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MARIA SIMMA E IL PURGATORIO Di don Marcello Stanzione PDF Print E-mail
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Written by Amministratore   
venerdì, 15 novembre 2024
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MARIA SIMMA E IL PURGATORIOMaria Agata Simma, seconda figlia di Giuseppe Antonio Simma e della sua sposa Aloisa Rindere, è nata il 5 febbraio 1915 a Sonntag(Vorarlberg) ed è morta a Sonntag il 16 marzo 2004. Sonntag e situato all’estremo lembo del Grosswalsertal, a circa 30 km ad est di Feldkirch, in  Austria. A partire dal 1940 le anime del purgatorio vennero certe volte dall’austriaca Maria Simma a domandarle soccorso in preghiere. Nel giorno di tutti i Santi del 1953 la Simma cominciò ad aiutare i defunti con sofferenze espiatorie. Soffrì moltissimo per un ufficiale morto in Corinzia nel 1660. questi dolori corrispondevano ai peccati da espiare. ...

Durante la settimana che segue la festa di tutti i Santi, pare che le anime del purgatorio ricevano delle grazie, tramite l’intervento della Santissima Vergine. Ella era felicissima che terminasse il mese di novembre, ma fu solo alla festa dell’Immacolata (8 dicembre) che ebbe inizio veramente la sua missione. Un prete di Colonia, morto nel 555, si presentò a lei con l’aria disperata: veniva chiederle delle sofferenze espiatorie che lei doveva accettare spontaneamente, altrimenti egli avrebbe dovuto soffrire fino al giudizio universale. La Simma accettò; e fu per lei una settimana di dolori terribili. Ogni notte quest’anima veniva a darle nuove sofferenze. Era come se la avessero slogato tutte le membra. Quest’anima la opprimeva, la schiacciava per così dire: e sempre, da ogni parte, nuove spade penetravano in lei con violenza. Un’altra volta era come se si appoggiasse contro di lei una lama spuntata che, incurvandosi, in seguito alla resistenza, si conficcava in ogni parte del suo corpo. Quest’anima doveva espiare omicidi (tra l’altro aveva partecipato al martirio delle compagne di sant’Orsola), la sua mancanza di fede, adulteri e messe sacrileghe. Le sofferenze espiatorie che subiva per le pratiche anticoncezionali e le impurità erano dolori corporali ed orribili nausee. Poi le sembrava di giacere delle ore fra blocchi di ghiaccio; il freddo le penetrava fino alle midolla; era l’espiazione della tiepidezza e della freddezza dal punto di vista religioso. Dopo il terribile caso del prete di Colonia, dovette ancora incaricarsi di sei anime che non potevano essere liberate che per mezzo di espiazioni accettate liberamente. In seguito potrà liberare molto più facilmente, per mezzo della misericordia della Madre di Dio, molte altre anime venute a lei nella prima metà dell’anno. Una si chiamava Berta, era francese, morta nel 1740; un’altra era viennese, morta nel 1810. C’erano Anche: una prostituta italiana due signorine di Innsbruck, morte durante un bombardamento, ed un prete italiano. Ne vennero poi altre che poterono essere liberate per mezzo di sofferenze più leggere e per mezzo della preghiera. Pur sembrandole doloroso, Maria Simma, si è proposta di accettare tutti questi sacrifici. Alle volte erano tali che non avrebbe potuto sopportare con le sole sue forze. Nell’agosto del 1954 iniziò un nuovo metodo per aiutare le anime. Un certo Paul Gisinger di Koblach si annunciò pregandola di domandare ai suoi sette figli, di cui indicò il nome, di dare per lui 100 scellini per le missioni e di far celebrare due Messe: solo così avrebbe potuto essere liberato. In ottobre seguirono domande analoghe: somme minori o maggiori in favore delle missioni, onorari per Messe e recite del Rosario si rinnovarono una quarantina di volte ancora. Le anime si annunciavano sempre personalmente, senza che Maria rivolgesse loro delle domande. Nello stesso mese d’ottobre del 1954 un’anima del purgatorio le disse che durante la settimana dei morti avrebbe potuto fare delle domande a tutte le anime i cui parenti erano disposti ad aiutarle, accordando loro i soccorsi necessari. D’altre parte Maria Simma aveva già prima fatto loro delle domande ed ottenuto risposte concernenti certe altre anime. Ella poté accettare l’incarico di far loro delle domande fino al 20 novembre, ricevendone la risposta prima della fine dell’ano mariano. In ottobre e in novembre, fino all’Immacolata Concezione (8 dicembre), ogni notte vennero delle anime per le quali doveva sia pregare sia soffrire. All’inizio doveva far da sola tutte le preghiere; ma, dal momento che le domande diventarono troppo numerose, poté chiedere aiuto ad altre persone disposte a pregare coscienziosamente per loro. Per i preti le preghiere dovevano essere fatte da preti. Alla chiusura dell’anno mariano, ella conobbe alcuni giorni di tranquillità. Poi altre anime ricominciarono ad annunciarsi, anche anime di cui prese spontaneamente la responsabilità delle sofferenze, secondo ciò che giudicava essere bene e secondo la propria capacità di sopportazione. Le anime del purgatorio appaiono in diverse forme ed in diverse maniere. Alcune bussano, altre appaiono improvvisamente. Le une si mostrano sotto un’apparenza umana, nettamente visibili come al tempo della loro vita mortale, vestite di solito, come nei giorni feriali, altre invece vestite in modo evanescente. Le anime che sono avvolte nel terribile fuoco del purgatorio fanno un’impressione  spaventosa. Più sono purificate dalle loro sofferenze, più diventano luminose ed affabili. Sovente raccontano come hanno peccato e come sono scampate dall’inferno grazie alla misericordia divina; alle volte aggiungono alle loro dichiarazioni degli insegnamenti e delle esortazioni. Per altre anime ella sente che sono presenti e che deve pregare e soffrire per esse. Durante la Quaresima, le anime non si manifestano che per domandare a Maria di soffrire per loro durane la notte e anche di giorno. Succede  pure che le anime del purgatorio appaiono sotto forme straordinarie che fanno paura. Alle volte parlano, come durante la loro vita, nel loro dialetto. Quelle che sono di lingua straniera parlano male il tedesco, con un accento straniero, dunque in maniera personale. Queste apparizioni sono vere, o sono invece il frutto dell’immaginazione? Sono fantasticherie provocate artificiosamente da desideri o da letture? Diversi fatti garantiscono la loro autenticità come quella delle sofferenze espiatorie. Ecco i fatti:

