vero progresso umano. Costoro sono chiusi ad ogni rivelazione celeste, hanno certamente un alto quoziente intellettivo ma non hanno umiltà e saggezza, accettano di non sapere ancora tutto, ma sono certi che prima o poi qualcuno di loro, magari tramite esperimenti di laboratorio, scoprirà ciò che manca alla conoscenza umana. L'intervento di Dio nella storia umana, pertanto, li lascia indifferenti o peggio li trova ostili. Quanti pensatori atei o agnostici non ci tengono ad essere illuminati dalle Gerarchie angeliche celesti, soprattutto là dove l'illuminazione richiederebbe anche conversione dei costumi corrotti e impegno morale. In realtà tutti i grandi pensatori, coloro che hanno dato un fondamento culturale profondo alla fede cristiana; nelle loro speculazioni non hanno mai escluso 1'angelologia per la comprensione della vera natura dell'universo. Lo Pseudo Dionigi 1'Aeropagita (inizio del VI secolo) è autore del trattato "De Coelesti Hyerarchia", nel quale viene esposta una dottrina sugli Angeli che fu alla base dell'angelologia medioevale. Secondo la mente dello Pseudo Dionigi, gli esseri spirituali del regno celeste vengono raffigurati sotto la forma di esseri umani e di altre creature sconosciute dall'uomo per due motivi: il primo è quello di aiutarci a concepire queste creature che sono in realtà senza forma, il secondo motivo per affermare la sacra e segreta verità ché concerne le menti soprammondane, di per sé inaccessibili alla moltitudine. Per lo Pseudo Dionigi, gli Angeli, similmente a Dio stesso, sono in realtà indescrivibili ed i teologi, tuttavia, nell'intento di rendere agli uomini apprendibile la loro realtà celeste, fanno impiego di forme simili e dissimili, le prime per aiutare il nostro intelletto, le seconde per indicare che gli esseri celesti non sono realmente simili al nostro ambiente familiare, onde "non permettere alla nostra parte mondana di restare fissata sulle immagini più vili". La Pseudo Dionigi definisce le Gerarchie angeliche come un "certo sacro ordine generale; un'immagine della suprema divina pienezza, ministrante e misteri della sua propria illuminazione in ranghi di gerarchie e di intelletti, e simili al loro proprio Capo secondo le divine leggi". L'illuminazione divina passa immediatamente sugli Angeli e dalle loro manifestazioni giunge a noi. Così, come stabilisce la parola di Dio; venne data legge agli Angeli, che di rimando compiono i loro uffici presso il Padre in diversi modi. Lo Pseudo Dionigi afferma che la parola di Dio ha designato l'intera coorte degli esseri celesti come composta di nove ranghi, i cui appellativi mostrano le loro 'funzioni: "Queste il nostro iniziatore divide in tre ordini tripartiti". Questi tre ordini tripartiti sono come primo: Troni, Cherubini e Serafini, come secondo: Virtù, Dominazioni e Potestà, come terzo: Angeli, Arcangeli e Principati. I membri di ciascun gruppo sono di uguale rango e il primo gruppo sta immediatamente intorno ai trono di Dio. I dettagli di questo schema di angelologia vengono ricavati da Ierateo, un monaco di Edessa del V secolo. Lo Pseudo Dionigi dichiara che la designazione di Serafini denota che "essi sono fiammanti ed ardenti". Quella di Cherubini denota una "pienezza di conoscenze e un torrente di sapienza". L'appellativo di Troni denota la loro "manifesta esaltazione sopra ogni lassa inferiorità". Quindi il primo Ordine di Esseri celesti comprende i più alti esseri angelici che siano costituiti immediatamente intorno a Dio e questi sono i primi a ricevere le divine manifestazioni e perfezioni. Il secondo Ordine degli Esseri celesti è formato da Virtù, Potestà e Dominazioni. La denominazione di Virtù denota: "una certa elevazione al di sopra