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sabato 28 settembre 2024

CONSACRIAMOCI A SAN MICHELE - PAPA FRANCESCO, SAN MICHELE E GLI ANGELI

Il cardinale Bergoglio ha scelto il nome Francesco come papa in omaggio al poverello di Assisi. Molti dimenticano che san Francesco è stato nella storia della Chiesa uno dei santi più devoti agli angeli e in modo particolare all’Arcangelo Michele. Le fonti francescane più volte accennano alla devozione di san Francesco verso gli spiriti angelici. Il suo primo biografo, Fra Tommaso da Celano così scrive al riguardo: “ Venerava amorosamente gli angeli, i quali combattono con noi, e con noi camminano fra le ombre di morte. ...

 
Diceva che essi devono essere venerati dovunque come compagni e non meno invocati come custodi. Insegnava non doversi offendere il loro sguardo e non osare davanti ad essi fare ciò che non si farebbe davanti agli uomini. Poiché nel coro si canta in cospetto degli angeli, voleva che quanti potevano, andassero in coro, e vi salmeggiassero devotamente”. Nella prima biografia del Santo viene sottolineato il ricordo di S. Maria degli Angeli, la Porziuncola, luogo prediletto di S. Francesco, perché “luogo favorito di grazie più abbondanti e da frequenti visite di spiriti angelici” (1 Celano 106: 503; Spec. 83: 786). In due anni di vita eremitica Francesco terminò di restaurare anche la Chiesa abbandonati di S. Maria degli Angeli, che egli scelse per residenza “a causa della sua venerazione per gli angeli e del suo speciale amore per la madre di Cristo” .(Leg. M. 3,8: 1048). Le fonti francescane definiscono questo luogo “colmo di una grazia più copiosa” perché in esso gli spiriti celesti “irradiano la loro luce” e fanno “risuonare degli inni” durante le notti (Spec. 84: 1782). Un brano della Regola non bollata, secondo il modello dell’invocazione orante ricorda i tre arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele insieme ai cori angelici: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Principati, e Potestà, Virtù, Angeli e Arcangeli (Rnb 23:67). Il ricordo degli angeli viene riportato nel “Sacrum Commencium” sulle labbra della Povertà quando nel suo fervore ai gruppi di frati sotto la guida di Francesco ricorda la promessa riservata ai vergini, di essere un giorno “come angeli di Dio in cielo” e manifesta l’esultanza degli spiriti beati per i minori a cui si deve il rifiorire della purezza in tanti che li seguiranno a restauro delle “rovine della città celeste” (Scom 68:2027). In questo racconto medioevale vi è l’idea teologica dell’occupazione dei troni celesti, lasciati liberi dagli angeli iniqui o diavoli e riservati ai santi specialmente a quelli che sono vissuti in verginità come gli spiriti celesti. Nelle leggende è ricordata la visione di fra Pacifico che vede il fondatore dell’ordine in estasi assiso su un trono “più splendido e glorioso” di tutti gli altri troni, mentre la voce soprannaturale dichiara che quel trono è stato riservato a S. Francesco per la sua umiltà, mentre era destinato all’angelo iniquo Lucifero che lo perse a causa del suo orgoglio e delle sua superbia. Per questo S. Francesco venne chiamato dai suoi seguaci ed estimatori il “Serafico Padre”. ( 2 Cel. 122:707, Leg M 6, 6: 111; Leg P 23: 1570; Spec 60:1750).

Venerdì mattina 5 luglio 2013 alle ore 8.45, nei Giardini Vaticani, presso il Palazzo del Governatorato, hanno avuto luogo alla presenza del Santo Padre Francesco l’inaugurazione di un nuovo monumento a San Michele Arcangelo e la consacrazione dello Stato della Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo.

Poco prima dell’inizio della cerimonia era giunto sul luogo il Papa emerito, Benedetto XVI, invitato dal Papa Francesco, salutato con grande affetto dai presenti e dal personale del Governatorato.

Il Papa Francesco, giunto subito dopo, e il Papa emerito si sono abbracciati con affetto e sono rimasti vicini per tutta la cerimonia, prendendo posto su due poltrone collocate davanti al monumento dell’Arcangelo.

Dopo un breve saluto del Card. Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato, è intervenuto il Card. Giovanni Lajolo, Presidente emerito del Governatorato, che ha illustrato il significato del nuovo monumento dedicato al Principe degli angeli e della fontana dedicata a San Giuseppe, collocata sull’altro lato del palazzo del Governatorato e già inaugurata qualche tempo fa. Il Cardinale Lajolo ha detto:

 

“Santità,

siamo tutti molto lieti che Vostra Santità abbia voluto inaugurare questo monumento a San Michele Arcangelo, Protettore della Chiesa universale, Patrono dello Stato della Città del Vaticano.

Con Vostra Santità desidero ringraziare Sua Eminenza il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato, che mi chiese di continuare a seguire l’opera, progettata e iniziata sotto la mia presidenza, e mi ha dato ora cortesemente la parola.

Era nostra comune intenzione di presentare l’opera a Papa Benedetto XVI il 19 aprile scorso, giorno anniversario della sua elezione. L’evento dell’111 febbraio scorso ha però sconvolto i nostri piani. Oggi, ottenuta la conferma dell’approvazione da parte di Vostra Santità, i. monumento viene finalmente inaugurato. Ponendosi quasi a cavallo di due Pontificati, esso può ben essere preso a simbolo della continuità della protezione divina della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano. L’Arcangelo Michele ci viene presentato dalla Bibbia, nel libro di Daniele, come speciale protettore del Popolo di Dio (cfr. Dn 10.13-21; 12,1) e nel libro dell’Apocalisse, come il capo delle schiere celesti, che sconfigge Satana con tutte le forze opposte al Regno di Dio (cfr. Ap 12,7). San Michele ha la missione propria di essere strumento di Dio a difesa del suo popolo, della Chiesa, contro tutte le forze del male.

L’artista che ha realizzato l’opera che Vostra Santità oggi inaugura, Giuseppe Antonio Lomuscio, ha la sua sede a Trani, una città poco distante dal celebre Santuario di S. Michele al monte Gargano. Egli è qui presente con il suo Arcivescovo, Sua Eccellenza Mons. Giovanni Battista Picchierri, e con i propri familiari. L’idea e la forma dell’opera sono state concepite dal Lomuscio alla luce della fede. I criteri estetici che l’hanno guidato riflettono una concezione dell’arte come riflesso della bellezza di cui Dio ha ricolmato il creato e in particolare quella creatura da lui creta a sua immagine e somiglianza , la creatura umana, la più vicina, nella scala degli esseri, prendendo a splendore delle creature angeliche. Per questo l’Arcangelo Michele è qui raffigurato con una figura della medesima forma, ma rovesciata e deturpata, come conseguenza del peccato.

E’ mio gradito dovere ricordare che quest’opera non ha gravato sul bilancio né del Governatorato né della Santa sede grazie al Sig. Claudio Chiais, di Roma, che ha sostenuto gli oneri del monumento e della sua messa in opera. Con lui desidero ringraziare di fronte a Vostra Santità anche il prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, che ha presieduto la commissione giudicatrice del concorso e ha offerto preziosi suggerimenti per la finitura dell’opera; e l’Ing. Pier Carlo Cuscianna, Direttore dei Servizi Tecnici del Governatorato, i suoi collaboratori e le maestranze per l’impegno profuso nel predisporre ed eseguire a regola d’arte quanto opportuno .

Vorrei terminare attirando l’attenzione su di un particolare, per il quale desidero esprimere proprio a Lei, Santo Padre, particolare gratitudine. Vostra Santità ha infatti deciso che l’opera sia onorata di un duplice stemma: con il Suo anche quello di Papa Benedetto XVI, a cui l’opera doveva essere offerta il 19 aprile scorso. A lui va in questo momento il nostro pensiero, sempre ricolmo di gratitudine e ammirazione. Alla base del piedistallo sta la scritta: Benedictus PP: XVI ANNO VIII ***Franciscus PP. ANNO I** MIchaeli Archangelo** Populi Dei Defensori Vaticanae Civitatis Patrono.

Grazie , Santità! S. Michele Arcangelo faccia sempre valere la sua potente protezione per la persona di Vostra Santità e per la Chiesa in tutto il mondo: affinché si compia: - come proclama “la gran voce dal cielo” dell’Apocalisse – “la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e del suo Cristo” (Ap 12, 10)”.

 

Poi ha preso la parola il Santo Padre Francesco che ha rivolto ai presenti tale discorso:

 

 Santità, Signori Cardinali, Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

Illustri Signori e Signore!

Ci siamo dati appuntamento qui nei Giardini Vaticani per inaugurare un monumento a San Michele Arcangelo, patrono dello Stato della Città del Vaticano. Si tratta di un’iniziativa già progettata da tempo, con l’approvazione del Papa Benedetto XVI, al quale va sempre il nostro affetto e la nostra riconoscenza e al quale vogliamo esprimere la nostra grande gioia per averLo qui presente oggi in mezzo a noi. Grazie di vero cuore!

Sono grato alla Presidenza del Governatorato, in particolare al Cardinale Bertello, per le sue cordiali parole, alle Direzioni e alle maestranze coinvolte per questa realizzazione. Ringrazio il Cardinale Giovanni Lajolo, Presidente emerito del Governatorato , anche per la presentazione che ci ha fatto dei lavori svolti e dei risultati raggiunti. Una parola di apprezzamento va allo scultore, il Sig. Giuseppe Antonio Lomuscio, e al Benefattore, il Sig. Claudio Chiais, che sono qui presenti.

Grazie!

Nei Giardini Vaticani ci sono diverse opere artistiche; questa, per oggi si aggiunge, assume però un posto di particolare rilievo , sia per la collocazione, sia per il significato che esprime. Infatti non è solo un’opera celebrativa, ma un invito alla riflessione e alla preghiera, che si inserisce bene nell’Anno della fede. Michele – che significa: “Chi è come Dio?” – è il campione del primato di Dio, della sua trascendenza e potenza. Michele lotta per ristabilire la giustizia divina; difende il Popolo di Dio dai suoi nemici e soprattutto dal nemico per eccellenza, il diavolo. E san Michele vince perché in Lui è Dio che agisce. Questa scultura richiama allora che il male è vinto, l’accusatore è smascherato , la sua testa schiacciata, perché la salvezza si è compiuta una volta per sempre nel sangue di Cristo. Anche se il diavolo tenta sempre di scalfire il volto dell’Arcangelo e il volto dell’uomo, Dio è più forte; è la sua vittoria e la sua salvezza è offerta ad ogni uomo. Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele  Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori.

Cari fratelli e sorelle, noi consacriamo lo Stato Città del Vaticano anche a San Giuseppe, il custode di Gesù, il custode della Santa Famiglia. La sua presenza ci renda ancora più forti e coraggiosi nel fare spazio a Dio nella nostra vita per vincere sempre il male con il bene. A Lui chiediamo che ci custodisca, si prenda cura di noi, perché la vita della Grazia cresca ogni giorno di più in ciascuno di noi”.

 

Successivamente il Santo Padre Francesco , indossata la stola, ha recitato due preghiere di consacrazione, la prima a San Giuseppe e la seconda a San Michele Arcangelo, ha asperso il nuovo monumento che raffigura il duce delle celesti milizie e i fine ha impartito la Benedizione a tutta l’assemblea.

Fra i presenti le Autorità della Segreteria di Stato e del Governatorato, gli Artisti autori del nuovo monumento (Giuseppe Antonio Lomuscio) e della fontana di San Giuseppe (Franco Murer) e i benefattori che ne hanno sostenuto la realizzazione, altri privati e il personale del Governatorato.

La cerimonia è terminata intorno alle 9.15.

  Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata il 29 settembre 2014, a Casa Santa Marta, nel giorno in cui la Chiesa festeggia i Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, ha parlato della lotta contro il diavolo. Satana fin dall’inizio cerca di distruggere l’umanità utilizzando la sua astuzia, seducendo l’uomo; e l’uomo deve lottare sempre, perché se non si lotta, ha detto il Papa, saremo sconfitti. Al termine dell’omelia, Papa Francesco ha invitato a recitare “quella preghiera antica ma tanto bella, all’arcangelo Michele, perché continui a lottare per difendere il mistero più grande dell’umanità: che il Verbo si è fatto Uomo, è morto e è risorto. Questo è il nostro tesoro. Che lui continui a lottare per custodirlo”. Questa è la trascrizione della sua breve omelia: “Ma questa lotta avviene dopo che Satana cerca di distruggere la donna che sta per partorire il figlio. Satana sempre cerca di distruggere l’uomo: quell’uomo che Daniele vedeva lì, in gloria, e che Gesù diceva a Natanaèle che sarebbe venuto in gloria. Dall’inizio la Bibbia ci parla di questo: di questa seduzione per distruggere, di Satana. Magari per invidia. Noi leggiamo nel Salmo 8: ‘Tu hai fatto l’uomo superiore agli angeli’, e quell’intelligenza tanto grande dell’angelo non poteva portare sulle spalle questa umiliazione, che una creatura inferiore fosse fatta superiore; e cercava di distruggerlo”.

“Tanti progetti, tranne i peccati propri, ma tanti, tanti progetti di disumanizzazione dell’uomo, sono opera di lui, semplicemente perché odia l’uomo. E’ astuto: lo dice la prima pagina della Genesi; è astuto. Presenta le cose come se fossero buone. Ma la sua intenzione è la distruzione. E gli angeli ci difendono. Difendono l’uomo e difendono l’Uomo-Dio, l’Uomo superiore, Gesù Cristo che è la perfezione dell’umanità, il più perfetto. Per questo la Chiesa onora gli angeli, perché sono quelli che saranno nella gloria di Dio – sono nella gloria di Dio – perché difendono il gran mistero nascosto di Dio, cioè che il Verbo è venuto in carne”.

“La lotta è una realtà quotidiana, nella vita cristiana: nel nostro cuore, nella nostra vita, nella nostra famiglia, nel nostro popolo, nelle nostre chiese … Se non si lotta, saremo sconfitti. Ma il Signore ha dato questo mestiere principalmente agli angeli: di lottare e vincere. E il canto finale dell’Apocalisse, dopo questa lotta, è tanto bello: ‘Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il Regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte’”. La lotta contro i piani astuti di distruzione e disumanizzazione portati aventi dal demonio che “ presenta  le cose come se fossero buone” inventando persino “ spiegazioni umanistiche” è una realtà quotidiana”, E se ci facciamo da parte, “ saremo sconfitti”.  Ma abbiamo la certezza di non essere soli in questa lotta, perché il Signore ha affidato agli arcangeli il compito di difendere l’uomo. Ed è proprio il ruolo di Michele, Gabriele e Raffaele che papa Francesco ha ricordato nella messa celebrata lunedì  29 settembre, giorno della loro festa, nella cappella della Casa santa Marta. Il Pontefice ha fatto subito notare che “ le due letture che abbiamo ascoltato sia quella del profeta Daniele ( 7,9-10.13-14) sia quella del vangelo secondo Giovanni ( 1,47-51) – ci parlano di gloria: la gloria dal cielo, la corte del cielo, l’adorazione nel cielo”. Dunque, ha spiegato, c’è la gloria” e “ in mezzo a questa gloria c’è Gesù Cristo”. Dice, infatti, Daniele “ Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile ad un figlio d’uomo. Gli furono dati potere, gloria e regno. Tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano”. Ecco dunque, ha detto Francesco, “ Gesù Cristo, davanti al Padre, nella gloria del cielo”. una realtà che la liturgia rilancia anche nel Vangelo. Così, ha proseguito il Papa, “ a Natanaele che si stupiva, Gesù dice: Ma vedrai cose più grandi. Vedrete il cielo aperto e gli angeli di dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo”. E “ prende l’immagine della scala di Giacobbe: Gesù è al centro della gloria, Gesù è la gloria del Padre”. Una gloria che, ha chiarito il vescovo di Roma, “ è promessa in Daniele, è promessa in Gesù. Ma è anche promessa fatta nell’eternità”. Il Pontefice ha poi fatto riferimento all’altra lettura” tratta dall’apocalisse ( 12,7-12). Anche in quel testo, ha precisato. “ si parla di gloria , ma come lotta”. Vi si legge infatti: “ Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma no prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo è il Satana, e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli”. E’ “ la lotta fra il demonio e Dio”, ha spiegato. Ma “ questa lotta avviene  dopo che Satana cerca di distruggere la donna che sta per partorire il Figlio”. Perché , ha affermato il Papa, “ satana sempre cerca di distruggere l’uomo: quell’uomo che Daniele vedeva lì, in gloria, e che Gesù diceva a Natanaele che sarebbe venuto in gloria”. E “ dall’inizio la Bibbia ci parla di questo: questa seduzione per distruggere di Satana. magari per invidia”. E in proposito Francesco, facendo riferimento al salmo 8, ha sottolineato che “ quell’intelligenza tanto grande dell’angelo non poteva portare sulle spalle questa umiliazione, che una creatura inferiore fosse fatta superiore; e cercava di distruggerlo”. “ Il compito  del popolo di Dio ha spiegato il Pontefice è custodire in sé l’uomo: l’uomo Gesù. Custodirlo, perché è l’uomo che dà vita a tutti gli uomini, a tutta l’umanità”. E, da parte loro, “ gli angeli lottano per far  vincere l’uomo”. Così “ l’uomo, il Figlio di Dio, Gesù e l’uomo , l’umanità, tutti noi, lotta contro tutte queste cose che Satana fa per distruggerlo”. Infatti, ha affermato Francesco, “ tanti progetti, tranne i peccati propri, ma tanti, tanti progetti, tranne i peccati propri, ma tanti, tanti progetti di disumanizzazione dell’uomo sono opera di lui, semplicemente perché odia l’uomo”. Satana “ è astuto: lo dice la prima pagina della Genesi. E’ astuto, presenta le cose come se fossero buone. Ma la sua intenzione è la distruzione.”. davanti a questa opera di satana “ gli angeli ci difendono: difendono l’uomo e difendono l’uomo-Dio, l’uomo superiore, Gesù Cristo,  che è la perfezione dell’umanità, il più perfetto”. E’ per questo che “ la Chiesa onora gli angeli, perché sono quelli che saranno nella gloria di Dio sono nella gloria di Dio perché difendono il grande mistero nascosto di Dio, cioè che il Verbo  è venuto in carne” Proprio “ quello vogliono distruggere;  e quando  non possono distruggere, la persona di Gesù cercano di distruggere il suo popolo; e quando non possono distruggere il popolo di Dio, inventano spiegazioni umanistiche che vanno propriamente contro l’uomo, contro l’umanità e contro Dio”.  Ecco perché, ha detto il Papa, “ lotta è una realtà quotidiana nella vita cristiana, nel nostro cuore, nella nostra vita, nella nostra famiglia, nel nostro popolo, nelle nostre chiese”. Tanto che “ se non si lotta, saremo sconfitti”. Ma “ il Signore ha dato questo compito di lottare e vincere principalmente agli angeli”. E anche per questo, ha aggiunto, “ il canto finale dell’Apocalisse, dopo questa lotta, è tanto bello: Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il Regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte”. L’obiettivo era perciò la distruzione e, di conseguenza, nell’Apocalisse c’è questo “ canto di vittoria”. Proprio ricordando la festa degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il Papa ha ribadito come questo sia, appunto, un giorno particolarmente adatto per rivolgersi a loro. E anche “ per recitare quella preghiera antica ma tanto bella all’arcangelo Michele, perché continui a lottare per difendere il mistero più grande dell’umanità: che il Verbo si è fatto uomo, è morto ed è risorto”. Perché “ questo è il nostro tesoro”. E all’arcangelo Michele, ha concluso Francesco, chiediamo di continuare “ a lottare per custodirlo”. ( Papa Francesco, Meditazione mattutina del 29 settembre 2014, in L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n. 222, 30/09/2014.

  Nella Festa degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele del 29 settembre 2017 durante  la Messa mattutina a santa Marta papa Francesco affermò che gli arcangeli con noi cooperano al disegno di salvezza di Dio e sono inviati dal Signore per accompagnarci nella vita

 Secondo papa Francesco noi e gli angeli abbiamo la stessa vocazione: "Cooperiamo insieme al disegno di salvezza di Dio”. Sta scritto nell’Orazione Colletta odierna e lo approfondisce papa Francesco nella sua omelia mattutina a Casa Santa Marta, in occasione della Festa dei tre arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele.

 

 

 

Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata il 29 settembre 2014, a Casa Santa Marta, nel giorno in cui la Chiesa festeggia i Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, ha parlato della lotta contro il diavolo. Satana fin dall’inizio cerca di distruggere l’umanità utilizzando la sua astuzia, seducendo l’uomo; e l’uomo deve lottare sempre, perché se non si lotta, ha detto il Papa, saremo sconfitti. Al termine dell’omelia, Papa Francesco ha invitato a recitare “quella preghiera antica ma tanto bella, all’arcangelo Michele, perché continui a lottare per difendere il mistero più grande dell’umanità: che il Verbo si è fatto Uomo, è morto e è risorto. Questo è il nostro tesoro. Che lui continui a lottare per custodirlo”.

Questa è la trascrizione delle sue precise parole:

“Ma questa lotta avviene dopo che Satana cerca di distruggere la donna che sta per partorire il figlio. Satana sempre cerca di distruggere l’uomo: quell’uomo che Daniele vedeva lì, in gloria, e che Gesù diceva a Natanaèle che sarebbe venuto in gloria. Dall’inizio la Bibbia ci parla di questo: di questa seduzione per distruggere, di Satana. Magari per invidia. Noi leggiamo nel Salmo 8: ‘Tu hai fatto l’uomo superiore agli angeli’, e quell’intelligenza tanto grande dell’angelo non poteva portare sulle spalle questa umiliazione, che una creatura inferiore fosse fatta superiore; e cercava di distruggerlo”.

“Tanti progetti, tranne i peccati propri, ma tanti, tanti progetti di disumanizzazione dell’uomo, sono opera di lui, semplicemente perché odia l’uomo. E’ astuto: lo dice la prima pagina della Genesi; è astuto. Presenta le cose come se fossero buone. Ma la sua intenzione è la distruzione. E gli angeli ci difendono. Difendono l’uomo e difendono l’Uomo-Dio, l’Uomo superiore, Gesù Cristo che è la perfezione dell’umanità, il più perfetto. Per questo la Chiesa onora gli angeli, perché sono quelli che saranno nella gloria di Dio – sono nella gloria di Dio – perché difendono il gran mistero nascosto di Dio, cioè che il Verbo è venuto in carne”.

“La lotta è una realtà quotidiana, nella vita cristiana: nel nostro cuore, nella nostra vita, nella nostra famiglia, nel nostro popolo, nelle nostre chiese … Se non si lotta, saremo sconfitti. Ma il Signore ha dato questo mestiere principalmente agli angeli: di lottare e vincere. E il canto finale dell’Apocalisse, dopo questa lotta, è tanto bello: ‘Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il Regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte’”. Il venerdì 29 settembre 2017 sempre nella Festa degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, papa Francesco durante l’omelia della messa a Santa Marta ha detto che gli angeli con noi cooperano al disegno di salvezza di Dio e sono inviati dal Signore per accompagnarci nella vita

Noi e gli angeli abbiamo la stessa vocazione: "Cooperiamo insieme al disegno di salvezza di Dio”. Sta scritto nell’Orazione Colletta odierna e lo approfondisce papa Francesco nella sua omelia mattutina a Casa Santa Marta, in occasione della Festa dei tre arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele. A riportare il testo integrale dell'omelia è la Radio Vaticana:

“Siamo – per così dire – ‘fratelli’ nella vocazione. E loro stanno davanti al Signore per servirlo, per lodarlo e anche per contemplare la gloria del volto del Signore. Gli angeli sono i grandi contemplativi. Loro contemplano il Signore; servono e contemplano. Ma, anche, il Signore li invia per accompagnarci sulla strada della vita".

