FARSI SANTE COME ILDEGARDA ESSENDO MONACHE BENEDETTINE DI ANNAMARIA MARAFFA |
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domenica, 02 marzo 2025 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions![]() In questo testo “Ildegarda di Bingen e la spiritualità benedettina”, edito dall’editrice Il Cerchio di Rimini, don Marcello Stanzione, uno dei massimi divulgatori in Italia della conoscenza di base su Santa Ildegarda, insieme alla teologa Giuseppina Desiderio ci illustrano come la badessa di Bingen abbia incarnato e tradotto la regola di San Benedetto nella sua epoca e nel suo ambiente tedesco del XII secolo. Stando al racconto di Papa Gregorio Magno (Dial. 2,33-34), Benedetto aveva una sorella di nome Scolastica; questa era una vergine consacrata a Dio ma, secondo il costume del tempo, non viveva in un monastero, prerogativa riservata agli uomini. ...
Eppure le Benedettine di tutto il mondo vedono la loro patrona in Santa Scolastica. L’esigenza di affermare la possibilità di intraprendere un percorso di vita ascetica portò all’adozione per le forme di vita consacrata femminile della regola scritta per i monaci; con qualche adattamento, la regola di monaci poteva essere vissuta anche in monasteri femminili. Con le regole di Pacomio, Basilio, Colombano le cose non andarono diversamente che con la Regola Benedettina, tuttavia la recezione nei monasteri femminili fu più lenta che non in quelli maschili. Si discute se i monasteri inglesi del secolo VII possano essere definiti come abbazie benedettine. In ogni caso, durante il sinodo di Whitby del 664, la celebre abbadessa Ilda (680), si pronunciò a favore dell’unione con Roma. Ilda era superiora di un monastero doppio; era, cioè, a capo anche di una comunità di monaci. Nel secolo VIII, insieme con i monaci missionari giunsero in Europa anche delle monache inglesi, come Lioba e Walburga. Durante il concilio del 742 Bonifacio insisté perché tutti i monasteri femminili si impegnassero a far propria la RB, ma la realtà era ben diversa. I più antichi monasteri femminili tedeschi, come per esempio Nonnberg a Silisburgo e Frauenworth sul Chiemsee per lungo tempo furono più capitoli, o collegiate, di canonichesse che veri monasteri benedettini. Analogamente a quel che accadeva per la vita dei canonici, a partire dall’anno 816, l’Institutio Sanctimonialium regolava la vita nei monasteri femminili. Fu questa la regola in uso in occasione della fondazione dei primi monasteri femminili in Bassa Sassonia (Bassum 860, Lamspringe 873 e il celebre monastero di Gandersheim, intorno all’anno 850) e non la RB. Prima del secolo XII solo Santa Maria di Gandersheim deve essere considerata una casa legata all’ordo monasticus ed essa nel secolo XIII fu comunque trasformata in fondazione di diritto secolare. Solo nel corso del secolo XII l’istituto delle collegiate o capitoli di canonichesse, tipico della Sassonia, cedette allo spirito di severa riforma monastica che i vescovi esigevano. Le collegiate di canonichesse che adottarono la Regola di San Benedetto condussero da quel momento una vita communis in clausura: dormitorio e refettorio comuni, rinuncia alla proprietà personale, uniformità d’abito e professione dei voti religiosi. L’ufficio di abbadessa scomparve a Lamspringe e a Zeven, non però a Bassum. Al posto della decana comparve una priora, che però doveva limitarsi alla conduzione interna del monastero. La tutela degli interessi esterni del monastero passava invece al prevosto, in qualità di vero superiore del monastero femminile. Dopo un’epoca di decadenza (proprietà personale, vita separata e noncuranza della clausura), le riforme di Kastl, Melk e Bursfelde, avviarono anche nei monasteri femminili una riflessione volta al recupero della vita secondo la RB. La buona condizione in cui i monasteri femminili generalmente si trovavano all’inizio del secolo XVI fu gravemente turbata dai disordini seguiti alla riforma protestante. Durante la guerra dei contadini molti monasteri femminili della Germania meridionale e centrale furono saccheggiati o completamente distrutti. Nel mondo vi sono oggi circa 5000 monache che vivono la regola di San Benedetto in monasteri di clausura, cui se ne aggiungono più di 6000 che la vivono in congregazioni senza clausura Papale. Prima di inerpicarci per i sentieri delle applicazioni pratiche della Regola, cammino nel quale Ildegarda di Bingen (n. 1098) eccelse, è utile farci iniziare alle massime che tradizionalmente derivano dalla Regola (Cap. IV) nel suo insieme e che sperimenteremo possono essere d’aiuto a noi cristiani del secondo millennio come lo sono stati nella vita dei Santi benedettini: 1) Prima di tutto amare il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. 