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Angeli e uomini1. I collaboratori della Provvidenza. Come l'abbiamo già diverse volte notato, la Rivelazione inquadra soprattutto gli Angeli nella loro relazione con gli uomini. Dio ha così voluto; Egli ha parlato per mostrarci la strada da seguire e non per soddisfare una vana curiosità L'intervento degli Angeli in nostro favore corrisponde, d'altronde, ad una legge generale del governo divino. L'uomo, con la sua natura spirituale e, soprattutto, con il suo fine soprannaturale, è direttamente orientato verso Dio. Parte essenziale del mondo, voluto ed amato per se stesso, ognuno di noi si trova oggetto di una provvidenza particolare; si comprende allora che Dio impiega in nostro favore dei mezzi speciali tanto più necessari ed efficaci in quanto noi siamo più indeboliti dal peccato originale. Infine, l'aiuto portato dagli Angeli discende direttamente dal loro posto nel mondo naturale e soprannaturale, dalle loro qualità di creature superiori come pure della carità che li riempie. Dove trovare ...

...  nella Creazione degli agenti più soffici, più rapidi, più potenti? Dove trovare soprattutto dei collaboratori più devoti al servizio di Dio, di Cristo e dei loro fratelli? San Bernardo li descriveva così in una conferenza ai suoi religiosi: Ecco il triplice legame che, dall'alto dei Cieli, attira la carità sovreminente degli Angeli e la porta a consolarci, a visitarci, ad aiutarci per Dio, per noi e per essi stessi.

Per Dio: essi imitano la grande misericordia, di cui Egli ci circonda. Per noi: la nostra rassomiglianza con essi eccita la loro compassione. Per se stessi infine: Essi si augurano ardentemente di vederci colmare i vuoti formati nei loro ranghi, perché le labbra dei bambini, sempre nutriti di latte e non di alimenti solidi, devono completare il concerto destinato a celebrare la maestà divina. Gli Angeli l'hanno incominciato, e, in queste primizie, essi gustano già una dolce felicità. Ma essi ci aspettano con un'avidità tale, spinti dal desiderio di vedere questo perfetto concerto.

Questa fretta nel servirci è una fretta gioiosa, perché la gioia è figlia della carità, e la gioia perfetta sgorga dalla carità perfetta. Nulla manca alla felicità degli Spiriti che non smettono mai di contemplare le profondità della divinità, anche quando esercitano sulla Terra la loro azione soccorritrice; è, comunque, una nuova fonte di gioia per essi, la gioia dell'apostolo, la gioia di contemplare l'accrescimento del Regno di Dio, la gioia del pentimento del peccatore e della perseveranza dei giusti (Lc.15,10). Nessuna tristezza verrà ad oscurare il loro apostolato. Nella Città santa, nella Gerusalemme celeste, non vi sono più né lutto, né urla, né dolore (Apoc.21,2-4); il segreto della felicità sovrana è nella contemplazione ininterrotta della volontà di Dio; nell'adesione al piano di Dio, cui nulla sfugge, volendo il bene, lasciando fare in parte il male. La vostra volontà sia fatta sulla Terra come quella già fatta in Cielo.  E quali che siano le colpe del suo protetto, l'Angelo custode riconosce, finalmente nel suo insieme, l'ordine della divina Provvidenza; egli loda e benedice, in tutte le cose, la saggezza dei consigli divini.

2. Gli Angeli Custodi. a) La loro esistenza. Che Dio utilizzi, di fatto, gli Angeli per la salvezza degli uomini, è una verità che per non essere stata definita solennemente nondimeno appartiene alla fede cattolica. Ne abbiamo già rilevato differenti volte le diverse manifestazioni. Col Salmo 15,11-12, il Vangelo parla degli Angeli inviati ai piccoli; e sarebbe troppo lungo rilevare in dettaglio i titoli che i Padri hanno dato loro: tutori, precettori, pastori, guide e compagni, scudi, armature e cinta fortificata, medici e coltivatori, concittadini e mediatori ... La Chiesa ne ha fatto un punto fermo del suo insegnamento corrente, dottrinale e pratico. Le benedizioni del Rituale, i testi del Breviario e del Messale ne testimoniano a sufficienza: Custodes hominum psallimus Angelos ... Noi cantiamo gli Angeli custodi degli uomini che il Padre ha dati per compagni alle nostre deboli nature, perché esse non soccombano alle insidie del nemico (Breviario Romano, 2 ottobre: Santi Angeli Custodi, Inno nel Mattutino e nei Vespri). La devozione popolare stessa completa di fornirci la prova. Dal suo lato concreto e familiare essa è rimasta viva nel mondo cristiano. Taluni gli danno un carattere molto utilitario, trasformandola talvolta in semplice mezzo per evitare gli incidenti. Non ci scandalizziamo: è ancora amare il Padre celeste, nel ricorrere, filialmente, ai protettori che Egli ci ha dati. La teologia si è sforzata di precisare questi dati. Le conclusioni ch'essa ci propone non scorrono tutte con lo stesso rigore delle verità di fede; la maggior parte comunque non ne costituisce meno un insegnamento sicuro e benefico per l'anima.

