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Dal 4 al 6 aprile 2025 - ritiro spirituale guidato da don Marcello Stanzione
PADRE PIO E L’APOSTOLATO DEL CONFESSIONALE Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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sabato 15 marzo 2025

PADRE PIO E L’APOSTOLATO DEL CONFESSIONALEPadre Pio ha passato la maggior parte della sua esistenza sacerdotale nel confessionale, egli soleva qualificare la sua missione con l’espressione “strappare le anime a satana”. Vedeva quindi la sua opera compiersi in un continuo misurarsi con lo spirito del male, con cui doveva lottare per strappargli   i “fratelli d’esilio”. Egli stesso parlando del peccato così scrive ai suoi direttori spirituali: “preferirei mille volte la morte, anziché determinarmi ad offendere un Dio si buono. . . .se dovessi offendere Dio anche una sola volta preferirei subire infinite volte il martirio più straziante.”  ...

 

 

Al cospetto del peccato che vede nel mondo, Padre Pio si sente sgomento e cosi manifesta a padre Agostino il suo rammarico e dolore: “io non mi arresterò dal piangere tutte le ore che mi restano da vivere, poiché voi conoscete quanto mi strazia il cuore il vedere tanti poveri ciechi, che fuggono più del fuoco quel dolcissimo invito del divin maestro “ venite a me voi tutti che avete sete ed io vi darò da bere”. L’animo mio si vede estremamente straziato nel trovarsi di fronte a questi veri ciechi che non sentono affatto pietà per sé stessi, avendo le passioni tolto loro talmente il senno, che non sognano neppure di venire a bere questa vera acqua di Paradiso.

Mirate come trionfano i nemici della croce sempre più ed in ogni giorno. . .  bruciano di vivo fuoco tra mille desideri di soddisfazioni terrene . . .

La pietà divina non li ammonisce più, con i benefizi non si attirano, con i castighi non si domano, con le dolci insolentiscono. Con le austere imperversano, nella prosperità s’inalberano, nell’avversità disperano.”

. . .Voi comprendete quale sia il crudele martirio per quest’anima mia il vedere le grandi offese che in questi tristissimi tempi si fanno dai figli degli uomini.”

In questo smarrimento morale totale, Papa Pio XII aveva ammonito:

“Forse il più grande peccato del giorno d’oggi sta nel fatto che gli uomini hanno cominciato a perdere il senso del peccato.” E Paolo VI, dopo vent’anni dà per certo ciò che il suo predecessore aveva avanzato come ipotesi: “Voi non troverete più nel linguaggio della gente perbene d’oggi, nei libri, nelle cose che parlano degli uomini, la parola tremenda, peccato. Non si incontra mai. E non torna perché, distaccato l’intelletto umano dalla sapienza divina, si è perduto il concetto del peccato.”

Ma il Signore non abbandona il suo popolo ed arriva in suo soccorso come solo Lui sa fare. Scrive in merito Santa Benedetta della Croce nel Natale del 1940: “Quanto più profondamente un’epoca si trova immersa nel peccato, e lontana da Dio, tanto più ha bisogno di anime che siano unite a lui. Anche in queste situazioni non permette che manchino tali anime: nelle notti più oscure nascono i più grandi santi e profeti.”

Padre Pio è una di queste grandi anime inviate da Dio all’umanità a portare luce. Ecco come esprime il nostro grande santo il suo primo approccio con il popolo di Dio.

“Una turba di anime assetate mi si piomba addosso da farmi mettere le mani nei capelli” scrive così nell’agosto del 1916 a padre Agostino da san Marco in Lamis, scusandosi per non avergli fatto pervenire sue notizie, ed aggiunge: “Non vogliate farmene una colpa . . . non mi si lascia un momento libero.”

Si è molto parlato del fatto che Padre Pio spesso cacciava i penitenti dal confessionale, ma tutto avveniva nell’ordine di un disegno superiore, per la salvezza dell’anima del penitente stesso, conosciuto solo da Dio e da Padre Pio.

