LA PROVA DEGLI ANGELI E LA MADONNA Di don Marcello Stanzione |
escrito por Amministratore | |
domenica, 29 de settembre de 2024 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Nella Rivelazione biblica, grazie agli angeli buoni, il mistero del male si illumina. Conviene dunque ricordarsi brevemente che se la Regina degli angeli stessa fu sottomessa ad una scelta spirituale radicale (Fiat o Non serviam), gli spiriti angelici conobbero anch’essi una prova meritoria della loro libertà. Poggiandosi su alcune espressioni bibliche sparse, Tommaso d’Aquino insegna che gli angeli furono creati in stato di grazia, ma senza la visione di Dio. ... Fin dall’istante della loro creazione, essi presero coscienza della loro natura perfetta in se stessa, cosa che fu loro causa di grande gioia e di lodi, ma essi si videro subito (o forse dopo un certo periodo di tempo) chiamati dal loro Creatore a distaccarsi dal loro bello stato di natura per salire ancora più in alto, al di sopra di se stessi, al fine di vivere un destino soprannaturale che sorpassa, anche per essi, tutto quello che poteva concepirsi: contemplare Dio faccia a faccia in una eterna e giubilante estasi d’amore (Ap 5,11). Con dei teologi come Agostino e Gregorio, Tommaso d’Aquino inquadra anche che, nell’istante in cui essi furono chiamati alla vita divina, Dio rivelò anche la loro futura missione e posto nell’ordine soprannaturale, chiaramente la loro dipendenza nei riguardi del futuro verbo incarnato e di sua Madre, piena di grazia ma semplice figlia degli uomini. Per il loro puro spirito, questo costituì certamente una prova, poiché sarebbe stato come chiedere loro di lasciare un ordine bello e buono in sé per sottomettersi a tutt’un altro ordine paradossale che non poteva tenere la sua coerenza che con un Amore divino giungente al di là di tutte le esigenze d’una natura creata. Per aderire ad un tale piano, bisognava che l’angelo abbandonasse il suo giudizio di creatura ed accettasse di rimettersi in tutta fiducia al suo Creatore. Atto d’amore soprannaturale che era nello stesso tempo per lui occasione di merito, dunque occasione di cooperare liberamente al suo destino di eterna beatitudine. Alcuni mistici hanno sostenuto che in quell’istante della scelta, gli angeli furono confortati nel loro atto di abbandono a Dio da quello che essi percepirono dall’essere immacolato della loro futura Regina, contemporaneamente così umile e così vicina all’Altissimo. Riguardo invece il peccato di una parte degli spiriti angelici lo stesso Tommaso d’Aquino insegna che, nella loro sfera naturale, nessuno di essi poteva sbagliarsi né mancare in nessuna maniera, tanto era perfetta la loro natura. Ma invitati dallo Spirito a lasciare il piano limitato del loro essere creato, unico e perfetto nel suo ordine, per aprirsi ad un’altra forma di vita propriamente divina, alcuni rifiutarono, a cominciare da Lucifero seguito da un terzo degli angeli del cielo (secondo una lettura patristica di Ap 12,4). Nell’ordine soprannaturale della carità comunicante, questi preferirono conservare “nello stato” la loro natura unica e sempre anche perfetta nel suo ordine naturale, preferendo rimanere piccoli dei solitari davanti al grande Dio trinitario (ma definitivamente fuori dalla sua vista). “Di modo che, conclude San Tommaso, l’angelo peccò volgendosi col suo libero arbitrio verso il suo proprio bene, senza ordinarlo alla regola superiore che è la volontà divina” (Sum, Ia, q.63, art.1, ad.4). Il “bene proprio” di cui qui si tratta non è prima di tutto da comprendere come la gioia passiva d’una natura angelica, perfetta in sé stessa, ma come l’esercizio di una libera volontà che scegliesse in tutta conoscenza di causa ed una volta per tutte di definirsi in opposizione attiva all’ordine superiore. Questi angeli ribelli al soprannaturale ed affascinati da sé stessi, costituiscono tutti i demoni, che sono anch’essi legioni (Mc 5,9). L’uomo si pone poco o prono sotto la loro presa con tutta la deviazione volontaria all’ordine armonioso voluto da Dio (la coscienza morale è la prima e talvolta la sola testimone di quest’ordine, come lo sottolinea l’apostolo Paolo in Rom. 2,15). La Regina che regge i buoni spiriti esercita anche un certo controllo sui cattivi. Ella lo esercita con tanta più potenza quando i suoi figli sulla terra si raccomandano frequentemente alla sua materna protezione. Ella può far sentire il suo potere direttamente come lo vediamo, per esempio a Lourdes, dove con un solo sguardo Ella fa tacere le voci demoniache vociferanti che, salendo dal Gave, vogliono coprire la sua voce gridando a Bernadette: “Salvati!” (apparizione del 19 febbraio 1858). Ella può anche farlo indirettamente delegando verso i suoi figli uno o più angeli, guide e protettori. Durante la notte del 18 luglio 1830, è l’angelo custode di santa Caterina Labouré, allora novizia, che viene a svegliare questa in piena notte per condurla fin presso Maria, che sta per apparirle nella cappella della comunità delle Figlie della Carità a Ru De Bac a Parigi. Durante l’anno 1916, i pastori di Fatima videro tre volte apparire loro l’angelo della pace od angelo del Portogallo, che li preparò anche agli incontri con la loro Regina che dovevano seguire nel 1917. Infine, nei riguardi degli angeli incaricati di un’opera di purificazione dell’umanità peccatrice (cfr. Sap 18,15; Ap 15,1), Maria può anche intervenire favorevolmente. Nell’ultimo segreto di Fatima, recentemente rivelato, noi la vediamo estinguere i dardi infuocati emessi da una spada di fuoco che un angelo tiene nella sua mano sinistra e che sembra minacciare la terra; per far questo, basta alla regina dei cieli di stendere regalmente verso di lui la sua mano destra da dove sgorga uno splendido raggio di grazia divina. Non si saprebbe esprimere meglio la sua comunione particolare al mondo angelico così come la sottomissione d’amore di questo alla sua gloriosa regina. |
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