Trattato di Angelologia - Invisibile capolavoro di Dio |
a) Al vertice della Creazione. La divina parola e le apparizioni angeliche stabiliscono l'esistenza di esseri immateriali, differenti da Dio e da noi; è possibile scoprire nella parte visibile della creazione un appello, un orientamento, quasi un'esigenza verso questo coronamento puramente spirituale? 1) Influenzati da un ambiente laico che ha cacciato Dio dall'Universo così come dallo Stato o dalla Scuola, noi siamo divenuti meno sensibili alla gradazione ed alla gerarchia degli esseri; e comunque i differenti regni della natura non appaiono come i riflessi variegati dell'unica luce di Dio? Le sfumature si susseguono in modo continuo, dall'atomo inerte, che possiede la ricchezza fondamentale dell'esistenza, fino all'uomo in parte distaccato dalla materia, dalla sua intelligenza. Un colore ed il più ricco di tutti mancherebbe, sembra, a questo arcobaleno, se, al di sopra della materia, al di sopra dell'uomo che è spirito e materia non trovassero posto i puri spiriti, immagini lette ... ...,perfette di un Dio che è Spirito ed agisce in Spirito. 2) Con la più grande perfezione dell'universo, la più grande dignità dello spirito umano sembrerebbe richiedere la presenza degli Angeli. L'uomo presenta il doppio carattere che ha tanto colpito Pascal: da un lato, la grandezza dello spirito, immagine di Dio; dall'altro, la debolezza di questo stesso spirito nella sua realizzazione umana; non è questo un contrasto stupefacente in un'opera in cui tutte le parti presentano il perfetto fianco dell'imperfetto? Dio avrebbe completato il mondo materiale in cui tutti i gradi sono rappresentati da molteplici specie, e lasciato incompleto il mondo spirituale? Gli Angeli riempiono il posto lasciato vuoto e rendono allo spirito la pienezza della sua bellezza e della sua indipendenza: possibilità di comunicare direttamente tra di loro, affrancamento totale dai sensi e dalle immagini, comprensione totale, permanente ed istantanea della verità: sono, noi lo vedremo. le caratteristiche di queste pure intelligenze. 3) Infine la più grande gloria di Dio che è l'ultimo motivo della Creazione richiama a sua volta degli esseri più perfetti. Esposizione senza visitatori, strumento senza artista, rappresentazione senza spettatori, tale sarebbe il mondo senza delle Intelligenze capaci di contemplarlo per risalire da lui verso il suo autore; semplice comunicazione e non manifestazione di Dio, non sembrerebbe abbastanza degno dell'eccellenza divina ... b) La società angelica. 1) La Nascita. La nascita della società angelica manifesta a sua volta la trascendenza del Creatore e l'unità del suo piano. Dopo San Paolo (Col.1,16; 2,8-18), la Chiesa ha dovuto ricordare la distanza invalicabile che separa Dio da ogni creatura, per perfetta che sia. Riguardo alla potenza divina l'Angelo e l'elemento più umile sono sullo stesso piano, effetti di una stessa azione creatrice istantanea e totale; e questa non suppone niente nel soggetto che tocca; al contrario essa lo costituisce nella sua realtà e ve lo mantiene prolungandolo. Diversi Padri hanno pensato che il mondo invisibile preceda il mondo visibile; ed essi mostrano Dio che produce dapprima la creatura spirituale come la più perfetta, più vicina a Lui, modello della creazione materiale e la sorpassa nell'opera suprema di lode. Altri intendono la creazione della luce nel primo giorno come essendo anche la creazione della luce spirituale che rappresenta il mondo angelico. La Chiesa non ha voluto fissare questo punto di dottrina. Non è più bello comunque vedere Dio dispiegare la sua Saggezza nella realizzazione simultanea di effetti così dissimili, salvaguardare la sua onnipotenza non confidando alcun ruolo nella Creazione? Creati isolatamente, gli Angeli avrebbero parsi costituire un mondo a parte ed il solo veramente degno di Dio, al quale sarebbe venuto ad aggiungersi come per raccordo un mondo inferiore. 