IDENTITA’ DI SAN RAFFAELE ARCANGELO Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
domenica 16 giugno 2024 | |
La toccante storia di Tobia è un gioiello letterario dell’Antico Testamento. Il prologo di questa storia è il dipinto del vecchio Tobia nella sua invariabile rettitudine e nella sua invincibile pazienza attraverso molteplici sofferenze. Spezzata dal dolore, l'anima del vecchio Israelita si eleva verso Dio in un'umile e fervente preghiera. Ora in quel tempo, una ragazza, anch'essa della stirpe di Abramo, Sara, figlia di Raguele, prega il Signore con lacrime per essere liberata da una profonda inquietudine. La preghiera del vecchio e quella della ragazza sono recitate nello stesso tempo dagli angeli davanti al trono di Dio che si degna di esaudirle. "E l'Angelo del Signore, San Raffaele, è inviato per guarirli entrambi" (Tb.3,25). ...
Raffaele è un nome che vuol dire Guaritore di Dio. Come l'Arcangelo compirà la sua missione? Egli prende le apparenze di un giovane Israelita, Azaria figlio del grande Anania; e si presenta al figlio di Tobia che cerca una guida per un lungo viaggio. I due viaggiatori si mettono in viaggio con gli auguri e le benedizioni del vecchio padre. Un incidente segna il viaggio. Il giovane Tobia, arrivato sulle rive del fiume Tigri, vuol rinfrescare nell'acqua i suoi piedi affaticati. Improvvisamente un enorme pesce si slancia contro di lui. Egli grida aiuto. "Prendilo per le branchie, dice l'Angelo, e tiralo a te". Il ragazzo obbedisce ed estrae il pesce fuori dall'acqua. "Sventralo, dice l'Angelo, e metti da parte il cuore, il fegato ed il fiele che ti serviranno come rimedio". Riprendendo la loro marcia, Tobia interroga il suo compagno. "Dimmi, Azaria fratello mio, a che può servire quello che abbiamo custodito di questo pesce. L'Angelo risponde: Se tu fai bruciare su dei carboni un pezzo del cuore, il fumo caccia ogni specie di demoni; quanto al fiele, esso guarisce gli occhi afflitti dalla cataratta". I due viaggiatori arrivano a Rages dove abita la giovane Sara, figlia di Raguele. Ella è ossessionata da un demonio che per sette volte, aveva ucciso la sera stessa delle nozze i mariti che i suoi genitori le avevano destinato. Su consiglio dell'angelo, il giovane Tobia la chiede arditamente in sposa e ciò gli sarà accordato. Sarà ucciso come gli altri sette? No, grazie alla castità della sua intenzione, grazie al fumo che esalano il cuore ed il fegato del pesce bruciati su dei carboni ardenti. Questo fuma scaccia il demonio che non ha potere che sui lussuriosi; San Raffaele lo cattura e lo va a legare impotente nei deserti dell'Alto Egitto. Questa è la prima guarigione operata dall'Angelo. La seconda ha per oggetto il vecchio Tobia, che aspetta con ansietà il ritorno del suo benamato figlio. Egli era da molto tempo cieco. Su indicazione dell'Angelo, il giovane Tobia stende il fiele del pesce sugli occhi di suo padre; il medicamento resta applicato durante una mezz'ora; alla fine di questo tempo, una pelle bianca come la membrana di un uovo si distacca, ed il vecchio Tobia recupera la vista. Quale non è la riconoscenza di tutta questa famiglia verso questo meraviglioso guaritore! La missione di questi è finita. Egli si manifesta. "Io sono l'Angelo Raffaele, uno dei sette che stanno in presenza di Dio". Tutti si turbano a queste parole, tutti tremano e si prostrano col volto per terra. "La pace sia con voi, dice l'angelo, non temete. E' per volontà di Dio che io ero con voi: beneditelo e cantate le sue lodi. Io sembravo bere e mangiare con voi; in realtà io mi ristoro con un cibo invisibile, ed io bevo una bevanda che non compare agli occhi degli uomini. E' tempo che ritorni verso colui che mi ha inviato; benedite Dio e narrate le sue meraviglie". Quest'addio sorprese talmente i presenti, ch'essi restarono per ore, con il viso contro la terra, a benedire ed a lodare Dio. L'Arcangelo Raffaele è inviato quaggiù per un duplice scopo: guarire gli occhi del vecchio Tobia, liberare la giovane Sara dall'infestazione di un demonio. Egli si pone in dovere di compiere la sua missione. Un viaggio è l'occasione ch'egli