E in particolare Michele, Gabriele e Raffaele, spiega papa Francesco, hanno un “ruolo importante nel nostro cammino verso la salvezza”. ”Il Grande Michele è quello che fa la guerra al diavolo”, al “grande drago” al “serpente antico”, che “dà fastidio nella nostra vita” , seduce “tutta la terra abitata” come sedusse la nostra madre Eva con argomenti convincenti e poi,"quando siamo caduti ci accusa davanti a Dio": "'Ma mangia il frutto! Ti farà bene, ti farà conoscere tante cose'… E incomincia, come il serpente, a sedurre, a sedurre … E poi, quando siamo caduti ci accusa davanti a Dio: 'È un peccatore, è mio!'. Questo è mio: è proprio la parola del diavolo. Ci vince per la seduzione e poi ci accusa davanti a Dio: 'È mio. Questo me lo porto con me'. E Michele gli fa la guerra. Il Signore gli chiese di fare la guerra. Per noi che siamo in cammino in questa vita nostra verso il Cielo, Michele ci aiuta a fargli la guerra, a non lasciarsi sedurre".

È un lavoro di difesa che Michele fa “per la Chiesa” e per “ciascuno di noi”, diverso dal ruolo di Gabriele, ”l’altro arcangelo di oggi”, quello che, ricorda il Papa, “porta le buone notizie; quello che ha portato la notizia a Maria, a Zaccaria, a Giuseppe”: la notizia della salvezza. Anche Gabriele è con noi, assicura ancora il Papa, e ci aiuta nel cammino, quando ”dimentichiamo” il Vangelo di Dio, che “Gesù è venuto con noi” per salvarci.
Il terzo arcangelo che festeggiamo oggi è Raffaele quello che “cammina con noi” e che ci aiuta in questo cammino: dobbiamo chiedergli, è l’invito del Papa, di proteggerci dalla “seduzione di fare il passo sbagliato”.
Ecco dunque i nostri compagni di viaggio al servizio di Dio e della nostra vita che Francesco oggi ci insegna a pregare in maniera semplice: “Michele, aiutaci nella lotta; ognuno sa quale lotta ha nella propria vita oggi. Ognuno di noi sa la lotta principale, quella che fa rischiare la salvezza. Aiutaci. Gabriele, portaci notizie, portaci la Buona Notizia della salvezza, che Gesù è con noi, che Gesù ci ha salvato e dacci speranza. Raffale, prendici per mano e aiutaci nel cammino per non sbagliare la strada, per non rimanere fermi. Sempre camminare, ma aiutati da te”. San Michele Arcangelo è pure il patrono della gendarmeria vaticana ed il 28 settembre 2017 papa Francesco ha detto ai gendarmi: 
“ Qualcuno di voi ( i militi della Gendarmeria Vaticana, NdR) potrà dirmi: Ma , padre , noi come c’entriamo qui col diavolo? Noi dobbiamo difendere la sicurezza di questo Stato, di questa città: che non ci siano i ladri, che non ci siano i delinquenti, che non vengono i nemici a prendere la città. Ma, anche quello è vero, ma Napoleone non tornerà più, eh? Se ne è andato. E non è facile che venga un esercito qui a prendere la città. La guerra oggi, almeno qui,  si fa altrimenti: è la guerra del buio contro la luce; della notte contro il giorno”. Per questo, prosegue papa Francesco, “ vi chiedo non solo di difendere le porte, le finestre del Vaticano” peraltro un lavoro necessario e importante ma si difendere “ come il vostro patrono san Michele” le porte del cuore di chi lavora in Vaticano, dove  la tentazione “ entra” esattamente come altrove: “ Ma c’è una tentazione. Ma , io vorrei dirla la dico così per tutti, anche per me, per tutti però è una tentazione che al diavolo piace tanto: quella contro l’unità, quando le insidie vanno proprio  contro l’unità, di quelli che vivono e lavorano in Vaticano. E il diavolo cerca di creare la guerra interna, una sorta di guerra civile e spirituale, no? E’ una guerra che non si fa con le armi, che noi conosciamo: si fa con la lingua”.  Una lingua armata appunto dalle “ chiacchiere”, sorta di veleno dal quale papa Francesco mette costantemente in guardia. E questo è ciò £ che chiedo a voi” , incalza quindi il Papa all’indirizzo dei gendarmi, “ di difenderci  mutamenti dalle chiacchiere” : “ Chiediamo a san Michele che ci aiuti in questa guerra: mai parlare male uno dell’altro, mai aprire le orecchie alle chiacchiere. E se io sento che qualcuno chiacchiera , fermalo! Qui non si può: gira la porta di Sant’Anna, va fuori e chiacchiera là! Qui non si può! È quello, eh? Il buon seme sì: parlare bene uno dell’altro sì, ma la  zizzania no!”. ( Papa Francesco, Omelia per la Gendarmeria Vaticana, 28 settembre 2013, in http: /it.  Radiovaticana.va/storico/2013/09/28/il papa al corpo dei gendarmi difendere il vaticano dalla zizzania/it1-732517). Un paio di anni prima sempre in una omelia ai membri della gendarmeria vaticana, papa Francesco aveva detto. “La prima Lettura, presa dal libro dell’apocalisse, incomincia con una parola forte: Scoppiò una guerra nel Cielo”. E poi dice come era questa guerra: è la guerra finale, l’ultima guerra, la guerra della fine. E’ la guerra fra gli angeli di Dio comandati da san Michele contro Satana, il serpente antico, il diavolo. Questa è l’ultima e lì finisce tutto, rimane soltanto la pace eterna del Signore  con tutti i suoi figli che sono stati fedeli. Ma durante tutta la storia questa guerra si fa ogni giorno, ogni giorno: si fa nel cuore degli uomini e delle donne, si fa nei cuori dei cristiani e dei non cristiani. C’è la guerra fra il bene e il male dove noi dobbiamo scegliere cosa vogliamo, il bene o il male. ma il metodo di guerra, i metodi di guerra di questi due nemici sono totalmente opposti. Nella preghiera di questi due nemici sono totalmente opposti. Nella preghiera iniziale, nella Colletta, chiediamo la grazia di essere difesi dall’Arcangelo Michele contro le “ insidie” del demonio, del diavolo. e questo è uno dei metodi del diavolo, le insidie. E’ un seminatore di insidie, mai cade dalle sue mani un seme di vita, un seme di unità, sempre insidie, insidie: è il suo metodo, seminare insidie. Preghiamo il Signore che ci protegga da questo. Poi  un altro metodo, un altro modo di fare la guerra lo abbiamo sentito nella prima Lettura, il Satana che seduce: è un seduttore, è uno che semina insidie e un seduttore, e seduce col fascino, col fascino demoniaco, ti porta a credere tutto. Lui sa vendere con questo fascino, vende bene, ma paga male alla fine! E’ il suo metodo. Pensiamo la prima volta che nel Vangelo questo signore appare, è un dialogo con Gesù. Gesù sta pregando durante quaranta giorni nel deserto, digiunando, e alla fine è un po’ stanco e ha fame. E lui viene , si muove lentamente come il serpente, e fa quelle tre proposte a Gesù: “ Se tu sei Dio, il figlio, lì ci sono delle pietre , hai fame, fa che si convertano in pane”: se tu sei il Figlio di Dio, perché tanta fatica? Vieni con me al terrazzo del tempio e buttati giù, e la gente vedrà questo miracolo e senza fatica tu sarai riconosciuto come il Figlio di Dio”; il diavolo cerca di sedurlo e, alla fine, siccome  non è riuscito a sedurlo, l’ultima: “ Parliamo chiaro: io ti do tutto il potere del mondo, ma tu mi adori. Facciamo un negoziato”. I tre gradini del metodo del serpente antico, del demonio. Primo, avere cose, in questo caso il pane, le ricchezze, le ricchezze che ti portano lentamente alla corruzione, e questa della corruzione non è una fiaba!, c’è dappertutto. C’è dappertutto la corruzione: per due soldi tanta gente vende l’anima, vende la felicità, vende la vita, vende tutto. E’ il primo gradino: i soldi, le ricchezze. Poi, quando ne hai, ti senti importante, secondo gradino: La vanità. Quello che diceva il diavolo a Gesù: “ Andiamo sul terrazzo del tempio, buttati giù, fai il grande spettacolo!”. Vivere per la vanità. Il terzo gradino: il potere, l’orgoglio, la superbia: “ Io ti do il potere del mondo, tu sarai quello che comanda”. Questo accade anche a noi, sempre, nelle piccole cose: attaccati troppo alle ricchezze, ci piace quando ci lodano, come il pavone. E tanta gente diventa ridicola, tanta gente. la vanità ti fa diventare ridicolo. O , alla fine, quando hai potere, ti senti Dio, e questo è il grande peccato. Questa è la nostra lotta, e per questo oggi chiediamo al Signore che per l’intercessione dell’arcangelo Michele siamo difesi dalle insidie, dal fascino, dalle seduzioni di questo serpente antico che si chiama Satana. voi che lavorate, avete un lavoro un po’ difficile, dove sempre ci sono contrasti e dovete mettere le cose al loro posto ed evitare tante volte reati o delitti. Pregate tanto perché il Signore  con l’intercessione di san Michele Arcangelo vi difenda da ogni tentazione, da ogni tentazione  di corruzione per il denaro, per le ricchezze, di vanità e di superbia. E quanto più umile, come Gesù, quanto più umile è il vostro servizio, più fecondo e più utile sarà per tutti noi. Quell’umiltà di Gesù. E come vediamo l’umiltà di Gesù con questo finisco per non essere troppo lungo, come vediamo l’umiltà di Gesù? Se noi andiamo al racconto della tentazione di Gesù non troviamo mai una parola sua. Gesù non risponde con parole proprie, risponde con parole della Scrittura, tutt’e tre le volte. E’ questo che ci insegna, che col diavolo non si può dialogare, e questo aiuta tanto, quando viene la tentazione: con te non parlo, la parola del signore soltanto. Il Signore ci aiuti in questa lotta tutti i giorni, ma non per noi, è una lotta per il servizio, perché voi siete uomini e donne di servizio: il servizio alla società, di servizio agli altri, di servizio per far crescere la bontà nel mondo”. ( Papa Francesco, Omelia della Messa per il Corpo della Gendarmeria Vaticana, 3 ottobre 2015).                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Arcangelo Michele nella Sacra Scrittura

 Tra le moltitudine d’angeli che compaiono nei libri sacri, solo tre sono chiaramente identificati: Michele, Raffaele e Gabriele. Raffaele è protagonista del Libro di Tobia – ed è solo qui che compare – come accompagnatore di Tobiolo. Gabriele è inviato al profeta Daniele come interprete in una visione (Dn 8 e 9). Nel Nuovo Testamento è colui che appare a Zaccaria per predirgli la nascita del Battista, e a Maria – la sua missione più importante – per annunciare l’incarnazione del Verbo. Per quanto riguarda Michele, oltre ai passi biblici in cui è espressamente nominato, gli studiosi lo ravvisano in alcuni episodi in cui appare un angelo senza nome[1]. 

Il nome Michele è l’espressione di tutta una frase ebraica che è composta da queste tre parti: “Mi-Kha-El” =”Chi (è) come Dio?” che può essere definito come un urlo di battaglia in difesa dei diritti dell’Onnipotente Iddio.

Esso appare cinque volte nella Sacra Scrittura e, per la precisione, tre volte nell’Antico Testamento, nel Libro di Daniele per indicare il difensore del popolo ebraico e il capo supremo dell’esercito celeste che interviene a favore dei perseguitati e due volte nel Nuovo Testamento (Giuda e Apocalisse) presentato come il grande avversario del demonio e soprattutto come il vittorioso protagonista dell’ultima e decisiva battaglia contro il «drago», cioè Satana e i suoi sostenitori. 

1^ citazione. In Daniele 10,13: “Ma il principe del regno di Persia mi si è posto per ventun giorni: però Michele, uno dei primi principi, mi è venuto in aiuto ed io l’ho lasciato là presso il principe del re di Persia”; e un po’ più giù nello stesso capitolo….

2^ citazione. In Daniele 10, 20-21: “Sai tu perché io sono venuto da te? Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia, poi uscirò ed ecco verrà il principe di Grecia. Io ti dichiarerò ciò che è scritto nel Libro della Verità. Nessuno mi aiuta in questo se non Michele, il vostro principe, ed io, nell’anno primo di Dario, mi tenni presso di lui per dargli rinforzo e sostegno”.

3^ citazione. Ancora nel profeta Daniele 12,1: “ Ora in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo”.

Nei passi citati, Michele è definito come “il gran principe”, e questo titolo è da connettere alla sua collocazione nell’Assemblea della Corte Celeste, ove gli angeli sono raffigurati in varie gerarchie.

Il compito di Michele, che è “uno dei primi Principi”, è quello di essere a capo spirituale di Israele, suo protettore dall’alto.

4^ citazione. Nel Nuovo Testamento, Michele è citato nella lettera di Giuda 8-10: “Ugualmente anche questi negatori contaminano la carne, disprezzano la sovranità, ingiuriano (gli angeli) della gloria. E invece lo stesso arcangelo Michele,  quando disputava col diavolo il cadavere di Mosè, non osò pronunciare un giudizio oltraggioso, ma disse: Ti punisca il Signore. Costoro invece oltraggiano ciò che non conosco”.

5^ citazione. Ma il testo più affascinante in cui compare il nome di Michele è senza dubbio il capitolo dodicesimo dell’Apocalisse (12,7-9); Michele è l’arcangelo che sferra l’ultima battaglia contro il Male:

“Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatté insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamano diavolo e satana e che seduce tutta la terra fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.”.[2]

 

Dopo l’escursione nella letteratura biblica abbiamo tutti i dati necessari per enumerare e precisare le funzioni attribuite all’Arcangelo. Egli è senza dubbio considerato il primo e il più insigne tra gli Arcangeli sia nella tradizione ebraica sia in quella cristiana. Papa Gregorio Magno così ne tratteggia il ruolo: “Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall’azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L’antico avversario che bramò, nella sua superbia, d’essere simile a Dio, dicendo: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all’Altissimo (Is 16, 13-14), alla fine del mondo sarà abbandonato a sé stesso e condannato all’estremo supplizio. Egli viene presentato in atto di combattere con l’arcangelo Michele, come è detto da Giovanni (Ap 12,7)”, per questo la tradizione iconografica cristiana lo raffigura in prevalenza come guerriero, rivestito d’armatura e impugnante la spada. Di seguito, le funzioni che gli vengono attribuite:

Ø  Il titolo di angelo guerriero e difensore è mutato da ciò che dicono di lui le Sacre Scritture (Dn 10, 13-20 e 12, 1; Gd 9; Ap 12, 7 - 9). È quindi invocato perché difenda il popolo cristiano dai nemici della Chiesa; per questo è spesso scelto come patrono di città, province e regni. Era altresì considerato guardiano delle singole Chiese contro le forze malefiche.

Ø  Combattente contro Satana: la sua lotta contro il diavolo è un chiaro simbolo della lotta tra Dio e il male che, come ricorda il Libro dell’Apocalisse, si concluderà alla fine dei tempi. Poiché l’iconografia dipinge l’Arcangelo in lotta contro Lucifero, è legittimo chiedersi di quale grave colpa si sia egli macchiato per meritare un tale castigo. Un indizio pare esserci in un brano del profeta Isaia: “Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso!” (Is 14, 12-15). Stando alle parole del profeta, Lucifero avrebbe dunque peccato di superbia. Il Catechismo della Chiesa Cattolica così sintetizza la tragica odissea dell’angelo decaduto: “La Chiesa insegna che all’inizio era un angelo buono, creato da Dio. Diabolus enim et alii demone a Deo quidam natura creati sunt boni, sed ipsi per se facti sunt mali (Il diavolo infatti e gli altri demoni sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi; Concilio Lateranense IV, 1215).”

Ø  Arcistratega: È il capo supremo delle schiere angeliche; in tale veste difende la Donna vestita di sole e il figlio. (Ap 12, 7-9).

Ø    Psicopompo: gli Ebrei condividevano con altre civiltà la convinzione che gli angeli avessero la mansione di scortare le anime nel mondo ultraterreno: “L’idea che le anime dei morti debbano essere accompagnate da animali, divinità o altri esseri risale ai primordi dell’umanità, ed è nota anche oggi grazie al ritrovamento dei Libri dei morti dell’antico Egitto”. Si pensava che l’anima, una volta abbandonato il corpo, avesse bisogno di una guida per non smarrirsi. I greci chiamavano tale guida psychopompos, un termine composto da psyché (anima) e pompos (mandare, accompagnare).

Ø  Patrono: Michele è patrono degli spadaccini, dei maestri d’armi, dei commercianti, di tutti i maestri che si servono di bilancia (pasticcieri, farmacisti, droghieri, merciai, pesatori di grano). In Italia è patrono della Pubblica Sicurezza. Nel 1941 Pio XII ha posto sotto la sua protezione anche i radiologi[3].

 

 

 

 

Origène, nella sua opera il Pastore di Erma[4], nella IX Similitudine dice:

 «”Hai visto i sei uomini e, tra loro, quell’uomo alto e distinto che girava attorno alla Torre, e che scartò dall’edificio i sassi inadatti?”. “Ho visto-risposi-, o Signore”. “L’uomo glorioso,-spiegò- è il figlio di Dio e quei sei sono gli angeli gloriosi che lo circondano, a destra e a sinistra. Nessuno di questi angeli gloriosi entrerà da Dio senza di lui. Chi non riceve il nome di Dio, non entrerà nel regno di Dio”» Similitudine IX 12, 7-8.

E nella Similitudine VIII 3, 2-3, a proposito “dell’angelo glorioso” (Sim. VII, Precetto V, 1,7) di statura colossale rispetto agli altri sei angeli e identificato nel Cristo, Erma dice:

«”E questa legge è il figlio di Dio, predicato fino ai confini della terra. I popoli che si trovano sotto di esso sono quelli che hanno udito la predicazione e han creduto in lui. L’angelo grande e glorioso è Michele, colui che detiene il potere su questo popolo e lo governa. E’ lui che dà loro la legge ponendola nel cuore dei cristiani. Egli esamina dunque quella a cui ha dato la legge, per vedere se l’hanno conservata”[5]».  

San Tommaso d’Aquino, riguardo alla lotta di Michele contro gli angeli ribelli descritta nel libro dell’Apocalisse, ha scritto: «San Michele è l’alito dello Spirito del Redentore, che, alla fine del mondo, combatterà e distruggerà l’Anticristo come fece con Lucifero all’inizio»[6].

Sant’Anselmo prega l’arcangelo Michele con queste parole: «San Michele, Arcangelo di Dio, custode del cielo, venite in mio aiuto nel momento della mia morte; siate mia difesa contro il nemico maligno, e guidate la mia anima nel paradiso della giubilazione eterna»[7]. 

E ancora, San Basilio, rivolto a San Michele, dice: «Io mi rassicuro, poiché vi ho tanto amato, o San Michele, che in quel momento supremo, vi ricordate di me e mi riparerete sotto le vostre ali per nascondere la mia confusione»[8].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Arcangelo Michele

La preghiera  “San Michele arcangelo”,  prima del Concilio Vaticano II, si recitava alla fine di ogni messa. Quest’orazione ebbe origine da una visione di papa Leone XIII nel 1884. Il Papa vide il demonio che sfidava Dio, dicendogli che poteva distruggere la Chiesa e portare il mondo all’inferno, se gli si concedevano cent’anni per farlo. Il sommo pontefice comprese che, se il demonio non fosse riuscito nel suo proposito, avrebbe patito una sconfitta umiliante. Vide l’arcangelo San Michele che si presentava in unione agli angeli buoni per lottare contro Satana e i suoi. Dopo questa visione, Leone XIII si chiuse nella sua stanza e scrisse la preghiera “San Michele”, disponendo poi che si recitasse in ogni messa come muro di contenimento contro il male. Purtroppo questa preghiera venne soppressa con le riforme liturgiche. Ma sarebbe cosa buona che ogni cristiano la recitasse, almeno in privato, per chiedere la protezione del santo arcangelo nei momenti difficili della vita. L’orazione è questa: «San Michele arcangelo, difendici nella battaglia; sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo, che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli; e tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell’inferno Satana e gli spiriti maligni, i quali errano nel mondo per perdere le anime».

Secondo le visioni mistiche di Isaia e dell’Apocalisse, l’arcangelo Michele fa funzione di turiferario nella liturgia celeste: «Poi venne un altro angelo e si fermò all’altare, reggendo un incensiere d’oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull’altare d’oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme con le preghiere dei santi. Poi l’angelo prese l’incensiere, lo riempi del fuoco preso dall’altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono scoppi di tuono, clamori, fulmini e scosse di terremoto» (Ap 8, 3-5). Probabilmente, questo brano biblico spiega perché San Michele interviene nella benedizione dell’incenso nella Messa solenne, fino alla riforma del Concilio Vaticano II: «Per intercessione del beato Michele arcangelo, che stava alla destra dell’altare dell’incenso e di tutti i suoi eletti, il Signore si degni di benedire e accettare in odore soave questo incenso. Per Cristo nostro Signore».

Nello stesso rito, San Michele è anche presente nel Confiteor: «Confesso a Dio Onnipotente, alla beata Vergine Maria e a San Michele».

Anche il Canone Romano fa menzione dell’arcangelo Michele: «Ti supplichiamo, Dio Onnipotente: fa che questa offerta, per le mani del tuo angelo Santo, sia portata sull’altare del cielo».

Il Sacramentario Gregoriano (VII sec.) e il Sacramentario Veronese (circa X sec.) hanno un prefazio proprio per la festa di San Michele, che non è, purtroppo, passato nel Messale Romano.

Neppure la liturgia ebraica dimentica l’arcangelo Michele in una preghiera per la festa della riconciliazione: «Michele, principe di misericordia, prega per Israele perché possa regnare in cielo, in quella luce che scaturisce dal volto del Re che siede sul trono della misericordia[9]».

Anche gli ultimi pontefici hanno onorato nei loro discorsi il biblico principe dell’Altissimo e gli angeli in generale. Essi non hanno aggiunto elementi nuovi a quanto già conosciamo; si sono limitati a confermare la dottrina sulla loro esistenza e sulla loro funzione e ad unirsi al popolo cristiano nella venerazione che aspetta ai messaggeri di Dio.

Pio XII, in un discorso rivolto a giovani coppie, disse: “Nella folla di Santi che venera, la Chiesa offre ai suoi fedeli, di ogni età e professione, dei patroni. Voi lo sapete, cari giovani sposi; ma sarete forse sorpresi di sentirci invocare sopra di voi la protezione dell’arcangelo san Michele, di cui la Chiesa oggi festeggia l’apparizione. L’iconografia lo rappresenta sotto i tratti severi di un guerriero che abbatte il demonio. La Sacra Scrittura lo nomina come uno dei primi principi celesti, il capo delle milizie angeliche che lotta contro il drago. La liturgia lo immagina nella stessa attitudine: discende dal cielo, il mare si agita e la terra trema; egli eleva la croce della salvezza come uno stendardo di vittoria e fulmina gli spiriti ribelli. Ma più ancora che le altre creature, l’uomo e la donna che lasciano padre e madre per intraprendere insieme il misterioso viaggio della vita, sembra debbano temere questo vendicatore dei diritti di Dio. Questo titolo richiama istintivamente alla mente il cherubino che, armato di una spada di fuoco, scaccia dal paradiso terrestre la prima coppia umana. Ma le ragioni di fiducia e di speranza vincono quelle del timore. Al momento del dramma iniziale dell’umanità, mentre i nostri progenitori si allontanavano dalla nube scura e fredda della condanna, una nuvola leggera, simile a quella che vide un giorno il profeta Elia, appariva all’orizzonte e annunciava la rugiada benefica del grande perdono: Michele, con la milizia degli angeli fedeli, intravedeva la meraviglia dell’incarnazione divina e della Redenzione del genere umano[10]”.