di ogni schiavitù, libera di ogni bassa servilità". La denominazione di Dominazioni denota: "la bellezza inconfondibile dell'ordine nei riguardi della divina partecipazione". Questo secondo Ordine angelico riceve l'illuminazione divina attraverso il primo Ordine angelico. Il terzo Ordine delle Gerarchie angeliche comprende i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli. La denominazione di Principati, secondo lo Pseudo Dionigi manifesta: "la loro funzione regale e direttiva e il loro essere interamente volti ai Principe sovrano, mentre guidano gli altri in modo regale e sono formati per quanto possibile secondo la Sua stessa Regalità di sé diffusiva". Gli Arcangeli sono dello stesso rango dei Celesti Principati, ma come ogni gerarchia possiede poteri di primo, medio e ultimo grado, l'Ordine degli Arcangeli occupa la posizione intermedia fra i Principati e gli Angeli che sono l'ultimo Ordine degli esseri celesti e sono maggiormente coinvolti nelle cose del mondo. Lo Pseudo Dionigi si richiama alla concezione ebraica degli Angeli reggitori delle Nazioni, come affermato dal Libro del Deuteronomio. L'allontanarsi delle Nazioni dalle vie della divina illuminazione non è dovuto ad un errore degli Angeli-guida, ma al fatto che le Nazioni cadono fuori della loro stessa guida, volta a condurle verso l'Essere Divino, in seguito all'orgoglio e all'egoismo e alla loro irrazionale venerazione di cose che appaiono loro degne di Dio. Un altra grande pensatore che si interessò di angelologia fu il papa Gregorio Magno (540-604 d.C.), tanto che lo storico Harnack affermò che la fede di Gregorio nell'esistenza e attività degli Angeli e dei demoni è così entusiasta al punto che può essere definito "Doctor angelorum ". Il suo insegnamento sugli spiriti celesti è ampiamente sviluppato nel trattato "Sul libro di Giobbe" e nelle sue "Omelie sui Vangeli". Per San Gregorio gli Angeli sono i `figli di Dio" a cui si riferisce il libro di Giobbe 1, 6 e ss. Ed egli si domanda come gli Angeli possano stare alla presenza di Dio e nello stesso tempo essere invitati ad assistere gli uomini. Questa difficoltà è superata, afferma San Gregorio Magno: "Se pensiamo quanto grandemente è sottile la natura angelica. Perché essi non si staccano mai dalla visione di Dio, in modo da venir privati delle gioie della contemplazione interiore; se infatti, quando essi discendono, perdessero la visione del Creatore, non avrebbero mai osato scendere, né annunciato la verità a coloro che sono nell'ignoranza, e non potrebbero offrire ai ciechi questa fonte di luce, di cui, dipartendosene, verrebbero essi stessi privati". II Santo papa rileva che gli uomini sono circoscritti nello spazio e che "gli spiriti degli Angeli sono anch'essi limitati dallo spazio, quantunque la loro conoscenza si estenda molto oltre la nostra, senza paragone; poiché essi si espandono per conoscenza esterna ed interna, dal momento che contemplano la vera sorgente stessa di ogni conoscenza". San Gregorio ritenne che gli Angeli fossero di costituzione mutevole, in modo da poter essere radicati nel bene, o allontanarsene secondo la propria decisione, me, egli dice, poiché gli Angeli buoni "umilmente hanno prescelto di stare congiunti a Lui, da cui furono creati, superarono la mutevolezza che era in loro, rimanendo immutabilmente fermi, per moda che essi meritarono di sollevarsi sulla fatalità del mutare, a cui sarebbero stati soggetti secondo la loro natura". Nella sua esposizione di Luca 15, 1-10, San Gregorio, secondo la Pseudo Dionigi, riconosce la struttura gerarchica di nave ordini celesti: Angeli, Arcangeli, Potestà (Virtù), Dominazioni, Principati, Virtù, Troni, Cherubini e Serafini. In una delle sue