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Satana tenta Gesù nel deserto: il demonio esiste! PDF Imprimir E-Mail
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Satana tenta Gesù nel desertoÈ da tanti secoli, sin dall'antichità, che la Chiesa ci fa riascoltare, all'inizio di ogni Quaresima, una pagina grande e arcana del santo Vangelo: la pagina delle tentazioni di Gesù. E ciò è grandemente significativo per noi. E in realtà questo testo evangelico ci colpisce in modo sempre nuovo con la sua profonda misteriosità. A una condizione però: che si superi il facile e comune rischio di trascurarla questa pagina di Vangelo, oppure di leggerla solo occasionalmente - in Quaresima, appunto -e per di più molto superficialmente. Essa, invece, è di singolare importanza in ogni tempo dell'anno, soprattutto perché ci costringe a scendere in profondità, ad entrare dentro il nostro stesso essere di discepoli di Gesù, intimamente uniti a lui e al suo dono di salvezza. Infatti, se come ha detto Gesù, «il Regno di Dio è dentro di voi» (Luca 17,20), è nel-l'intimo del nostro «io» che quotidianamente si viene instaurando questo Regno -e dunque l'amore e la grazia del Signore -: e ciò ...

... avviene sempre nel segno di una lotta tra Gesù e il diavolo, tra il cristiano e il diavolo.

Tra la paura del diavolo e il fascino di Cristo Confessiamolo: tutti noi, forse, siamo frenati da una qualche paura di fronte al diavolo, al Grande Tentatore. E in un certo senso è comprensibile, perché di fatto la nostra attuale società e la sua cultura dominante, non solo non amano parlare del diavolo, ma ne negano categoricamente l'esistenza e ne liquidano la credenza che ancora sopravvive come fosse una fantasticheria nostalgica di mitologie superate e comunque indegne dell'uomo come essere razionale e intelligente. Ma, nonostante tutto, assistiamo anche oggi al rifiorire di un certo interesse per questa realtà misteriosa e tragica del nostro esistere. Certo, in questo interesse troviamo spesso uno strano intreccio di magia, folklore, morbosità, superstizione, deviazioni psichiche, forme maniacali, e magari anche inadeguata o deformata conoscenza della verità cristiana. Senza dire che non manca chi, seguendo il Carducci o il filosofo tedesco E Nietzsche, ricorre al diavolo come a un eroe audace che anela verso la libertà e la bellezza, sfidando e violando tutti i divieti della divinità. Ma tutto ciò è un motivo in più per sconfiggere la paura e per ricercare con fiducia la verità.

Occorre allora il coraggio di risalire alla sorgente genuina di ogni discorso serio e vero sul Grande Tentatore. E la sorgente è la Parola di Dio, quella parola che si è fatta carne in Gesù. Ed è proprio in rapporto a lui e alla sua missione di salvezza che l'evangelista ci presenta il diavolo e la sua azione. In tal modo, ancora una volta, siamo invitati a guardare a Cristo, a tenere fissi i nostri occhi su di lui, come ci sollecita il Papa nella sua lettera del dopo-Giubileo. Egli non esita a individuare «la grande eredità» che il Giubileo ci consegna, ricondotta al suo «nucleo essenziale», «nella contemplazione del volto di Cristo: lui considerato nei suoi lineamenti storici e nel suo mistero, accolto nella sua molteplice presenza nella Chiesa e nel mondo, confessato come senso della storia e luce del nostro cammino» (Novo millennio ineunte, n. 15). In realtà, la pagina evangelica delle tentazioni è una pagina di cristologia, perché ci svela il vero volto di Cristo e della sua missione di salvezza, ci dice chi è Gesù e qual è il compitomessianico che egli ha ricevuto da Dio. È una pagina di cristologia molto densa e suggestiva, come appare dalla sintesi tracciata dal Catechismo della Chiesa Cattolica: «Gli evangelisti rilevano il senso salvifico di questo misterioso avvenimento (le tenta-zioni).