b) Protetti e protettori. L'anima cristiana possiede un diritto particolare alla protezione degli Angeli. Col Battesimo, il bambino diventa, malgrado la sua giovane età, il figlio del Padre, il fratello di Cristo, il tempio dello Spirito; e su questo tesoro gli Angeli vegliano in modo speciale. Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli, perché, in verità vi dico, i loro Angeli in Cielo vedono sempre il volto del Padre (Mt.18,10). Ma tutti gli uomini, senza eccezione, sono chiamati a diventare figli di Dio; tutti, senza eccezione, sono riscattati dal Sangue di Cristo. A tutti, dunque, Dio, invierà i suoi Angeli, cristiani e non cristiani; e quegli stessi che saranno, alla fine, respinti non ne sono esclusi: così fanno meno male a se stessi ed agli altri. I Santi confermati in grazia, e fino a Maria, la Regina degli Angeli, hanno beneficiato di un tale soccorso. Anche se essi non peccavano, occorreva loro progredire incessantemente, ed il loro Custode interveniva, per suggerire un buon movimento, offrire un'occasione di virtù. A Cristo, solo perfetto fin dalla sua concezione, il privilegio di avere gli Angeli per servirlo e non per proteggerlo. Che ad ogni uomo sia destinato un Angelo particolare, lo si può dedurre legittimamente dal carattere dell'azione provvidenziale. Se la debolezza della nostra natura richiede un aiuto, esso ci è accordato in modo conforme alla dignità della nostra persona, alla grandezza della nostra vocazione, sotto la forma di un'amicizia con un Angelo. Nulla per contro di certo, ed anche semplicemente di probabile, sulla scelta degli Angeli impiegati al nostro servizio. Noi siamo troppo poco informati sulle Gerarchie angeliche perché sia possibile di distinguere ancora, con un'interpretazione troppo materiale, in un testo di Daniele (7,1), gli Angeli che assistono Dio senza lasciare il Cielo, e quelli che Lo servono, portando i suoi messaggi sulla Terra. Non si può comunque ammettere, almeno a titolo di ipotesi, una certa corrispondenza tra la perfezione del protetto e quella del protettore? Si spiegherebbe così come Santa Francesca Romana avesse tre Angeli successivi per guidarla nei differenti gradi della sua ascensione spirituale.