San Giovanni XXIII affermava: “Oggi si celebra la festa di San Michele arcangelo, il principe delle milizie celesti, il difensore dei diritti divini contro il demonio. Si può dire di san Michele che ha realizzato una prima forma di azione cattolica, intento com’è a glorificare il Signore e a far del bene a tutti coloro che sono fedeli a Dio. Il grande Arcangelo, inoltre, ci ricorda un’immensa legione di Spiriti celesti, dei quali migliaia e migliaia sono presenti a quest’udienza, perché ognuno di voi ha accanto a sé il proprio angelo custode. Vediamo dunque di rivolgerci spesso all’amico celeste che il Signore ci ha dato, a non dimenticarlo e a non cominciare mai la giornata senza domandare la sua protezione, a invocarlo sempre nelle prove, nelle difficoltà e nell’ora in cui siamo tentati dai nemici del bene. San Michele è anche chiamato Angelus pacis: angelo della pace, nemico della guerra. Chiediamo la sua intercessione perché nessuno attenti alla pace, perché nessuno combatta la legge divina e il Regno pacifico del Signore. E quando sentiamo il peso della materia e della nostra natura umana, san Michele, che veglia sulla Chiesa universale, ci darà la pace serena e profonda. San Gabriele si unirà al nostro omaggio e alla nostra implorazione della Madre di Dio. San Raffaele ci conforterà con il suo aiuto e i suoi consigli. Gli altri angeli, in particolare gli angeli custodi, ci sosterranno nella lotta contro le illusioni del secolo e ci scamperanno dalla stanchezza e dalle inevitabili negligenze[11]”.

San Giovanni Paolo II ha detto: “Sono contento di trovarmi tra voi all’ombra di questo santuario di san Michele arcangelo, che da quindici secoli costituisce un centro di pellegrinaggio e un punto di riferimento per quanti cercano Dio e desiderano seguire Cristo, per mezzo del quale tutte le cose sono state create, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e potestà (Col 1,16). In questo luogo sono venuto anch’io, come nel passato molti dei miei predecessori sul soglio di Pietro, per gioire un poco dell’atmosfera che qui si respira, fatta di silenzio, di preghiera e di penitenza; sono venuto a venerare e invocare l’arcangelo san Michele perché protegga e difenda la santa Chiesa in un momento in cui è difficile rendere un’autentica testimonianza cristiana senza compromessi e senza accomodamenti. La frequentazione viva e ininterrotta di pellegrini illustri e umili, che dal Medioevo ad oggi hanno fatto di questo santuario un luogo d’incontro, di preghiera e di rinnovamento della propria fede cristiana, dice come la figura dell’arcangelo Michele, protagonista di numerose pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento, sia sentita e invocata dal popolo, e come la Chiesa abbia bisogno della sua protezione celeste: di lui che è presentato nella Bibbia come il grande lottatore contro il drago, il capo dei demoni. La lotta contro il demonio, che contraddistingue la figura dell’arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perché il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo. In effetti il male che è nel mondo, il disordine che vediamo nella società, l’incoerenza dell’uomo e la lacerazione interiore di cui è vittima, non sono solo conseguenza del peccato originale, ma anche l’effetto dell’azione devastatrice e oscura di Satana, di questo distruttore dell’equilibrio morale dell’uomo. A questa lotta c’invita l’arcangelo san Michele, al quale la Chiesa d’Oriente come quella d’Occidente non ha mai cessato di rendere un culto speciale[12]”.

 

 

 

UTILITA’ DELLA DEVOZIONE A SAN MICHELE ARCANGELO

 

La devozione a San Michele dunque ci aiuta avanzare verso il cielo. Possiamo giungere anche che la devozione a San Michele ha accompagnato la divulgazione della fede nel corso della evangelizzazione di Europa. Basta pensare in alcune ponte saliente: Monte Gargano nel 500; Mont Saint Michele in Francia nel 800; la divulgazione della sua devozione per Carlomagno nel 900; la riconquista della penisola iberica, qualche volte con l’intervento visibile di San Michele, come nel caso famoso in Portogallo quando aiutò Don Alfonso Enriques nel secolo 12 prendere la cosiddetta cittadella invincibile di Ourèm presso a Fatima. Quanti interventi eroici. E erano quasi sempre fatto in visto de promuovere o bene per difendere la fede!

Il momento che imploriamo l’assistenza di San Michele, cominciamo di onorarlo, perché, implorandolo, stiamo confessando la sua grandezza nel cielo e sulla terra. E dopo aver profittato del suo intervento, lo glorifichiamo di nuovo, proclamando la sua grandezza ai nostri amici.

Non poche volte viene a soccorrere le persone in necessità senza che fosse implorato direttamente. Gridiamo a Dio nella nostra necessità, e il Signore risponde inviando il Suo angelo. Era così la esperienza del Salmista, chi dopo raccontava:

Questo misero ha gridato, e il Signore l'ha udito, e

da tutte le sue angustie lo ha liberato.

L'Angelo dell'Eterno s'accampa

intorno a quelli che lo temono, e li libera.

Gustate e vedete quanto l'Eterno è buono!                  (Sal 34,4.6-9)

Verificate, per favore, come l’intervento del angelo era la causa per mezzo del quale il Salmista aveva ricevuto non solo una assistenza importante, ma ha saporito esistenzialmente la dolcezza e la tenerezza del Signore!

 

Aiuto in pericolo Denominatore Comune nei Interventi di San Michele

Contestiamo che il pericolo è il denominatore comune dietro alla assistenza di San Michele. Nella storia della Chiesa viene venerato principalmente per causa della sua protezione contro il male. Indichiamo quattro specie di male, dove l’invocazione a San Michele è particolarmente indicato:

a)   in caso di malattie;

b)   contro pericolo fisico;

c)    contro il male politico di guerra e di oppressione; 

d)   contro il male spirituale proveniente dal diavolo e da persone cattive.

Conviene avvertire, pertanto, che in quasi tutti i suoi interventi, la sua attenzione principale si dirige a promuovere e proteggere l’integrità della nostra fede. La nostra fede è la nostra vittoria che vince il mondo (cf. 1 Giov 5,4) e è la garanzia della vita eterna.

Le malattie

La salute e la religione – nel percorso della storia umana – sono state sempre connesse fra di loro, perché nel stato caduto dopo il peccato originale, l’uomo è troppo inclinato prestare culto a colui chi cura il suo corpo. Li stregone fioriscano per questo motivo. In considerazione di questo fenomeno. non meravigliamo di verificare che San Michele abbia cacciato storicamente i dii pagani ai quali era attributi i potere di guarigione. Per il stesso motivo, San Michele ha causate alcune fonte sacre, promovendo in questa maniere non solo la salute ma ance la fede.

In fatti, la prima devozione storica nella chiesa A San Michele, chi data dal primo secolo in Frigia e presso a Collosa[13]; viene associata a fonte miracolose. In Germania ha “esorcizzato” il dio pagano, Wothan, un demonio di guerra, chi si rappresentava anche come ‘shaman’ (stregone di medicina) magica) e fonte di scienze occulte, di poesia e di seduzione. È per questo motivo che, fino a oggi, si trovano tante piccole cappelle sulle colline e nei boschi dedicato a San Michele, poiché sono state anteriormente dedicate a quel demonio.

Nel mille6cento in Tlaxcala, Mexico, tre o quattro generazione dopo Guadalupe, sono capitate cose simile: Gli indiani di questo regione erano storicamente grandi nemici dei Aztechi e per questo motivo, l’apparizione di Maria a Guadalupe non li toccava intimamente. Perciò, Maria è apparso anche loro, lasciando la sua immagine scolpito nel tronco di una quercia. E San Michele -- in tempo di epidemia -- è apparso a Diego Labaro, un Indiano locale, indicandole una nova fonte piena di “virtù divino” per curare gli ammalati. Chiaro, la finalità principale era di guidare anche questo popolo alla vera fede! [14]

Protettore dei Moribondi

San Giuseppe é normalmente il patrono di una morte felice. Nonostante anche San Michele esercita una missione in favore dei moribondi. Per caso possiamo chiamarlo il patrono contro una morte infelice! Quando San Gertrude si avvicinava alla morte, ella invocava ardentemente San Michele. Subito le é venuto al incontro il capo glorioso degli angeli con una moltitudine dei angeli santi. Tutti erano pronto a soccorrerla e difenderla contro i demoni chi la infastidivano. Immediatamente sono ridotti a debolezza e non potevano più niente contro ella. Era pela Santa occasione di grande allievo e consolazione. [15]

La missione di San Michele in favore dei moribondi si deduca dalle parole di San Gabriele, chi disse:

E in quel tempo sorgerà Michele, il gran capo, il difensore dei figliuoli del tuo popolo; e sarà un tempo d'angoscia, quale non se n'ebbe mai da quando esistono nazioni fino a quell'epoca; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato; tutti quelli, cioè, che saranno trovati iscritti nel libro.                                      (Dan 12,1)

Visto Che San Gabriele parla del libro della vita, [16] in cui sono inscritti i nomi degli eletti, ne segue che questa battaglia finale si capisce tanto della battaglia apocalittica nei fini dei temi quanto alla battaglia finale nella vita di ogni individuo. In questa battaglia San Michele ci proteggerà, cacciando i demoni, intercedendo per noi la grazia di morire nella grazia di Gesù. Perfino, porterà la nostra anima in cielo. Questo momento finale viene celebrato nella liturgia dei morti dove è affermato che Michele realizza questo ufficio nella efficacia dello Spirito Santo. Sta scritto:

L’Arcangelo Michele arriverà colle schiere degli angeli. Dio gli ha affidato le anime dei santi, affinché li portino al paradiso piena di felicità. Mandi dal cielo, o Signore, il Tuo Spirito Santo, lo Spirito di sapienza e di intendimento, affinché li conduca al paradiso piena di felicità.[17]

Pericolo

Alcuni anni fa si leggeva la seguente notizia nei giornali: Un autobus pieno di pellegrini viaggiano a Fatima scendeva la scarpata occidentale dei monti Pirenei. Spaventato, uno dei pellegrino vide che l’autista aveva preso sonno, le sue mani pendevano inutilmente al suo lato. Tutti, atterriti rendevano conto della loro pericolo mortale; ma erano quasi paralizzati de paura, non potevano fare nulla. Osservavano per oltre 10 minute, mentre il autobus si guidava apparentemente da sola la strada ripida i piena di curvi. Finalmente arrivato al piede della montagna, l’autobus si stazionò a bordo della strada. Una voce proclamò: “Sono Michele l’Arcangelo. Sono stato inviato dal Signore per salvarvi e per fortificarvi nella fede.

È certamente per questo motivo che è stato scelto come patrono dei pubblica sicurezza, perché si espongono costantemente ai pericoli per promuovere il bene comune.

Oppressione e Guerra

Con maggiore ragione, San Michele come Principe dei schiere celesti, viene invocato dai soldati, circondati come sono dei pericoli mortale. Diceva San Gregorio magno: “Ovun­que la situazione richiede grande forza, Dio invia San Michele, affinché per mezzo del suo intervento straordinario e del suo nome capiamo che nessuno uguaglia Dio onnipotente”.[18]

Fin dal inizio proteggeva Israel. Nell’epoca Cristiano si aggiungeva la croce al suo simbolismo. Dicono che è stato lui chi ha mostrato a Costantino la croce nel cielo prima della battaglia contro Mexentius, incoraggiandolo: “In hoc signum vinces!” I suoi 20,000 soldati, la maggioranza di cui erano pagano, abbellirono i loro scudi con una croce. Nella battaglia di Ponte Milevio sconfiggevano Maxentius con i suoi 100,000 soldati.

Sotto condizione simili San Michele è apparso al Re Alfonso Enriques de Portogallo, promettendole la vittoria contro il castello invincibile di Ourém presso a Fatima. Poco dopo questa vittoria nel anno 1240, San Teotonio consacrò il paese intero a San Michele.

Tale devozione è così piacevole a Dio che Lui stesso è il vero iniziatore! Non è stato Lui chi ha inviato San Michele a Monte Gargano, per proteggere l’Italia contro l’Arianismo? Non è stato lui Chi ha inviato San Michele a Mont Saint Michele[19] nella Francia al fine del 8cento nel momento quando cominciava la grande missione per la conversione di Europa di nord? Non è stato Iddio che ha inviato San Michele per assistere Santa Giovanna d’Arc nella liberazione di Francia?

Attento a questi interventi, tutti vescovi di Francia hanno rinnovato la consacrazione nazionale a San Michele in 1912. Non lasciava aspettare molto il suo aiuto. Durante la prima Guerra Mondiale, soldati tedeschi in Francia avevano una visione di Santa Giovanna d’Arc accompagnato de San Michele guidando la cavalleria in battaglia; il soldati tedeschi hanno abbandonato il campo di battaglia, consapevole del fatto che il cielo lottava per la Francia, recentemente consacrata a San Michele.

“Michael, Michael of the Morning!”

Durante la Guerra Coreana un soldato Americano, Michele con nome, sperimentavo palpabilmente l’aiuto del suo patrono, San Michele. Se costumava invocare ogni giorno il suo aiuto. Fece la pattuglia con la sua compagnia in un giorno invernale, freddo e nebbiosissimo. Nel camminare si presentò al suo lato un nuovo soldato. Le disse, “Non ti ho mai visto, pensavo di conoscere tutti i colleghi.”

L’altro rispose: “Sono appena arrivato, mi chiamo Michele!”

 “È vero?” esclamò il nostro amico, “Mi chiamo anch’io Michele!”

“Lo so”, ritornò l’altro, e poi recitava la prima riga della preghiera che usava il nostro amico “San Michele, Michele della mattutina!”

“Come mai” si domandava il nostro amico, “può conoscere la mia preghiera!” Ma calmò se con il pensiero, che già abbia insegnato la preghiera ai suoi colleghi.

Continuavano in silenzio. Poi il novo Michele gli avvertiva: “Fra poco, incontriamo fatiche!” Nella densa nebbia hanno perso contato con gli altri soldati. Cominciava nevicare; dopo smetteva tanto la neve quanto la nebbia, e il sole brillava. Sono arrivati al cumulo di una piccola colline, e subito sono apparsi sette soldati comunisti. Si trovavano a pena a 40 metri, avevano le arme già pronto a sparare.

“A terra!” gridò, nostro Michele, cadendo sulla terra. In questo istanti i soldati comunisti spararono. Il novo Michele era ancora in piede. Nostro Michele si è alzato per forzarlo scendere. In quel momento è colpito nel petto, e cada per terra.

Dopo solo poteva ricordarsi delle bracci forte che lo abbracciavano e lo ponevano sul terra. Guardo para Michele, e lo vide radiante di gloria, la sua faccia era come il sole. Aveva una spada nella mano che scintillava con migliaia di luce.

E poi svenò. Accordò ancora esteso sulla terra, mentre i suoi altri colleghi attendevano la sua ferita. Si affrettavano in suo aiuto, quando hanno ascoltato i colpi di armi.

Non c’era di fare. Il Sergente gli domandava come mai poteva fare cosa simile! Invece di rispondergli, gli domandò, “Donde è Michele?” Nessuno aveva visto un alto Michele. Il sergente lo aveva visto camminando da solo quando si è separato dai altri soldati. Non c’era altro Michele nella loro squadra.

“Soldato,” domandava altra volta, il sergente con insistenza, come mai hai realizzato questo trucca! “Non hai sperato la sua arma nemmeno una sola volta, e quei setti soldati comunisti sono tutti stati uccisi a golpe di spada!”[20]

Spirituale Combattimento

Se fosse possibile, la appoggio di San Michele si affretta di più per prestare assistenza a coloro chi si trovano in pericolo morale, particolarmente quando si tratta di pericolo contro la fede. E benché abbia ricevuto questa missione di Dio, la preghiera fervente dei fedeli molte volte è decisiva nella battaglia spirituale. Il fondatore dei Servi di Maria, il P. Louis Eduardo Cestac († 1868). La Madonna gli á apparso per dirgli che i fedeli dovrebbero implorarla di inviare i santi angeli. P. Louis protestò, affermando che la sua intercessione era assai poderosa, anziché non necessitava essere appoggiata pelle nostre orazione. Nostra Signora le rispose:

“La preghiera è la condizione voluta da Dio; il più insistentemente e la più frequentemente che preghiere si offrono in questo intenzione al trono di Dio, più poderoso sera la mia venuta cogli santi angeli. Voglio venire con legione di santi angeli in aiuto della Chiesa per salvarla!”

Dopo Maria, lo insegnava una orazione domandando questo intervento. Il testo non è l’essenziale. Piuttosto vale, di renderci conto che è molti più saggio di domandare Maria, San Michele e gli santi angeli di lottare in nostro fervore, do che attaccare personalmente il nemico. È molto errato e non senza una certa presunzione, la pratica secondo il quale molti fedeli e sacerdote pregano l’esorcismo, benché sia strettamente riservato ai sacerdoti debitamente delegati. [21]

È ben conosciuta la storia della visione di Papa Leone XIII, secondo la quale il diavolo in 1884 se vantava capace de distruggere la Chiesa, se il Signore o lasciasse un secolo. Como antidoto Leone XIII lasciava pregare l’orazione a San Michele dopo ogni messa durante la settimana. Senza menzionare la visione, Papa Giovanni Paolo II fece referenza indiretta al evento in una allocuzione per la Regina Caeli in 1994,dicendo:

Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo.”[22]

 

 

 

 

 

 

   Consacrazione a SAN MICHELE e ai santi Angeli

a.  Significato di una Consacrazione ai santi Angeli

La possibilità di una consacrazione ai santi Angeli emerge anch’essa dalla natura della virtù della 'devotio'. "La Chiesa venera gli Angeli" (CCC n. 352) e raccomanda questa vene­razione per la glorificazione di Dio. Nello prefazio dei santi angeli il celebrante prega:"È veramente cosa buona e giusta, ... rendere grazie sempre e in ogni luogo a Te, Signore, Padre Santo, Dio Onnipotente ed eterno. Noi proclamiamo la Tua gloria che risplende negli Angeli e negli Arcangeli; onorando questi Tuoi messaggeri, esaltiamo la Tua bontà infinita".

S. Bernardo di Chiaravalle ci mostra con quale amore dobbiamo venerare i santi Angeli, enumerando il rispetto, la devozione, la fiducia, l’amore e gratitudine.[23] Attraverso una tale devozione, venerazione, donazione, gratitudine e fermezza di amicizia si esprime l'essenza di una consacrazione agli Angeli la quale, al di là degli Angeli, tende al Signore.

b.  Cenni storici della Consacrazione agli Angeli

Nell'Antica Alleanza Dio stesso ha affidato il popolo di Dio alla protezione dei santi Angeli  (cf Es 23,20ss; Dn 10,13-21; 12,1). Come Principe delle Milizie Celesti S. Michele veniva considerato come speciale difensore del popolo di Dio (cf Dn 10,21; Apoc 12,7ss). Nella Chiesa la venerazione dell'Arcangelo S. Michele risale al primo secolo. Già dai tempi più remoti anche gli altri santi Angeli venivano venerati e ben presto furono loro consacrate a loro delle chiese mentre il popolo di Dio veniva posto sotto la loro tutela e la loro protezione.

 Quando, dopo il Concilio di Trento (1545-1563), si diffusero le consacrazioni al Cuore di Gesù e a Maria, esistevano in molti luoghi anche delle consacrazioni ai santi Angeli. Nel XIX secolo questa consacrazione divenne un pio esercizio largamente diffuso e ricono­sciuto. Diversi istituti collegavano entrata dei loro membri con tali consacrazioni. La Chiesa ha incoraggiato tali confraternite in onore dei santi Angeli e approvato le loro preghiere di consacrazione.

La Consacrazione ai santi Angeli esprime l'unione della Chiesa pere­grinante con quella trionfante. S. Agostino scrive che queste due parti saranno un giorno anche unite nel comune godimento dell'eternità, anzi sono già una cosa sola attraverso il vincolo di amore, una unione che non ha altro scopo se non la venerazione di Dio.[24] E nel Catechismo leggiamo:

Fin da quaggiù, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla beata comunità degli Angeli e degli uomini, uniti in Dio.[25]

c.  Riferimento al Battesimo e alla professione dei voti

Così come la consacrazione a Maria Santissima, anche la consacrazione ai santi Angeli è un patto che si fonda sulla consacrazione a Cristo nel sacramento del Battesimo. Nel Battesimo rinunciamo agli angeli caduti e diciamo "sì" a Cristo. Questo "sì" a Cristo e all'unione con Lui comporta non solo l'unione con gli altri membri umani della Chiesa ma anche la comunione con i santi Angeli (cf Eb 12,22 ss), poiché Cristo non solo è il Capo degli uomini ma anche degli Angeli.[26] S. Cirillo di Gerusalemme scrive che ogni battezzando deve essere presentato a Dio in presenza di miriadi di eserciti di Angeli. Lo Spirito Santo suggellerà la sua anima ed entrerà nel servizio dell'esercito del grande Re (Catech. III,3).

Papa Leone il Grande descrive il credo cristiano e la grazia della Redenzione attra­verso Cristo come un giuramento di fedeltà alla bandiera che ci rende combattenti nell'eser­cito celeste:

Prendi gli Angeli come esempio finché dimori sulla terra! Ristorati alla forza del loro essere immortale e combatti pieno di fiducia contro le tentazioni nemiche per la tutela di una vita di cui Dio si compiace. Se come combattente nell'esercito celeste hai mantenuto il giuramento di fedeltà alla bandiera, non devi dubitare che per la tua vittoria, nell'accam­pamento trionfale del eterno Re, ti spetterà la corona.[27]

 d.  Natura di una Consacrazione ai santi Angeli

La Consacrazione ai santi Angeli è un patto. L'unione con i santi Angeli contratta impli­citamente nel Battesimo, viene, attraverso la consacrazione, accolta coscientemente ed espli­citamente. L'uomo si affida con amore fraterno ai santi Angeli come a dei fratelli tutti santi, servitori con noi davanti a Dio e già a Lui irrevocabilmente uniti (cf Ap 19, 10; 22,9). In tal modo egli si apre intenzionalmente all'aiuto del loro operato. Contemporaneamente il fedele si impegna ad ascoltare e seguire i loro richiami (cf Es 25,21), che hanno sempre come fine la glorificazione di Dio e l'adempimento della Sua volontà. Egli desidera una sempre più intima collaborazione con loro per espandere e diffondere il Regno di Dio in terra e condurre una vita quanto più possibile perfetta come membro vivo della santa Chiesa.

Tale Consacrazione consente agli Angeli di compiere più ampiamente la loro missione salvifica nei confronti degli uomini (cf CCC n. 331). Essa consiste in un vincolarsi volonta­riamente ai santi Angeli per cercare, con il loro aiuto e imitando le loro virtù, di raggiungere la perfezione cristiana corrispondente al proprio stato e, insieme a loro, collaborare nella missione apostolica della Chiesa per la salvezza delle anime.

Attraverso la consacrazione a Maria il fedele compie tutte le azioni  attraverso, con e in Maria per compierle ancora più perfettamente con e in Cristo. Lo stesso può valere per la Consacrazione agli Angeli: colui che si consacra agli Angeli cerca il più possibile di fare tutto con e come loro, per essere unito più perfettamente a Cristo e in Lui essere trasformato.

 

 

II.  Consacrazione particolare agli Angeli

Adesso, passiamo dalla teoria alla pratica, voglio fissare il nostro sguardo sulla consacrazione al Archangelo San Michele. È una fra tante consacrazioni agli angeli.

A.  Consacrazione a San Michele

Commentarei la consacrazione a San Michele Arcangelo che è legato a Monte Gargano, dove l’arcangelo è apparso parecchie volte fin dal 5º secolo. Lá in risposta si è  sviluppata una devozione particolare che portò frutto nella vechia consacrazione popolare a San Michele.  , Questa è, in realtà, secondo la sua forma piuttosto un atto di affidamento,[28]. Nonostante, con la crescita di devozione personale si sviluppa in piena atto di consacrazione. Per questo motivo la preghiera si offre a applicazione universale.

La finalità immediate tanto di una consacrazione come di un atto di affidamento è la glorificazione di Dio. Questi due si distinguano principalmente nella formalità della promessa fatta dalla nostra parte.  In una  consacrazione a San Michele nel senso piena e stretta della parola, i fedeli si obbligano di sforzarsi ad acquistare la perfezione spirituale alla somi­glianza di San Michele  e con il suo aiuto. Come vedete, una consacrazione di questa genera esige un grande impegno e richiede una riflessione seria prima di farla.  Si capisce anche che una tale consacrazione richiede un atto  personale e consapevole di volontà e perciò una consacrazione di questa genera solo si fa in nome personale e mai in nome di altri.

Nel caso di un atto di  affidamento non si tratta di una nuova meta di perfezione a chi si propone di sforzarsi. Ansi basta l’umile riconoscenza della nostra debolezza e dei peri­coli che ci circondano, chi inspirano una sincera brama per l’aiuto divino che ci viene offerta, in questo caso, per mezzo di San Michele Arcangelo. L’idea che inspira un affidamento è dunque doppio: la nostra necessità, da una parte, e dall’altra parte, la sua grandezza e genero­sità di San Michele.       

