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In ascolto della voce della Chiesa PDF Stampa E-mail

In ascolto della voce della ChiesaCristo ha spezzato le reti del diavolo La vita dei mortali è piena di lacci insidiosi, è tutta una rete di inganni tesi al genere umano per odio contro il Signore, da quel gigante cacciatore chiamato Nembroth. Infatti chi, se non il diavolo, è il vero gigante che si ribella anche a Dio? I lacci delle tentazioni e l'inganno delle insidie sono chiamati appunto reti del diavolo. E poiché il nemico aveva teso ovunque queste reti e vi aveva fatto cadere quasi tutti, fu necessario che venisse a infrangerle uno più forte e potente di lui, per poter aprire la via a quelli che lo avrebbero seguito. Per questa ragione anche il Salvatore, prima di giungere all'unione nuziale con la Chiesa, fu tentato dal diavolo, perché con la sua vittoria sulle tentazioni potesse prepararla e chiamarla a sé, insegnandole chiaramente col suo esempio che non nell'ozio e nei piaceri, ma attraverso molte tribolazioni e tentazioni doveva venire a Cristo.

Nessun altro era stato capace di oltrepassare queste reti, com’è scritto: «Tutti hanno peccato» (Romani 3,23). E ancora, dice la Scrittura: «Non c'è sulla terra un uomo così giusto che faccia solo il bene e non pecchi» (Qoelet 7,20), e di nuovo: «Non c'è nessuno senza peccato, anche se la sua vita fosse di un sol giorno» (cfr. Salmo 50,7; Giobbe 15,14). Dunque il nostro Signore e Salvatore Gesù è stato il solo a non commettere peccato, ma il Padre «lo trattò da peccato in nostro favore» (2 Corinzi 5,21), cosicché «mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato, e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne» (Romani 8,3).

Si accostò dunque a queste reti, ma fu l'unico a non rimanervi impigliato; anzi, spezzandole e distruggendole, diede alla sua Chiesa il coraggio di calpestarne i lacci e di oltrepassarle, dicendo con tutto l'ardore: «Noi siamo stati liberati come un uccello dal laccio dei cacciatori; il laccio si è spezzato e noi siamo scampati» (Salmo 123,7). Ma chi spezzò quel laccio se non colui che era il solo a non poterne essere avvinto? Poiché egli è morto, è vero, ma di sua spontanea volontà e non, come noi, per aver peccato. Ed essendo libero fra i morti, per questo, debellò chi aveva il potere sulla morte, liberò coloro che erano schiavi della morte. E non solo risuscitò se stesso, ma risvegliò anche loro e li fece sedere con sé nei cieli. Infatti, salendo al cielo, condusse come schiava la schiavitù, non solo liberando le anime, ma risuscitando anche i corpi, come attesta il Vangelo quando dice che «molti corpi di santi morti risuscitarono e apparvero a molti, ed entrarono nella città santa» del Dio vivente, Gerusalemme (Matteo 27,52.53). (Discorsi sul Cantico dei Cantici, 3) SAN GREGORIO NAZIANZENO (330-389/390)Non temere la lotta: tu sai come vincerlo.