Il Padre quindi si rendeva ben conto che egli, rimandando l’assoluzione per un periodo più o meno lungo, faceva passare il penitente attraverso il crogiuolo di una purificazione rovente.

Anche padre Pellegrino ne fece l’esperienza protestando con il padre, il quale, quasi a scusarsi della sofferenza causata a quelli che ricorrevano a lui per essere riconciliati con Dio, gli disse: “ E’ vero, io ai miei penitenti faccio gettare il sangue. Ci metto però, pure il sangue mio.”

Tra i mezzi essenziali che portano il penitente a riconciliarsi con il Padre celeste, Padre Pio mette al primo posto la preghiera, come gemito di supplica e di impetrazione del perdono divino.

Il Padre dunque intendeva far pregare molto i penitenti in attesa dell’assoluzione. In merito a ciò padre Pellegrino ricorda: “Effettivamente la maggior parte di coloro che non ricevevano l’assoluzione, cominciavano a sentire subito un tormento interiore tale, che si sentivano costretti ad invocare l’intercessione di tutti i santi, ed anche l’aiuto dei fratelli in unione di preghiere. cominciava così come una mutua assistenza della preghiera.”

Bisogna però sottolineare che anche in questo il Padre precedeva i penitenti. Egli infatti si metteva al primo posto in questa crociata Egli infatti si metteva al primo posto in questa crociata di impetrazione, tesa ad ottenere misericordia e perdono dal cielo. Diceva a padre Pellegrino. “Tu non puoi immaginare come e quanto prego per quei penitenti ai quali ho imposto una penitenza giusta e benefica, anche se apparentemente troppo dura.”

Ma nel suo impegno di salvare i peccatori padre Pio coinvolgeva anche alcuni dei suoi figli spirituali ai quali chiedeva espressamente aiuto. Fece così anche con padre Pellegrino, al quale al termine di una confessione, impose come penitenza “ una questua di preghiere con una sfilza di nomi impossibile da tenersi a memoria.” Padre Pio aggiunse: “Tu chiedi che preghino secondo le mie intenzioni. Chissà possono cadere nel tranello e quindi pregare per la loro conversione.”

Una delle persone a cui Padre Pio più spesso ricorreva per mendicare preghiere era fra Costantino, che per tanti anni era andato di porta in porta alla cerca del pane della carità per i frati.

Diceva Padre Pio a padre Pellegrino: “Fra Costantino, vecchio e malato com’è sembra che non vale più niente. Eppure come figlio ubbidiente della Santa Madre Chiesa, che sa tenere la corona in mano e sa pregare la Madonna, vale più di me e di te. Sai perché lui ha tanta pace nell’anima? Perché ha riposto tutta la sua fiducia nella Madre Santissima e perché si interessa il meno possibile a quei problemi della terra che tu ritieni molto importanti. Il suo spirito di orazione e la sua devozione alla Vergine Maria sono virtù che lavano tutti i difetti e tutte le debolezze umane e, se fosse possibile spegnerebbero le fiamme dell’inferno.

Quest’uomo attira su di sé lo sguardo della Madonna e alle sue preghiere si deve la salvezza di molte anime. Tu credi che i penitenti siano attratti dal confessore e invece io ti dico che sono spinti al pentimento da queste preghiere nascoste. Non parlo così per stupida umiltà. E’ la verità! Com’è possibile che gli uomini cambino cuore e cervello? Per la fama del confessore? Stai proprio a corto di comprendonio se credei così. Certi cuori possono intenerirsi solo alla presenza della Mamma celeste. E la Mamma celeste ascolta questi figli devoti della Santa Chiesa e scende sulla terra. Direi quasi che lei si fa forte proprio delle preghiere di questi uomini che tu consideri inutili.”

 

 
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