Inoltre nella misura che si ‘consacra’ anche altre persone al arcangelo (in questo caso viene ‘consacrata’ anche la propria famiglia) si tratta realmente di un atto di affidamento. Questo non impone nuove obbligazione sulle altre persone, anzi, implora l’assistenza del arcangelo nel compimento dei loro doveri già presente nella vita. E siamo noi chi assumiamo l’obbligazione semplice de venerare e ringraziare San Michele di più.

È così: per il battesimo siamo tutti chiamati alla vita eterna, che si deve guadagnare vivendo la sequela di Gesù. L’esperienza mostra che le tentazione sono molte e la nostra debolezza è grande. Quindi imploriamo un soccorro ulteriore e efficace, che ci aiuta acquistare la vita eterna. In questo stato di anima, volgiamo gli occhi a San Michele, vincitore del nemico infernale; lo conosciamo come il grande protettore della Chiesa, come patrono dei moribondi. Appoggiata con la luce di Fede che ci lo mostra zelante  e desiderosa di venire in nostro soccorro, affidiamo volentieri alla sua protezione.

 

Adesso vediamo questo atto di affidamento a San Michele:

 

Consacrazione a San Michele Arcangelo[29]

        Principe nobilissimo delle angeliche Gerarchie, valoroso guerriero dell’Altissimo, amatore zelante della gloria del Signore, terrore degli Angeli ribelli, amore e delizia di tutti gli Angeli giusti, mio dilettissimo Arcangelo S. Michele, desiderando io di essere nel numero dei vostri devoti e dei vostri servi, a voi oggi per tale mi offro, mi dono e mi consacro, e pongo me stesso, la mia famiglia e quanto a me appartiene sotto la vostra potentissima protezione.

        È piccola l’offerta della mia servitù, essendo io un miserabile peccatore, ma Voi gradite l’affetto del mio cuore, e ricordatevi, che se da oggi avanti sono sotto il vostro Patrocinio, Voi dovete in tutta la mia vita assistermi, e procurarmi il perdono dei miei molti e gravi peccati, la grazia di amare di cuore il mio Dio, il mio caro salvatore Gesù, e la mia dolce Madre Maria, ed impetrarmi quegli aiuti che mi sono necessari per arrivare alla corona della gloria. Difendetemi sempre dai nemici dell’anima mia specialmente nel punto estremo della mia vita. Venite, allora, o Principe gloriosissimo e assistetemi nell’ultima lotta, e colla vostra arma potente respingete lontano da me negli abissi d’inferno quell’Angelo prevaricatore e superbo che prostrate un dì nel com­battimento in Cielo. Così sia.

1.   I Titoli

Questa consacrazione comincia con una litanie di titoli dell’arcangelo. Contiene una piccola lezione catechetica riguarda a San Michele. Serva allo stesso tempo di proclamare la sua gloria devotamente e inspira la nostra fiducia. Tutti dicono rispetto alla prova degli angeli e alla parte singolare che ha giocato San Michele in quella primo capitolo della istoria di salvezza.

Benché San Michele secondo la sua natura appartiene al coro dei arcangeli, riceve già nella Sacra Scrittura l’ulteriore titolo di “principe” in vista della sua missione militare. Lo stesso San Gabriele lo identificò così nel libro di Daniele, dicendo: “Ecco che Michele, uno dei primi principe, è venuto ad aiutarmi” nella lotto contro il demone della Persia (Dan 10,13, cf. 10,21). Questo titolo si combina armoniosamente con la traduzione militare nella LXX con il quale l’angelo (regolarmente identificato con San Michele) si presentò a Giosue: “io sono il capo [“principe” in ebraico, “archistratega” nella LXX] dell'esercito dell'Eterno; arrivo adesso,” (Gios 5,14) isso è per aiutarti.  Vuol dire, che San Michele è il primo comandante delle schiere celeste nella lotta contro gli spiriti maligni, come viene evidenziato nell’Apocalisse, laddove leggiamo:  “vi fu battaglia in cielo: Michele e i suoi angeli combatte­rono col dragone, e il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero, e il luogo loro non fu più trovato nel cielo”(Apoc 12,7-8).[30]

Nell’ora della prova angelica, il fervore e l’umiltà di San Michele agirono quasi come un catalizzatore che precipitava la decisione di tutti gli angeli buoni. Per  questo San Michele viene chiamato  “[l’]amore e delizia di tutti gli angeli giusti”.  Questo fatto inspira anche la nostra fiducia, perché essendo cosi, se abbiamo San Michele per amico, protettore e benefat­tore, tutti gli santi angeli sono ben disposti di venire nel nostro aiuto!

2.  Le petizione

Quando ponderiamo infondo il testo della consacrazione scopriamo che egli nelle sue petizione rispecchia le petizione del Padre nostro, benché non precisamente nello stesso ordine. Faccio adesso un breve sommario affinché vedano la bellezza, la fecondità di questa consacrazione. Comincio colle petizione del Padre nostro e poi mostro l’applicazione nel nostro testo.

1)  “[Padre nostro], sia santificato il tuo nome!”

Anche la consacrazione a San Michele comincia con l’elogio del Arcangelo.  Si ricor­dino che l’oggetto principale di ogni devozione è il lode divino. E lodando l’angelo cantiamo per necessità la grandezza di Dio, chi lo a creato. Come diceva San Tomasso: “La venerazione che rendiamo agli Santi di Dio (...) non si limita a loro ma procede verso Dio in quanto noi nei servi di Dio veneriamo Dio Stesso.[31]

2)  “Venga il tuo regno”

San Michele è il “Principe nobilissimo delle angeliche Gerarchie”. È il servo fedele di Cristo Re, e laddove si trovano il Re e il suo servo, si trova anche il Regno di Dio. In questo senso Gesù disse, “il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli” (Mt 16,27); e nella Apocalisse invia i suoi angeli per prepararci per il banchetto del Regno.

3)  “Sia fatta la Tua Volontà, come in cielo così in terra.”

Sono gli santi angeli, cominciando con San Michele, che fanno la volontà divina nel cielo. E consapevole di questo, ci poniamo e ci consacriamo al suo servizio, sicuro che San Michele, l’umile servo del Signore, ci condurrà al compimento della divina volontà.

4)   “Dacci oggi il nostro pane cotidiano“

Domandiamo a San Michele la grazia di “amare di cuore il mio Dio, il mio caro salvatore Gesù, e la mia dolce Madre Maria”. Questi sono i due testimoni del Apocalisse, sotto la ban­diera di cui lotta San Michele (cf. 12,7ss). Il pane cotidiano dei angeli fin dal inizio della creazione è stato il Mistero della Incarnazione. Il FIGLIO è il pane che il Padre manda dal cielo. Pertanto già nella sua divinità il Figlio è il pane di vita dei suoi creature, angeli e uomini.  Questo è il motivo perché si dice che gli uomini mangiano il pane degli angeli quando ricevano l’Eucaristia. Egli chi ha santificato gli angeli nel inizio del tempo spiritual­mente, adesso ai fini dei tempo nutre gli uomini con il pane sacramentale del suo Corpo.  Per analogia possiamo chiamare ogni grazia di Cristo il nostro pane cotidiano. Gli angeli sono ministri della sua grazia.

5)  “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”

Per caso i più vecchi fra loro si ricordano l’antico forma del Confiteor nella quale abbiamo confessato i nostri peccati anche a San Michele e dopo gli abbiamo implorato di pregare al Signore, che ci perdona.  In questa stessa linea di mediazione gli imploriamo in questa consa­crazione di “procurarmi il perdono dei miei molti e gravi peccati”.

6)  “Non ci indurre in tentazione”

“Noi chiediamo al Padre nostro di non ‘indurci’ in [tentazione]. Tradurre con una sola parola il termine greco è difficile: significa “non permettere di entrare in”, [Cf Mt 26,41 ] “non lasciarci soccombere alla tentazione”. “Dio … non tenta nessuno al male” (Gc 1,13 ); al contrario, vuole liberarcene. Questa richiesta implora lo Spirito di discernimento e di fortezza” (CCC 2846). Ora, gli santi angeli sono identificato nella Bibbia come “venti” e “fuoco”, vuol dire che sono identificati con i segni dello Spirito Santo, che significa chi sono i suoi ministri (cf. Ebr 1,7). In modo parallelo, nell’Apocalisse si legge: l’Agnello, cioè Cristo “aveva sette corna e sette occhi che sono i sette Spiriti di Dio, mandati per tutta la terra” (5,6). Vuol dire, che Gesù dà la sua scienza (sette occhi) e il suo potere (sette corna) agli santi angelo,perché Gesù agisce per mezzo di loro nella efficacia dei sette doni dello Spirito Santo.

Solo in questo potere divino, che ci vieni offerto nel ministero angelico, possiamo vincere tutte le tentazione. Perciò fiduciosamente preghiamo a San Michele di “impetrarmi quegli aiuti che mi sono necessari per arrivare alla corona della gloria”.

7)  “ma liberaci dal male”

“In questa richiesta, il Male non è un'astrazione; indica invece una persona: Satana, il Maligno” (CCC   2851). Parlando di lui San Giovanni della Croce affermò: “nessun potere umano se può comparare con il suo, e essendo così, solo il potere divino è capace di vincerlo, solo la luce divina è sufficiente di capire le sue macchinazione.  Perciò l’anima che dovrebbe vincere il suo potere, non è capace de farlo senza l’orazione, neanche comprendere i suo stra­tegie astucci senza umiltà e mortificazione”.[32]  Come siamo felice di avere San Michele come patrono, sapendo chi lui abbia vinto il nemico, non con la propria potenza, ma si coll’umiltà; non con la propria intelligenza angelica, ma si con la luce della fede. Con fiducia pregiamolo:  “Difendetemi sempre dai nemici dell’anima mia specialmente nel punto estremo della mia vita”.  Così vittorioso nell’ultima combatte, sarà San Michele che porta la nostra anima à Gesù per ricevere la corona della vita!

 

C.  Fine: Convito alla consacrazione

 

Vedano come é ricca in saggezza e grazia questa consacrazione, che possiamo pregare fiduciosamente non solo per noi stessi, ma anche per la nostra famiglia intiera, affidando la loro salvezza alla cura di San Michele, il glorioso servo di Cristo nostro Re, nostro Dio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Arcangelo Michele nell’iconografia

Tra gli arcangeli, san Michele gode un primato iconografico. È vero che anche Gabriele compare con grande frequenza, ma quasi sempre in dipendenza dell’Annunciazione; al contrario, Michele ha un rilievo tutto suo, sia preso singolarmente, sia come componente di spicco nel coro angelico, sia come figura dominante – ovviamente dopo la Trinità divina – nelle raffigurazioni del Giudizio Universale. Ciò si deve alla sua qualifica di grande capo degli Arcangeli (Dn 12,1) e agli importanti uffici che gli sono attribuiti. Le sue apparizioni hanno ulteriormente incrementato l’interesse iconografico.

L’arcangelo Michele assume, nel corso del tempo, valenze molteplici, con soluzioni iconografiche disparate in cui giocano ruoli complessi sia le fonti scritturali, sia le interpretazioni teologiche, sia le leggende e i resoconti delle apparizioni come taluni culti particolari o locali. L’Arcangelo, inoltre, è il protettore dei luoghi “aerei”, rivestendo una parte non secondaria nell’iconografia delle crociate e diventa, in qualche modo, il simbolo prediletto di una certa aristocrazia dominante. La spada e la bilancia nella mani dell’Arcangelo rimandano all’iconografia della giustizia, alla quale il nostro Michele è imparentato. L’immagine prevalente dell’Angelo guerriero è però quella che lo coglie in combattimento escatologico contro il principe delle tenebre, ed è questa iconografia che diverrà, negli ultimi secoli, quella dominante dell’Arcangelo ed infatti, su questa linea, si muoveranno il Cavalier d’Arpino (Fig. 1), Guido Reni e, ancor prima, Raffaello Sanzio.

 

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Fig. 1. Basilica di San Valentino, Terni. S. Michele Arcangelo di Giuseppe Cesari, detto Il Cavalier D'Arpino.

 

 

Come è noto, Michelangelo non affrescò più, come era stato invece previsto in un primo tempo, la cacciata degli angeli ribelli sulla parete interna della Cappella Sistina; la parete in questione sembra comunque legata al tema dell’Arcangelo, dato che tra gli altri lavori oggi vi compare la lotta di Michele e Lucifero per il corpo di Mosé, eseguita da Matteo da Lecce (Fig. 2).

 

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Fig. 2. Matteo da Lecce, Lotta tra Michele e Lucifero, Cappella Sistina

 

 

Nel tema del Giudizio Universale il ruolo di Michele è difforme; Michelangelo lo inserisce nel gruppo degli angeli che annunciano la fine dei tempi, privo di attributi particolari e con in mano il Libro con il nome degli eletti (Fig. 3) - e pertanto più in funzione di psicagogo che di angelo apocalittico - mentre Tintoretto, nel grande Giudizio dipinto per il Coro della Chiesa veneziana della Madonna dell’Orto nel 1562-1563, non accetta l’iconografia raffaellesca e propone il modello di Michele come giustizia divina, con in mano la spada e la bilancia (Fig. 4).

 

http://www.fmboschetto.it/religione/Apocalisse/trombe.jpg

Fig. 3. Michelangelo - Cappella Sistina (particolare), Roma

 

 

http://www.madonnadellorto.org/img/chiesa_mdo/opere/tintoretto_giudizio_universale.jpg

Fig. 4. Tintoretto, Giudizio Universale, Chiesa Madonna dell’Orto, Venezia.

 

 

L’Arcangelo, a volte, è raffigurato nell’atto di uccidere il drago e di mostrarne la testa mozzata, oppure mentre lo calpesta dopo averlo trafitto. Ricorre spesso, specialmente nell’iconografia spagnola, la rappresentazione di Michele con il toro inginocchiato ai piedi. Con tale raffigurazione si vuole rappresentare normalmente la sottomissione della religione pagana al Cristianesimo che si andava sviluppando ed affermando in Occidente. Inoltre l’arcangelo è raffigurato più spesso a piedi, sulla terra o fra le nuvole; raramente a cavallo, come invece accade nell’iconografia di San Giorgio. Durante la Contro-Riforma cattolica, l’immagine di Michele è spesso associata alla Chiesa nella lotta contro l’eresia e lo scisma protestante[33].

La vittoria di Michele sul demonio trovò prontamente una figurazione che ne rendesse l'immagine. Il concetto della forza è sposato a quello dell'arcangelo milite, tanto che, nelle antiche rappresentazioni sacre orientali, era comunemente adattata sul corpo umano di Michele una valorosa testa di leone. Poiché Satana aveva scelto la forma del serpente per la sua comparsa nell'Eden, l'arte elesse il serpente o il drago, che col rettile ha molta somiglianza, per rappresentare Satana ed il Male. L'iconografia di San Michele come guerriero diventerà in seguito un prototipo consolidato. Scudo, lancia o spada e, come un eterno trofeo di vittoria, la catena, con cui nelle raffigurazioni pittoriche che si rifanno all’Apocalisse, tiene avvinghiato Satana sotto i suoi piedi. La sua spada fiammeggiante ha, naturalmente, valore simbolico: Michele, con il suo aiuto, non solo trafigge il drago, ma squarcia il buio, sconfigge le tenebre e riporta ai suoi protetti il conforto della Luce.

Lo statico San Michele arcangelo (Fig. 5) di Piero della Francesca  (1420 ca.-1492), è una figura dal luminoso cromatismo, nell'azzurro e nel giallo dorato della corazza, nelle candide ali e negli squillanti calzari rossi che pestano il mostruoso rettile verde cupo e giallo. Nella mano sinistra esibisce la testa che ha reciso e, nella destra, la spada ancora macchiata di sangue. E' carico di un ricercato classicismo, nel suo studiatissimo costume di pretoriano celeste, decorato in ogni parte con spallacci e cinturini preziosi, e criticato a volte per la sua artificiosità.

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Fig. 5. San Michele Arcangelo,  di Piero della Francesca (1420 ca.-1492).

Il freddo rigore dell'ornamento classico si trasmetterà ai guerrieri romantici del Perugino (1450 ca.-1523). Alla National Gallery di Londra vi sono tre pannelli che mostrano San Michele arcangelo, la Vergine con il Bambino e un angelo, e l’Arcangelo Raffaele con Tobia (Fig.6). Prima di essere tagliati costituivano una parte del Polittico della Certosa di Pavia, originariamente composto da sei parti, commissionato al Perugino per il monastero certosino patrocinato dal duca di Milano.

 

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Fig. 6. National Gallery, Perugino, San Michele arcangelo, la Vergine con il Bambino e un angelo, e l’Arcangelo Raffaele con Tobia, (1450 ca.-1523).

 

L’Arcangelo Michele, come comandante della schiera celeste che sconfisse Lucifero, è abitualmente rappresentato in armatura. L'uso del Perugino della pittura ad olio gli ha permesso di dipingere la luce che si riflette elegantemente sul metallo. La bilancia per pesare le anime pende da un piccolo albero secco dietro di lui, mentre la figura del diavolo ai suoi piedi è stata tagliata, quando i tre pannelli sono stati divisi.

Il Michele vittorioso piace alla fantasia di Raffaello (1483-1520) che, in una delle sue prime opere, ritrae San Michele e il drago (Fig. 7) nella sua battaglia contro i mostri demoniaci. La determinazione con cui il Santo, animato da mistico ardore, calca il piede sul drago, era richiesta dal soggetto dell'angelo trionfante che scaccia il demonio. Come un ballerino, Michele volteggia su se stesso con la spada alzata, ma la figura è pesante e poco elegante, realizzata con tocchi grossi. L'elmo e l'armatura d'oro lucente, la veste azzurra ed il cangiante cromatismo delle ali verdi, danno all'opera una preziosità cavalleresca; non a caso San Michele era il patrono dei cavalieri. In fondo si delinea un paesaggio dantesco, quello del Canto XXIII dell'Inferno, di gusto fiammingo, dove le Forze del Male sono materializzate nei mostri fiamminghi "alla Bosch". In quest'atmosfera Michele sembra trovarsi del tutto a proprio agio, e non ha dubbi sul trionfo del Bene sul Male. Si chiude con quest'opera la giovinezza artistica del pittore urbinate.

 

 

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Fig. 7. Raffaello (1483-1520), San Michele e il drago.

 

 

Circa tredici anni dopo, Raffaello ripropone lo stesso tema nel San Michele debella Satana (Fig. 8), l'opera più importante dell'ultima fase della sua produzione, capolavoro assoluto ma totalmente trascurato. Il dipinto, destinato al re di Francia Francesco I (1494-1547), non era solo un'opera destinata a piacere al sovrano, ma anche un messaggio politico. Il re, infatti, era il capo dell'ordine di San Michele, ma Michele era anche l'arcangelo protettore della Francia.

 

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Fig. 8. Raffaello, San Michele debella Satana.

 

In quest'opera si afferma la maturità del genio, dimostrando uno svolgersi nuovo dell'arte di Raffaello verso soluzioni manieristiche. La bellezza del dipinto, dai contorni del disegno tracciati con finezza, è evidente anche nelle parti in ombra. La splendida composizione, rigorosamente centralizzata, è tutta costruita intorno ad un'asse verticale. La grande figura del Santo misura tutta intera l'immenso quadro e conferisce all'immagine complessiva l'idea stessa della libertà e dell'espansione nell'aria: le ali, le braccia ed il manto, si irradiano in una posa che si dilata in tutte le direzioni dello spazio. Le varie parti del corpo sono in gradevole contrasto l'una con l'altra, con il braccio di traverso al corpo, ed il demonio sotto di lui è disposto con la stessa ingegnosità. L'arcangelo sta per vibrare il colpo finale, puntando la lancia contro il nemico che si contorce disperatamente sulle rocce. Satana, armato di forcone e con una lunga coda di drago, punta le braccia riverso sul terreno, strisciante nella polvere come un lottatore. San Michele calpesta il corpo caduto, poggiando leggero il suo piede sulle spalle del demonio. Il passo è fermo, sta per sferrare un violento colpo verso il basso, eppure la figura dell'arcangelo è come sospesa nell'aria, aerea nel suo movimento ascendente che vince la gravità. L'immagine trionfante di Michele, agghindato come per un balletto e ritto in atteggiamento superbo di calma e serena determinazione, esprime l'onnipotenza divina. Il bel volto leggiadro, chiaro e pieno d'armonia, non è fiero ed agitato come quello di chi lotta, ma esprime una serenità imperturbabile, poiché la vergogna e la miseria dell'avversario non lo toccano. La chioma d'oro è trattenuta in alto da un nastro e ricorda un antico dio pagano. I lineamenti sono di Apollo, il dio che aveva ucciso il serpente Pitone, come Michele il drago.

L'arcangelo Michele caccia Lucifero (Fig. 9), di Lorenzo Lotto (1480-1556), è interessante soprattutto per l'interpretazione del soggetto, ispirato insolitamente più al testo biblico che alla tradizione artistica rinascimentale. Mentre in questa Lucifero appare come un angelo mostruoso, il Lotto dipinge un angelo di soave, quasi femminea, bellezza. Vuole sottolineare l'ambiguità della figura di Lucifero rappresentandolo ancora nelle armoniche fattezze di Angelo della Luce, il più bello, che peccò di superbia e fu cacciato.

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Fig. 9. L'arcangelo Michele caccia Lucifero,  di Lorenzo Lotto (1480-1556).

 

 

Una sfumatura più sensibile d'orgoglio soddisfatto traspare dal volto del San Michele arcangelo (Fig. 10) di Guido Reni (1575-1642) che, con il dipinto del Raffaello, rappresenta il prototipo perfetto di San Michele, per concezione ed espressione. Il dipinto su seta, che si trova nella Chiesa dei Cappuccini a Roma, fu commissionato dal Cardinale Sant'Onofrio, fratello di Papa Urbano VIII. Riferendosi a quest'opera, il Reni scrisse una lettera al maestro di casa del Papa: «Vorrei avere avuto pennello angelico, o forme di Paradiso per formare l'Arcangelo, o vedere in Cielo; ma io non ho potuto salir tant'alto, ed invano l'ho cercato in terra. Sicché ho riguardato in quella forma, che sull'idea mi sono stabilita». Nonostante il precedente illustre di Raffaello, lo storico dell’arte Johann Joachim Winckelmann (1717-1768) resterà colpito per la «semplicità dell'espressione». L'arcangelo è un giovane dal volto efebico ma deciso. La figura è esile ma pur muscolosa, leggera nel gesto terribile che sembra compiuto quasi a passo di danza. Con ritmo lento, composto, la figura angelica occupa in diagonale tutta la superficie del quadro, dal braccio destro levato nel brandire la spada, giù fino al piede sinistro che punta sul capo del demonio vinto, mentre l'altro braccio, teso a stringere le catene, è come l'altra asta di una bilancia invisibile.

 

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Fig. 10. San Michele arcangelo,  di Guido Reni (1575-1642).

 

 

L'arcangelo Michele è guerriero e, nello stesso tempo, ha il ruolo di giudice supremo. Nel Giudizio Universale egli assume una parte importantissima: gli spetta il compito di pesatore delle anime che i pagani avevano affidato ad Hermes-Mercurio. Michele è, infatti, anche l'angelo psicopompo, ovvero il "conduttore" dei morti. Questa figura appare per la prima volta nella mitologia egizia come il dio Anubi, raffigurato con la testa di cane o di sciacallo ed in mano la famosa bilancia, per mezzo della quale pesa e giudica le anime al momento della morte. Con serenità di giudice, Michele pone nell'attimo supremo i peccati e le buone azioni sulla bilancia per giudicare le anime. Egli ha dunque in custodia la bilancia della giustizia divina, quando non deve brandire la spada sempre vittoriosa contro gli inferi. Per contrappeso usa una piuma, poiché tale è la leggerezza che lo spirito deve raggiungere per salire al Cielo.