Se dopo il battesimo il tentatore, persecutore della luce, ti avrà assalito, e certo ti assalirà -infatti tentò anche il Verbo mio Dio nascosto nella carne, ossia la stessa luce velata dall'umanità -, tu sai come vincerlo: non temere la lotta. Opponigli l'acqua, opponigli lo Spirito nel quale saranno distrutti tutti i dardi infuocati di quel maligno. Se ti farà presente la tua povertà -non dubitò infatti di farlo anche con Cristo, facendogli notare la sua fame perché trasformasse in pane le pietre -ricorda le sue risposte (cfr. Matteo 4,4). Insegnagli quel che non sa; opponigli quella parola di vita che è pane disceso dal cielo e dà la vita al mondo. Se t’insidia con la vanagloria -come fece con lui quando lo portò sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Gettati giù» per mostrare la sua divinità (Matteo 4,6) -non lasciarti trasportare dalla superbia. Se ti vincerà in questo, non si fermerà qui. E insaziabile, tutto brama; adesca anche con l'aspetto della bontà e travolge il bene in male: questo è il suo modo di combattere. Quel ladro è un esperto conoscitore anche della Scrittura. Qui quel «sta scritto» riguarda il pane; là riguarda gli angeli. Infatti sta scritto: «Ai suoi angeli darà ordine per te, essi ti sosteranno con le mani» (Luca 4, 10.11). O sofista del vizio! Perché passi sotto silenzio quel che segue? Lo comprendo esattamente, anche se tu l'hai taciuto, perché diceva: camminerò su di te, aspide e basilisco, calpesterò serpenti e scorpioni; protetto e fortificato, ben inteso, dalla Trinità. Se ti assalirà con l'avarizia, facendo balenare in un attimo ai tuoi occhi tutti i regni come se gli appartenessero ed esigendo la tua adorazione, disprezzalo come un miserabile. Difeso dal segno della croce, digli: «Anch'io sono immagine di Dio; non sono stato ancora scacciato come te, per la superbia, dalla gloria celeste; sono rivestito di Cristo; col battesimo Cristo è diventato mia eredità: sei tu che mi devi adorare». Credimi, vinto e svergognato da queste parole, si ritirerà da tutti quelli che sono illuminati, come si è allontanato dal Cristo, principio della luce. Il battesimo conferisce questi benefici a chi ne riconosce la forza. Offre tali sontuosi banchetti a coloro che soffrono una fame degna di lode. (Discorso 40, 10) SANT'AMBROGIO (339-397).

Impara anche tu a vincere il diavolo Gesù, pieno di Spirito Santo, viene condotto nel deserto (cfr. Luca 4, 1-2) per un disegno, per provocare il diavolo -se questi infatti non avesse accolto la sfida, Gesù non avrebbe vinto per me -; per un mistero, per liberare dall'esilio l'antico Adamo; per un esempio, per farci capire che il diavolo si rode quando tendiamo al meglio, e che soprattutto allora dobbiamo stare attenti, affinché la debolezza dell'anima non si scosti dalla grazia del mistero. Quaranta giorni: qui riconosci un numero sacro. Tu infatti ricordi che le sorgenti dell'abisso eruppero per altrettanti giorni, e che, quando il profeta fu santificato da un digiuno di altrettanti giorni, fu restituito il sereno a un cielo ormai più benigno; per un digiuno di uguale durata Mosè meritò di ricevere la legge; e i Padri, restando nel deserto durante lo stesso numero di anni, ricevettero il pane degli angeli e il dono di un cibo celeste, e non furono degni di entrare nella terra promessa, se non quando il tempo di questo sacro numero fu compiuto; e col digiuno del Signore, durato altrettanti giorni, si aprono a noi le porte del Vangelo. Perciò, se qualcuno desidera di conseguire la gioia del Vangelo e il frutto della risurrezione, non deve trasgredire questo mistico digiuno, che, sia Mosè nella legge, sia Cristo nel suo Vangelo, hanno prescritto con l'autorità di entrambi i Testamenti come una lotta fedele in favore della virtù.