2) Poi il prossimo come sé stessi. 3) Poi non uccidere. 4) Non commettere adulterio. 5) Non rubare. 6) Non nutrire desideri impuri. 7) Non testimoniare il falso. 8) Onorare tutto gli uomini. 9) E non fare agli altri quello che non si vuole venga fatto a sé. 10) Rinnegare completamente sé stesso per seguire Cristo. 11) Mortificare il corpo. 12) Non darsi ai piaceri. 13) Amare il digiuno. 14) Ristorare i poveri. 15) Vestire l’ignudo. 16) Visitare l’infermo. 17) Seppellire il morto. 18) Soccorrere nella sventura. 19) Consolare l’afflitto. 20) Tenersi fuori dagli affari del mondo. 21) Non anteporre nulla all’amore di Cristo. 22) Non agire dominato dall’ira. 23) Non covare la vendetta. 24) Non portare l’inganno nel cuore. 25) Non dare la pace falsa. 26) Non mancare mai alla carità. 27) Non giurare per non rischiare di giurare il falso. 28) Avere la carità nel cuore e sulla bocca. 29) Non rendere male per male. 30) Non fare ingiustizia, ma sopportare con pazienza quelle ricevute. 31) Amare i nemici. 32) Non ricambiare le maledizioni a chi maledice, anzi benedire. 33) Sopportare persecuzioni per la giustizia. 34) Non essere superbo. 35) Non amante del vino. 36) Non gran mangiatore. 37) Non dormiglione, 38) Nè pigro. 39) Non mormoratore. 40) Non detrattore. 41) Porre in Dio la propria speranza. 42) Quel che alcuno vede in sé di bene non attribuirli a sé ma a Dio. 43) Il male sappia invece che è opera sua e a sé lo attribuisca. 44) Temere il giorno del giudizio. 45) Avere terrore dell’inferno. 46) Desiderare la vita eterna con tutto l’ardore dell’anima. 47) Considerare ogni giorno con vigilanza e sospetto la possibilità della morte. 48) Vigilare continuamente sugli atti della propria vita. 49) Tenere per certo che Dio ci vede in ogni luogo. 50) Spezzare subito in Cristo i cattivi pensieri che vengono al cuore e manifestarli al padre spirituale. 51) Custodire la bocca dai cattivi discorsi. 52) Non amare le troppe chiacchiere. 53) Non dire parole inutili o atte a far ridere. 54) Non amare il riso frequente e smoderato. 55) Ascoltare volentieri le Sante letture. 56) Ogni giorno, nella preghiera, confessare a Dio con lacrime e gemiti le proprie colpe passate ed emendarsene per l’avvenire. 57) Non seguire i desideri della carne. 58) Odiare la propria volontà. 59) Obbedire in tutto ai comandi dell’abate anche se, disgraziatamente, egli facesse altrimenti, memore del precetto del Signore: Fate quel che dicono, non fate quel che fanno. 60) Non desiderare di essere chiamato Santo prima di esserlo, ma dopo di esserlo perché lo si possa dire con più ragione. 61) Osservare ogni giorno con i fatti i comandamenti di Dio. 62) Amare la castità. 63) Non odiare nessuno. 64) Non avere gelosia. 65) Non assecondare l’invidia. 66) Non amare le dispute. 67) Fuggire l’alterigia. 68) Venerare i vecchi. 69) Amare i giovani. 70) Pregare per i nemici nell’amore di Cristo. 71) Tornare in pace con chi si è in discordia prima che tramonti il sole. 72) E mai disperare della misericordia di Dio. La Regola di San Benedetto non è un programma approntato a tavolino, come ce ne sono in abbondanza anche per la vita spirituale. E’ cresciuta con la vita e l’opera di San Benedetto. E’ l’espressione di un atteggiamento spirituale che creò forme di vita valide per la sua epoca, per quella di Santa Ildegarda e oltre; un atteggiamento spirituale che, se necessario, aveva la forza per “rinnovare conformemente al tempo” le forme di vita esteriori senza pericolo per lo spirito.
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