Ne è un esempio l’Angelo che pesa le anime (Fig. 11) di Guariento di Arpo. Non si conosce molto di questo pittore (si hanno notizie tra il 1338 e il 1370), ma la sua presenza è documentata a Padova, dove intorno il 1350-1360 fu impegnato nell’importante decorazione della cappella privata della reggia Carrarese. La cappella doveva presentarsi come uno scrigno, con il soffitto ricoperto da tavole dipinte con la Madonna circondata dalle gerarchie angeliche, e storie dell'Antico e del Nuovo Testamento lungo le pareti. Dipinse il celebre ciclo degli Angeli di Guariento, pitture su tavola in cui eseguì l’angelologia medievale. Gli angeli, raffigurati in ambito pienamente cortese, sono figure sinuose e longilinee, dai colori sfumati e trasparenti. La raffinatezza del disegno è tipicamente gotica, ma qui il pittore è riuscito a combinare una plasticità giottesca con un’eredità bizantineggiante, come ad esempio nella vuota fissità degli sguardi.

 

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Fig. 11. LAngelo che pesa le anime,  di Guariento di Arpo.

Il Trittico del Giudizio Universale (Fig. 12) è forse l’opera più eccellente del fiammingo Hans Memling (1430 ca.-1494). Nella tavola centrale, più vasta delle altre, la classica evocazione del Giudizio Universale vede nettamente separate la zona celeste da quella terrestre. In alto un impassibile e maestoso Cristo giudice, seduto su un arcobaleno globulare, è accompagnato dai consueti attributi della spada e del giglio, mentre quattro angeli recano i simboli della Passione. Nella zona inferiore i corpi appena risorti dalla terra vengono accuratamente pesati da San Michele e alternativamente condotti in Paradiso o scaraventati all'Inferno, rappresentati nei due pannelli laterali, mentre tre angeli suonano le trombe del giudizio. L'esame ai raggi infrarossi a cui il trittico è stato sottoposto ha rivelato diversi pentimenti. L'arcangelo Michele in un primo tempo guardava davanti a sé, ma poi Memling gli fece abbassare gli occhi, in modo che egli potesse seguire i movimenti della grande bilancia pesa-anime. Memling sembra fare sfoggio di tutta la sua abilità tecnica e artistica nella maniera più ostentata. Realizza scorci anatomici estremamente complessi del corpo umano, e i riflessi sul globo che sorregge Cristo, ma soprattutto quelli sull'armatura di San Michele, figurano tra i migliori mai realizzati, sul piano tecnico, nell'intero panorama della pittura fiamminga. Il Trittico è, insomma, una delle composizioni più raffinate e di maggiore impatto della pittura dei Paesi Bassi, ed un caposaldo dell'intera pittura europea del Quattrocento, un vero capolavoro che rivela fin dal primo sguardo l'impressionante abilità di Memling[34].

 

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Fig. 12. Trittico del Giudizio Universale,  di Hans Memling (1430

 

L’Arcangelo Michele

La nascita dei culti angelici, e di quello micaelico in particolare, è antichissima.

Le origini del culto micaelico sono orientali e risalgono ai primi secoli del Cristianesimo.

A Michele – evidentemente considerato il più importante – erano dedicate due feste, che cadevano il 18 giugno e il 20 novembre. La Chiesa d’Alessandria aveva posto il Nilo sotto la sua protezione e lo festeggiava in coincidenza della stagione delle inondazioni (il 12 giugno). In Frigia si trovano santuari antichissimi dedicati all’Arcangelo e si credeva che le acque sgorganti nei pressi avessero virtù miracolose. La città di Chonae – fondata nel sec. I, nella quale vi emigrano molti Colossesi dopo il sisma dell’anno 60 d. C. – vantava un famoso Michaelion eretto per ricordare un miracolo. La leggenda narra che i pagani del luogo volevano distruggere una chiesetta dedicata a Michele, costruita da un eremita di nome Antipa; a questo scopo convogliarono verso di essa le acque di un fiume in piena, perché la travolgessero. Accorse l’Arcangelo e con la lancia creò un’enorme voragine che inghiottì le acqua del fiume. A Costantinopoli il culto dell’Arcangelo risalirebbe a Costantino. All’inizio del suo regno, l’imperatore avrebbe avuto una visione in seguito alla quale fondò un Michaelion e attribuì a San Michele molte vittorie[35].

In Occidente il culto di San Michele si diffonde, inizialmente, per l’influenza della cultura bizantina.

Non è causale, infatti,  che i primi santuari in Occidente compaiono in aree geografiche influenzate dalla civiltà bizantina e che, di conseguenza, Michele sia l’unico tra gli Arcangeli a godere, ancor prima del secolo IX, di una festa liturgica propria. Ma a segnare il fiorire della devozione italica per l’arcangelo Michele furono le sue clamorose apparizioni sul monte Gargano. Colonizzata dai Greci, la regione garganica, selvaggia, boscosa e ricca di anfratti e caverne, fu per secoli sede di riti e credenze di origini molto diverse.  Sul promontorio del Gargano, il culto micaelico approdò verso la metà del V secolo. Si ritiene che sede del culto fosse proprio la grotta dove poi fu venerato l’arcangelo Michele e sulla quale è stata edificata, da Carlo d’Angiò, l’attuale basilica gotica, a una navata[36].

La devozione e la religiosità verso gli angeli è legata alle loro apparizioni.

Le apparizioni dell’arcangelo Michele e la creazione del santuario micaelico di Monte Sant’Angelo, che ben presto assume fama internazionale, sono tuttavia eventi di tale portata da andare al di là dei possibili influssi tra culture diverse.

I tre episodi principali, caratterizzati ognuno da un’apparizione di Michele, sono chiamati rispettivamente: “del toro”, “della battaglia” e della “consacrazione della grotta[37].

 

Prima apparizione: “del toro

“Era l’anno 490 quando il giorno 8 maggio; un capitano delle armi Sipontine chiamato Gargano, ricco di poderi e di greggi, possedeva un monte, ora detto Manfredonia, che era il pascolo dei suoi armenti. Tra questi si trovava un toro feroce il quale una volta di primavera si segregò degli altri. Venuto il capitano a riveder gli armenti mentre accompagnato dai servi faceva ricerca del toro, lo rinvenne in una profonda grotta in un luogo erto e difficile; e siccome non era possibile tirarlo fuori vivo di là, pensò riaverlo morto, e scaricò verso di esso il suo arco; ma la freccia invece di ferire il toro rivolta a mezz’aria la punta, tornò indietro e ferì nel petto il capitano (la freccia scagliata e tornata indietro simboleggerebbe l’affermazione del cristianesimo e la scomparsa dei riti precedenti; il cristianesimo sconfigge e sostituisce il paganesimo). L’avvenimento del tutto nuovo riempì di stupore gli spettatori, e si diffuse la notizia non solo nelle vicinanze della selva donde molti corsero a vedere il ferito, ma pervenne anche fino al Vescovo di Siponto, S. Lorenzo Maiorano. Il Santo Prelato, ordinò per tutta la città un triduo di preghiere e digiuni a Dio. Dio ascoltò l’umile preghiera cosicché mentre il vescovo pregava gli apparve S. Michele e gli disse: «Tu hai agito molto saggiamente chiedendo all’altissimo Iddio la rivelazione e la ragione per cui la freccia scoccata contro il giovenco si sia invece rivolta contro l’arciere. Sappi dunque che ciò è avvenuto appunto per opera mia. Io sono l’Arcangelo Michele, che sto davanti al Trono di Dio, ed io ho stabilito di abitar qui, e parimenti di aver preso in custodia questo luogo. Questi segni ho voluto io dare, affinché ciascuno sappia, come d’ora innanzi il Gargano sarà in mia tutela». Pieno di gaudio, S. Lorenzo Vescovo, convocò il popolo ed ordinò una solenne processione verso il luogo dove era accaduto il fatto meraviglioso. Giunto al luogo, fu visto il toro inginocchiato in ossequio del celeste Liberatore e fu trovata un’ampia e spaziosa caverna a forma di tempio scavata nella viva pietra dalla natura stessa con volta assai elevata e con un comodo ingresso[38].

 

Seconda apparizione: “della battaglia”

“Era il primo anno di Anastasio Imperatore quando S. Michele per la seconda volta apparve a S. Lorenzo, due anni dopo la prima apparizione. L’esercito del re Goto Odoacre, il quale considerava il popolo sipontino come alleato di Tedorico, strinse con forte assedio i Sipontini, minacciandone lo sterminio. I Sipontini ricorsero al Vescovo per consultarlo ed egli chiese aiuto all’Arcangelo San Michele. Mentre i Goti erano intenti a scavare la terra per fossi, ripari e bastioni, Lorenzo, ad imitazione di Mosè, salì sul Monte Gargano per implorare dal capo delle milizie celesti la vittoria. La notte precedente la battaglia l’Arcangelo apparve in visione al vescovo, al quale disse che le loro preghiere erano state esaudite e preannunciò che sarebbe intervenuto in loro soccorso nella battaglia del giorno seguente. Appena gli armati si furono schierati sul campo, il monte Gargano fu scosso da un immenso fragore e tra un continuo cadere di fulmini e saette tutta la cima della montagna fu avvolta da tenebrosa caliggine. I nemici fuggirono. I vincitori, mentre al mattino ringraziavano Dio presso il tempio dell’Arcangelo, videro impronta come di un uomo, fortemente impressa nella pietra. Compresero allora che il beato Michele aveva voluto in questo modo di dare un segno della sua presenza”[39].

 

Terza apparizione: della “consacrazione della grotta

Era il giorno 8 maggio dell’anno 493, quando il S. Vescovo di Siponto Lorenzo Maiorano con i suoi si trasferì sul Gargano a celebrare il terzo anniversario dell’apparizione di S. Michele. Ma essi erano incerti se entrare nella grotta oppure consacrare in quel luogo una chiesa. Il vescovo decise allora di inviare dei messaggeri al pontefice a Roma. Il papa mandò questa risposta: «Se questa chiesa deve essere consacrata da uomini, occorre farlo nel giorno in cui fu riportata la vittoria (8 maggio)». Indetti tre giorni di digiuno, nell’ultima notte l’angelo del Signore Michele apparve in visione al vescovo di Siponto e gli disse: «Non spetta a voi consacrare la chiesa da me costruita. Io l’ho edificata e l’ho anche consacrata. Voi dovete soltanto entrarvi e con la mia protezione frequentare questo luogo per pregare. Domani, durante la celebrazione della messa, il popolo si comunicherà come è solito fare; io stesso poi mostrerò come ho consacrato questo luogo».

Il mattino dopo, pregando e recando offerte, entrarono attraverso una grande apertura meridionale e videro una lunga galleria che arrivava fino alla porta settentrionale. Apparve  loro una basilica grande, per entrare nella quale bisognava salire alcuni gradini. A metà della parete meridionale sorgeva un venerabile altare, ricoperto da un piccolo pallio rosso. Questa chiesa era irregolare, tutta ad angoli; ma erano diseguali a causa dei sassi e delle rocce che vi sporgevano; anche la volta era di roccia e di ineguale altezza, tanto che in alcune parti si toccava con il capo; in altre a stento vi si poteva arrivare alzando la mano. Con questo, l’arcangelo del Signore, aveva voluto insegnare a ricercare e ad amare non l’ornamento dei marmi, ma la purezza del cuore[40].

L’oratorio eretto al sommo della Mole Adriana, attribuito a Bonifacio III o a Bonifacio IV (606 - 615), in ricordo della grotta garganica. Una leggenda tardiva ne motiva l’origine con l’apparizione dell’Arcangelo a papa San Gregorio Magno durante l’epidemia di peste del 590 (Fig. 33). Per allontanare il flagello che imperversava in Roma, Gregorio indisse una processione penitenziale; all’altezza del ponte sul Tevere, egli udì un canto angelico diffondersi nell’aria e vide, sulla sommità del castello, la gigantesco figura dell’Arcangelo che rinfoderava la spada in segno della cessazione del castigo. Per commemorare il prodigio, il suo successore Bonifacio IV fece costruire una chiesa sulla sommità del mausoleo, che da allora venne chiamato Castellum Sancti Angeli (Castel Sant’angelo) (Fig. 34)[41].

 

Fig. 34. La statua dell’Arcangelo Michele sul mastio di Castel Sant’Angelo (opera in bronzo dello scultore fiammingo Pieter Van Verschaffelt del 1747). 

 

 

Fig. 33. L’apparizione di San Michele Arcangelo a Papa Gregorio Magno sulla sommità   della Mole Adriana (ignoto fiorentino della seconda metà del XVI

 

secolo)

 

 
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4. 2 Il tradizionale “volo dell’angelo”

 

Il “volo dell’angelo” è una manifestazione spettacolare, diffusissima in Campania, che in genere apre e/o chiude una festa religiosa popolare. In una piazza o in una larga via un bambino, a volte due o anche tre, vestito da angelo, viene imbracato e issato in aria per mezzo di una carrucola agganciata ad un cavo d’acciaio o di corda. Una seconda fune tirata da due gruppi di uomini agli estremi del cavo permette al bambino di muoversi, di volare letteralmente, da un capo all’altro e anche di scendere con un sistema funicolare fino a terra per incontrare il Santo o la Madonna da salutare o per arrivare fino ad un palco allestito per una rappresentazione scenica in cui è appunto previsto l’intervento dell’angelo. Il cavo è testo tra due solide impalcature costruite nella piazza, oppure tra le sommità di due edifici, come per esempio il campanile della chiesa madre e una finestra di un  palazzo baronale o un albero, oppure tra due alti balconi, a seconda della conformazione del luogo prescelto per il volo.

Come per tutte le rappresentazioni sacre del Mezzogiorno anche la tipologia del “volo dell’angelo” si presenta con alcune varianti in relazione alle modalità della festa religiosa e ai contesti  tradizionali e storici locali. Si svolge per lo più in occasione delle feste patronali dedicate alla Madonna nelle sue diverse denominazioni (dell’Annunziata, di Montevergine, delle Grazie, dell’Assunta, di Portosalvo, della Rotonda), ma anche nelle festività di San Michele Arcangelo, San Vincenzo Ferreri, san Nicola, San Giovanni Battista…

Non sempre l’angelo è impersonato da un bambino maschio; a volte è una bambina, oppure gli angeli sono due bambine accoppiate. Vi sono anche voli di tre fanciulli, due femmine e un maschio oppure di un maschio e una femmina insieme. In linea di massima, si è potuto notare che la scelta del sesso maschile è favorita nel caso di festività di un santo patrono e quella femminile per la Madonna.

É molto probabile che in alcuni casi l’angelo reciti il suo ruolo di intercessore di grazia, o di nunzio, e in altri impersonifichi il santo patrono stesso che interviene miracolosamente nei confronti della gente del paese, ma non si possono escludere ragioni legate alle consuetudini folkloriche della zona e necessità derivanti dagli episodi dell’azione scenica rappresentata. Nella sostanza la struttura di base della macchina scenica è la stessa, sebbene vi siano dei casi in cui gli angeli non scorrono sul filo, cioè non volano, ma sono semplicemente issati in aria al di sopra del simulacro che essi devono omaggiare. E’ certo tuttavia che i bambini devono trovarsi in età adolescenziale.

La preparazione al volo dura sei mesi e i bambini devono saper cantare o recitare e devono possedere sufficiente voce per urlare sotto la pressione del busto e naturalmente non devono avere paura di volare. I bambini di solito non temono l’altezza, e l’essere  scelti per la rappresentazione è occasione di orgoglio per la famiglia e segno di grande rispetto della tradizione. In genere il volo dell’angelo costituisce all’interno della festa religiosa un evento a sé, l’evento culminante della festa, molto atteso, specialmente dai bambini che lo seguono come un gioco circense. Gli adulti, invece, partecipano al volo col fiato sospeso e in silenzio e applaudono fragorosamente alla fine del rito. Ed è proprio questo aspetto a conferire al volo dell’angelo un carattere veramente esemplare di sacra rappresentazione. Forse in nessun’altra manifestazione popolare si può riconoscere con tanta evidenza la “forma drammatica” con il coinvolgimento dello spazio scenico e con la partecipazione di tutti.

Ogni sacra rappresentazione contiene un momento di travestimento e di recita: il momento spettacolare del percorso del bambino lungo il filo con le sue canzoni e l’offerta al santo patrono ha naturalmente la sua centralità indiscutibile nella festa religiosa. Ma il gioco scenico non sarebbe completo se non includesse anche chi assiste allo spettacolo e vi recita la sua parte all’interno della scenografia della piazza del paese.

La partecipazione di tutti alla sacra rappresentazione con l’emozione, il silenzio e gli applausi assume un significato simbolico e nello stesso tempo reale: si rivive il passato nella sacralità della tradizione del volo e nella continuità della narrazione scenica, ma si vive anche drammatico, quando ognuno si immedesima nella possibilità che qualcosa di terribile accada e poi nella risoluzione liberatoria finale. San Michele Arcangelo, l’angelo guerriero, protettore della Chiesa e del cristiano militante, combattente principale di satana ribelle, è rappresentato nell’iconografia tradizionale con indosso una cotta di maglia, armato da uno scudo e una spada nell’atto di uccidere un grande drago serpente con sembianze semiumane.

La lotta tra l’Angelo e il Diavolo è stata sempre presente nel cattolicesimo popolare e nel teatro religioso specialmente campano, siciliano e pugliese e nasce certamente da una lotta carnevalesca angelica – demoniaca riferita al culto di San Michele. Nella tradizione popolare è rimasto il duello tra un bambino e il Diavolo: dopo una lite verbale, l’angelo vince il demonio che scompare negli inferi. Spesso in Campania per le celebrazioni di San Michele dell’8 maggio e del 29 settembre, l’intervento dell’angelo vincitore, è rappresentato con un volo.

A Rutino, a Sala Consilina in provincia di Salerno, ad Ottaviano in provincia di Napoli, il volo dell’angelo rappresenta il nucleo principale della festa. A Rutino il volo si inserisce proprio all’interno di una rappresentazione drammatica sul tema appunto della lotta tra angelo e diavolo che si svolge su un  palco allestito al centro della piazza del paese: l’angelo scorre al di sopra di esso lungo una corda tesa tra il campanile della chiesa e un balcone di un  palazzo. A metà del volo si arresta e dal palco, tra fumo e fuochi pirotecnici, compare un diavolo, rappresentato in vesti carnevalesche, che sfida l’angelo tentando di accattivarsi la folla e cercando di riconquistare ciò che con la cacciata dal paradiso ha perduto. Comincia così una lunga disputa tra i due con toni sempre più veementi e drammatici, specie quando il diavolo insieme ai suoi fidi minaccia di bruciare il paese. C’è poi un secondo tempo della recita, dopo la processione, con la partecipazione diretta dei diavoli ribelli e un secondo volo dell’angelo nel senso opposto al primo. Il dramma si conclude con la sconfitta di Satana che scompare dentro il palco a testa in giù sgambettando e imprecando.

Non sempre, tuttavia, per le celebrazioni di San Michele, il demonio è presente in maniera così evidente. Molto interessante, ma diversa da quella di Rutino, è la festa di San Michele di Sala Consilina: qui il volo si compie nella mattina del 29 settembre (è la data di San Michele sul Gargano), prima che la statua del santo sia ricondotta nella Chiesa Madre. Da lì, la statua è uscita cinque mesi prima, l’8 maggio appunto, quando in processione è stata trasportata nel suo santuario, sul monte di Sala. Nel rito molto suggestivo che si compie del 28 settembre, gli etnologi segnalano la presenza del diavolo trasformato in angelo del male: di sera si porta in processione per le strade del paese un gozzo di legno con un bambino vestito da San Michele in piedi accanto all’albero. Preceduto da alcuni ragazzi con le fiaccole in mano, il corteo gira per le vie del paese secondo un percorso inverso a quello che farà la mattina dopo e si ferma ad ogni immagine di San Michele che in contra e tutte le volte il bambino recita tre versi tradizionali alle immagini sacre offrendo incenso, fiori e un cero. Arrivata sul sagrato della Chiesa Madre la barca tenta tre volte di penetrare nella chiesa e tre volte torna indietro in veloci oscillazioni come fosse respinta. La mattina del 29 settembre, la processione con la statua del santo scende dal santuario del monte e all’arrivo in paese un altro bambino, vestito da S. Michele, si pone davanti alla statua e procede a piedi. Il percorso termina alla chiesa di Sant’Eustachio, dove avviene il volo: il bambino scorre lungo la corda tra un balcone e il campanile, ad un ‘altezza di circa dieci metri, e poi scende a salutare il San Michele per tre volte, recitando ogni volta le invocazioni e offrendo i tre doni.

Anche per la festa di San Michele di Ottaviano, è scomparso il rituale della lotta angelico – demoniaca ed è rimasto solo quello del semplice volo in una piazza, dove l’apparato organizzativo conserva assai poco degli antichi riti di devozione folklorica. Il richiamo principale di questa festa è dato da quattro voli dell’angelo, effettuati nelle piazzette del vecchio centro, ma di non poca attrazione è il fastoso corteo processionale che vede la partecipazione di ben quattro congreghe (quelle delle quattro piazze) e di due bande. Gli angeli sono due, un bambino e una bambina, e volano a varie altezze (ma non superiori ai cinque metri): il volo è solo in verticale, senza alcun movimento di scorrimento orizzontale lungo il filo. Appena la statua del santo arriva al centro della piazza, gli angeli vengono issati in aria e, lanciando rose e cartoncini colorati e offrendo gigli, cantano una marcetta in onore del santo al ritmo della banda. Poi sono calati a terra e davanti San Michele raggiungono a piedi l’altra piazza per il volo successivo. Il tema della lotta angelica – demoniaca è presentata in feste patronali di santi il cui culto è meno diffuso nel Mezzogiorno, ma la cui fama taumaturgica ha una forte valenza locale.

San Vincenzo Ferreri, domenicano del XIV secolo, spesso raffigurato con le ali dell’angelo dell’Apocalisse, è festeggiato a Gesualdo, in provincia di Avellino, e a lui è dedicata l’ultima domenica d’agosto. Veramente spettacolare è il volo dell’angelo che si svolge lungo un cavo d’acciaio per ben 150 metri, da una finestra del primo piano del castello feudale fino, oltre il fossato e al limite opposto della piazza, all’ultima apertura del campanile della chiesa del SS. Rosario, toccando anche i 50 metri d’altezza. Il carattere di questa rappresentazione è quello tipico della lite verbale tra l’angelo e il diavolo che recita la sua performance da un palco allestito in piazza. Dopo la messa il santo dalla chiesa e contemporaneamente un bambino vestito da angelo compare dalla finestra del castello e comincia a volare. Ecco che, al centro di un gran fumo e tra gli spari, dall’interno del palco appare il diavolo, ben mascherato, che si rivolge all’angelo in modo irriverente e oltraggioso e dà così inizio ad un incalzante dialogo sul tema del bene e del male: scenografica è la parte del diavolo che si muove sul palco brandendo la forca, tra effetti speciali di fumo e spari, e più volte si concede libere interpretazioni fuori testo con riferimenti alla realtà attuale, molto applauditi dalla folla. Poi, minacciando l’angelo, Dio e San Vincenzo, il diavolo afferma di preferire gli abissi da dove continuerà a comandare gli uomini maligni, spezza la forca e scompare avvolto dal fumo. L’angelo raccomanda la folla di stringersi intorno al santo protettore e tra gli applausi continua il suo volo fino alla finestra campanaria della chiesa. Molto suggestivo è anche il secondo volo ripetuto la sera, dal campanile al castello, quando il bambino, proiettato nel buio del cielo, lancia petali di fiori e benedice la gente tra gli applausi e la musica della banda. Anche a Vatolla, una frazione di Perdifumo, in provincia di Salerno, si svolge una lotta tra un diavolo e un bambino che vola da una finestra ad un’altra del castello; il diavolo compare, come da copione, a metà del volo su un palco allestito su un lato della piazza. Questa volta in occasione della Madonna dell’Assunta, il 15 agosto. Vi sono poi voli di impianto scenografico più complesso in cui l’intervento del’angelo si inserisce nel finale di una rappresentazione teatrale: a Prignano Cilento (Sa), San Nicola, patrono, si festeggia il lunedì dell’Angelo. Durante la festa tutta la piazza del paese diventa una quinta scenica, allestita con una scenografia molto accurata per rappresentare i  miracoli del santo. Il cavo dove scorre il bambino parte da un’impalcatura montata su un palco dove è situata una tavola imbandita. Il miracolo è quello della, liberazione di un fanciullo schiavizzato da un re pagano. Mentre il re e i suoi commensali, vestiti da turchi, mangiano, compare un bambino accompagnato da una guardia, che lo consegna al re. Questi lo invita a mangiare più volte, ma il ragazzo rifiuta perché è il giorno di San Nicola, suo protettore. A sentire quel nome il re pagano bestemmia contro il santo: il ragazzo invoca San Nicola e dall’alto dell’impalcatura un angelo improvvisamente cala e prende il ragazzo con sé. L’angelo – San Nicola con il fanciullo, legato allo stesso gancio al di sotto di lui torna poi verso la chiesa, lasciando i commensali stupefatti, impietriti e immobili[42].

