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Il potere malefico dei demoniE' ben certo che il diavolo, perdendo la grazia, cadendo dal Cielo, non ha perduto la sua potenza e le sue facoltà naturali, e che egli continua ad avere lo stesso modo di operazione di prima. Solamente lo stato di dannazione, di separazione irrevocabile con Dio, dove egli si trova, ha legato in qualche maniera e la sua potenza e la sua penetrazione. Dapprima, come l'abbiamo dimostrato, il diavolo non intende niente ai misteri della grazia, che per essi sfuggono ad ogni intelligenza creata, e che sono in opposizione radicale con lo spirito superbo e ribelle. Mentre Nostro Signore era sulla Terra, il diavolo non poteva cogliere in Lui il legame segretissimo che unisce la natura umana alla natura divina. Egli non vedeva in Lui che l'uomo; egli non poteva sapere d'una scienza certa ch'egli aveva a che fare col Figlio coeterno di Dio.

A momenti, egli lo indovinava congetturalmente con certi segni; ed è così che i demoni se ne fuggivano dai corpi dei posseduti gridando: "Che c'è tra voi e noi, o figlio di Dio?" (Mt.8,29). Ed ancora questa locuzione non implicava una nozione esatta della seconda Persona divina. Il più spesso, l'aspetto abbassato ed umiliato di Nostro Signore confondeva e metteva fuori strada questo Spirito di orgoglio; ed egli non sapeva più a cosa attenersi a suo riguardo. Quando il diavolo spinse gli Ebrei a crocifiggere Nostro Signore, è certo, secondo San Paolo, ch'egli ignorava Colui sul quale andavano a portare i colpi del suo furore cieco: "Perché se essi avessero conosciuto il Dio di ogni gloria, ci dice l'Apostolo, essi non l'avrebbero crocifisso" (1 Cor.2,8).

Tale fu il diavolo intorno a Nostro Signore mentre Egli era sulla Terra, tendendogli delle imboscate, ruggendo intorno a Lui, esplorando il mistero nascosto nella Sua persona, attaccandolo, poi ritirandosi con una specie di strategia, infine sottoponendolo alla pietra di paragone del dolore e della morte; Tale egli è, custodite tutte le proporzioni, intorno ad ogni santo, ad ogni eletto. Non più di quanto egli non penetrò il mistero della filiazione divina in Nostro Signore, non più egli non conosce il mistero di elezione e di predestinazione che è nascosto in Dio prima di tutti i secoli e che si realizza nel tempo. Egli non sa, non può sapere quali sono gli eletti di Dio. Si urta forzatamente alla volontà che Dio ha di salvarli; egli corre incontro ad una sconfitta immancabile. Egli crede di poter inghiottire il Giordano, ci dice Giobbe. Vana pretesa! A lui il mondo, il mare tumultuoso; il Giordano, quelli che sono nati da Dio, gli sfugge. Egli non sa inoltre chi è in stato di grazia, chi non lo è. Egli non sa fin dove ha penetrato la delazione del peccato; egli ignora quello che accadde nella coscienza del penitente tra Dio e lui. Egli riconosce i suoi dalla facilità con la quale essi lo seguono. Non esageriamo dunque l'idea che possiamo avere della penetrazione del diavolo. Tutto l'ordine soprannaturale gli è chiuso a doppia chiave. E l'orgoglio che acceca questa potenza formidabile la rende capace di tutte le sinistrerie e di tutte le maldicenze.

