IL VENERABILE LEON DUPONT E LA LOTTA AL DIAVOLO Di don Marcello Stanzione |
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Scritto da Amministratore | |
sabato 29 marzo 2025 | |
Il senso eminentemente soprannaturale e cristiano di cui era dotato, e lo studio assiduo che faceva dei libri santi, gli facevano vedere l’influenza più o meno diretta del demonio in molte cose dove altri non avrebbero saputo vederlo. Così, in un’epoca in cui si parlava degli spaventosi incendi che scoppiavano in diversi punti della Francia, Dupont, basandosi sulla preghiera liturgica della chiesa vi vedeva l’azione di Satana: “Ecco, scriveva, l’occasione di far leva sulla preghiera che la Chiesa ci mette in bocca il sabato Santo alla benedizione del fuoco: aiutaci signore contro i colpi infuocati del nemico. Satana non deve industriarsi molto per spargere la devastazione attraverso il fuoco. Quando la polizia avrà messo le mani su qualche povero disgraziato, voi vedrete che si tratterà di un’azione fatta senza calcolo e come per ispirazione.” L’influenza satanica era soprattutto evidente ai suoi occhi nel progresso della rivoluzione. Ai suoi occhi, lo spirito volteriano, lo spirito rivoluzionario erano un’azione di satana che si rendeva visibile attraverso questa ideologia, scriveva: “Siamo in un’epoca in cui la rivoluzione sembra trionfare, vi è un grande bisogno di preghiera, affinché Satana non sia il maestro della situazione.” Inoltre non era stupito di vedere lo scatenamento dei furori satanici nei giorni in cui viveva: “La necessità, di renderci amici di Nostro Signore, diventa sempre più impellente, diceva, poiché gli sforzi di Satana sono visibilmente più attivi. Il miserabile, comprende che la Chiesa dovrà riportare una vittoria sul mare di iniquità composto da tutte le eresie moderne e da quel momento, la sua lussuria non conosce più confini; egli vorrebbe ingoiare la generazione attuale così bene disciplinata ad avanzare alla cieca sotto l’ispirazione infernale.” Scrivendo familiarmente queste righe ad un amico, Dupont, traduce a modo suo il passaggio della scrittura, in cui il demonio viene chiamato, “il forte armato”, il “principe del mondo”, il “seduttore dell’universo”. Dupont aveva sempre nello spirito e sulle labbra queste parole del principe degli apostoli: “Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare, resistetegli saldi nella fede.” Egli applicava a sé stesso questo consiglio di vigilare e lo proponeva volentieri anche agli altri. Se aveva una grande fede nell’assistenza ausiliatrice degli angeli buoni, non ne aveva meno nell’azione funesta di quelli cattivi. Nelle sue conversazioni, egli raccomandava molto, soprattutto ai giovani, di diffidare del diavolo, perché, diceva, egli si infilava ovunque, in un gioco di carte, in una chitarra, in un boccolo di capelli, in una cucchiaiata di zuppa eccetera. I più piccoli ostacoli relativi al culto di san Martino, gli davano occasione di discernere le trappole e le astuzie dello spirito maligno. Egli si trovò un giorno, davanti alla cappella, dove un frate sacrestano e un prete venuto per pregare, armeggiavano davanti al portone, cercando di aprirlo, invano provando l’uno dopo l’altro, senza riuscirci, la chiave non girava. Dupont, si avvicinò e compreso ciò che accadeva, disse, alzando le spalle: “Ecco un altro tiro di satana.” Prese la chiave la immerse nell’acqua dell’acquasantiera e la porse loro dicendo: “aprite adesso” misero la chiave nella serratura e lei girò facilmente e il portone si aprì come sempre. Dupont non aveva fatto altro che applicare il metodo indicato da santa Teresa, quando diceva, basandosi sulla sua esperienza, che per quanto il demonio sia potente, un poco di acqua benedetta usata con fede e umiltà è sufficiente per sventare le sue astuzie e metterlo in fuga. Nel famoso “congresso della pace” che fece all’epoca tanto rumore e i cui ridicoli discorsi non tardarono ad essere smentiti da spaventose guerre, vide immediatamente l’influenza satanica, e portò il suo giudizio in una lettera intima scritta ad un amico. Il termine da lui usato è un poco crudo, ma giustamente espressivo: “Ci sarebbero molte cose da dire sul congresso della pace, “nuovo trabocchetto” per prendere gli sciocchi e distruggere la fede. Questo puzza come satana . . . moltiplicate i credenti e avrete la pace!” Egli vedeva con spavento nella cattiva stampa, la perniciosa influenza e lo spirito funesto di satana. “Certamente, la ragione dei flagelli che devastano il mondo, diceva, si trova nella penna messa al servizio di satana” Così incoraggiava vivamente gli scrittori cattolici a farsi difensori della Chiesa. “Allorquando San Michele, prese per la prima volta la spada in mano per combattere Satana, egli obbedì senza dubbio al Maestro sovrano. La lotta continua, e “niente di nuovo sotto il sole”, ciò vuol dire che anno dopo anno il buon Dio suscita dei difensori; onore a coloro che sono chiamati