Epistole, San Gregorio si riferisce alla diversità di rango tra gli Angeli, e dopo aver trattato della diversità degli ordini della Chiesa e nello Stato, afferma: "che la creazione non possa venir governata o vivere in una condizione di assoluta eguaglianza ce lo dice l'esempio degli eserciti divini, ove si vede che vi sono Angeli ed Arcangeli, ed è così manifesto che essi non sono uguali ma in potere e dignità uno differisce dall'altro". Secondo il nostro autore è il giù basso Ordine di esseri angelici che viene inviato a proteggere l'uomo, mentre i più alti ordini rimangono usualmente alla divina presenza". Sant'Isidoro di Siviglia (560-636) è stato un pensatore molto stimato. Riguardo all'angelologia egli afferma che gli Angeli vengono così chiamati perché essi annunciano 1a volontà del Signore al popolo, per cui la designazione di Angelo è il nome di una funzione, non della loro natura. Sant'Isidoro sottolinea che essi sono, in generale, spiriti ma quando vengono inviati vengono chiamati Angeli. La licenza dei pittori attribuisce loro ali per significare il loro potere di rapido movimento, egualmente come nella storia dei poeti i venti, per la loro rapidità, vengono detti: "avere le ali". Così la Sacra Scrittura parla di Dio come di "Colui che cammina sulle ali dei venti". Il Vescovo di Siviglia descrive il significato dei nove Cori angelici. Gli Angeli sono così denominati perché sono inviati dal cielo ad annunciare cose celesti all'uomo, il loro nome significa messaggeri, ed annunciano cose di minore importanza, mentre gli Arcangeli ne proclamano di maggiori. Che gli Arcangeli siano posti sopra gli Angeli si vede dalla narrazione del profeta Zaccaria. Certi Arcangeli hanno speciali nomi, che indicano le loro mansioni: Gabriele significa "Vigore di Dio" ed è inviato quando Dio vuole manifestare il suo potere come nell'Annunciazione a Maria, Michele significa "Chi è simile a Dio?", quando questo Arcangelo è inviato si scatena sempre qualcosa di meraviglioso, Raffaele significa "cura o salvezza di Dio" e questi viene inviato da Dio quando vi è necessità di arrecare la guarigione. Le designazioni di Troni, Dominazioni, Principati, Virtù e Potestà, coi quali 1'apostolo Paolo abbraccia l'intera società celeste, stanno ad indicare le varie dignità degli Angeli. Le Potestà sono quelle attraverso cui vengano compiuti segni e miracoli nei mondo; le Autorità sono quelle alle quali sono soggetti gli spiriti malvagi che così non possono danneggiare l'umanità come a loro piacerebbe; i Principati dispongono gli Angeli loro sottoposti affinché possano eseguire i loro compiti; le Dominazioni sono quelle che sorpassano per dignità le Potestà e i Principati. I Troni sono i ranghi degli Angeli sui quali presiede direttamente il Creatore e attraverso i quali egli esegue i suoi giudizi. 1 Cherubini, il cui nome significa "pienezza di conoscenza", sono gli Angeli più sublimi, che, in seguito alla loro vicinanza a Dio, ne derivano anche la maggiore saggezza. 1 Serafini sono una moltitudine di Angeli i1 cui nome significa "ardenti o roventi" perché non vi sono altri Angeli che stiano fra loro e Dio e di conseguenza essi sono quelli maggiormente infiammati della luce divina. Un altro notevole pensatore è San Giovanni Damasceno (nato nel ?54) che nella sua opera "Esatta esposizione della fede ortodossa" ci offre un sommario delle dottrine teologiche sostenute dai più notevoli Padri dei secoli precedenti come Gregorio Nazianzeno, Basilio il Grande, Gregorio Niceno, Cirillo di Alessandria e Leone Magno. Secondo San Giovanni di Damasco, un Angelo è un essenza incorporea ed intelligente, in perpetuo moto, dotata di libero volere, che ha ottenuto per grazia una natura