Gesù è il nuovo Adamo, rimasto fedele, mentre il primo ha ceduto alla tentazione. Gesù compie perfettamente la vocazione d'Israele: contrariamente a coloro che in passato provocarono Dio durante i quarant'anni nel deserto, Cristo si rivela come il Servo di Dio obbediente in tutto alla divina volontà. Così Cristo è il vincitore del diavolo: egli ha "legato l'uomo forte" per riprendergli il suo bottino (cfr. Marco 3,27). La vittoria di Gesù sul tentatore nel deserto anticipa la vittoria della passione, suprema obbedienza del suo amore filiale per il Padre» (n. 539). Pagina di cristologia, quella delle tentazioni è anche e proprio per questo una pagina di etica cristiana, perché ci presenta il vero volto del cristiano e del suo comportamento da seguace di Gesù. Siamo così di fronte a un'esperienza di vita di Gesù che, mentre è rivelatrice del suo stesso essere, si fa paradigmatica per l'esperienza di vita di ogni suo discepolo. In questa pagina troviamo, inscindibilmente congiunte, l’esaltazione di Gesù Cristo, salvatore del mondo nell'obbedienza amorosa al Padre che chiede il dono di sé sulla croce, e l'esaltazione dell’uomo veramente libero, dell'uomo cioè che rivive nella sua esistenza la scelta vittoriosa del Signore Gesù.

Nella fede e nell'amore contempliamo Cristo Signore. Contempliamolo con gli occhi degli evangelisti, e in particolare di Matteo, con gli occhi dei cristiani dei primi tempi, con gli occhi dei Padri della Chiesa e dei Santi e dei semplici fedeli. E invochiamo lo stesso Spirito che ha condotto Gesù «nel deserto per essere tentato dal diavolo» e che l'ha reso vittorioso: la sua luce ci doni di ammirare, commossi e stupiti, gli splendidi lineamenti del volto di Cristo e la sua grazia ci doni di partecipare, grati e gioiosi, al mistero della vittoria di Cristo sul Male. Siamo così invitati, ciascuno di noi in particolare, a seguire Gesù nel deserto. Seguirlo, non solo nel senso di «assistere» come spettatori allo scontro frontale ch'egli sostiene con il Grande Tentatore, ma anche nel senso più profondo di «partecipare» come discepoli all'esperienza spirituale che Gesù sta vivendo: infatti, la sta vivendo per sé, ma anche per la sua Chiesa, dunque per noi!

In ascolto della Parola di Dio Eccoci dunque al bellissimo racconto di Matteo, che si sviluppa in tre momenti. Il primo, come introduzione, ci presenta gli attori del dramma: Gesù e il Grande Tentatore. Il secondo, che costituisce l'ampio contenuto centrale, ci fa assistere al triplice assalto di Satana per distogliere il Messia, il Figlio di Dio fatto uomo, dall'affidarsi alla volontà del Padre nel compiere l'opera della salvezza. L'ultimo mo-mento, come conclusione, fa seguire alla sconfitta di Satana il servizio che gli angeli rendono a Gesù. «Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane". Ma egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede". Gesù gli rispose: "Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo". Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai". Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto". Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano» (Matteo 4,1-11).

Il testo evangelico chiede di essere letto e riletto; chiede di essere meditato con grande calma e con più grande fede, perché in esso risuona veramente la voce di Dio che ancora ci parla, secondo l'esplicita affermazione del Concilio Vaticano Il: «Le Sacre Scritture contengono la parola di Dio e, perché ispirate, sono veramente parola di Dio» (Dei Verbum, n. 24). In tal modo Dio stesso, attraverso la meditazione orante della pagina evangelica, ci svela il volto e il cuore del Messia tentato dal diavolo e ci attrae a Cristo Signore come al «modello» per affrontare le nostre tentazioni e come alla «fonte» viva da cui attingere la grazia per essere sempre vittoriosi. Vale così anche per la pagina delle tentazioni di Gesù quanto ha scritto il Papa nella citata lettera al termine del Giubileo: «E’ necessario che l'ascolto della Parola diventi un incontro vitale, nell'antica e sempre valida tradizione della lectio divina, che fa cogliere nel testo biblico la parola viva che interpella, orienta e plasma l'esistenza» (Novo millennio ineunte, n. 39).

 
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