c) La custodia degli Angeli. Le modalità d'intervento degli Angeli presso gli uomini sono diverse; esse si illuminano con lo studio delle leggi che reggono i rapporti dello spirito e della materia; e reciprocamente la dottrina rivelata, così come l'esperienza ascetica e mistica dei Santi, aiutano le ricerche di psicologia umana. 1) Spirito e materia. L'Angelo entra in contatto col mondo sensibile con una presenza di azione; non la presenza dell'anima legata al corpo e che forma con lui un solo essere, ma la presenza del puro spirito tanto più abile nel maneggiare uno strumento ch'egli ne è più indipendente e libero.  Già l'esempio dell'uomo mostra quello che può lo spirito sulla materia. La scienza ha disciplinato le forze naturali; la nostra propria volontà si fa obbedire dalle nostre membra; e talvolta degli individui fortemente temperati modellano il loro organismo al punto di rifarsi un nuovo temperamento. L'Angelo possiede una conoscenza ancor più perfetta delle leggi dell'universo; egli sa mettere in contatto e far reagire corpi ed elementi, da questo per lui la possibilità di ottenere dei risultati straordinari ed in apparenza miracolosi. Dio solo può agire direttamente sulla nostra intelligenza; l'Angelo agirà su di essa con l'intermediazione della parte sensibile del nostro essere. Egli può, per esempio, rivestire un corpo preso in prestito come Raffaele (Tob.12,9). Può influire sui nostri sensi e creare una specie di allucinazione. Può soprattutto intervenire nella nostra immaginazione, in questo cratere dove in modo così strano si fondono, si formano e si coordinano le immagini. Normalmente quest'ultima azione ci sfugge perché essa si modella sulla nostra attività naturale; noi chiamiamo ciò, secondo i momenti, sogno profetico, intuizione o presentimento, illuminazione od ispirazione, buon pensiero, idea pia ... Nulla si manifesta senza origine; l'Angelo può esserne stato l'istigatore segreto. Presentare il bene da realizzare non basta, bisogna trascinare verso di esso la volontà; là ancora solo Dio può intervenire direttamente; ma altri mezzi sono a disposizione dell'Angelo. Chi di noi non ha provato l'influenza della sensibilità sulla vita morale? Il turbamento passionale diminuisce la forza di resistenza ed inclina al peccato; al contrario una certa attrattiva facilita la pratica della virtù; l'Angelo, maestro dei nostri umori, provoca in noi le disposizioni favorevoli; noi rimaniamo liberi di seguire o di non seguire il buon movimento così spezzettato, ma siccome il compito diviene più leggero quando la bilancia pende dal lato buono! Che ciò sia per il bene o che sia per il male, noi ci lasciamo fare così facilmente! Se la nostra anima ha bisogno di essere eccitata, essa ha non meno bisogno di essere protetta. La tripla tentazione, della carne, del mondo e del demonio, sveglia il fuoco delle nostre passioni. All'Angelo di neutralizzare le influenze perniciose, di calmare il sangue che bolle, di distogliere le occasioni pericolose, di respingere la potenza diabolica.

2) I nostri Ambasciatori presso Dio. L'azione discendente degli Angeli non deve far dimenticare il loro ruolo ascendente, col quale essi offrono a Dio le nostre preghiere ed i nostri sacrifici. L'idea si ritrova nelle religioni pagane ed in certi sistemi filosofici; nulla di stupefacente, perché essa corrisponde ad una legge naturale e soprannaturale. Ma è il Libro di Tobia (12,12) e l'Apocalisse (5,8; 8,3-4) che la mettono in risalto; così essa è divenuta un luogo comune dell'insegnamento cattolico sulla preghiera, da Origene a San Bernardo, da San Cipriano a Bossuet. Nella Liturgia, il Canone della Messa ne fa menzione, e le preghiere dell'Offertorio parlano di Michele che presenta a Dio le offerte dei Santi. Occorre scoprire là l'esercizio di un ruolo quasi sacerdotale che Dio avrebbe conferito agli Angeli? In sé la cosa sarebbe possibile, ma di fatto è prudente interpretarlo più semplicemente: l'Angelo provoca, sostiene la nostra preghiera e le nostre buone opere, ed egli vi unisce l'appoggio della sua propria intercessione.

3) Morte e Giudizio. La morte fissa il nostro eterno destino; in quel momento decisivo, la missione dell'Angelo custode raggiunge il suo punto culminante; e nelle preghiere degli agonizzanti, la Chiesa l'invoca per respingere gli attacchi che il demonio, nel suo odio, non può mancare di scatenare contro un corpo debilitato, una volontà affievolita ed un'intelligenza oscurata. Lasciamo da parte i quadri che i predicatori, manco fossero tutti dei San Cirillo d'Alessandria, fanno di un giudizio dove Angeli e demoni si lamentano, pro o contro, davanti al tribunale di Dio; sono questi dei mezzi oratoriali legittimi, finché restano discreti, ma che non devono mascherare il vero carattere spirituale ed istantaneo del giudizio particolare. Respingiamo più categoricamente l'idea di un Angelo pesatore di anime, fosse pure egli riprodotto sulle vetrate delle cattedrali; l'Angelo conosce certamente la sorte del suo protetto, ma non tocca a lui giudicarli nel senso proprio; tutto al più può testimoniare, con la sua presenza, quello che Dio ha fatto per quest'anima. L'azione dell'Angelo non cessa probabilmente con la prova del suo protetto. Cristo (Lc.16,22), e, dopo di Lui, la Liturgia, hanno parlato delle anime accolte e portate in Cielo dagli Angeli. Più ancora che un trasporto locale, d'importanza in fondo secondaria, vediamovi un intervento benefico, per esempio sotto forma di illuminazione, che si prolungherebbe in Cielo ed anche, secondo certi, nel Purgatorio.