immortale ed è al servizio di Dio. Paragonata alla natura di Dio, che in realtà è i1 solo essere immateriale ed incorporeo, quella angelica è densa e materiale. Secondo il Damasceno gli Angeli possono essere soltanto in un luogo alla volta: se sono in cielo non sono sulla terra; se inviati da Dio in terra non rimangono in cielo, non vengono frenati da mura o porte, sbarre o catene; gli Angeli sono completamente liberi in ogni movimento. Per il teologo siriano, in un certo senso essi sono localizzati: "Dato che essi sono menti si trovano in luoghi mentali e non sono circoscritti dalla forma di un corpo. Perché essi non hanno una forma corporea per natura, ne sono estesi in tre dimensioni. Ma a qualsiasi parte possano venire assegnati, là essi sono presenti secondo il modo della mente, e là essi dispiegano la loro energia, ma non possono essere presenti e dispiegare 1e loro energie in vari luoghi nello stesso tempo". Per il nostro autore gli Angeli sono "i guardiani delle divisioni della terra e sono disposti su Nazioni e Regioni assegnate ad essi dal Creatore. Per quanto riguarda la creazione degli Angeli, il Damasceno afferma che taluni come Gregorio Nazianzeno dicono che essi esistevano prima della creazione di altre cose, infatti, per Gregorio, i poteri angelici e celesti furono i primi ed il pensiero era la loro specifica funzione. Per altro verso, altri autori ritengono che essi fossero stati creati dopo il primo cielo, ma tutti sono d'accordo nel ritenere che la loro concezione fu prima della creazione dell'uomo. Altro grande teologo che si interessò agli Angeli fu Sant'Anselmo (1033-1104) ritenuto uno dei fondatori della Scolastica medioevale: La sua dottrina concernente gli Spiriti celesti è contenuta nel trattato "Cur Deus Homo": È importante rilevare che Sant'Anselmo ammette l'esistenza degli Angeli secondo la Bibbia ma non ci offre una dottrina dettagliata concernente l'origine, i modi delle manifestazioni e delle operazioni degli Angeli sull'uomo, come quella che noi troviamo nei grandi teologi dei primi 5 secoli. Ammettendo l'esistenza degli Angeli come un fatto indiscusso, Sant'Anselmo si riferisce ad essi per lo più trattando della questione della posizione occupata dall'uomo rispetto agli angeli dopo la cauta di una parte delle schiere angeliche. Secondo Sant'Anselmo l'uomo fu creato da Dio per riempire il vuoto lasciato nella città celeste dalla defezione di Satana e dei suoi alleati, come anche per incrementare il numero di nature differenti nella creazione. É importante rilevare che Sant'Agostino aveva pensato sostanzialmente la medesima cosa e riteneva che il numero degli uomini eletti non potesse risultare inferiore a quello degli angeli decaduti, ed è Sant'Anselmo a dimostrare che non vi è ragione di ritenere che il numero degli uomini salvati non possa essere anche considerevolmente maggiore degli Angeli disobbedienti. "Noi non dobbiamo dubitare - argomenta Sant'Anselmo - che fosse previsto da Dio che la natura razionale, la quale è o dovrà venire beneficiata dalla contemplazione di Dio, debba consistere di un certo numero ragionevole e perfetto; per cui quegli Angeli che caddero furono o fatti in modo da rientrare entro questo numero, o perché superavano questo numero non avrebbero potuto continuare a sussistere, ma avrebbero dovuto di necessità cadere; supposizione che è assurda... Dal momento, quindi, che essi furono fatti in tal numero, o il loro numero doveva venire necessariamente ricostruito, o la natura razionale sarebbe rimasta imperfetta quanto al suo numero mentre era previsto che avrebbero dovuto esistere in un numero perfetto, ciò che non può essere... È necessario, perciò che il numero venga ricostruito con