Ma che cosa intende dire l'evangelista sottolineando che il Signore ebbe fame, quando non si dice nulla di simile per il digiuno di Mosè e di Elia? La resistenza di quegli uomini è forse più robusta di Dio stesso? Ma colui che per quaranta giorni non poté aver fame, mi fa comprendere di aver poi desiderato non il nutrimento del corpo, bensì la salvezza dell'umanità. Considera le armi di Cristo, con le quali egli ha vinto non per sé, ma per te. Infatti colui che, infondendo una natura in un'altra, aveva dimostrato con la sua maestà che si possono cambiare le pietre in pane, ti insegna che non devi far nulla per far piacere al diavolo, nemmeno col pretesto di far vedere la tua virtù. Considera altresì, in questa tentazione, l'astuzia da vero artista, propria del diavolo. Egli tenta per rendersi conto, e si rende conto per tentare. Invece il Signore lo inganna in modo da vincerlo, e lo vince in modo da ingannarlo. Se egli avesse trasformato la natura, si sarebbe tradito come Creatore. Pertanto risponde evasivamente, dicendo: «Sta scritto: Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola di Dio» (Luca 4,4). Vedi di quali armi si serve per difendere l'uomo dagli assalti degli spiriti iniqui, dopo averlo circondato e protetto contro gli allettamenti della gola. Difatti non usa la sua potenza in quanto Dio -a che cosa questo mi sarebbe servito? -ma, in quanto uomo, si procura un aiuto comune, affinché l'uomo, tutto intento a pascersi delle Scritture divine, dimentichi la fame del corpo, e si nutra del Verbo celeste. Assorto nel Verbo, Mosè non desiderò più il pane; assorto nel Verbo, Elia non avvertì la fame di un digiuno prolungato. Chi segue il Verbo non può desiderare un pane terreste, poiché riceve la sostanza del pane celeste -non c'è dubbio che le realtà divine sono superiori a quelle umane, e le spirituali a quelle materiali -e perciò chi desidera la vita vera aspetta quel pane, che per mezzo di una sostanza invisibile «sostiene il cuore dei mortali» (cfr. Salmo 103,19). Quando poi dice: «Non di solo pane vive l'uomo» fa capire che in lui è tentato soltanto l'uomo, voglio dire ciò che aveva assunto di nostro, non la sua divinità. Impara dunque anche tu a vincere il diavolo. Lo Spirito ti conduce, segui lo Spirito. Non ti ritragga la lusinga dei sensi; poiché sei pieno dello Spirito, impara a disprezzare il piacere. Se vuoi vincere, digiuna.

È naturale che il diavolo creda di tentarti per mezzo di un uomo; Cristo, più forte di te, è tentato faccia a faccia, tu invece per mezzo di un altro uomo. Anche quelle sono parole del demonio, quando uno ti dice: «Sei robusto; mangia e bevi, conservati così». Non aver troppa fiducia in te stesso, non ti vergognare di aver bisogno di quei rimedi di cui Cristo non aveva bisogno. Eppure non li trascurò, per esserti maestro, quando disse: «State attenti, che il vostro cuore non si appesantisca in ubriachezze e crapule» (Romani 13,13). Non se ne vergognò Paolo, il quale disse: «Combatto, ma non come chi batte l'aria». L’Apostolo non batteva certo l'aria, ma sferzava le Potenze dell'aria. «Eppure -dice -punisco il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo aver predicato agli altri, venga riprovato io stesso» (1 Corinzi 9,27). (Esposizione del vangelo secondo Luca, IV, 14-16,19-20.24) SANT'AGOSTINO (354-430)In Cristo siamo stati tentati e in lui abbiamo vinto il diavolo«Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera» (Salmo 60, 1).

Chi è coluiche parla? Sembrerebbe una persona sola. Ma osserva bene se si tratta davvero di unapersona sola. Dice infatti: «Dai confini della terra io t'invoco; mentre il mio cuore èangosciato» (Salmo 60,2). Dunque non si tratta già di un solo individuo: ma, in tantosembra uno, in quanto uno solo è Cristo, di cui noi tutti siamo membra. Una personasola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? Dai confini della terra nongrida se non quell'eredità, di cui fu detto al Figlio stesso: «Chiedi a me, ti darò inpossesso le genti e in dominio i confini della terra» (Salmo 2,8). Dunque, è questopossesso di Cristo, quest'eredità di Cristo, questo Corpo di Cristo, quest'unica Chiesadi Cristo, quest'unità che noi tutti formiamo e siamo, che grida dai confini della terra.E che cosa grida? Quanto ho detto sopra: «Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera; dai confini della terra io t'invoco». Cioè, quanto ho gridato a te, l'ho gridato dai confini della terra: ossia da ogni luogo. Ma perché ho gridato questo? Perché il mio cuore è in angoscia.