1)    Maria Simma desiderò, già dalla tenera infanzia, aiutare le anime del purgatorio: mise pure tutto il suo zelo per guadagnarsi le indulgenze di certi giorni particolari e recitò per le anime innumerevoli preghiere indulgenziali. Ma fino a questo punto, non sapeva che potesse espiare per le anime soffrendo per esse. Queste sofferenze espiatorie sono dure come quelle del purgatorio. Fu necessario  tutto il suo spirito di sacrificio e la coscienza del suo voto fatto per accettare volontariamente di poter soffrire così per gli altri. un giorno domandò se non fosse possibile che le anime venissero meno sovente, affinché avesse così il tempo per il sonno necessario, senza il quale non poteva più fare il suo lavoro. Le fu risposto che ella aveva fatto dono di abbandono totale, come “anima vittima”. La sua era stata un’offerta sincera, o un sogno pio? Se la Madre di Dio la prendeva in parola ella doveva accettare. Inoltre doveva cucinare meglio e mangiare di più: così avrebbe potuto sostenere un peso maggiore. L’uomo può sopportare più di quello che non crede. Le fu assicurato che le anime del purgatorio l’avrebbero aiutata ad assolvere il suo compito quotidiano. Ella distingue nettamente colui che le appare in sogno da colui che le appare in istato di veglia. Le anime la svegliano, le rivolgono la parola e vanno a lei con le loro sofferenze.. alle volte succede che deve soffrire durante la giornata, mentre sta facendo il suo lavoro quotidiano. La prova che non si tratta di malattie ordinarie è il fatto che queste sofferenze sono certe volte annunciate e poi cessano immediatamente, una volta che è passato il numero fissato delle ore.  Maria Simma mi ha detto sovente che le sembrava che l’anno mariano tardasse a finire, tanto le pesava. Certe anime del purgatorio l’hanno più di una volta sgridata, dicendole che doveva incaricarsi di tutto ciò che Dio le inviava.

2)    Più volte è stato espresso il desiderio di potere osservarla la notte, senza però essere visti da lei, per scoprire, se veramente ella possedesse “qualche cosa”. E’ ciò che fecero, spinti dalla curiosità , alcuni giovani: F. N., A. N., W. B., E. B., W. B. e, in parte, una ragazza, K. B., credendo ad una manifestazione. Le due notti antecedenti la festa dell’Immacolata Concezione, nel 1954, salirono, per mezzo di una scala, fino ad un balconcino fiorito che stava davanti alla finestra aperta della camera di Maria Simma. Essi sentirono Maia gemere sordamente e piangere in mezzo alle sue sofferenze; la videro cercare il fazzoletto per asciugarsi le lacrime; la sentirono parlare con le anime del purgatorio, fare delle domande; la videro prendere delle note. Gli osservatori non videro né sentirono nulla delle anime, ma poi cessarono di ridere e di prendere in giro le apparizioni delle anime del purgatorio. Avevano riflettuto. Il più anziano dei giovani mi raccontò le sue impressioni e le sue osservazioni. Maria Simma seppe da un’anima del purgatorio che l’avevano spiata durante due notti, ma che ciò era stato un bene per gli “spioni”. Quando ella seppe che essi non avevano visto le anime, domandò ad una di queste ultime come ciò fosse possibile. Ecco la risposta: “Questi giovani sono ancora in vita”. “ Ma anch’io sono ancora in vita”, obiettò Maria Simma , “e tuttavia vi vedo”. E l’anima: “Tu sei dei nostri. Noi siamo nelle tenebre. Il cammino che conduce a te è luminoso”. Maria Simma: “E se io non vi ricevessi?”. L’anima: “ Noi possiamo forzarti a farlo, grazie alla Misericordia di Dio, poiché tu sei dei nostri”. Mari Simma: “Che cosa significano queste parole: “Tu sei dei nostri’”. L’anima: “ Con il tuo voto, tu ti sei data specialmente alla Madre della Misericordia. Ella ti ha dato a noi, e per questo motivo il cammino che conduce a te è luminoso per tante anime. Tu fai bene a riceverci con sollecitudine, con amore e con compassione. Così puoi liberarci più rapidamente soffrendo meno, ricevere più grazie e meriti e capire molte cose sul conto delle anime di cui t’informi”.