 

4. 3  La processione della Sacra Spada a Monte Sant’Angelo e il “Corteo

 storico delle Apparizioni di San Michele Arcangelo”.

 

 In occasione della festa patronale di San Michele Arcangelo, a Monte Sant’Angelo, si svolge la “processione della Sacra Spada”; la Sacra Spada fa parte dei preziosi addobbi della statua dell’Arcangelo Michele (alta 130 cm) con partenza dalla grotta del celeberrimo santuario, entrato da pochi anni a far parte dei siti UNESCO. Nomi e luoghi legati a storie, in Puglia, costituiscono una delle ragioni più forti di entusiasmo: dietro un’immagine sacra c’è sempre una storia affascinante, che merita di essere conosciuta, a partire dall’iconografia, dalle didascalie per terminare con la Sacra Spada di Monte Sant’Angelo.

La ragione per cui si porta in processione la sola spada sta nel fatto che la statua non è spostabile dal suo altare, dunque ogni anno in processione viene portata un’altra statua dell’Arcangelo, copia fedele di quella originale, la quale è preceduta dalla Sacra Spada che viene portata su un cuscino bianco (Figg. 35-36).

Monte Sant’Angelo celebra la festa di San Michele, unita insieme a quella di San Gabriele e di San Raffaele, il 29 settembre; in passato, due erano le feste liturgiche in onore dell’Arcangelo (che si conservano ancora per la città di Monte Sant’Angelo): il 29 settembre, come ricordo della dedicazione della Basilica, e l’8 maggio, anniversario dell’apparizione di San Michele al Gargano. Vari episodi della vita del santo hanno condotto tanti devoti all’adorazione: l’Arcangelo lasciò le sue impronte consacrando una grotta entro cui apparve tre volte (nel 490, nel 492 e nel 493 d.C.). La Sacra Spada portata in processione, fa parte dei preziosi addobbi della statua dell’Arcangelo Michele, realizzata in marmo di Carrara, e collocata dal 1507 sull’altare maggiore della grotta-santuario. L’Arcangelo è ritratto nelle vesti di un legionario romano con la spada nella sua mano destra in atteggiamento di minaccia verso il demonio. La processione si ferma in luoghi prestabiliti e l’arcivescovo effettua la benedizione facendo il segno della Croce con la Sacra Spada in mano (Fig. 37) e, infine, la Sacra spada viene ricollocata nella mano destra della statua dell’Arcangelo Michele sull’altare maggiore[43].

A Monte Sant’Angelo avviene anche il “Corteo storico delle Apparizioni di San Michele Arcangelo”. Vi sfilano oltre trecento figuranti ed attori vestiti da nobiluomini, dame, guerrieri, vescovi, indossando ricchi e coloratissimi costumi storici del V-VI secolo d. C.

Gli accompagnamenti musicali sono vengono eseguiti dai battitori “Terra dell’Arcangelo“, facenti parte dell’associazione “Insieme per..”. Tra i figuranti sfilano anche tre carri scenici relativi alle tre apparizioni dell’Arcangelo all’arcivescovo sipontino San Lorenzo Maiorano.

Dopodiché seguono le rappresentazioni sceniche degli episodi, i quali sono introdotti dal narratore che, oltre a raccontarli, ne declama anche i relativi sonetti.

Al termine delle rappresentazioni sceniche, gli attori ed i figuranti, seguiti dal pubblico presente, si  recano nella Sacra Grotta del santuario micaelico dove il sindaco legge l’atto di affidamento a San Michele, a nome della cittadinanza locale[44].

 

La processione della Sacra Spada di S. MicheleLa processione della Sacra Spada di S. Michele

Fig. 35.                                                       Fig. 36.

 

La processione della Sacra Spada di S. Michele

                                                                                                                                             Fig. 37.

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

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·         Mons. C. Ruppi, “Concepito per opera dello Spirito Santo…”, in Famiglia Cristiana n° 3/2007.

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·         P. Jan Bogacki, Guida al Santuario di San Michele sul Gargano, ed. Michael, 2009.

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SITOGRAFIA

 

·         https://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/

·         http://www.luigidonofrio.com/maria-santissima-annunziata/

·         http://notizie.comuni-italiani.it

·         http://www.puglia.info

·         http://www.galatina2000.it

·         https://www.miliziadisanmichelearcangelo.org

·         http://lafestadellannunziata.blogspot.it

 

 

 

 

  

 

 

 

PREGHIERE E ORAZIONI A SAN MICHELE

APPENDICE  “B”:

 

ALCUNE PREGHIERE A SAN MICHELE ARCANGELO

 

CORONA  ANGELICA

 

ORIGINE DELLA CORONA ANGELICA

 

Questo pio esercizio fu rivelato dall’Arcangelo Michele stesso alla Serva di Dio Antonia de Astonac. Il Principe degli Angeli, apparendo alla Serva di Dio, disse che voleva essere venerato con nove invocazioni in ricordo dei nove Cori degli Angeli.

Ogni invocazione doveva comprendere il ricordo di un Coro Angelico e la recita di un Padre Nostro e tre Ave Maria. La Corona Angelica doveva concludersi con la recita di quattro Padre Nostro: il primo in suo onore, gli altri tre in onore di San Gabriele, San Raffaele e degli Angeli Custodi.

L’Arcangelo promise ancora di ottenere da Dio che colui che l’avesse venerato con la recita di questa coroncina prima della Comunione, sarebbe stato accompagnato alla Sacra Mensa da un Angelo di ciascuno dei nove Cori. A chi l’avesse recitata ogni giorno prometteva la continua particolare assistenza sua e di tutti gli Angeli Santi durante la vita e in Purgatorio dopo la morte.

Benché queste rivelazioni non siano ufficialmente riconosciute dalla Chiesa, tuttavia tale pratica si diffuse tra i devoti dell’Arcangelo Michele e dei Santi Angeli.

 

FORMA DELLA CORONA ANGELICA

 

L a Corona usata per recitare la “Coroncina Angelica” è formata da nove parti, ciascuna di tre grani per le Ave Maria, preceduti da un grano per il Padre nostro. I quattro grani che precedono la Medaglia con l’effigie di San Michele Arcangelo, ricordano che dopo l’invocazione ai nove Cori angelici bisogna recitare ancora quattro Padre Nostro in onore dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e del Santo Angelo Custode.

 

-      O Dio, vieni a salvarmi.

-      Signore, vieni presto in mio aiuto.

 

-      Gloria al Padre...

 

1)    Per intercessione di S. Michele e del Coro celeste dei Serafini, ci renda il Signore degni della fiamma di perfetta carità. Amen.

-      1 Pater e 3 Ave al 1° Coro angelico.

 

2)    Per intercessione di S. Michele a del Coro celeste dei Cherubini, voglia il Signore darci grazia di abbandonare la via del peccato o correre in quella della cristiana perfezione. Amen.

-      1 Pater e 3 Ave al 2° Coro angelico.

 

3)    Per intercessione di S. Michele e del Sacro Coro dei Troni, infonda il Signore nei nostri cuori lo spirito di vera e sincera umiltà. Amen.

- 1 Pater e 3 Ave al 3° Coro angelico.

 

4)    Per intercessione di S. Michele e del Coro celeste delle Dominazioni, ci dia grazia il Signore di dominare i nostri sensi e correggere le depravate passioni. Amen.

- 1 Pater e 3 Ave al 4° Coro angelico.

 

5)  Per intercessione di S. Michele e del Coro celeste delle Potestà, il Signore si degni di proteggere le anime nostre dalle insidie e delle tentazioni del demonio. Amen.

- 1 Pater e 3 Ave al 5° Coro angelico.

 

6)    Per intercessione di S. Michele e del Coro delle ammirabili Virtù celesti, non permetta il Signore che cadiamo nelle tentazioni, ma ci liberi dal male. Amen.

- 1 Pater e 3 Ave al 6° Coro angelico.

 

7)  Per intercessione di S. Michele e del Coro celeste dei Principati, Dio riempia le nostre anime dello spirito dì vera e sincera obbedienza. Amen.

- 1  Pater e 3 Ave al 7° Coro angelico.

 

8)   Per intercessione dì S. Michele e del Coro celeste degli Arcangeli, ci conceda il Signore il dono della perseveranza nella fede e nelle opere buone, per poter giungere all'acquisto della gloria del Paradiso. Amen.

- 1 Pater e 3 Ave all'8° Coro angelico.

 

9)  Per intercessione di S. Michele e del Coro celeste di tutti gli Angeli, si degni il Signore di concederci di essere custoditi da Essi nella presente vita mortale e poi condotti alla gloria eterna dei Cieli. Amen.

- 1 Pater e 3 Ave al 9° Coro angelico.

 

Si recitino infine quattro Pater: il 1° a S. Michele, il 2° a S. Gabriele, il 3° a S. Raffaele, il 4° al nostro Angelo Custode. Si chiuda, dopo la recita delle Litanie a San Michele, con un “Salve, Regina”, a Maria, Regina degli Angeli.

 

LITANIE  DI  SAN  MICHELE  ARCANGELO

 

Signore, pietà.

Cristo, pietà.

Signore, pietà.

Cristo, ascoltaci.

Cristo, esaudiscici.

 

Padre celeste, Dio – abbi pietà di noi.

Figlio Redentore del mondo, Dio …

Spirito Santo, Dio, ….

Santa Trinità, Unico Dio, …

 

Santa Maria, prega per noi.

San Michele Arcangelo, …

San Michele, Principe dei Serafini, …

San Michele Ambasciatore del Signore, Dio d’Israele, …

San Michele Assessore della SS. Trinità, …

San Michele Mediatore delle divine Grazie, …

San Michele, sole splendidissimo di carità, …

San Michele, primo modello di umiltà, …

San Michele, esempio di mansuetudine, …

San Michele, prima fiamma di ardentissimo zelo, …

San Michele, degno di ammirazione, …

San Michele, degno di venerazione, …

San Michele, degno di lode, …

San Michele, ministro della divina Clemenza, …

San Michele, duce fortissimo, …

San Michele, dispensatore di gioia, …

San Michele, consolatore degli sfiduciati, …

San Michele, Angelo di pace, …

San Michele, consolatore dei malati, …

San Michele, guida degli erranti, …

San Michele, sostegno di coloro che sperano, …

San Michele, custode di chi ha fede, …

San Michele, protettore della Chiesa, …

San Michele, dispensatore generoso, …

San Michele, rifugio dei poveri, …

San Michele, sollievo degli oppressi, …

San Michele, vincitore dei demoni, …

San Michele, nostra fortezza, …

San Michele, nostro rifugio, …

San Michele, nostro difensore, …

San Michele, Condottiero degli Angeli, …

San Michele, conforto dei Patriarchi, …

San Michele, guida dei Profeti, …

San Michele, guida degli Apostoli, ….

San Michele, sollievo dei Martiri, …

San Michele, letizia dei Confessori, …

San Michele, custode delle Vergini, …

San Michele, onore di tutti i Santi, …

 

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, esaudiscici, Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

 

Preghiamo: O Signore, la potente intercessione del tuo Arcangelo Michele ci protegga sempre e in ogni luogo, ci liberi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Per Cristo, Nostro Signore. Amen.

 

NOTA: Alla recita della Corona Angelica sono concesse le seguenti indulgenze accordate dal Papa Pio IX (S. Congregazione dei Riti, 8 agosto 1851) oggi modificate secondo la nuova disciplina sulle indul­genze:

 

1) L'indulgenza parziale ogni volta che si recita la Corona Angelica o si porta addosso detta Corona con l'effige dei SS. Angeli.

 

2) L'indulgenza plenaria una volta al mese se si reciterà quoti­dianamente e, confessati e comunicati si pregherà per l'esaltazione della S. Chiesa e per la conservazione del Sommo Pontefice.

 

3) L'indulgenza plenaria, alle solite condizioni, nelle festività: del­l'Apparizione di S. Michele (8 maggio), degli Arcangeli (29 settembre), dei Santi Angeli Custodi (2 ottobre).

 

 

 

 

 

PREGHIERA A SAN MICHELE ARCANGELO

O glorioso Arcangelo S. Michele, / noi / tuoi devoti / umilmente ti salutiamo / e imploriamo il tuo potente patrocinio. / Fa che discenda  / nei nostri cuori / la divina Grazia.

Concedi salute agli infermi, / fecondità al nostro lavoro, / pace fra le nazioni, / unità alla Chiesa.

Benedici tutta la terra, / che ti degnasti di venire a soccorrere / con la tua presenza. / O benignissimo Arcangelo, / Protettore della Chiesa universale / prega per noi. / Liberaci dal demonio / ora / e nel punto estremo della nostra vita, / dopo la quale / speriamo di venire / da Te stesso / introdotti / esultanti nel regno celeste. / Amen.

 

PREGHIERA A MARIA, REGINA DEGLI ANGELI,

PER I NOSTRI DEFUNTI

 

 

O Madonna, Regina degli Angeli, / abbi in pietà tutti i nostri fratelli defunti. / Che la nostra preghiera, unita a quella di tutta la Chiesa, / ottenga loro la gioia eterna, / a noi ed ai nostri fratelli provati / consolazione e conforto. / Fai di noi dei testimoni dell’Invisibile, / degli apostoli della Speranza. / Rifugio dei peccatori, / Regina degli Angeli e dei Santi, / riuniscici tutti un giorno / nella Casa del Padre. / Te ne preghiamo per tuo Figlio, Gesù, / con gli Angeli e tutti i Santi. / Amen.

(Salve Regina..)

L’ANGELO CONDUTTORE DELLE ANIME

 

Glorioso San Michele, difendete la Chiesa cattolica contro tanti nemici che le fanno la guerra da tutte le parti, e particolarmente assistete tutti quelli che sono nell’agonia e vicini ad uscire da questo mondo. Accorrete e venite ad aiutarci in tutte le nostre necessità, affrancandoci da tutti i pericoli del corpo e dell’anima. La vostra carità sorpassa le loro iniquità; non permettete dunque per nulla che prevalgano con la loro poco forza. Se essi ci eccitano nell’offendere Dio, preservateci dal peccato; se seminano delle sedizioni, conservateci nell’unione; se preparano delle cospirazioni e dei tradimenti, distogliete i loro tranelli; se vogliono sorprenderci, prevenite la loro malizia. Tutta la Chiesa vi è raccomandata; guardateci caritatevolmente e favorevolmente nell’agonia, e dateci sollievo con la vostra assistenza e le vostre visite. Amen. (L’Angelo conduttore delle anime devote nella via della perfezione cristiana, Goret, Mame, Tours – 1875 ).

 

INNO  A  SAN  MICHELE

Pio VII, con un decreto del 5 marzo 1817, accorda:

1)   200 giorni d’indulgenza, una volta al giorno, a tutti i fedeli che, almeno con cuore contrito, reciteranno devotamente l’inno seguente con l’antifona e l’orazione, in onore di San Michele Arcangelo.

2)   Indulgenza plenaria a quelli che la reciteranno ogni giorno per un mese.

3)   Un giorno, a loro scelta: confessarsi, comunicarsi e preghiere secondo le intenzioni del sommo Pontefice.

 

         O Gesù, che siete la gloria e la virtù del Padre Nostro, così come siete la vita delle nostre anime, noi vi lodiamo con gli Angeli, attenti agli oracoli che escono dalla vostra bocca.

Per voi, combattono i battaglioni stretti della milizia celeste; ma è a Michele, a cui il segno della salvezza è confidato, che appartiene dispiegare da vincitore lo stendardo della Croce.

E’ lui che precipita nel fondo degli abissi il dragone infernale, e che lancia la folgora dall’alto del cielo sul capo della ribellione e sugli angeli suoi complici.

Stringiamoci sotto gli stendardi del Capo della milizia celeste, per combattere il principe dell’orgoglio, al fine di essere trovati degni di ricevere la corona della gloria ai piedi del trono dell’Agnello.

Che ogni gloria sia resa al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo, come è sempre stato nei secoli dei secoli. Amen.

 

ANTIFONA. Ricordatevi di noi, glorioso Arcangelo San Michele; sempre ed ovunque, pregate il Figlio di Dio per noi.

 

V/ O mio Dio, io canterò inni in presenza degli Angeli.

 

R/  Vi adorerò nel vostro santo tempio, e benedirò il vostro Nome.

 

PREGHIAMO. O Dio, che dispensate con ordine meraviglioso gli uffici degli Angeli e degli uomini, accordateci, con la vostra bontà, di essere soccorsi sulla terra, dall’assistenza di quelli che non smettono mai di offrirvi le loro adorazioni in cielo. Per Cristo Nostro Signore. Amen. (Manuale di Pietà)

 

LITANIE  IRLANDESI

( Ch. Plummer, Irish Litanies, London, Harrison and Sons, p. 175)

 

O Angelo!

Portate, o Michele dalla forza potente, la mia causa davanti al Signore.

Sentite? Chiedete a Dio il perdono, il perdono di tutte le mie mostruosità.

Non tardate! Portate la mia fervente supplica davanti al Re, il grande Re.

All’anima mia procurate aiuto e conforto nell’ora in cui io lascerò la terra.

In forza, incontro all’anima mia in attesa, venite con migliaia di Angeli, o Angelo.

O guerriero!

Contro il mondo perverso, cattivo, depravato, venite in mio aiuto in tutte le mie azioni. Non versate il disprezzo su quello che io dico; Finché vivrò, non mi abbandonate.

Io vi scelgo per liberare l’anima mia, la mia ragione, la mia intelligenza, la mia carne. O avvocato.

Trionfante vittorioso in guerra, o omicida angelico dell’anticristo! O Angelo.

 

CONSACRAZIONE   PERSONALE

 

O grande principe del cielo, custode fedelissimo della Chiesa, San Michele Arcangelo, io …… benché indegno di comparire davanti a voi, fiducioso nondimeno nella vostra speciale bontà, toccato dall’eccellenza delle vostre ammirabili preghiere e dalla moltitudine dei vostri benefici, a voi mi presento, accompagnato dal mio angelo custode ed in presenza di tutti gli Angeli del cielo che prendo a testimonianza della mia devozione verso di voi; io vi scelgo oggi per mio protettore e mio avvocato particolare, e mi propongo fermamente di onorarvi sempre e di farvi onorare con tutto il mio potere. Degnatevi, o buonissimo Arcangelo, di ammettermi nel numero dei vostri devoti servitori. Assistetemi durante tutta la mia vita, di modo che io non offenda mai gli occhi purissimi di Dio, né in opere, né in parole, né in pensieri. Difendetemi durante la vita contro tutte le tentazioni del demonio, specialmente per la fede e la purezza e, nell’ora della mia morte, date la pace all’anima mia ed introducetela nell’eterna patria. Amen. (Raccolta di preghiere e di canti per il pellegrinaggio al glorioso Arcangelo Michele. Monte San Michele, PP. Missionari, p. 17).

 

CONSACRAZIONE  DELLE  FAMIGLIE

 

O grande arcangelo San Michele, principe e capo delle legioni angeliche, penetrati dal pensiero delle vostre grandezze, della vostra bontà e della vostra potenza, in presenza dell’adorabile Trinità, della Vergine Maria e di tutta la corte celeste, io …. e tutta la mia famiglia, veniamo oggi a consacrarci a voi (oppure: rinnoviamo in questo giorno la nostra consacrazione).

Noi vogliamo onorarvi ed invocarvi fedelmente.

Riceveteci sotto la vostra speciale protezione e degnatevi oramai di vegliare sui nostri interessi spirituali e temporali.

Conservate tra di noi la perfetta unione degli spiriti e dei cuori, il santo amore familiare. Difendeteci contro gli attacchi nemici; preservateci da ogni male e particolarmente dalla disgrazia di offendere Dio gravemente.

Che con le vostre cure devote e vigilanti, noi perveniamo tutti alla gioia eterna. Degnatevi, grande San Michele, di riformare un giorno la nostra famiglia al completo nella Città dei cieli. Amen.

(Imprimatur: Monte Pessolano, 1 febbraio 1944, Jean Moquette).

 

PREGHIERA  DELLA  CONGREGAZIONE  DEI  SANTI  ANGELI

 

Principe gloriosissimo, San Michele arcangelo, a cui il Signore ha confidato le anime degli eletti affinché voi le difendiate nella lotta e le conduciate nel paradiso della gioia: ricordatevi di noi, ora e nell’ora della nostra morte; che quel dragone che voi avete vinto non abbia il sopravvento su di noi; sempre ed ovunque proteggeteci, e pregate per noi il Figlio di Dio, Gesù Cristo Nostro Signore. Amen.

(Testo latino: Manuale della Congregazione dei Santi Angeli. 3ª edizione Friburgo/Svizzera – 1836 – p. 127-128).

 

PREGHIERA  DELLE  RELIGIOSE  DEL  SACRO  CUORE  DI COUTANCES

(Al protettore della regola religiosa)

 

O grande San Michele, principe della milizia celeste, protettore della nostra Francia, protettore degli ordini religiosi, noi vi salutiamo con la venerazione più profonda e più rispettosa. O glorioso Arcangelo, che siete stato scelto tra tutti i principi del Cielo per marciare alla testa degli eserciti celesti e per presiedere tutte le gerarchie angeliche, voi siete la più viva immagine della divinità e la più viva espressione delle sue grandezze. Abbagliate dallo splendore delle perfezioni che brillano in voi, noi vi veneriamo come il primo degli Angeli in gloria e il più elevato dei Serafini in amore.

Noi onoriamo soprattutto in voi lo zelante difensore dell’ineffabile mistero del Dio incarnato, il primo servitore dell’augusta Madre di quel Dio fatto uomo, della grande Regina del Cielo, nostra amabile protettrice. Animate da una simile fiducia, noi invochiamo il vostro nome illustre. Questo nome non è affatto un vano titolo d’onore; è un nome di gloria che avete meritato con la abbagliante vittoria che avete riportata sul nemico. E’ ripetendo sovente con voi: “Chi è simile a Dio?” che noi ci proponiamo di rispondere alla nostra sublime vocazione, e di servire il nostro Dio con una profonda religione, che le è sì gradita. Degnatevi, o illustre santo, di proteggerci e di soccorrerci durante questa vita, che noi ci sforzeremo di rendere simile alla vostra con una costante fedeltà. Degnatevi soprattutto di assisterci nell’ora decisiva della nostra morte, affinché noi possiamo tutte, con voi, lodare per sempre le misericordie e le grandezze del Re degli Angeli e degli uomini.

(Raccolta di preghiere e di pie pratiche ad uso delle religiose del Sacro Cuore di Coutances, Lille – Desclée de Browser et Cie, 1928).

 

PREGHIERA DEL SANTUARIO DI N. S. D’APARECIDA (BRASILE)

 

San Michele, glorioso principe del cielo, protettore delle anime, io vi invoco: liberatemi da ogni avversità e da ogni peccato, e fatemi progredire nel servizio di Dio, ottenendomi la grazia della perseveranza finale. Amen.

(Manuale di Nossa Senhora Aparecida, 14ª ed.: Livrarai N. Senhora Aparecida, 1946 – p. 238)

 

QUIS  UT  DEUS

 

Quis ut Deus? Chi è simile a Dio? Che quella parola ci ricordi la sacra presenza di Dio in tutte le conseguenze pratiche così importanti che vi si collegano. Sì. Mio Dio, Voi siete ovunque, ed ovunque io posso dire: Chi vi è simile in potenza, in grandezza, in bellezza, in santità infinita? Risponderò con la parola del vostro Arcangelo a tutti gli insulti che sentirò profferire contro il vostro adorabile Nome. Quella stessa parola mi servirà da protezione e da bastione contro tutte le insinuazioni dell’orgoglio, della bramosia e delle diverse passioni.

