IL DIAVOLO SECONDO IL PAPA SAN GREGORIO MAGNO Di don Marcello Stanzione |
escrito por Amministratore | |
venerdì, 15 de novembre de 2024 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Gregorio divenne Papa nel 589 succedendo a Pelagio, in un periodo di gravi cataclismi che sconvolsero Roma. La Città Eterna era l’ombra dell’antica grandezza, Roma e le zone vicine erano sottoposte alle frequenti incursioni dei guerrieri longobardi che devastavano le campagne, depredavano e sottoponevano gli abitanti a feroci rappresaglie e toccò al Papa Gregorio evitare a Roma l’umiliazione di un ennesimo saccheggio comprando la pace dal re Agilulfo per 500 libbra d’oro. ...
Gregorio era nato attorno 540 ed apparteneva ad un’illustre famiglia romana che da secoli aveva ricoperto cariche sia civili che ecclesiastiche. Costituì una Comunità monastica attorno al 578, dopo aver tenuto per diversi anni una carica civile. A questo scopo adattò una delle ville di proprietà dei genitori e donò alla Chiesa Romana le proprietà di famiglia in Sicilia e i suoi poderi attorno a Tivoli. Non cessò tuttavia l’attività diplomatica, in quanto venne inviato nel 579 a Costantinopoli come ambasciatore per chiedere all’Imperatore aiuti a favore dell’Italia, Gregorio divenne Papa, sembra, contro la sua volontà. E’ certo il conflitto tra l’ascetismo a cui spontaneamente tendeva, e la responsabilità di una carica gravosissima “nel mondo” fu in lui autentico. Solo in seguito risolse la contraddizione compiendo una scelta attiva in un momento drammatico per la cristianità. A coloro che portavano fino in fondo la loro determinazione di auto isolamento, indirizzò parole rispettose ma fredde: “ vi sono alcuni che dotati di grandi doni divini bruciando nel loro ardore della contemplazione, non amano aiutare il prossimo con predicazioni; preferiscono la quiete dei luoghi appartati, cercano la solitudine per meditare”[1] Al contrario, Gregorio si impegnò a fondo nell’evangelizzazione, favorendo prima di tutto la missione in Britannia ed auspicando la conversione dei Visigoti spagnoli al cattolicesimo. Alla sua attività di pastore e di riformatore della Chiesa si collegano sia il Corpus di sermoni che redasse per il popolo e sia i Dialoghi, un libro diretto al popolo che sfrutta abilmente forme narrative care ai fedeli più semplici e più attratti dalle narrazioni appassionanti e dai grandi gesti dei martiri e dei monaci in difesa della Chiesa. Il papa Gregorio ha parlato degli angeli caduti e del loro capo in quasi tutti i suoi scritti, anche e soprattutto nella sua opera Expositio in Job o Moralia in Job . Le idee fondamentali sono riprese in particolare dal pensiero di Agostino e divennero patrimonio comune della Chiesa d’occidente. Il diavolo, il primo degli angeli, creato prima di tutte le cose è diventato apostata per colpa.[2] Era stato creato buono da Dio, ma ha prevaricato di sua volontà.[3] Era la più nobile delle creature, faceva parte del coro dei cherubini secondo il testo di Ezechiele 28,14-19, superando tutti gli altri per la sua scienza.[4] Ma inorgoglito della propria grandezza, non ha voluto più sottostare al Creatore e ha voluto porsi al di sopra di tutti per non essere sottomesso a nessuno. Egli ha desiderato essere uguale a Dio elevandosi superbamente verso l’altezza divina, mettendosi al posto di colui che è principio assoluto di tutte le cose, facendo di sé il principio di tutto, credendo di poter essere sufficiente a se stesso.[5] Il peccato del diavolo consiste nel considerarsi come Dio, autosufficiente e indipendente; un peccato di orgoglio che è la radice di ogni peccato, è la prima follia. Con ciò il diavolo ha perso la partecipazione alla bontà di Dio; volendo essere simile a Dio e sostituirsi a Lui, di fatto è venuto meno a sé stesso; allontanato da cielo è precipitato nell’aria come in una prigione e gli è stato impedito di tentare gli uomini secondo il suo capriccio. In tal senso egli è un vero alienato, lontano da se stesso, dagli altri e da Dio, fuori della verità, dell’amore, dell’essere, proprio perché si è distaccato dalla fonte primaria, che è Dio.[6] Per Gregorio il peccato è precisamente questa alienazione di fondo, che Satana ha voluto introdurre anche nel mondo con la tentazione dell’ Eden e il conseguente peccato originale. La realtà dell’uomo è armonia in se stesso e comunione con Dio e con gli altri, tutti aspetti che formano la sua “interiorità”, come la chiama Gregorio. Ciò significa che più l’uomo rientra in se stesso, più si avvicina a Dio quale centro della sua esistenza. La realtà del peccato sta nello sconvolgimento di questa armonia; il peccato suscita il desiderio della “esteriorità”, cioè di fuggire da se stesso per andare verso la dispersione e confusione delle cose mondane per perdersi in esse; impedisce di ritrovare il senso di sé e degli altri, soprattutto il rapporto profondo con Dio: E’ questo ciò che Satana tenta di fare, rallegrandosi quando riesce a portare l’uomo al di fuori di sé, là dove non ci sono più l’unità, la verità e l’amore, Egli pero non può entrare nell’intimo dell’uomo, si deve fermare al suo esterno, attraverso cui cerca di sedurlo con le sue passioni e la libidine. L’uomo è distrutto quando è totalmente disperso nell’esteriorità e non ha più la possibilità di fare ritorno in se stesso.[7] I peccatori si autoescludono dalla comunità cristiana e dal corpo di Cristo e diventano membra di Satana considerati, così gli Anticristi. Per Gregorio l’ Anticristo era la forma che Lucifero prenderà alla fine del mondo, quando lancerà la sua ultima disperata battaglia contro il Signore.[8] La redenzione ha come scopo di salvarci dalle conseguenze del peccato originale. Prima di Cristo, sosteneva Gregorio, tutti gli uomini erano possesso del Diavolo per suo diritto; dopo Cristo, Satana vanta tale diritto solo sugli infedeli e sui peccatori. Cristo dopo la crocifissione ha sottratto al regno dei morti i giusti vissuti prima della sua nascita e verso il V secolo questo insegnamento veniva fissato nei commentari alla Scrittura, nella letteratura e nella liturgia del sabato santo. Alcuni Padri avevano esteso anche al di fuori del mondo ebraico gli effetti della salvezza sostenendo che quando Cristo discese fra i morti predicò ai pagani e convertì quelli fra loro che avevano condotto una vita buona secondo coscienza; anche l’ Omelia XXII di Gregorio Magno sui vangeli può essere letta in questa linea. [1] G. Pepe, Il Medio Evo barbarico, editrice Iduna, Sesto San Giovanni (Mi) 2018, p.119 [2] Exp. In 1 Reg.3,5,9; 4,1,9. [3] Moral. 32,17 e 18. [4] Moral. 32,47 e 48 [5] Moral.34,39-42 [6] Moral. 12,36- 34,4- 6 [7] V. le riflessioni di J.B. Russel, Il diavolo nel Medioevo, 72-73 [8] Moral. 4.9, 14.21, 15.58, 27.26, 32.15. |
< Anterior | Siguiente > |
---|