2) Le miriadi angeliche. Considerazioni analoghe entrano in gioco per permettere di fissare o piuttosto di non fissare il numero dei suoi Angeli. Che questo numero sia grande, i testi ispirati non permettono di dubitarne: è per migliaia e milioni ch'essi appaiono a Daniele (Dan.7,10) ed a San Giovanni (Apoc.2,11); è un gruppo considerevole che canta il Gloria in excelsis la notte di Natale (Lc.2,14) o stanno a disposizione di Cristo (Mt.26,53). Stessa dottrina presso i Padri nei loro commenti delle Parabole della pecora smarrita e della dracma perduta: Dio, incarnandosi, lascia nel Cielo le novantanove pecorelle, figura degli Angeli innumerevoli, per discendere a cercare l'unica pecora mancante, cioè l'uomo deviato dal peccato. Ogni calcolo più spinto non è che una ipotesi puramente gratuita; se gli uomini devono prendere il posto degli Angeli decaduti e riparare così le rovine del mondo angelico, nulla prova che non si tratti di una sostituzione unità per unità. Per contro il grande numero di Angeli si accorda perfettamente con le ricchezze del piano divino e l'importanza relativa ai suoi differenti elementi. Le ricchezze divine si sono riversate con più facilità sugli esseri posti più vicino alla sorgente, più simili al loro autore; un Dio che è Spirito si doveva dare alla sua opera un carattere nettamente spirituale. Il posto degli Angeli, nel pensiero e nell'amore di Dio, giustifica ugualmente il loro grande numero. La gloria di Dio conosciuto ed amato è lo scopo ultimo della Creazione. La materia non è che un testimone muto che ha bisogno di un interprete; ed in questa testimonianza gli individui si cancellano davanti alla collettività; la ricchezza di Dio si manifesta meno dal loro numero che dalla varietà e dalla gradazione delle specie. Ogni Angelo al contrario sarà un canto perfetto della gloria divina ch'egli scopre in lui ed intorno a lui. 3) Varietà ed unità. I nomi e le diverse funzioni date agli Angeli nella Sacra Scrittura, i termini impiegati a proposito di San Michele (Dan.10,13), non permettono di dubitare delle differenze, non solamente tra le personalità angeliche, ma tra i loro rispettivi gradi di perfezione. A seguito di una parte della Tradizione, Scoto vi vede delle differenze secondarie, provenienti da funzioni più o meno nobili; gli Angeli presenterebbero le stesse caratteristiche specifiche e non formerebbero che una sola famiglia tra di loro. San Tommaso, invece, appoggiandosi su dei principi filosofici differenti, aveva fatto di ogni Angelo un tipo a parte. Nulla, dicevano i suoi partigiani, nulla presso l'Angelo di quest'essere materiale col quale si differenziano gli individui della specie umana; tutto vi prende dunque valore specifico. La ragione di convenienza viene, per essi, a rinforzare l'argomento metafisico: nessun bisogno qui della successione degli individui per assicurare la perpetuità della specie o per realizzare la sua piena perfezione; e così la bellezza degli Angeli s'innalza sempre, di grado in grado, dai confini del genere umano fino al trono dell'Altissimo. c) La vita angelica. La stessa gradazione di certezza, lo stesso miscuglio di dati rivelati, di conclusioni solide e di ipotesi, si offre nello studio del pensiero angelico. 1) Puro spirito, l'Angelo sfugge ad una legge di morte che presiede all'evoluzione del mondo materiale; da cui la sua immutabilità e la sua immortalità intrinseca. 2) Puro spirito, l'Angelo gioisce di una vita intellettuale adatta al suo essere; la legge di continuità che lo pone tra Dio e l'uomo, regola anche la sua attività; Al di sopra dell'Angelo, Dio, Spirito supremo ed increato. Da un unico sguardo gettato sul suo unico pensiero che non è altro che Lui, Egli si conosce e conosce la Creazione di una conoscenza totale ed adeguata, indipendente come Lui dallo spazio e dal tempo. Al di sotto dell'Angelo, l'anima umana, al più basso grado della scala degli spiriti, legata alla materia, creata vergine da ogni conoscenza, scavando nel mondo esteriore per via dei sensi, formando a partire da immagini le sue idee generali, passando da una verità ad un'altra col ragionamento, l'analisi e la sintesi ... Tra Dio e l'anima umana, puro spirito creato. D'un solo sguardo egli si coglie, si stringe, si penetra. La sua pura intelligenza cerca il suo essere luminoso e non incontrandovi alcuna ombra l'abbraccia interamente; e da ciò, con lo stesso movimento irresistibile, essa risale alla Sorgente ultima e zampillante, alla Causa suprema sempre agente. Vera visione, non di Dio rappresentato da una pallida effigie, ma dell'immagine che ne offre uno specchio vivente; visione incessantemente rinnovata da una luce incessantemente raggiante; visione tanto più chiara, più netta, più profonda, che l'Angelo dotato di qualità più ricche riflette meglio la divina perfezione. Ma allora come spiegare la conoscenza perfetta dell'universo reclamata dalla missione e dalla dignità dell'Angelo? Egli è incaricato - noi lo sappiamo per fede, e la ragione lo conferma - di intervenire nel mondo sensibile e specialmente nel mondo umano; egli non può d'altra parte essere inferiore all'uomo la cui scienza costituisce uno dei privilegi caratteristici; egli deve infine poter compiere il ruolo di cantore e di testimone che abbiamo prima segnalato; tante ragioni per accordargli senza esitazione