Ma io la impiegherò soprattutto contro il peccato, ricordandomi la vostra severa e temibile giustizia. Quis ut Deus? Chi è simile a Dio nei castighi con cui punisce i colpevoli? Quel fuoco che non si spegne ed u cui ardori penetranti divorano eternamente le sue vittime! Quel verme roditore che non muore mai! Quei pianti e quegli stridori di denti di cui il buono e divino Salvatore, per bontà stessa e per amore per noi, ricorda la terribile esistenza! Quale spaventevole disgrazia cadere colpevole d’un solo peccato mortale tra le mani del Dio vivente! Quis ut Deus! Chi è simile a Dio nell’esecuzione delle sue severe ed eterne giustizie?

Quis ut Deus? Ma soprattutto chi è simile a Dio in bontà ed in amore per aiutarci nell’acquisizione delle virtù, e delle più perfette, delle più pure virtù? Chi è simile a Dio nelle grazie così molteplici con cui Egli previene le anime nostre, nei sacramenti così ammirabili che ci ha dati, in tutte le altre prove d’amor che devono così potentemente agire sui nostri cuori? Oh! Che la parola di San Michele sia soprattutto per noi una parola di fiducia, di speranza e d’amore! Chi è come Dio per essere amato come Lui?”.

(Mese dei Santi Angeli, Mons. De Langalairie – Stampa F.-A. Cocharaux – 1878)

 

BREVI SUPPLICHE

 

O San Michele, Arcangelo, io mi unisco alle vostre adorazioni ed alle vostre azioni di grazie verso Dio, ed ai vostri omaggi verso la Santissima Vergine; supplite, vi prego, alla mia insufficienza.

San Michele, io mi consacro a voi, proteggetemi oggi, durante tutta la mia vita e nell’ora della mia morte.

San Michele, Arcangelo, difendeteci nella lotta, affinché non periamo nel giorno del temibile giudizio.

San Michele, pregate per noi, respingete nell’inferno Satana ed i suoi accoliti, salvate il mondo.

 

L’ANGELO  DELLA  GLORIA  DI  DIO

 

“Michele è il nostro capo, il Principe degli eserciti celesti. E’ l’Altissimo stesso che l’ha stabilito in quel rango, al di sopra di tutti gli altri Angeli, al vertice di tutta la gerarchia angelica.

Egli è l’Angelo della Gloria di Dio, e tutto quello che tocca a quella Gloria lo riguarda:

È per questo che egli è anche il bianco cavaliere di Maria, nostra Regina Immacolata, capolavoro della Gloria di Dio;

È per questo che egli è il difensore ed il protettore della santa Chiesa cattolica, la cui missione è di rendere gloria a Dio;

È per questo anche che egli è l’Angelo del giudizio e l’Angelo delle anime del Purgatorio: egli è sempre presente al giudizio particolare, assiste gli agonizzanti per la Gloria di Dio, aiutandoli a sostenere l’ultima lotta contro il Dragone che si scatena e ruggisce in quel momento terribile.

E’ Michele anche che precede la nostra Regina Immacolata, quando ella conduce le anime liberate verso il Cielo: è lui allora che accompagna i santi verso la oro Dimora.

Sai tu anche che Michele precede sempre l’Immacolata quando lei viene a visitarvi quaggiù? Egli è sempre presente nella apparizioni mariane, anche se la sua presenza non è percepita dai veggenti?

(L’angelo custode ad un’anima privilegiata)

(“Sguardo sul Purgatorio” p. 116 – Ed. Téqui. Premessa di Mons. Henri Brincard)

 

PREGHIERA DI SAN LUIGI GONZAGA

(Gesuita 1568-1591)

 

O principe invincibile, custode fedele della Chiesa di Dio e delle anime giuste, voi che, animato da una sì grande carità e da un sì grande zelo, avete dato tante battaglie e compiuto imprese, non per acquisire a voi stesso nomea e reputazione come lo fanno i capitani di questo mondo, ma per accrescere e difendere la gloria e l’onore che noi dobbiamo al nostro Dio allo stesso tempo che per soddisfare al desiderio che voi avete della salvezza degli uomini, venite, ve ne prego, in aiuto all’anima mia che è attaccata continuamente e messa in pericolo dai suoi nemici: la carne, il mondo ed il demonio. Voi avete guidato una volta il popolo di Israele nel deserto, vogliate essere mia guida  mio compagno nel deserto di questo mondo, fino a che voi mi abbiate condotto fuori da ogni pericolo nella terra dei viventi, in quella beata patria da dove noi siamo esiliati. (Luigi Gonzaga, Meditazioni sui Santi Angeli ed in particolare sugli Angeli Custodi – Archivum Angelicum, 1988 – p. 30)

 

PREGHIERA  DI  SAN  PIETRO  CANISIO

(Gesuita 1521-1597)

 

Capo della milizia celeste, vincitore degli angeli ribelli e potente protettore della Chiesa di Dio, o San Michele, attraverso cui la potenza divina si è degnata di compiere e compie ancora tanti prodigi, venite in soccorso del popolo di Dio e procurate alla Chiesa militante la vittoria sull’empietà; estendete su di noi la vostra protezione e difendeteci nella vita e nella morte contro gli assalti del demonio.

Principe gloriosissimo, arcangelo San Michele, ricordatevi di noi, e pregate il Figlio di Dio per noi, qui, ovunque e sempre. (E. Morand – San Pietro Canisio, Notizie biografiche e raccolta di preghiere – Friburgo (Svizzera): San Canisio, 1925)

 

 

 

PREGHIERA DI PIETRO COTONE

(Gesuita 1564-1626)

 

Connestabile del paradiso, principe della milizia dei cieli e Serafino fiammeggiante, dalle felicissime vittorie che voi riportaste sugli angeli apostati che compongono ora le legioni infernali, assisteteci nelle nostre lotte, tanto più pericolose perché noi non dobbiamo lottare solamente con la carne ed il sangue, ma con quegli spiriti tenebrosi, i quali vengono a noi a guisa di giganti con tutto il vantaggio che la natura angelica può avere sulla natura umana; aiutateci con la vostra presenza con le vostre preghiere, con le irradiazioni e le benigne influenze che procedono dalla vostra favorevole volontà e dalla vostra illustre sostanza. (Pietro Cotone – Occupazione interiore di un’anima devota, Parigi – Téqui, 1933 – p. 88)

 

PREGHIERA DI GIACOMO DI GESÙ BRISEJON

(Certosino 1592-1666)

 

Principe della milizia celeste, terrore dei demoni faziosi ed appoggio delle intelligenze sottomesse ed obbedienti a Dio: io lodo e benedico il mio Creatore per l’insigne favore che avete ricevuto quando con un accrescimento di grazia, voi foste potentemente garantito dai tranelli del primo figlio di superbia che si sforzava di trarvi nel suo ribelle partito. Non soffrite come quel crudele nemico della gloria di Dio e delle anime, coi suoi complici scatenati e sempre armati di malizia a nostra rovina, sia il vincitore. Proteggeteci sostenendo fedelmente la disputa di Dio: vedete le devastazioni e desolazioni che egli fa nel mondo coi fuochi delle guerre universali che accende e fomenta per mezzo dei suoi accoliti.

Mettetevi alla testa delle truppe devote e votate al servizio della Vergine Sacra ed opponetevi fortemente agli effetti di quegli sputa-fuochi, nemici della pace e del riposo pubblico; distruggete il loro imperio tirannico e chiedete con noi che, per aumento di gloria alla vostra gloriosa Principessa, ella sia oramai chiamata Regina della pace che noi speriamo col suo favore. Fate risuonare quella divina parola che serve da ornamento e da stemma ai vostri drappelli alle orecchie dei potenti della terra: “Quis ut Deus?”. Chi osa eguagliarsi a Dio, e gli dichiara la guerra senza perire?

 

Nessuna intelligenza celeste gli è superiore”. (Sant’Anselmo)

 

PREGHIERA   DI  LEONARDO  GOFFINÉ

(Premonstratense 1649-1719)

 

San Michele, illustre principe della corte celeste, io vengo, miserabile creatura, a raccomandare alla vostra benevolente protezione, il mio corpo e la mia anima. A partire da questo giorno, io vi scelgo per mio patrono, mio avvocato e mio protettore. Vi prego dunque, per la gloria di cui godete ora in cielo, e per la potenza che Dio vi ha data, di degnarvi di accordarmi la vostra assistenza, ora e tutti i giorni della mia vita, e soprattutto al momento della mia morte, di fortificare la mia debolezza, di sostenere la mia vigliaccheria, e di ottenermi da Dio la remissione dei miei peccati ed un completo abbandono alla sua santa volontà, affinché la mia anima possa separarsi dal mio corpo, consolata e piena di speranza. Ricevetela allora, o Santo Arcangelo9, e guidatela, scorata dai santi Angeli, davanti al Volto di Dio, dove essa godrà eternamente del riposo, della contentezza e della gioia. Amen (Goffiné Leonardo, O. Præm., Goffiné o manuale completo per santificare le domeniche e feste, Rixheim: Setter e Cie, 1905 – p. 610).

 

 

PREGHIERA  DI  MARIA  SERAFINA  DEL  SACRO  CUORE

(Clarissa XX secolo)

 

O glorioso San Michele, io mi rallegro di quello che voi avete un nome così bello che, nient’altro che a pronunciarlo, sia l’atto più completo di adorazione e di amore che io possa ridire in onore del mio Creatore. Amen (Maria Serafina del Cuore di Gesù – Dalla terra al cielo - 5ª ed. – Talence: Monastero delle Clarisse, 1926 – p. 23)

 

PREGHIERA   DI  SANT’ALFONSO  DE  LIGUORI

(Vescovo, fondatore dei Redentoristi 1696-1787)

 

Glorioso arcangelo San Michele, con la vostra protezione, fate che nel giorno della mia morte, la mia anima sia rivestita della gloria di Dio e degna di essere presentata dalle vostre mani a Gesù Cristo, mio sovrano Giudice.

Sant’Arcangelo, l’inferno ha ben delle armi per attaccarmi in quell’ora suprema: quelle armi, sono i miei peccati, di cui esso mi rappresenterà allora l’enormità per precipitarmi nella disperazione; sono tutte le orribili tentazioni con cui mi assalirà per farmi cadere nel peccato.

O voi che avete vinto e cacciato dal cielo quel temibile avversario, venite a vincerlo ancora per me e respingerlo lontano da me al momento della mia morte; ve ne supplico per il grande amore che Dio ha per voi e che voi avete per Lui.

O Maria, Regina del cielo, ordinate a San Michele di assistermi nell’ora della mia morte. Amen (Le più belle preghiere di Sant’Alfonso de Liguori, riunite da Padre Saint-Omer, Turnhour – Belgio, 1899).

 

PREGHIERA  DI  GIOVANNA  BENIGNA  DUQUESNEL

(Visitandina 1856-1917)

 

O San Michele, che volete aiutare le anime a diventare sempre più interiori, rendeteci docili al movimento della grazia, affinché Dio ci liberi da noi stessi e ci doni, per sua bontà, di compiere quello che non potremmo con le nostre proprie forze. Amen. (Imprimatur: Namur, 18 luglio 1921, Th. Louis, vescovo di Namur)

 

PREGHIERA  DI  PROSPERO  GUERANGER

(Benedettino 1805-1875)

 

San Michele, principe della milizia celeste, noi vi ridiciamo il grido che i nostri padri vi rivolgevano: “San Michele in nostro aiuto”. Quello che avete fatto nel passato, voi lo potete ancora per noi che poniamo in voi tutta la nostra fiducia. Scendete dal cielo, o Angelo della pace, per respingere negli inferi la guerra, fonte di tante sofferenze e di lacrime, per schiacciare tutti quelli che cercano di soffocare l’anima del nostro paese, per annientare tutti quelli che combattono la vostra Chiesa ed i suoi membri. Che la vostra preghiera ci risparmi le divisioni e le lotte intestine. Che con la vostra intercessione, la nostra patria riprenda le sue antiche tradizioni di fede, d’onore e di nobiltà, ch’essa realizzi e faccia irradiare sull’universo la luce della verità, della pace e della santità. Amen.

(P. Gueranger, O.S.B. – L’anno liturgico – Nuova Ed., rivista e aggiornata dai monaci di Solesmes, T. 5 – Descléee e Cie, 1952 – p. 623)

 

 

 

PREGHIERA  DI  EDOUARD  LABBÉ  DE  CHAMPGRAND

(Sacerdote di San Sulpicio 1814-1881)

 

Glorioso Arcangelo che la vostra fedeltà e la vostra sottomissione agli ordini di Dio legano così costantemente al mantenimento della sua gloria ed agli interessi degli uomini, impiegate in mo favore quel credito inseparabile della gioia di cui voi godete, portate al trono del Santo dei santi tutti i voti che confido oggi alla vostra potente protezione, abbiate riguardo ai bisogni di un regno di cui siete stato per sì lungo tempo il patrono speciale e che, da allora, non è stato devoluto alla vostra Regina che per accrescere, con la vostra mediazione presso di lei, le nostre risorse e la nostra difesa; bandite, allontanate dai nostri paesi tutto quello che la sregolatezza dei costumi, l’eresia e l’empietà si sforzano di diffondervi di contagioso. Vincitore degli attentati di Lucifero contro la maestà dell’Altissimo, non permettete ch’essi trionfino della vostra eredità, e che la tolgano al Redentore che l’ha conquistata col suo Sangue.

Incaricato, infine, di presentare le nostre anime al tribunale di Dio nell’istante della nostra morte, colmate verso la mia un ministero di carità per tutta la mia vita, e di salvaguardia per l’istante che la terminerà. Amen.

(Labbé de Champgrand – La Devozione ai Santi Angeli – Archivum Angelicum, 1988)

 

PREGHIERA  DEL  BEATO  LUIGI  ZEFFIRINO  MOREAU

(Vescovo 1824-1901)

 

Glorioso San Michele, capo della milizia celeste e difensore della santa Chiesa, noi ammiriamo le sublimi perfezioni con cui il buon Dio si è compiaciuto orbarvi ed arricchirvi, e ci inginocchiamo con gioia davanti a voi per reclamare la vostra potente intercessione.

Ricordatevi che noi facciamo parte della grande famiglia dei cristiani che voi siete particolarmente incaricati di proteggere; che noi siamo continuamente esposti a cadere nei tranelli di Lucifero che vuole trascinarci, come i suoi complici gli angeli cattivi, in una ribellione criminale contro il nostro Dio, e che, disgraziatamente e ben delle volte, noi ci siamo lasciati sorprendere dagli artifici di quel crudele nemico della anime nostre.

Levatevi, o principe della milizia celeste, e dissipate quelle legioni infernali, facendo risuonare ai loro orecchi il grido sublime: “Chi è simile a Dio”, che li atterrò e li fece cadere nell’abisso di tutti i mali. Noi dobbiamo combattere il giorno e la notte contro quegli spiriti di malizia sparsi nell’aria, ed essi non ci lasciano né riposo né tregua; chi potrebbe meglio difenderci contro i loro morsi avvelenati se non voi, o glorioso Arcangelo, che li avete messi in fuga quando essi ebbero l’audacia di attaccarsi a Dio e di volersi rendere simile all’Altissimo.

Siate nostro protettore e nostro difensore, e fate che noi combattiamo sempre a fianco vostro nelle schiere di quella milizia sacra di cui voi siete l’augusto capo. E’ il nostro più ardente desiderio e la grazia che noi sollecitiamo in tutta fiducia dalla vostra bontà.

Pregandovi per noi, non possiamo dimenticare di pregarvi anche per la nostra madre la santa Chiesa, e per il suo capo visibile, il nostro Santo Padre il Papa; fatelo trionfare dei suoi nemici, e che regni per molto tempo ancora sul suo vasto impero così felice di obbedirgli. E’ la grazia che vi chiediamo con tutto il nostro cuore. Amen. (Il Prezioso Sangue ed i Santi Angeli o nuovo mese di San Michele Arcangelo e dei Santi Angeli - 5ª edizione – San Giacinto –monastero del Prezioso Sangue, 1931).

 

 

PREGHIERA  DI  LEONE  XIII

(Composta dal sovrano Pontefice (1810-1903) in occasione

della sua quarta visita giubilare a San Pietro di Roma)

 

Grande difensore del popolo cristiano, San Michele Arcangelo, per compiere degnamente l’incarico di difendere la Chiesa che vi è stata confidata, voi non smettete di vigilare su di essa con una devozione del tutto speciale. ora più che mai, occorre che vi mostriate il protettore dei fedeli cattolici che pongono in voi la loro fiducia.

Atterrate l’eresia, sterminate gli scismi, e confondete l’incredulità che li minacciano da tutte le parti. Moltiplicate le vostre vittorie sui mostri infernali che vogliono distruggere la nostra santa fede. Fate, a loro vergogna, che la Chiesa di Gesù Cristo dilati sempre di più il suo seno per accogliervi nuovi credenti, ammettervi dei regni interi e nuove nazioni, affinché essa possa popolare il cielo di anime elette per la più grande gloria del divin Redentore a cui voi stesso dovete i vostri trionfi, i vostri meriti e la vostra eterna felicità. Amen. (Gli Annali del Monte San Michele, 1900, p. 206).

 

L’ANGELO  DELLA  CHIESA

 

Glorioso San Michele, Principe delle milizie celesti, difendete la Chiesa cattolica contro tanti nemici che le fanno la guerra da ogni parte. Particolarmente, assistete tutti quelli che sono nell’agonia e vicini ad uscire da questo mondo.

Accorrete e venite ad aiutarci nelle nostre necessità, affrancandoci da tutti i pericoli del corpo e dell’anima. La vostra carità sorpassa l’iniquità riunita dei demoni e degli uomini; non permettete dunque affatto ch’essi prevalgano con la loro poca forza. Se ci eccitano ad offendere Dio, preservateci dal peccato; se seminano delle sedizioni, conservateci nell’unione; se preparano delle cospirazioni e dei tradimenti, distogliete i loro tranelli; se vogliono sorprenderci, prevenite la loro malizia. Tutta la Chiesa vi è raccomandata; guardateci caritatevolmente e favorevolmente nell’agonia, e dateci sollievo con la vostra assistenza e con le vostre visite. Amen. (Formulario di preghiere)

 

PER  GLI  AGONIZZANTI

 

O glorioso San Michele Arcangelo, difensore invincibile dei diritti di Dio, nemico temibile delle falangi infernali e potente protettore delle anime nella lotta contro le potenze delle tenebre, alla testa delle milizie angeliche di cui siete il capo, volate in aiuto ai poveri peccatori orribilmente dominati dagli spiriti dell’abisso e vicini a cadere nella dannazione eterna. Siate loro aiuto e loro rifugio nella lotta suprema contro le insidie di satana; supplicate umilmente la Maestà divina di fargli sentire ancora una volta il peso della dannazione eterna, e di comandargli di disfare i legami coi quali egli tiene prigioniere le anime dei poveri peccatori moribondi. Degnatevi, nobile principe della milizia celeste, di precipitare e relegare nell’inferno il principe delle tenebre e gli altri spiriti maligni che errano sulla terra per rovinare le anime, soprattutto quelle dei poveri peccatori agonizzanti, e conducete in cielo un esercito di eletti destinati ad occupare i troni vuoti lasciati dagli angeli ribelli. Amen! Fiat. (Sulla soglia dell’eternità o l’apostolato della preghiera per gli agonizzanti di ogni giorno. Considerazioni e pie pratiche offerte agli associati della pia unione del trapasso di San Giuseppe – da un padre marista, missionario apostolico in Oceania – Friburgo, Svizzera, Imprimatur di San Pietro Canisio, 1921).

 

A SAN MICHELE PER I MORIBONDI

San Michele arcangelo, assistete quest’anima presso il suo Giudice. Soldato invincibile, aiutate questo malato nella sua agonia e difendetela fortemente dal dragone dell’inferno, dalla vista e dalle astuzie degli spiriti maligni. Noi vi preghiamo anche, voi che portate gli stendardi del Dio vivente, di ricevere la sua anima nel vostro seno in quell’ultimo momento della vita, e di condurla in un luogo di rinfresco, di luce e di pace, per regnare con Nostro Signore Gesù Cristo per tutta l’eternità. Amen. (Preghiera dell’ordine dei Certosini. Il Direttorio dei Morenti, ad uso dell’ordine dei Certosini, La Courrerie, 1866).

 

 

 

PER  I  DEFUNTI

 

Signore Gesù Cristo, Re di gloria, liberate le anime di tutti i fedeli defunti dalle pene dell’inferno e dalle paludi senza fondo. Liberatele dalla gola del leone. Che esse non siano inghiottite nella notte, ma che San Michele, col suo stendardo, le introduca nella luce divina, che già una volta Voi avete promessa ad Abramo ed alla sua discendenza. Amen.

 

AVE  MICHAEL  CÆLORUM

 

Noi vi salutiamo, o San Michele,

Capo e principe degli Angli del cielo.

Salve, Arcangelo potente e forte;

Difendeteci nell’ora della morte.

Rallegratevi, Serafino grazioso,

Tra tutti eminentemente glorioso.

Alla madre di Dio rendete onore

E pregate per noi il Cristo Signore. Amen

(Eigenio Soyer. Mese di San Michele – A. Camper, 1886)

 

GLI ANGELI DEL CIELO

(Dai Carmina Gaelica)

 

O Angelo Michele,

giusto Messaggero del cielo,

custodisci la mia anima

all’ombra delle tue ali;

custodisci la mia anima

sulla terra e in cielo. Amen

 

A SAN MICHELE

(Dai Carmina Gaelica)

 

Come Michele e tutti gli Angeli

Scacciarono dal cielo il drago malvagio,

così possa io combattere il male nel mondo

con l’aiuto degli Angeli santi di Dio.

 

O Angelo di Dio che sei il mio custode…

Sii una fiamma luminosa davanti a me,

sii una stella che mi guida sopra di me

sii un sentiero agevole sotto di me,

e sii un buon pastore dietro di me,

oggi, stanotte e per sempre.

 

Sono stanco e forestiero,

guidami nella terra degli Angeli,

perché è giunto per me il momento di andare a casa,

da Cristo, nella pace del cielo. Amen

 

INNO AKATISTO A SAN MICHELE

 

 

 

 

Nell’iconografia bizantina un posto particolare occupa l’Inno Akatisto in onore della Madre di Dio, composto nel VI secolo, un vero poemetto in cui si esalta l’incarnazione del Verbo nel seno purissimo di Maria Vergine. E’ composto di 24 strofe: le più brevi (dette contacio) terminano con un “Alleluia”; le altre più lunghe (dette: ikos) hanno una serie di acclamazioni con alla fine un’espressione sempre ripetuta. Questo inno Akatisto è quasi il solo conosciuto nell’ambiente di lingua greca, mentre nei paesi slavi sorsero altri Akatisti (la parola vuol dire “non seduti”, cioè inni da recitare in piedi). Ve ne sono in onore della Trinità, di Cristo, della Vergine – con denominazioni varie -, dell’Angelo Custode, e dei Santi. In una recente pubblicazione in slavo – ecclesiastico, stampata da cattolici su richiesta di ortodossi russi, ve ne sono 30, ben noti, tra cui questo in onore di san Michele tradotto in italiano.

 

Quando si recita un Akatisto in gruppo, generalmente una persona legge in modo chiaro, recitativo, le strofe e tutti acclamano insieme, magari cantando, i ritornelli finali: “Alleluia!”, ad esempio: “Salve, Michele, grande Archistratega, con tutte le schiere celesti!”.

 

  • In questa nostra edizione abbiamo indicato la possibilità di recitare le acclamazioni delle strofe più lunghe (Ikos) a cori alternati, unendosi, poi, tutti nel ritornello: ”Salve, Michele…”
  • La traduzione dallo slavo – ecclesiastico in lingua italiana è stata curata dal Monastero russo Uspenski, cattolico di rito bizantino – slavo.

 

 

INNO BIZANTINO IN ONORE DI SAN MICHELE

 

Guida – 1.  Scelto condottiero delle schiere celesti ed intercessore del genere umano, liberati dalle         sciagure ti cantiamo un inno di ringraziamento: Tu che stai davanti all’altare del Re della gloria, liberaci da ogni male, affinché ti cantiamo, con fede e amore:

 

Tutti – Salve, Michele, grande Archistratega, con tutte le schiere celesti !