l'umana natura dal momento che non ve n'è altra che non possa farlo. Sant'Anselmo si occupa della questione se vi saranno più uomini perduti di quanto non furono gli angeli cattivi che caddero ed argomento: "Se gli Angeli, prima che alcuni di essi cadessero, costituivano quel perfetto numero di cui abbiamo parlato, gli uomini sono stati fatti solamente per prendere il posto degli Angeli caduti, ed è chiaro che essi non sono più numerosi di quanto quegli fossero. Ma se questo numero non si trova in tutti quegli Angeli insieme, intendo il numero di coloro che perirono, il numero che era prima della caduta deve venire rimpiazzato dall'uomo; e vi saranno più uomini eletti che angeli reprobi. E così diremo che l'uomo fu creato non soltanto per restaurare il numero diminuito, ma per perfezionare il numero già imperfetto"_ Un. altro aspetto toccato da Sant'Anselmo in favore della concezione che gli uomini non furono fatti soltanto per prendere il posto degli angeli reprobi, ma piuttosto per colmare il numero imperfetto degli spiriti celesti è che secondo questa teoria, sarebbe impossibile per l'uomo eletto "di esultare" in quanto egli troverebbe il proprio gaudio nella perdizione degli angeli. In conclusione l'insegnamento di Sant'Anselmo nei riguardi degli Angeli, per quanto esso possa essere interessante, non porta un vero contributo significativo per l'angelologia, come invece vedremo in seguito dettagliatamente per quanto riguarda sia San Bernardo che San Tommaso d'Aquino. Il suo insegnamento ci mostra quanto intensamente reali fossero gli Angeli per Sant'Anselmo e per gli altri grandi pensatori del Medioevo. È stato molto acutamente affermato che, a quell'epoca, gli uomini comparati con gli Angeli erano considerati soltanto in dappiù a un supplemento agli spiriti celesti. Pietro Lombardo (1100-1160) fu tra i primi teologi dell'Università di Parigi e divenne Vescovo di quella città nel 1159. É chiamato "magister sententiarum" per il suo manuale teologico "Libri quattuor sententiarum" che tentano di esplicare l'intero corpo dottrinale del Credo cattolico. Pietro Lombardo afferma che le creature razionali si dividono in due categorie: le creature incorporee e quelle corporee; le prime sono chiamate Angeli, le seconde uomini e sono dotate di anima e carne. Sia gli Angeli, sia gli uomini furono creati per lodare, servire e rallegrare Dio; gli uomini, inoltre, furono creati per riparare la perdita causata dal peccato degli Angeli. La questione teologica di quando gli Angeli fossero stati creati è sempre stato un argomento molto dibattuto e, Pietro Lombardo, lo tratta in maniera considerevole. Egli ricorda che alcuni autorevoli teologi suggeriscano che gli Angeli siano stati creati prima di ogni altra realtà creata. Egli; dopo aver richiamata gli argomenti a favore e contro tale ipotesi, conclude affermando che la creazione angelica e quella corporea furono tratte in essere nel medesimo tempo, Quanto al luogo, il Lombardo afferma che gli Angeli furono creati in cielo, ma non nel più basso cielo o firmamento, di cui si narra nella Bibbia, ma nel cielo più alto e più splendido chiamato Empireo. Al momento della loro creazione, agli Angeli furono assegnati quattro attribuii: la semplice essenza, che è indivisibile e immateriale; la distinzione della personalità; la memoria e il valore, cioè la scelta; ed infine la libertà di volere, cioè la facoltà di volgere la loro volontà tanto al bene quanto a1 male. Secondo Pietra Lombardo gli Angeli differiscono tra di loro perché alcuni hanno una forma migliore e sano più leggeri ed agili di altri; inoltre, per il nostro teologo, tutti gli Angeli furono creati buoni, cioè innocenti, ma non egualmente giusti e