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UN VESCOVO AMICO DEGLI ANGELI IN UN LIBRO DI DON STANZIONE
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lunedì 02 settembre 2024

UN VESCOVO AMICO DEGLI ANGELI IN UN LIBRO DI DON STANZIONEIl 28 dicembre 1622 moriva san Francesco di Sales detto anche Salesio e anche se da un paio di anni sono concluse le celebrazioni per il quarto centenario della morte del santo vescovo di Ginevra, don Marcello Stanzione ha pensato di solennizzare a posteriori tale avvenimento con una pubblicazione dell’editrice Segno intitolata “ San Francesco di Sales tra angeli e diavoli” che mettesse bene in evidenza il grande amore del santo presule di Ginevra verso gli angeli  sia con la presentazione della sua dottrina angelologica che non è solo devozione ma pure lotta apologetica in difesa della fede cattolica riguardo gli spiriti celesti contro i protestanti ed è sia  lotta contro il demonio essendo egli un potente esorcista come ogni vescovo della Chiesa cattolica dovrebbe essere.

La Chiesa beatificò Francesco di Sales nel 1662, poi lo canonizzò nel 1665. Pio IX, nel 1877, proclamò Francesco di Sales dottore della Chiesa. Papa Francesco scrive alla fine del 2022 una bellissima lettera nel quarto centenario della sua morte.

San Francesco di Sales si oppose sempre alla dottrina riformata di Giovanni Calvino (1509-1564) che insieme a Martin Lutero (1483-1546), fu uno dei massimi riformatori protestanti.

 San Francesco di Sales scrivendo sugli angeli ha compiuto anche un’opera di apologetica dell’angelologia cattolica riguardo agli errori sugli spiriti celesti dei protestanti. Calvino al riguardo non aveva alcun dubbio sull’esistenza degli angeli, dati i numerosi riferimenti espliciti presenti nelle Scritture. Considerava poco cristiano interrogarsi sull'aspetto, i ruoli ed il numero degli angeli: tutte caratteristiche destinate a svalutare l'autentico significato degli angeli che rappresentano una testimonianza vivissima della grandezza della creazione.

Per Calvino, offrire agli uomini eccessive speculazioni intorno agli angeli, abbassando la loro dimensione su un piano troppo umano, era un modo per perdere di vista la fede ed i misteri della Bibbia.

Il trattato di Calvino sugli angeli si limita a ciò che egli dedusse dalle Sacre Scritture, dicendo che «questo era tutto ciò che Dio voleva farci sapere sugli angeli». Egli cominciò a dar corpo al conservatore credo protestante in maniera più esplicita quando disse di «non parlare, pensare o anche solo desiderare di conoscere cose oscure, o comunque che non ci siano state rivelate dalla Parola di Dio». Nella sezione delle Istituzioni della Religione cristiana sottotitolata Gli angeli come protezione ed aiuto dei credenti scrive: «La Scrittura insiste fortemente nell’insegnarci ciò che maggiormente ci è di consolazione e di rafforzamento per la nostra fede: ci insegna che gli angeli sono dispensatori e amministratori della benevolenza di Dio nei nostri confronti. Per questa ragione la Scrittura ripete più volte che essi vigilano sulla nostra salvezza, prendono le nostre difese, dirigono i nostri passi e si curano che nessun nemico possa farci inciampare». Questo passo è seguito da non meno di una dozzina di citazioni e commenti. Alla domanda «se a ogni singolo credente sia o meno stato assegnato un singolo angelo, non oso dichiararmi», disse, e spiega il suo riserbo. In Matteo 18, 10 Cristo dice che «i bambini sono affidati a dei particolari angeli», ma «questo non ci dice se per ognuno di noi sia così. Se un uomo non è soddisfatto del fatto che esistano intere schiere celesti che si occupano della sua salvezza, non vedo quale beneficio egli possa trarre dal sapere di avere un solo angelo che bada a lui. Inoltre sarebbe un’ingiustizia nei confronti dell’immenso amore che Dio ha per noi, credere che Egli ci abbia dato un solo angelo per aiutarci». Calvino non è neanche sicuro che gli angeli svolgano un ruolo nell’intero processo della creazione, perché visto che Dio può fare tutto quanto da solo, non avrebbe bisogno della loro collaborazione nel governare il mondo, né tanto meno servirebbe a Cristo l’appoggio delle schiere angeliche per compiere la sua opera di salvezza.