 

Guida – 2.  Noi dovremmo lodare con lingue angeliche te, che presiedi i cori degli angeli dallo sguardo fiammeggiante, o Michele! Nell’attesa che, da te istruiti, ci abituiamo al linguaggio degli angeli, ascolta quanto ti diciamo con labbra umane, però riconoscenti:

 

1° coro -  Salve, stella iniziale del mondo,

 

2° coro – Salve, luce della verità e del bene, simile a oro fulgente.

 

1° coro -  Salve, tu che per primo tra i cori angelici, ricevi i raggi della luce increata.

 

2° coro -  Salve, capo degli Angeli e degli Arcangeli.

 

1° coro – Salve, tu da cui s’irraggia più possente la gloria della Destra creatrice:

 

2° coro – Salve, tu di cui riflettono la bellezza tutti gli esseri incorporei.

 

Tutti – Salve, Michele, grande Archistratega, con tutte le schiere celesti!

 

Guida – 3.  Vedendo con gli occhi della fede la grandezza spirituale della tua bellezza e la forza lampeggiante della tua destra, Arcangelo di Dio, noi, terreni e rivestiti di carne, siamo pieni di ammirazione , gioia e gratitudine verso il Creatore di tutte le cose, e acclamiamo insieme con tutte le schiere angeliche:

 

Tutti – Allleluia!

 

Guida – 4.  Con la mente pura e libera dalle passioni ottienici, o ammirevole Michele, capo dei cori celesti, di poterci elevare dalla terra verso i cieli e cantarti un inno di lode così:

 

1° coro – Salve, tu che contempli più da vicino l’ineffabile bellezza e la bontà divine

 

2° coro – Salve, fedelissimo annunziatore dei sapienti consigli della Santissima Trinità

 

1° coro – Salve, tu che adempi fedelmente gli eterni piani trinitari.

 

2° coro – Salve, oggetto d’ammirazione amorosa delle schiere celesti.

 

1° coro – Salve, tu che sei glorificato con fede dagli uomini.

 

2° coro – Salve, tu che fai tremare le forze dell’inferno.

 

Tutti  - Salve, Michele, grande Archistratega con tutte le schiere celesti!

 

Guida 5 . Avendo mostrato di aver forza invincibile per difendere la gloria divina, sei stato messo a capo delle schiere degli Angeli, o Michele, contro il superbo Lucifero che respira malvagità , ma che con i suo seguaci è stato precipitato dall’altezza del cielo negli abissi; perciò gli eserciti celesti di cui sei condottiero glorioso, con gioia, unanimi, cantano davanti al trono di Dio:

 

Tutti -  Alleluia!

 

Guida – 6. Tutti i cristiani in te, Arcangelo Michele , un grande difensore e un meraviglioso aiuto nei combattimento contro l’avversario; perciò desiderando godere della tua stupenda protezione, nel giorno della tua solennità ti acclamano così:

 

1° coro – Salve, tu per cui il diavolo, simile al lampo, è stato scacciato dai cieli.

 

2° coro – Salve, tu per cui la stirpe, umana con la tua protezione sale verso i cieli.

 

1° coro – Salve decoro luminoso e meraviglioso del mondo celeste.

 

2° coro – Salve, difensore glorioso del mondo caduto quaggiù.

 

1° coro – Salve, tu che in nessun modo sei stato vinto dalle forze del male.

 

2° coro – Salve, tu che sei per sempre con tutti gli Angeli di Dio confermato nella verità, con la grazia divina.

 

Tutti – Salve, Michele, grande Archistratega, con tutte le schiere celesti!

 

Guida – 7. O Capo degli Angeli, libera dalla tempesta delle tentazioni e dalle sciagure noi che festeggiamo con gioia e amore la tua luminosa solennità; perché tu sei nelle disgrazie grande aiuto e nell’ora della morte protettore e difensore dagli spiriti maligni di tutti quanti esclamano a te e al nostro Dio e Sovrano:

 

Tutti – Alleluia!

 

Guida – 8.  Vedendo il tuo coraggio contro le schiere di Satana, tutti i cori angelici con gioia si sono messi dietro a te nella battaglia per il nome e la gloria del Sovrano, cantando: “Chi è come Dio?”. Noi vedendo satana calpestato sotto i tuoi piedi ti acclamiamo vincitore:

 

1° coro – Salve, tu per cui nei cieli è stata ristabilita la pace e la tranquillità.

 

2° coro – Salve, tu per mezzo del quale gli spiriti del male sono precipitati nell’inferno.

 

1° coro – Salve, tu che conduci le schiere angeliche e le forze del mondo invisibile per l’annientamento del male.

 

2° coro – Salve, tu che domini invisibilmente l’agitazione e l’impeto delle forze del mondo visibile.

 

1° coro – Salve, tu che sei meraviglioso aiuto per quanti sono impegnati nella lotta con gli spiriti maligni sulla terra.

 

2° coro – Salve, tu che sei forte sostegno per tutti gli abbattuti nelle tentazioni e sciagure.

 

Tutti -  Salve, Michele , grande Archistratega, con tutte le schiere celesti!

 

Guida – 9.  Divina fonte di grandi miracoli sei diventato nel tuo santuario in Chone dove non solo hai annientato con la tua forza il drago grande e terribile che lì dimorava, ma si è formato un corso d’acqua guaritrice di ogni malati del corpo, perché tutti con fede al Sovrano degli Angeli che ti glorificano dicano:

 

Tutti – Alleluia!

 

 

Guida – 10.Avendo udito e conosciuto te come un grande luminare risplendente in mezzo ai cori angelici, o meraviglioso Michele, dopo che a Dio e alla Madre, a te accorriamo dicendo: illumina con i raggi della tua luce, tutti noi che così ti acclamiamo:

 

 

1° coro – Salve, condottiero e difensore nel deserto del popolo scelto da Dio.

 

2° coro – Salve, alto mediatore della legge, data a Mosè sul Sinai.

 

1°coro – Salve, tu da cui i giudici e i capi d’Israele hanno ricevuto forza e difesa.

 

2° coro -  Salve, tu per mezzo del quale i profeti e i sommi sacerdoti dei giudei hanno ricevuto il dono di chiaroveggenza da Dio che tutto vede.

 

1° coro – Salve, tu che comunichi la misteriosa saggezza ai legislatori timorati di Dio.

 

2° coro – Salve, tu che doni la giustizia e la verità al cuore di quanti operano il bene.

 

Tutti – Salve, Michele, grande Archistratega, con tutte le schiere celesti!

 

Guida – 11. Araldo dei disegni di Dio ti sei mostrato a Manoach preso da timore e sbalordimento pensando di dover morire dopo averti visto. Però, informato dalla moglie della tua buona apparizione delle benevoli parole, nella gioia di poter generare, secondo la tua parola, un figlio di nome Sansone, riconoscente a Dio cantò:

 

Tutti – Alleluia!

 

Guida – 12. Rivestito di gloria meravigliosa, o Michele, sei apparso a Giosuè simile a un uomo dicendogli: “Togliti le calzature dai piedi: io sono l’Archistratega delle forze di Dio”. Stupiti per questa tua apparizione, con amore ti acclamiamo:

 

1° coro – Salve, insonne difensore degli incoronati da Dio,

 

 

2° coro – Salve, pronto distruttore di quanti si oppongono al potere civile posto da Dio

 

1° coro – Salve, pacificatore dei sollevamenti popolari,

 

2° coro – Salve, invisibile annientatore dei cattivi costumi.

 

1° coro – Salve, tu chi illumini i combattuti dai dubbi nell’ora di terribili incertezze.

 

2° coro – Salve, tu che liberi i tentati da pericolose seduzioni.

 

Tutti – San Michele, grande Archistratega, con  tutte le schiere celesti!

 

Guida – 13. Il Signore di tutte le cose volendo mostrare che le sorti degli uomini non sono dovute al caso, ma sono nella sua destra, ti ha costituito, o Michele, difensore e protettore dei regni della terra, per condurre i popoli e le nazioni al Regno di Dio. Perciò, conoscendo la grandezza del tuo servizio per la salvezza degli uomini, con gratitudine dicono a Dio:

 

Tutti – Alleluia!

 

Guida – 14. Per mezzo tuo, o Archistratega, il Creatore e Sovrano ci ha fatto vedere sulla terra, sopra tutti i prodigi, nuovi miracoli quando hai salvato il santuario a te dedicato dall’invasione delle acque del fiume, mandandole nell’abisso della terra. Vedendo ciò il beato Archippo  assieme con i suoi figli spirituali, ti ha acclamato con gratitudine:

 

1° coro – Salve, esultanza incrollabile dei santuari di Dio.

 

2° coro – Salve, ostacolo invincibile per i nemici della fede di Cristo.

 

1° coro – Salve, tu al cui mandato obbediscono le forze della natura.

 

2° coro – Salve, tu che distruggi tutte le cattive intenzioni.

 

1° coro – Salve, tu che porti gioia dal trono dell’Onnipotente ai fedeli.

 

2° coro – Salve, tu che conduci gli infedeli sul cammino della verità  del bene.

 

Tutti – Salve, Michele, grande Archistratega, con tutte le schiere celesti!

 

Guida – 15. Uno strani miracolo del tuo potere, o Archistratega di Dio, hai fatto per Abacuc, quando con la forza divina l’hai portato rapidamente dalla Giudea a Babilonia, con lo scopo di dare un pasto a Daniele nella fossa dei leoni, che stupito di fronte alla grandezza del tuo potere, ha acclamato con fede:

 

Tutti – Alleluia!

 

Guida – 16.  Tutto sei nell’alto dei cieli, o Michele davanti al trono del Re della gloria, però non stai lontano dalle cose della terra, sempre in guerra con i nemici della salvezza degli uomini, il cui ardente desiderio d’arrivare alla patria del cielo fa esclamare tutti all’unisono:

 

 

1° coro – Salve, tu che dirigi il canto angelico trinitario.

 

2° coro – Salve, tu che sei sempre pronto a difendere gli uomini e sei loro custode.

 

1° coro – Salve, tu che hai sconfitto in modo stupendo l’orgoglioso faraone e gli infedeli Egiziani.

 

2° coro – Salve, tu che hai guidato gloriosamente nel deserto i fedeli Giudei.

 

1° coro – Salve, tu che hai fatto spegnere la fiamma della fornace di Babilonia.

 

Tutti – Salve, Michele, grande Archistratega, con tutte le schiere celesti!

 

Guida – 17.  Tutti i monaci del santo monte Athos hanno tremato di gioia nel vedere il ragazzo, timoroso di Dio, fatto cadere dallo scoglio nel mare da malvagi amanti del guadagno, salvato da te; perciò il monastero che poi l’accolse , beneficiato per mezzo tuo, canta al Signore:

 

Tutti – Alleluia!

 

Guida – 18. Le arti dei retori e i pensieri dei saggi non sono sufficienti per spiegare il tuo potere, o Michele, che hai sterminato in una notte  centottantacinquemila guerrieri del re d’Assiria Sennacherib, al fine di insegnare a non bestemmiare il nome del Signore. Perciò, noi venerando il tuo zelo, santo per la gloria del Dio vero, con gioia ti acclamiamo:

 

1° coro -  Salve, invincibile stratega delle milizie ortodosse,

 

2° coro – Salve, sconfitta e terrore delle schiere dei malvagi.

 

1° coro – Salve , propagatore della vera fede e della venerazione di Dio.

 

2° coro – Salve, sradicatore delle eresie e degli scismi nocivi alle anime.

 

1° coro – Salve, tu che più volte hai sostenuto i pii Maccabei sul campo di combattimento.

 

2° coro – Salve, tu che hai colpito a morte nel tempio stesso, l’empio condottiero d’Antioco, Eliodòro.

 

Tutti – Salve, Michele, grande Archistartega, con tutte le schiere celesti!

 

Guida – 19.  Sii forte sostegno, o Archistratega di Dio, di quanti desiderano salvarsi; liberaci e preservaci dalle sciagure e dai mali, ma soprattutto dai cattivi costumi e dai peccati, affinché progredendo nella fede, speranza e carità di Cristo, lieti di avere la tua meravigliosa intercessione, acclamiamo con gratitudine il Sovrano degli Angeli e degli uomini, dicendo:

 

Tutti – Alleluia!

 

Guida – 20. Tu sei un muro per gli uomini credenti, o Archistratega di Dio, ed anche una colonna forte nelle lotte contro i nemici visibili e invisibili; liberati, quindi, per te dalle reti dei demoni , con il cuore e con le labbra grati ti acclamiamo:

 

1° coro – Salve, invincibile combattente dei nemici della fede e degli oppositori della santa Chiesa.

 

2° coro – Salve, instancabile aiuto degli umili araldi del Vangelo.

 

1° coro – Salve, illuminatore con la luce della fede di Cristo di quanti sono nelle tenebre dell’errore.

 

2° coro – Salve, tu che guidi i traviati da false dottrine al porto della verità e del pentimento.

 

1° coro – Salve, vendicatore terribile di quanti usano il nome di Dio invano.

 

2° coro – Salve, tu che castighi subito quanti deridono i misteri della santa fede.

 

Tutti – Salve, Michele, grande Archistratega, con tutte le schiere celesti!

 

Guida – 21.  Ogni inno di lode è povero, o Archistratega di Dio, di fronte alla moltitudine dei miracoli da te compiuti non solo in cielo  e sulla terra, ma anche negli oscuri abissi dell’inferno, dove il dragone degli abissi hai legato con la forza del Signore; liberati così dalla sua malvagità benediciamo il Sovrano del cielo e della terra acclamando:

 

Tutti – Alleluia!

 

Guida – 22. Tu sei luminoso servitore della verità e della purezza dell’adorazione di Dio, o Archistratega, quando prevedendo i piani malvagi dello spirito delle tenebre, in nome di Dio gli hai impedito di fare del corpo nascosto del condottiero d’Israele Mosè oggetto di venerazione superstiziosa dei figli di quel popolo; perciò ora, lodando la tua angelica assemblea, cantiamo con gratitudine:

 

1° coro – Salve, difensore tra i Giudei della purezza della fede in Dio al tempo dell’antica Alleanza.

 

2° coro – Salve, sradicatore del loglio dell’errore al tempo della nuova grazia.

 

1° coro – Salve, distruttore degli idoli e degli oracoli pagani.

 

2° coro – Salve, sostenitore degli asceti e dei martiri cristiani.

 

1° coro – Salve, donatore della forza della grazia di Dio ai deboli di spirito.

 

2° coro – Salve, tu che rivesti con l’armatura della fede quanti sono deboli nella carne.

 

Tutti – Salve, Michele, grande Archistratega, con tutte le schiere celesti!

 

Guida – 23. Intercedi dal cielo la grazia divina per noi che cantiamo in onore del tuo eccelso nome, o Michele, affinché protetti da te, possiamo vivere in purezza e pietà, fino a quando, sciolti con la morte dai legami della carne, saremo degni di comparire davanti allo sfolgorante Trono del Re della gloria e assieme ai cori degli Angeli cantare:

 

Tutti – Alleluia!

 

Guida – 24. Esaltando, o Michele, i tuoi multiformi miracoli compiuti per la nostra salvezza, chiediamo al Signore e Sovrano di tutte le cose che lo spirito di zelo per la gloria di Dio da te posseduto non manchi mai a noi che così diciamo:

 

1° coro – salve, tu che nel tempo opportuno meravigliosamente poni i servi fedeli di Dio ai posti elevati.

 

2° coro – Salve, tu che invisibilmente deponi dall’altezza del potere e della gloria quanti sono indegni e dannosi.

 

1° coro – Salve, tu che nell’ultimo giorno devi radunare gli eletti dai quattro cardinali della terra.

 

2° coro – Salve, tu per cui i peccatori, simili al loglio, saranno dati al fuoco eterno al suono della voce divina.

 

1° coro – Salve, tu cui il diavolo con i suoi angeli  saranno buttati nel lago delle fiamme eterne.

 

2° coro – Salve, tu attraverso cui i giusti entreranno gloriosamente nella dimore del Padre celeste.

 

Tutti – Salve, Michele, grande Archistratega, con tutte le schiere celesti!

 

Guida – 25. O eccelso Capo degli Arcangeli e degli Angeli, per il tuo meraviglioso servizio in favore della salvezza del genere umano , ricevi da noi un canto di lode e di ringraziamento; e tu, ripieno della forza di Dio, coprici con le tue ali da tutti i nemici visibili e invisibili, affinché al Signore da te glorificato e che ti glorifica, sempre cantiamo:

 

Tutti – Alelluia!

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 



[1] G. Colosio, L’arcangelo Michele, Ed. Ruffini, Brescia 2006, p. 85.

[2] M. Stanzione, Invito alla devozione di San Michele: l’arcangelo che sconfigge satana, Ed., Segno, Milano, 2010, pp. 13-19.

[3] G. Colosio, L’arcangelo…..cit., p. 93-100.

[4] Il Pastore di Erma è un testo paleocristiano di genere apocalittico, composto nella prima metà del II secolo. Prende il nome dal personaggio principale della Visione V, l'Angelo della Penitenza, il quale appare ad Erma nelle vesti di pastore. Sebbene non sia inserito nel canone biblico, il Pastore di Erma godette di un'ampia fortuna tra i cristiani del II secolo, tanto che alcuni Padri della Chiesa lo considerarono Sacra Scrittura.

[5] M. Erbetta, Gli Apocrifi del Nuovo Testamento, Vol. III, ed. Marietti, 1969, pp. 267, 287, 288, 295, 298

[6] M. Stanzione, Invito alla devozione …, cit., pp. 183-184.

[7] Ivi., p 228.

[8] Ivi., p. 229.

[9] G. Jeanguenin, San Michele il principe degli angeli, Ed. Jaca Book, Milano, 2005, pp. 24, 25.

[10] Pio XII; da un discorso rivolto ad un’assemblea di giovani sposi l’8 maggio 1940.

[11] Giovanni XXIII; da un discorso del 1960.

[12] Giovanni Paolo II; dal discorso pronunciato al santuario del monte Gargano il 24 maggio 1987.

[13]        Righetti, Mario. Storia Liturgica, Ancora, Milano 1969. Vol. II, pp. 436-37.

[14]        É una apparizione approbata pela Chiesa.  Là, si trova il Santuario di San Miguél de los Milagres.

[15]        Life and Revelations of St. Gertrude, TAN, Rockford, 1983. Part V, ch. 28, p. 561.

[16]        Il titolo pieno, “Libro de Vita” si trova 8 volte nel NT (una volta in Fil. 4,3 e 7 volte nell’Apocalisse) Nel AT si trovano parecchie referenze al Libro de Vita. Là è un simbolo di elezione o bene di predestinazione. In questo senso Mosè domando di essere tolto dal libro, se Dio non volesse avere misericordia di Israel (Es 32,32). In Dan 12,1 San Gabriele parla del libro in cui i nome degli salvati, ciò degli predestinati sono inseriti.  

[17]        Benedictine Breviary (1959), Ufficio dei Morti, Responsorio 6.

[18]        Homila sui Vangeli, XXXIV.

[19]        Cf. Klée, Vincent. La Consécration de la France à l’Archange Saint Michel 19 Mai 1912. Archivum angélicum, Taipei 1989, pp. 18-19,

[20]        Il cappellano militar, Padre W. Wuldy ha comprovato l’autenticità di questa storia.

[21]        Cf. CCC, 1673: “L'esorcismo solenne, chiamato “grande esorcismo”, può essere praticato solo da un presbitero e con il permesso del vescovo.”

[22]        JP II. Aprile 24,1994.

[23]        Egli comanda ai Suoi Angeli di proteggerti in tutte le tue vie" (Sal 91,11). Quale profondo rispetto ti deve infondere questa parola, quale devozione deve produrre in te, quale fiducia ti deve ispirare. Profondo rispetto per la loro presenza, devozione per la loro benevolenza, fiducia per la loro prote­zione. Siamo dunque devoti e grati a questi grandi protettori,  ricambiamo il loro amore e onoriamoli per quanto ci è possibile, come lo richiede il nostro dovere. Ma tutto il nostro amore e la nostra venerazione devono appartenere a Colui dal quale tutto perviene, a loro e a noi, anche la nostra facoltà di venerare e di amare, di ricevere onore e amore (Sermo 12 sul Sal 90).

[24]        Enchiridion, cap. XV.

[25]        CCC n. 336.

[26]        Cf Summa Theol. 111,8,4 sc.; Col 2,10.

[27]        Sermo XXII,2.  Questa unione con i santi Angeli viene realizzata più intensamente attraverso la profes­sione dei voti dei consigli evangelici. “L’Oriente cristiano,” dice Giovanni Paolo II,  “mette in evidenza questa dimensione quando considera i monaci come angeli di Dio che annun­ciano il rinnovamento del mondo in Cristo" (Della vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo, n. 27).

            Il desiderio di una vita in comunione con i santi Angeli si è verificato non soltanto nello stato di vita consacrata, ma si estensivamente nel popolo di Dio. "Si potrebbero citare innumerevoli pagine di lettera­tura cristiana come testimonianze meravigliose e degne di fede di questa nostalgia della città degli Angeli, 'quella città grande, ampia e celeste' i cui cittadini 'godono della contempla­zione di Dio', perché Dio stesso è lo "spettacolo" sempre nuovo che i beati contemplano”( García Colombás, Paraíso y Vida Angelica, Monserrat, 1958, cf Augustinus, In Psalm 147,4).

[28]        In fatti la preghiera viene presentata come atto di affidamento nel Sito ufficiale Monte Gargano nel Internet.

[29]        Preghiera del Santuario S. Michele Arcangelo, Monte Sant’Angelo, Foggia ( si trova anche in: G. Tomaselli, San Michele Arcangelo, Palermo 1972, S. 55). La preghiera era approvata dalla Santa Chiesa, una volta che aveva una indulgenza di 50 anni.

[30]        Popolarmente si é tirata la conclusione non ben giustificata che San Michele sia il più grande fra tutti gli angeli di Dio. Dio, invece, si piace di vincer il grande con il piccolo! “Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i savî; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti” (1 Cor 1,27). Secondo la natura di arcangelo San Michele era ‘piccolo’ in comparazione con il demonio! E San Michele si è fatto ancor più piccolo nell’umiltà, gritando il suo consentimento incondizionale ai piani divino colle parole: “Quis ut Deus!, Chi è come Dio!”

            In questo contesto sovrannaturale non c’è impedimento di mantenere che San Michele sia elevato nella grazia fino al coro dei principi. Gesù stesso affermò:  “Chi pertanto si abbasserà come questo piccolo fanciullo, è lui il maggiore nel regno de' cieli” (Mt 18,4).  Come sappiamo, gli angeli nel coro dei principi sono i capi sopra gli ultimi tre cori, e è solo là che si realizza adesso la battaglia spirituale, perché solo la destinazione del uomo e della creazione fisica si deve ancora risolversi. Se si è piaciuto a Dio de elevare San Michele ancor più alto nei cori celeste, noi non possiamo discernere.

[31]        Summa Theol. II-II 82,2,3m.

[32]        Cantico Espirituale, III, 9.

[33] Ivi. p. 29-32.

[34] M. Stanzione, Iconografia Micheliana.

[35] G. Colosio, L’Arcangelo Michele……….cit., p. 105-107.

[36] M. STANZIONE, (a cura di) S. Michele…… cit., p. 43, 44. 

[37] P. Jan Bogacki, Guida al Santuario di San Michele sul Gargano, ed. Michael, 2009, pp.44- 45.

[38]M. STANZIONE, Invito alla devozione… cit., pp. 65, 66.

[39] M. STANZIONE, (a cura di) S. Michele…… cit., pp. 46.

[40] Ivi., pp 47, 48.

[41] G. Colosio, L’Arcangelo Michele……….cit., p. 107-108.

[42] M. Stanzione, Volo dell’angelo.

[43] La processione della Sacra Spada a Monte Sant’Angelo, disponibile sul sito internet http://www.puglia.info, consultato il 06/05/2014.

[44] Corteo storico delle Apparizioni di San Michele Arcangelo, disponibile sul sito internet http://notizie.comuni-italiani.it, consultato il 06/05/2014.

Ultimo aggiornamento ( domenica 29 settembre 2024 )
 
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