Che rimane del diavolo? Una penetrazione naturale contro la quale sarebbe molto temerario non mettersi in guardia. Grazie a quella sottigliezza che gli permette di insinuarsi fino alle frontiere dell'anima e del corpo, e di esplorare le influenze e le reazioni che si scambiano tra queste due porzioni del nostro essere, il diavolo conosce a fondo le nostre attitudini, le nostre propensioni, le nostre simpatie ed antipatie, il difetto dominante, il punto debole del posto, la strada da seguire per insinuarci un sentimento che ci padroneggerà ad un dato momento.  Egli può ugualmente infiammare l'immaginazione con le rappresentazioni più diverse, e suscitare le passioni con delle eccitazioni sensuali. Questa potenza è grandemente da temere; occorre che Dio la tenga in briglia, e ci sostenga interiormente con la sua grazia perché noi possiamo resistervi. Impregnata di peccato, come dice San Paolo, la carne è sua alleata; il mondo, dove regna la triplice concupiscenza, è il suo proprio dominio, "totus in maligno positus" (1 Gv.5,19). La sua azione tentatrice viene a rinforzare le seduzioni della carne e gli intrattenimenti del mondo. Egli è per qualcosa in ogni peccato, nel senso che ogni peccato è una imitazione e come uno sviluppo del peccato primitivo commesso su sua istigazione. Ma non sarebbe vero dire che tutti i peccati sono il risultato delle sue suggestioni dirette. Troppo spesso l'uomo si basta, purtroppo!, a se stesso per sedursi e distogliersi da Dio.

Questo è un semplice scorcio della potenza malefica del diavolo per la nostra perdizione; noi potremo ritornarci più tardi. Aggiungeremo solamente alcune parole sull'azione di questa potenza nel mondo materiale. Il diavolo conserva la sua facoltà di agire sottilmente sulle creature che lo compongono. Ma Dio non gli permette di dispiegare questo potere che in un ordine di giustizia, e lo contiene in dei limiti invalicabili. Si vedono apparire nell'Apocalisse quattro Angeli che stanno sull'Eufrate, e che, slegati per un permesso divino, uccidono la terza parte del genere umano. Si possono riconoscere in essi i cattivi Angeli. E' incontestabile che se Dio permettesse al diavolo di agire a modo suo, in un colpo d'occhio egli svuoterebbe la Terra e la strapperebbe dalla sua orbita!

Gli antichi vedevano nei flagelli la mano dei cattivi Angeli.  Testimone Tertulliano nel passo seguente, la cui concisione ed il vigore sono incomparabili: "Il loro scopo è il rovesciamento completo del genere umano. All'inizio, la loro malizia si è svelata con la caduta del primo uomo. Ora essi infliggono al suo corpo delle malattie ed ogni specie di accidenti odiosi, essi fanno subire alla sua anima dei trasporti subitanei e straordinari. La sottigliezza della loro natura dona loro un accesso facile presso la doppia sostanza dell'uomo. Non si saprebbe dire fin dove si estende la malizia di questi Spiriti: Sfuggendo ai sensi ed alla vista, essi manifestano la loro presenza, non con la loro azione, ma per gli effetti che producono. Se un soffio deleterio si attacca agli alberi fruttiferi ed alle case, marcisce i germi, dissecca i fiori, impedisce la maturazione; se l'aria si trova alterata senza ragione ed espande dei vapori pestilenziali, li si riconosce là. Da questa stessa influenza oscuramente corruttrice, essi pervertono l'anima dell'uomo, ed agitano con dei furori, con delle vergognose follie, con delle passioni crudeli, con degli errori senza numero; essi sanno così bene prenderli e circonvenire, ch'essi si fanno offrire da lui dei sacrifici umani di cui si rifocillano con voluttà. Ma il loro pasto più delicato è di distogliere l'uomo con dei falsi prodigi dal pensiero del vero Dio".

Come si vede, il vecchio autore africano aveva una larga idea del potere del diavolo e dei suoi consociati. Malattie, accidenti luttuosi, frenesia e follia, flagelli di ogni genere, filossera e peste, dappertutto dove egli vedeva rotto l'equilibrio del mondo, egli supponeva la loro azione oscuramente corruttrice. Senza dubbio questi incidenti diversi possono non essere sempre fatto dei demoni; ma anche essi possono esserlo e questo basta. Nulla arriva senza causa; e la natura tutta sola non spiega niente.

 
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