coglie. Egli appare sotto forma umana: E quantunque dissimuli così la sua natura eterea, egli nasconde sotto dei rimedi naturali la sua azione medica. Un pesce gli fornisce gli elementi d'una doppia cura meravigliosa: il cuore ed il fegato bruciati cacceranno il demonio Asmodeo, il fiele guarirà gli occhi del vecchio Tobia afflitti dalla cataratta. E' bene notare che gli antichi attribuivano una virtù curativa per gli occhi al fiele d'un certo pesce ch'essi chiamavano collonymus; questo parere è riportato da Dioscuro, Galeno e Plinio. Noi ammettiamo facilmente che l'Angelo avesse voluto coprire la sua azione soprannaturale sotto una proprietà naturale. Il modo in cui si produsse la guarigione attesta l'applicazione del fiele di pesce come rimedio effettivo. Ma bisogna convenire che l'Angelo vi aggiunse una speciale efficacia. Noi dubitiamo che, col solo rimedio naturale, si venga così facilmente a capo di una cataratta. E' più difficile cogliere il rapporto latente che esiste tra il fumo del cuore e del fegato bruciati su dei carboni, e l'espulsione del demone dell'impurità. Bisogna pertanto negare questo rapporto? Il demonio attacca volentieri la sua azione a taluni oggetti ch'egli impregna dei suoi influssi; e reciprocamente egli è cacciato dall'impiego di oggetti benedetti d'una determinata natura. Non si mescolerà indifferentemente tale o talaltra sostanza all'acqua che serve per gli esorcismi, per certe benedizioni. Le sostanze impiegate hanno evidentemente un rapporto segreto con l'effetto ch'esse sono chiamate a produrre, ancorché esse non producano questo effetto con una virtù soprannaturale. Per esempio il sale, che preserva dalla corruzione, dissipa i miasmi deleteri che gli spiriti maligni spandono su innocenti creature. Così agisce il fumo del cuore e del fegato bruciati, per eliminare il demonio dell'impurità. Dal suo sentore acre e penetrante, esso dissipa la voluttà che favorisce l'odore emolliente dei profumi. L'Arcangelo, d'altronde, era là per attivare l'effetto che si trattava di ottenere; e fu la sua mano potente che catturò il demonio Asmodeo, lo legò e lo relegò nei deserti dell'Alto Egitto. Ma chi era questo demonio che legò San Raffaele? Era il demonio dell'impurità, lo spirito di fornicazione da cui la Chiesa chiede al Signore di liberare i suoi figli; era Asmodeo, il cui nome significa sia il Fuoco della Media, sia il Fuoco devastatore; perché il vizio impuro imputridisce e desola, come un vento di fuoco. Questo demonio aveva potere su tutti quelli che portavano nel matrimonio un'intenzione impudica. Egli li soffocava corporalmente. A questo demonio è opposto San Raffaele, che ci appare così come l'angelo della purezza, l'Angelo dei cuori vergini e delle unioni caste. Calmando le passioni nelle anime, egli si mostra veramente il Guaritore di Dio. Nella festa di quest'Arcangelo del 24 ottobre, ora unita agli altri due arcangeli Gabriele e Michele il 29 settembre, la Chiesa ci faceva leggere il Vangelo della piscina probatica, per farci intendere che il celeste guaritore San Raffaele non aveva limitato i suoi benefici alla famiglia di Tobia, ma ha continuato a versarli su Israele. Verso il tempo di Pasqua, l'Angelo del Signore scendeva in questa piscina, la sua discesa era segnata da un movimento insolito dell'acqua, e il primo malato che vi si immergeva era guarito. La Chiesa ci dà da pensare che quest'Angelo guaritore non era altro che Raffaele. Come credere che quest'Arcangelo non eserciti il suo misericordioso ufficio nella Chiesa stessa? Senza dubbio egli l'esercita più segretamente forse, ma più efficacemente ancora che sotto l'Antica Legge. La famiglia di Tobia, è il simbolo della Chiesa: San Raffaele vi continua spiritualmente gli effetti del suo intervento potente. Egli rompe i malefici del demonio impuro, gli impedisce di nuocere ai veri figli di Abramo, favorisce la santità del matrimonio, protegge il pudore delle vergini e costituisce la loro unione con Gesù. Egli guarisce gli occhi dei ciechi, illumina le anime di chiarezza profetica. Eccita i credenti a lodare Dio, a benedirlo per le sue meraviglie di misericordia. