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SANT’ANSELMO D’AOSTA E IL DIAVOLO Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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lunedì 15 luglio 2024

SANT’ANSELMO D’AOSTA E IL DIAVOLOAnselmo d’Aosta (n. 1033/1034 m. 21.04.1109) Arcivescovo di Canterbury, contribuì molto a ridurre il ruolo del diavolo nella teologia.

Nel suo libro La caduta del diavolo fissa la sua attenzione sulla caduta del diavolo, piuttosto che su quella di Adamo, perché la caduta di Adamo si può indirettamente ed in parte spiegare con la tentazione portata dal serpente, mentre non preesisteva alcun male che avesse tentato Lucifero. ...

 
Anselmo credeva che Dio fosse responsabile del male naturale, avendo creato un universo provvisto di deficienze ontologiche: esistono cavalli zoppi e bambini storpi. Anche se tale privazione è in qualche modo necessaria al bene ultimo dell’Universo, Dio né ha la responsabilità. Il male è privazione, assenza di bene e Anselmo individuò due tipi di privazione: il male come privazione della perfezione divina negli esseri creati e il male come privazione in qualcosa, come ad esempio la mancanza di un occhio in una mucca. Le deficienze del primo tipo, ad esempio gli animali sono meno intelligenti, e quindi meno buoni degli uomini, possono essere spiegate come la conseguenza necessaria di un universo che esprime al meglio la bontà di Dio contenendo la più grande varietà di forme di vita. Ma le deficienze del secondo tipo, come una donna malata di cancro, si tratta di privazioni reali e concrete che comportano sofferenze.

Per Anselmo il male morale, che provoca una sofferenza concreta, può essere attribuito ad una scelta del libero arbitrio oppure ad una causa ontologica, e in questo caso Dio allora ne è responsabile avendo creato un mondo imperfetto. O il male era incorporato nell’universo e vi era quindi colpa diretta di Dio oppure il male è il risultato di una scelta del libero arbitrio prima di Adamo.

Anselmo, analizzando la caduta di Lucifero, esplora la responsabilità di Dio nei confronti del male. Lucifero cadde, peccò perché lo volle; se ci fosse stata qualche condizione a provocare la scelta del suo libero arbitrio, la scelta non sarebbe stata del tutto libera. Il libero arbitrio non è apparenza, non è costretto o provocato, ma è realmente e assolutamente libero.

La risposta di Anselmo è psicologicamente soddisfacente: noi abbiamo esperienza di avare libertà di scelta e sperimentiamo anche il senso di fare a volte delle scelte cattive. Questa divenne la classica “difesa sulla base del libero arbitrio” che liberava Dio dal peso di causare il male morale. La libertà di Dio è quindi completa.

La sua responsabilità per la maggior parte delle cose è diretta: il volo degli uccelli, il fiorire degli alberi, i mali ontologici come il cancro, ma per la scelta del libero arbitrio Egli è responsabile solo indirettamente. Poiché Dio costruisce l’universo non come un giocattolo meccanico ma come in foro per creature moralmente responsabili, capaci di scegliere con libertà tra il bene o il male, tra la giustizia e l’ingiustizia. Satana tentò Adamo ed Eva per disseminare l’ingiustizia ma poiché Adamo ed Eva erano pienamente responsabili della loro propria scelta, il peccato originale si sarebbe potuto verificare anche senza alcuno intervento di Satana. Anselmo, nel rispetto della tradizione, non pensò mai di togliere Satana dalla scena, ma seppe in qualche modo descrivere il peccato originale e i suoi effetti senza riferirsi in alcun modo al Diavolo. Dio ha creato la natura umana perché sia conforme alla giustizia e conviva in armonia con l’universo e con Lui. Ci fu una sorte di contratto, Dio prometteva la felicità se noi avessimo agito in sintonia con la giustizia. Ma noi rompemmo il contratto con il peccato originale, non riuscendo a dare a Dio il dovuto.

Pur non avendo alcun potere di danneggiare Dio in se stesso, noi abbiamo il potere di danneggiarlo alienando noi stessi dal giusto ordine che Dio vuole per noi.

Anche se Dio concede a Lucifero certi poteri sull’umanità a causa del nostro peccato, il Diavolo non ha assolutamente alcun diritto su di noi. Quale che sia il nostro debito per i nostri peccati, lo dobbiamo a Dio e non al Diavolo. Respingendo la teoria del riscatto, Anselmo formulò una variante originale della teoria del sacrificio, nota come teoria della soddisfazione. In questa teoria Lucifero gioca un ruolo secondario. Avendo violato ingiustamente il contratto, secondo giustizia Dio non è in alcun modo obbligato a salvarci; ma grazie alla sua misericordia e al suo amore, Dio sceglie di salvarci. Dio però, non può restaurare l’umanità alienata con la forza o per decreto, senza violare Egli stesso la giustizia. Noi esseri umani abbiamo squilibrato la bilancia della giustizia e tocca a noi riequilibrarla offrendo riparazione. Ma noi non abbiamo nulla da offrire a Dio, poiché tutto ciò che noi abbiamo e un suo dono a noi.

L’umanità, così, è debitrice con Dio; Dio ha il modo per pagare, ma Egli non è debitore di nulla. Ne segue che l’unico essere in grado di fare l’adeguato sacrificio è uno che sia Dio e uomo insieme.

Come uomo che rappresenta tutta l’umanità, Cristo essendo Dio e uomo,  può pagarlo soddisfacendo le esigenze della giustizia.

Tale teoria si diffuse tra i teologi diminuendo così il ruolo del diavolo nella teologia.

 
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