Dio lasciò del tempo tra la creazione e la caduta, infatti, durante questo periodo essi poterono peccare o non peccare. Pietro Lombarda oppone le sue ragioni a coloro che dicono che alcuni degli Angeli furono creati malvagi, affermando che Dio Creatore non avrebbe potuto essere l'autore del male. Sant'Alberto Magno (1205-1280), chiamato "doctor universalis", cerca di provare l'esistenza degli Angeli con un gran numero di argomenti. Il numero degli Angeli, egli dice, ci è sconosciuto ma, come afferma Sant'Agostino, il pasta degli Angeli decaduti deve venire colmato dagli uomini redenti e la gradazione dei ranghi esiste sia fra gli Angeli buoni che fra quelli malvagi. Per Sant'Alberto Magno, un Angelo non può essere in terra e in cielo nel medesimo momento, inoltre essi sono semplici sostanze incorporee ma possono anche assumere sembianze corporee, non per i loro interessi ma per l'utilità degli uomini. Le forme che gli Angeli assumono sono in accordo con il fine che essi debbono raggiungere, ad esempio se vengono inviati a proteggere l'uomo da un pericolo, essi assumono la forma di guerrieri. I carpi assunti dagli Angeli sono formati di etere o pura aria che essi hanno il potere di condensare senza mescolarla con un altro corpo. I corpi degli Angeli sono anche così reali che, come mostrano le narrazioni dell'Antico Testamento, hanno la facoltà di mangiare, infatti gli Angeli hanno in realtà tutti gli organi del corpo umano, che assumono, non per essi, ma per le necessità del loro ministero presso gli uomini. Quando il ministero di un Angelo, per il quale egli aveva assunta un corpo, è finito, il corpo si dissolve nella materia di prima, cioè aria. Questo avviene perché la condensazione del corpo assunta dall'Angelo non è una qualità naturale, ma qualcosa di fittizio che è tenuto insieme dal potere dell'Angelo che assume il corpo. Di conseguenza, quando lo Spirito celeste scompare, non si conserva più a lungo la forma del corpo da lui assunta. La missione degli Angeli custodi o guardiani è fortemente affermata da Sant'Alberto, sembra, egli dice che anche lo stesso Gesù avesse il suo spirito guardiano. Giovanni Duns Scoto (1265-1308) conosciuto come "doctor subtilís", fu un eminente teologo francescano. Molti dei suoi insegnamenti sugli Angeli furono dati nei "Commentari alle sentenze di Pietro Lombardo". Le concezioni di Lombardo e di Scoto coincidono praticamente su tutti í punti sostanziali della dottrina angelologica. Ulteriori questioni, tuttavia, vengono poste e risolte con una quantità di dettagli che, difficilmente, potrebbero riuscire interessanti alle menti odierne. Quasi ogni questione sugli Angeli viene pasta e risolta can riferimenti a tutte le grandi personalità teologiche della Chiesa. Si trovano questioni come: "Se un Angelo può essere in un luogo?", "se due Angeli possano essere nello stesso luogo e nel medesimo tempo?". In conclusione tutte queste questioni e le relative argomentazioni ci dimostrano quanto concreti gli Angeli fossero per i più grandi pensatori della teologia cattolica e can quanta cura e dottrina venisse da loro discusso e considerata ogni aspetto dell'esistenza degli Spinti celesti. Oggi, il ricordare che le più eccelse menti dell'umanità abbiano dedicato molto del loro tempo e delle loro energie a riflettere sugli Angeli, mette in evidente sconforto nel pensare che, da parte di numerosi uomini di Chiesa, Vescovi compresi, il tema angelologico sia considerato letteratura fiabesca. Non sono gli Angeli lontano da noi, ma sono le menti poco intelligenti di molti a non considerarli nella loro importanza. Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.) |
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