Calvino rifiuta anche gli elaborati trattati sugli angeli di san Tommaso riguardo alla natura degli angeli e ai loro compiti nell’ambito della creazione, sostenendo che essi non hanno alcuna base scritturale.

San Tommaso affermò che «il numero degli angeli è straordinariamente superiore alle cose materiali», ma egli dissentì sostenendo che «queste cose appartengono al mistero, la cui piena rivelazione si avrà nell’Ultimo Giorno».

Calvino elaborò anche una tesi su La gerarchia celeste di Dionigi, sui cori e le gerarchie angeliche. La definisce non priva di ingegno, ma, se osservata attentamente, costituita di chiacchiere senza senso. In particolare critica il fatto che l’autore dia l’impressione di aver visto con i propri occhi ciò che descrive. Erasmo e Lutero, già prima di Calvino, avevano discusso se Dionigi fosse o no l’Areopagita incontrato da san Paolo, e l’ormai avanzante movimento protestante usò la scoperta della non coincidenza dei due personaggi, considerandolo un impostore, per screditare la Chiesa.

Calvino sostenne anche che l’evidenza scritturale sull’effettiva esistenza degli angeli, doveva far rifiutare la concessione degli angeli come dei meri simboli. Si oppose alla frequente insorgenza di superstizione, dovuta al culto angelico. Discusse sulle difficoltà che San Paolo dovette affrontare circa i riti agli angeli, che erano un rimasuglio della pratica e della filosofia pagana. «Dite addio, dunque, alla filosofia platonica che cerca di accedere a Dio tramite gli angeli, e ai riti in loro onore, nel cercare di rendere Dio più vicino a noi. Poiché questo è stato ciò che uomini superstiziosi hanno cercato di fare nella nostra religione, dall’inizio ai nostri giorni».

         In realtà i riformatori protestanti non hanno compreso che gli angeli circondano la Chiesa, essi difendono la Chiesa, preparano la Chiesa al grande giorno delle sue nozze eterne; quel giorno, essi faranno da corteo alla Chiesa, immortale Sposa dell'Agnello. La missione degli angeli è di ordine naturale.

Anteriormente al battesimo, il bambino che viene al mondo è provvisto di un angelo custode. "Grande è la dignità delle anime, dice san Girolamo, per aver ognuna, fin dalla sua nascita, un angelo delegato alla sua custodia". Ma, se l'ufficio degli angeli di fronte alle anime umane, preso in sé stesso, è di ordine naturale, essi esercitano un fine soprannaturale.

E' per questo che san Paolo li definisce "degli spiriti incaricati da Dio d'un ministero a favore di quelli che hanno parte all'eredità della salvezza" (Eb.1,14). Questa frase paolina pone la missione degli angeli nella sua vera luce.

         Essi sono incaricati di proteggere le creature umane, ignoranti, deboli, od almeno indigenti sotto qualche aspetto. Ma, pur essendo tutte prese dalla cura dei loro protetti, anche sotto un rapporto puramente naturale, essi lavorano infaticabilmente ad orientare, a guidare il loro itinerario esistenziale terreno verso "l'eredità della salvezza". Così, preposto alla custodia di un acattolico, l'angelo si sforzerà di aprirgli, di appianargli le vie che lo porteranno alla fede ed al battesimo cristiano.

In unione con le donne e gli uomini apostolici, gli angeli lavorano all'edificazione della Chiesa. Dopo aver preparato gli incontri degli apostoli con gli infedeli od i peccatori, essi assecondano le loro parole con delle segrete ispirazioni. Infatti abbiamo visto all'opera, negli Atti degli Apostoli, questi agenti celesti, questi intermediari invisibili. Quello che hanno fatto allora, essi lo continuano incessantemente.