una conoscenza vasta dell'universo. Dopo Sant'Agostino, San Tommaso aggiunge delle precisazioni dedotte logicamente dai principi precedenti: sempre in virtù della sua indipendenza dalla materia, l'Angelo non estrae la sua scienza dal mondo stesso, egli la porta con sé sotto forme di idee infuse fin dal primo istante da Dio; e queste idee sono tanto più ricche e meno numerose di quelle date ad un Angelo più perfetto quando esse più si avvicinano maggiormente all'unico e totale Pensiero divino. Così risalta la superiorità dell'Angelo sull'uomo: superiorità dell'adulto istruito ed in pieno possesso dei suoi mezzi sul bambino ignorante e debole, superiorità del ricco figlio di famiglia, che nasce con una fortuna tutta fatta ed inalienabile, sul povero mendicante, che questua penosamente il suo pane. 3) Una scienza così perfetta ha pertanto i suoi limiti:- Il segreto di Dio, libero di rivelare o no i Misteri della Trinità e dell'ordine soprannaturale. - Il segreto dei cuori, che Dio solo può penetrare e muovere. Con le sue sole forze naturali, l'Angelo in più di ciò che non può imporre , non può conoscere un solo pensiero della nostra intelligenza od una decisione della nostra volontà. Gli resta una risorsa: interpretare le manifestazioni esteriori dei nostri sentimenti intimi, parole, gesti, azioni, modifiche del nostro stato psicologico. Un osservatore attento li svela talvolta con una rara perspicacia; tanto più gli Angeli, meglio informati delle leggi che reggono i rapporti così stretti del nostro spirito e del nostro corpo. - Il segreto del futuro infine, che dipende, al di sopra delle leggi naturali, dalla volontà divina e dalla libertà umana, dal miracolo e dal libero arbitrio. Con le sue sole forze, l'Angelo può prevedere, ma non predire in modo infallibile. d) L'amore santificatore. Le considerazioni precedenti sarebbero incomplete, e di conseguenza false, se esse non tenessero conto degli altri fatti rivelati: l'elevazione degli Angeli allo stato soprannaturale, la loro prova, la caduta di taluni e la ricompensa degli altri. Come prima, l'analogia col mondo degli uomini impegnati, anch'essi, in questa via ci permette di completare ciò che la fede lascia di oscuro; e reciprocamente la storia degli Angeli illumina il nostro proprio destino. Rileviamo semplicemente le armonie dove si scopre l'unità del piano divino. 1) Come la nostra, la grazia degli Angeli è gratuita, frutto della libera, amante e previdente volontà di Dio. Malgrado la loro penetrazione, la loro intelligenza si confessa radicalmente impotente nel forzare l'entrata del soprannaturale. Conoscere, è divenire simile all'essere conosciuto, e chi può da se stesso divenire simile a Dio? Nessuno conosce il Padre ad eccezione del Figlio per eccellenza e da questi che il Padre ci adotta come suoi figli. 2) Gli Angeli e gli uomini, malgrado la diversità delle loro nature, non formano che una famiglia, la famiglia di Dio. Il soprannaturale prima di tutto; la grazia modifica la scala dei valori; taluni uomini possono arrivare ad un grado di gloria uguale o superiore a quello degli Angeli più elevati, e Maria li domina tutti ... 3) Lo scopo finale della creazione è soprannaturale; è per questo che molti pensano che, senza tappa intermedia, fin dal loro appello all'esistenza, Adamo e gli Angeli hanno ricevuto lo stato di grazia. 4) Il merito acquisito nella prova è la via normale che segue la creatura per arrivare al suo stato di perfezione soprannaturale. E' questo, non un capriccio di un maestro dispotico, ma una nuova prova d'amore di Dio, che vuole darci questo motivo supplementare di gioia. 5) A noi, la cui intelligenza cammina passo passo, la cui volontà appesantita non si fissa che poco a poco nel bene, a noi conviene meritare questo destino finale, con una successione di atti, con la possibilità di cadere e di rialzarci, fin quando la morte non ha messo fine alla nostra prova. 6) La caduta degli Angeli rimaneva possibile, perché solo la chiara visione di Dio Bene supremo fissa definitivamente la volontà. 7) La natura esatta della loro colpa resta sconosciuta. Come ogni peccato, fu un rifiuto del soprannaturale, e probabilmente una colpa di orgoglio; e la maggior parte vi vedono con delle varianti sensibili, il rifiuto di accettare l'aiuto indispensabile per acquisire la loro perfezione soprannaturale, il rifiuto di entrare nel piano divino di cui l'Incarnazione costituisce il centro. In una parola, il desiderio di eguagliare Dio, solo autore della propria felicità. Piccolo trattato di angelologia (Paul Benois D'Azy - Benedettino) |
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