Mostra di trovarsi fra tutte le genti, su tutta la terra non in grande gloria, ma in mezzo a grandi prove. Infatti la nostra vita in questo pellegrinaggio non può essere esente da prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può conoscere se stesso, se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere; ma il combattimento suppone un nemico, una prova. Pertanto si trova in angoscia colui che grida dai confini della terra, ma tuttavia non viene abbandonato. Poiché il Signore volle prefigurare noi, che siamo il suo Corpo Mistico, nelle vicende del suo corpo reale, nel quale egli morì, risuscitò e salì al cielo. In tal modo anche le membra possono sperare di giungere là dove il Capo le ha precedute. Dunque egli ci ha come trasfigurati in sé, quando volle essere tentato da Satana. Leggevamo ora nel Vangelo che il Signore Gesù era tentato dal diavolo nel deserto. Precisamente Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l'umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria. Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo. Tu fermi la tua attenzione al fatto che Cristo fu tentato; perché non consideri che egli ha anche vinto? Fosti tu a essere tentato in lui, ma riconosci anche che in lui tu sei vincitore.

Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo, ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere, quando sei tentato. Non c'è, dunque, da stupirsi se, in mezzo alle tentazioni, il salmista grida dai confini della terra. Ma perché non è sconfitto? Nella pietra mi hai innalzato. Ecco una parola che ci fa riconoscere chi è che grida dai confini della terra. Ricordiamo il Vangelo: «Sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Matteo 16,18). Grida dunque dai confini della terra colei che egli ha voluto fosse edificata sopra la pietra. Ma, al fine di costruire la Chiesa sopra la pietra, chi si è fatto pietra? Ascolta Paolo che dice: «E la pietra era Cristo» (1 Corinzi 10,4). In lui noi siamo edificati: ed è stato per noi che la pietra nella quale noi siamo edificati venne per prima battuta dai venti, dal fiume, dalla pioggia, che cioè Cristo fu tentato dal diavolo. Ecco la solidità su cui volle poggiasse il tuo edificio. Per questo non cade a vuoto la nostra voce, ma è esaudita: perché poggiamo su una grande speranza. Nella pietra mi hai innalzato. «.. Mi hai condotto, perché sei diventato la mia speranza, torredi fortezza di fronte al nemico». È nell'angoscia il mio cuore -dice questa unità levan-do la voce fin dai confini della terra -, soffro in mezzo alle tentazioni e agli scandali.