3)    Si può verificare la verità dei fatti constatando l’esattezza delle indicazioni date da Maria Simma a proposito delle anime. Queste indicazioni dovevano essere trasmesse ai loro parenti che, nella maggior parte dei casi, erano completamente sconosciuti a ella. Nel rapporto indirizzato a monsignor Rschann figurano delle lunghe liste dei nomi di defunti con le loro richieste. Ho inviato la maggior parte delle indicazioni ai curati affinché le potessero esaminare, pregandoli di darne risposta nel caso che queste indicazioni fossero conformi alla realtà: per i casi sottolineati nel mio rapporto mio è stato segnalato che le indicazioni erano esatte.

4)    Nei fatti indicati dalle anime per le quali ella ha dovuto sopportare delle sofferenze espiatorie, ho potuto rilevare certe circostanze di cui la Simma non poteva saper nulla, tenendo in considerazione la sua ignoranza. Questo vale per il caso del prete di Colonia che aveva cooperato al martirio di sant’Orsola e delle sue compagne. Durante la valanga catastrofica del gennaio 1954, delle anime del purgatorio dissero a Maria che c’erano degli infortunati seppelliti vivi sotto la neve. L’ultimo fu ritrovato vivo a  Blons due giorni più tardi. Altre catastrofi, che si verificsrono nel corso dell’anno mariano le furono ugualmente predette. La Simma mi annunciò., due giorni prima che i  giornali ne parlassero, l’inondazione che ebbe luogo durante l’estate del 1954. certe anime gliene avevano parlato.

5)   Nel carattere di Maria Simma non c’è nulla di complicato, nulla di teso. Da quando ha cominciato ad offrirsi soffrendo di espiare, ella dà l’impressione di una grande calma e di un’uguaglianza d’umore maggiore di quella di prima. Dopo la fine dell’anno mariano risentì la fatica dei mesi che precedettero l’Immacolata Concezione. Provò un gran bisogno di sonno, ciò che potrebbe accadere ad ogni essere normale nelle medesime circostanze.

6)   Ciò che ella ha imparato per mezzo delle anime, ciò che ha visto per sua istruzione e conforto concorda pienamente sia con gli insegnamenti di fede sulla giustizia e la misericordia divine, sia con la dottrina del purgatorio, sia con i giudizi e le dottrine dell’autorità ecclesiastica.

7)Il fatto che ella abbia potuto fare delle domande e ricevere delle risposte concernenti le anime, ha fatto nascere dei dubbi. Si ha ragione di temere che gente curiosa tramuti i fatti, cercando in essi qualcosa di sensazionale. All’inizio alcune persone pregarono Maria Simma di fare delle domande alle anime sui loro parenti defunti. Verso metà ottobre, le fu annunciato che durante la settimana dei morti avrebbe potuto fare delle domande per tutte le anime i cui parenti avessero intrapreso o compiuto le buone opere di cui avevano bisogno. Senza alcun dubbio è gradevole a Dio che i parenti si preoccupino dei loro defunti. Ma Maria seppe che ci sono pure in purgatorio delle anime alle quali poteva interessarsi, senza tuttavia essere obbligata a farlo. Si trattava, per la maggior parte, di anime che si trovavano nel più basso gradi del purgatorio. Per un disegno speciale della pietà della madre della Misericordia, queste anime potevano domandare ad ella la loro liberazione. Ciò le fu detto parola per parola così: “Queste devono informarti che non sei obbligata ad interessarti a loro, ma che lo puoi. Si, per un certo numero di esse, tu devi domandare per mezzo della preghiera di potertene incaricare. Se tu scarti queste anime non sei colpevole di nessuna colpa, ed esse non hanno più il diritto di importunarti una seconda volta. Ma se tu t’incarichi con sollecitudine, riceverai le maggiori grazie, e noi potremo darti delle informazioni maggiori concernenti i defunti”. Qui non si tratta dunque di impressioni , ma di grazie per le anime. Soltanto quando le si ponevano delle domande per curiosità – si è perfino cercato di farlo a proposito di Hitler e di Stalin – non riceveva risposta od opponeva un rifiuto.

 
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