Non vi sono, nell'opera della salvezza delle anime, mille coincidenze che resterebbero inesplicabili, se non vi si vedesse l'azione di questi spiriti tutelari, che si chiamano gli angeli buoni? Così, primo ufficio degli spiriti angelici: essi concorrono a raggruppare queste pietre vive con cui la Chiesa si edifica. Un secondo ufficio è di far salire verso Dio le preghiere della Chiesa; un terzo è di vigilare su di Lei e di proteggerla dai suoi nemici.

         L'Apocalisse, che è la storia profetica della Chiesa, ci traccia un quadro molto espressivo di questi diversi ministeri degli angeli buoni.

         "Io vidi, ci dice san Giovanni, sette Angeli che stavano davanti al trono di Dio, e ad ognuno di essi fu data una tromba.

         Ed un altro angelo sopraggiunse, e si tenne davanti all'altare, avendo in mano un incensiere d'oro; e gli fu dato dell'incenso in abbondanza, affinché egli facesse salire il profumo delle preghiere dei Santi sull'altare d'oro che è davanti al trono di Dio. Ed il fumo dell'incenso, formato dalle preghiere dei Santi, salì dalla mano dell'Angelo davanti a Dio. E l'angelo prese l'incensiere, e lo riempie del fuoco dell'altare, e lo sparse sulla terra, e ci furono tuoni, clamori, folgori ed un grande terremoto.  Ed i sette angeli che avevano le trombe si disposero a suonarne, ecc." (Ap.18, 2 e 7).

    Ad ogni suono delle trombe angeliche, si produce uno sconvolgimento sulla terra. Più avanti, appaiono diversi angeli: quello che evangelizza i popoli con una voce che rassomiglia al ruggito del leone, quello che ha una falce appuntita, quello che ha potenza sul fuoco. Infine intervengono sette spiriti celesti che vuotano di volta in volta sulla terra e le acque le sette coppe della collera di Dio (Ap.16).

         L'ufficio dei santi angeli, per assistere e difendere la Chiesa durante il suo pellegrinaggio terreno, è ben chiaramente ed energicamente descritto in queste pagine, di cui non vorremmo attenuare a sproposito l'aspetto formidabile, ma da cui possiamo anche rilevare il lato consolante.

         L'assegnazione delle sette trombe ai sette angeli indica ch'essi sono incaricati di segnare, di aprire e di sviluppare, per così dire, i grandi periodi dell'umanità.

         Ma ecco un angelo che è chiamato ad esercitare un ministero sacerdotale, analogo a quello che compie il levita sotto l'antica Legge: gli prende dell'incenso, che rappresenta la preghiera dei santi; lo fa bruciare e lo fa salire in fumo di piacevole odore davanti al trono di Dio.

         Questo passo ci rivela una verità importantissima: i santi angeli hanno la missione di presentare a Dio le nostre preghiere. "Il Figlio dell'uomo salva, dice sant'Ilario, gli angeli vedono Dio, e gli Angeli dei bambini presiedono alle preghiere dei fedeli. Che vi sia presenza degli angeli, è un dogma fuori discussione. Gli angeli, ogni giorno, offrono a Dio, per Cristo, le preghiere dei fedeli. Vi è dunque un grande pericolo nel disprezzare uno di questi piccoli, i cui desideri e le suppliche sono presentate al Dio eterno ed invisibile dal ministero veloce e magnifico degli angeli".

 Gli angeli non smettono di esercitare utilmente il loro ufficio, introducendo le nostre preghiere alla presenza del Dio invisibile ed eterno.

 Come sarebbero più ferventi le nostre preghiere, se noi le facessimo in presenza degli angeli (Salmo 137,1), per non far che un assieme con le preghiere degli angeli, per essere poste, dalla mano degli angeli, nell'incensiere d'oro e salire così come un fumo d'incenso davanti al trono di Dio!

        

 

 
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