I pagani mi odiano perché sono stati sconfitti; mi insidiano gli eretici coperti col manto del nome cristiano; all'interno, nella stessa Chiesa, il frumento è soverchiato dalla pa-glia. In mezzo a tutto questo, mentre il mio cuore è nell'angoscia, griderò dai confini della terra. Colui che mi ha costruito sopra la pietra non mi abbandonerà, né lascerà di condurmi a sé: perché, anche se soffro, anche se il diavolo in ogni luogo, in ogni momento, in ogni occasione, tende insidie contro di me, io ho in lui (Cristo) la mia torre di fortezza. Quando in essa mi sarò rifugiato, non soltanto eviterò le frecce del nemico, ma potrò anche scagliare intrepido contro di lui tutte le frecce che vorrò. Questa torre è Cristo, il quale per noi si è fatto torre di fronte al nemico, lui che è anche pietra sopra la quale è costruita la Chiesa. Cerchi riparo per non essere ferito dal diavolo? Rifugiati nella torre! In essa mai ti raggiungeranno le frecce del diavolo; ivi starai riparato permanentemente. Ma in qual modo ti rifugerai nella torre? Che nessuno, in mezzo alla tentazione, pensi di trovare questa torre in senso materiale! Non trovandola, potrebbe correre il rischio di scoraggiarsi e di venir meno nella tentazione. La torre è dinanzi a te. Ricordati di Cristo, e sarai entrato nella torre. In qual modo ti ricorderai di Cristo per entrare così nella torre? Qualunque cosa avrai da soffrire, pensa che per primo egli l'ha sofferta, e rifletti sul fine per cui egli ha sofferto. Egli morì per risorgere. Spera di raggiungere anche tu la meta nella quale egli ti ha preceduto, e sarai già entrato nella torre senza cedere al nemico. Se, invece, consentirai alle suggestioni del nemico, allora la freccia dell'aggressore riuscirà a colpirti. Sii piuttosto tu a lanciare frecce contro di lui: frecce con cui ferirlo e vincerlo. Quali sono queste frecce? Sono la parola di Dio, la tua fede, la tua speranza, le opere buone. Io non ti dico: Sta' tranquillo e in ozio dentro la tua torre; e nemmeno: Accontentati di non essere raggiunto dalle frecce del nemico. Ti dico di essere sempre occupato e che le tue mani non si fermino mai. Le tue opere buone sono le spade che uccidono il nemico. (Esposizione sul Salmo 60,2-5) ISACCO DELLA STELLA (1110 ca. -1169).

Lo Spirito e il deserto «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto» (Matteo 4, 1). Il Signor mio Gesù Cristo fa tutto o condotto, o mandato, o chiamato, o comandato; di sua iniziativa, nulla. Mandato viene nel mondo, condotto va nel deserto, chiamato risorge dalla morte, come sta scritto: «Sorgi, mia gloria, sorgi, arpa e cetra!» (cfr. Salmo 56,9). Verso la passione, però, si affretta spontaneamente e di sua volontà, come aveva predetto il pro-feta: «E’ stato sacrificato, perché lo ha voluto» (Isaia 53,7 Volg.). Fatto proprio in questo obbediente al Padre fino alla morte. Maestro, infatti, e modello di obbedienza, non volle né fare né subire cosa alcuna all'infuori di essa, che è l'unica via che conduce alla vita nella verità. «Fu condotto dallo Spirito nel deserto» o, come dice un altro evangelista: «Lo Spirito lo spinse nel deserto» (Marco 1, 12). «Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio» (Romani 8,14). Egli però, essendo Figlio in modo più particolare e più degno, è spinto o condotto nel deserto in modo diverso e più eccellente degli altri. «Pieno» dice «di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto» (Luca 4,1).

Agli altri lo Spirito Santo viene dato in una certa misura e secondo questa misura sono guidati in tutto; ne ricevette, però, la pienezza colui nel quale si compiacque di dimorare la pienezza della Divinità. Questi perciò è portato più potentemente e più pienamente a compiere gli ordini del Padre. «Tornato» dice «dal Giordano, fu spinto nel deserto». Colui che discese nel mondo, dunque, viene dal Giordano; di qui poi, ritornando di nuovo, lascia questo mondo e va al Padre. Perciò, chi desidera ascendere venga al Giordano, venga alla discesa, venga all'umiltà, che è la sola condizione per l'ascensione. Infatti, «chiunque si umilia sarà esaltato» (Luca 14,11; 18,14). Qui troverà lo Spirito Santo, che riposa sull'umile e sul mansueto, su chi teme la parola di Dio, il quale resiste ai superbi mentre dà la grazia agli umili, affinché disprezzino il mondo e fuggano il secolo, vincano il diavolo e si allontanino dalle moltitudini, in mezzo alle quali i cattivi discorsi corrompono i costu-mi; cerchino il deserto e i luoghi nascosti dove attendere a Dio e dove poterlo invocare come una rondinella, e meditare su di lui come una colomba; dove, rispondendo, egli parlerà al loro cuore dicendo, secondo il profeta: «La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Osea 2,16). (Discorso 30).

 
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