Le funzioni degli Angeli, nel Giudizio universale, non devono in più essere interpretate in un senso antropomorfico. La voce dell'Arcangelo (1 Tess.4,16) e la tromba dell'Angelo (Mt.24,31; 1 Cor.15,52) non sono da prendere alla lettera. Dio darà probabilmente un certo quadro esteriore nell'ultimo Giudizio; ma questi rimane essenzialmente. La rivelazione eclatante, l'esplosione folgorante di tutto l'ordine e di tutte le armonie del piano divino, svelandosi in un chiarore folgorante davanti alle Intelligenze evocate, per guardarlo e per trovare in quello stesso sguardo, la loro assoluzione o la loro condanna, il loro trionfo o la loro disfatta, la loro umiliazione o la loro glorificazione (Breviario Romano, 29 settembre: San Michele, Vespri, Antifone; Rituale Romano, Preghiere degli Agonizzanti ed Antifona In paradisum; Messale Romano, Messa dei Defunti, Offertorio). In senso lato, si può dire che gli Angeli saranno giudici con Cristo; giudici, con l'esempio della loro fedeltà e degli sforzi, fatti per salvare gli uomini; giudici, anche con l'approvazione ch'essi daranno alla sentenza divina, il cui fondamento apparirà a tutti; e nello stesso senso gli Eletti giudicheranno a loro volta gli Angeli (1 Cor.6,3). Nulla si oppone, infine, a che questi ultimi interpretino, in modo reale, il ruolo di esecutori che, espressamente, attribuisce loro il Vangelo con la separazione dei buoni e dei cattivi (Mt.13,39; 24,31).

3. Gli Angeli delle Comunità. A fianco degli Angeli custodi degli individui, poniamo gli Angeli custodi delle diverse comunità umane. A ben intendere la formula, la salvezza è, in ultima analisi, cosa personale, orientamento ultimo di una libertà che si determina, essa stessa, sotto l'influsso divino. Ma nell'immagine dell'uomo, essere sociale, i mezzi di salvezza sono spesso collettivi. Raggruppamenti e mezzi creano un ambiente, agiscono profondamente sulla nostra vita quotidiana e, di conseguenza, sul nostro destino. Anche essi hanno bisogno di essere governati, sostenuti e protetti. Angeli delle società politiche e dei loro capi, incaricati di promuovere il bene comune; Angeli delle Nazioni, delle Nazioni cristiane soprattutto alle quali Dio confida delle missioni talvolta stupefacenti. Una patria, ed una patria cristiana rappresenta una somma di valori naturali e soprannaturali che valgono la pena  di essere difesi. Va, figlia di Dio, dice San Michele a Giovanna d'Arco, va a risollevare la grande pietà del regno di Francia. E la sua protezione visibile l'accompagna nella cavalcata trionfante e dolorosa. Angelo protettore della Chiesa come prima di Israele (Dan.10,21), Michele, il vincitore del dragone (Apoc.12,7) è onorato di un culto speciale. Angeli delle chiese di pietra, Angeli dei tabernacoli, che assistono rispettosamente al Sacrificio ed uniscono le loro preghiere a quelle dei fedeli. Angeli delle Comunità religiose, che abitano - nel senso che li assistono attivamente - le case consacrate a Dio e le custodiscono nella pace.

4. Gli Angeli nell'universo. E' con una certa riserva che deve essere inquadrata l'azione degli Angeli nel governo dell'universo puramente materiale. La salvezza degli uomini vi è meno direttamente impegnata; anche la Scrittura si tace, ed i Dottori intendono esprimere, piuttosto, delle conclusioni filosofiche anziché la dottrina cristiana. Confessiamolo, il concetto non manca di grandezza, quello di un universo perfettamente gerarchizzato, in cui, la mozione divina si propagherebbe senza discontinuità discendendo la scala degli esseri. Ancora vale meglio non sorpassare i contorni generali della teoria, e soprattutto non deformarla. Non si tratta di fare intervenire gli Angeli arbitrariamente, con una specie di miracolo, o di sopprimere a causa loro le leggi psico-chimiche. L'agricoltore s'inchina con sollecitudine sulle sue piantagioni; egli prepara, sorveglia, favorisce, in una parola governa la germinazione del suo campo; ma è Dio che lo fa crescere (Cor.3,6). L'Angelo presiederebbe allo stesso modo il campo del Signore, che è il mondo, senza turbarne le leggi proprie; inutile ricercare la traccia sensibile del suo intervento regolatore; questo, tutto adattandosi all'ordine materiale, lo depasserebbe.

Piccolo trattato di angelologia (Paul Benois D'Azy - Benedettino)

 
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