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IL BEATO ALBERIONE PROTETTO DAGLI ANGELI Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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giovedì 18 luglio 2024

IL BEATO ALBERIONE PROTETTO DAGLI ANGELIIl sacerdote piemontese don Giacomo Alberione, defunto nel 1971 e fondatore della Famiglia paolina è stato beatificato nel 2003.

Nel 1919 non a tutti piacevano le iniziative di Alberione. Alcuni “laici” di allora avevano minacciato di distruggere la tipografia da poco avviata. Per evitare sorprese, il Signor Teologo, come pure veniva ancora rispettosamente chiamato don Alberione, passò diverse notti sveglio nello stabilimento, con due suoi fidati giovani collaboratori. ...

 
Fu precisamente nel Natale del 1919 che confidò al giovane chierico Giuseppe Timoteo Giaccardo (che sarà il primo ad essere proclamato beato nella Famiglia paolina): “Bisogna prendere le misure umane e quanto suggerisce la prudenza dai tetti in giù. Del resto, io sono molto tranquillo; l'angelo custode veglia lui. ...Oh, la Provvidenza! Solo ieri sera ho saputo che la mia vita era in pericolo: avevano deciso di uccidermi nella settimana delle elezioni; eppure noi siamo passati per le vie in tutte le ore della notte: e Dio ci ha protetti”.

Dagli anni 1920 agli anni 1950, Alberione promuove in tutta la Famiglia Paolina la devozione agli angeli in generale e in particolare all’angelo custode con la recita settimanale della “Coroncina” , prescritta per il giovedì.

L’efficacia di queste devozioni era esperimentata nelle situazioni più difficili. Nei due decenni 1945-1965, Alberione sperimentò di persona la presenza e la efficace assistenza degli angeli custodi, durante i suoi spostamenti, sia via terra, in auto, sia via mare e soprattutto in aereo. Accompagnato dalle due Superiore generali, quella delle Figlie di San Paolo e quella delle Pie Discepole, don Alberione si affidava agli angeli custodi, pregandoli sia all’inizio e che nel corso di ogni viaggio.

La sera del 1 settembre 1953, i tre religiosi, con l’Air France erano di ritorno a Roma da Saô Paulo, in Brasile, via Rabat, in Marocco e via Parigi. A Rabat però perdettero la coincidenza a motivo di un ritardo del taxista. Giunsero a Parigi con il volo successivo, ma quando atterrarono appresero che l’aereo perso a Rabat era precipitato.

 

 
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