ad esserlo nel XIX secolo, adesso che, l’inferno che sente avvicinarsi il raggiungimento del numero dei dannati, raddoppia la sua rabbia contro gli eletti!” Rivolgendosi a uno dei valorosi scrittori autori di molteplici pubblicazioni sulle opere diaboliche, Des Mousseaux, gli dice: “Onore a voi mio caro confratello e vittoria! Armato della fede voi non potete temere i battaglioni, voglio dire le legioni che vedete allineate. Fate bene a guerreggiare contro un nemico che sembra scatenato, io spero che l’ordine di rientrare al canile, gli sarà dato presto. Io chiedo a Dio che libero da ogni ostacolo, voi possiate continuare la vostra trionfale campagna contro Satana. Coraggio mio caro collega poiché la testa della cattiva bestia rinasce malgrado le sue ferite. O come sarà lunga l’eternità per lei, quando l’ora del suo “riposo” nell’abisso sarà venuta. Sì degni, il Signore di mantenere il vostro braccio alto e fermo, come Mosé per sferrare colpi sicuri sulla cattiva bestia, che troneggia così senza difficoltà su questo secolo inebetito nel lusso e nella sensualità.” Egli sostiene che sia un bene che satana sia conosciuto. Così scrive al medesimo autore: “il Buon Dio vi ha chiamato per far conoscere il demonio ai suoi figli, è una grazia accordata a questo secolo, che negando questo spirito maligno, serve così i suoi interessi. San paolo dice che i giudei non avrebbero crocifisso Gesù Cristo se lo avessero conosciuto: non abbiamo motivo di credere che anche satana avrebbe meno servitori se fosse meglio conosciuto? Usi la sua parola come Davide usò la sua fionda contro Golia.” I furori scatenati di satana lungi dallo spaventare Dupont non facevano che raddoppiare la sua confidenza. Egli li vedeva come una prova dei dispetti dell’inferno, causati da certe manifestazioni inattese della fede cattolica. Aggiunge: “La rabbia del demonio si manifesta nel furore dei suoi inganni: ci fa comprendere come il Signore ci accorda le grazie adatte a rigenerare il mondo. Il male è così grande che solo Dio può donare il trionfo alla sua Chiesa, e in un modo ben eclatante in modo che i suoi nemici siano manifestatamente confusi. E’ chiaro che noi non ci troviamo a combattere la carne e il sangue, ma lo spirito infernale, cioè quello che noi chiamiamo “la bestia”, la bestia maligna, che, nella sua ignobile caduta, ha perso solo la santità: la sua potenza è sempre molto grande. La sua catena al momento è molto lunga, ma spero che presto riceva l’ordine di rientrare al canile.” Quello che risvegliava questa speranza in Dupont era la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Dice: “noi possiamo sperare nel bel trionfo di Maria, e la recrudescenza filosofica lo prova, è il malessere di satana e se avessimo un fine udito lo sentiremmo dire come al tempo dell’incarnazione: “perché sei venuto prima del tempo a tormentarci?” Per vincere il demonio egli consigliava prima di tutto la fede e la preghiera: “La briglia della bestia sembra furiosamente allentata, e lo “spiritoso” ne approfitta. E’ dunque il tempo di gridargli: Vade retro! Pensando alla fulminante parola di Nostro Signore. . . se noi fossimo sempre vivificati dal sentimento della fede, gli faremmo spesso passare dei tristi quarti d’ora, quando cerca di sbarrarci il cammino.” Un prete amico di Dupont racconta: “mi ricordo un giorno durante una conversazione mi disse: I mali che ci suscita satana sono altrettanti mezzi che egli adopera per portarci ad offendere Dio, altrettante pietre che egli getta sul nostro cammino per farci cadere in peccato. Rileggiamo allora la parola che disse a Gesù nel deserto: comanda a queste pietre che divengano pane. Accettiamo pazientemente queste prove, implorando il soccorso di Dio per resistere a queste tentazioni; respingiamo questi attacchi, e queste pietre, diverranno per la nostra anima, un pane saporito e satana sarà preso nei propri lacci.” Ma lui aveva un suo metodo per vincere e cacciare il demonio, un procedimento che gli era proprio e che lo caratterizzava in un modo originale e piccante. Il suo principio era di “umiliare” questo spirito superbo, e pertanto trattarlo con il disprezzo di cui è degno. Ora, egli sosteneva, che non c’era espressione più spregevole e che maggiormente l’avrebbe umiliato, di quella con cui viene definito nella sacra Scrittura: l’antico serpente, perché gli ricorda il suo primo crimine e la sua caduta. Traducendo, Dupont, questa parola alla sua maniera, egli lo chiamava, “il vecchio, l’antico!” Dupont: “si è certi in questo modo di metterlo in fuga sul campo, coperto di vergogna e pieno di stizza. Questa parola lo fa infuriare. Volete fare un esperimento pratico? Se siete tentato chiamatelo con questo nome. Ditegli: o il vecchio, ti conosco, allontanati da qui! E’ orgoglioso il vecchio, non ama che gli si dia questo epiteto: è una sorta di ingiuria che lo caccia e lo tormenta”
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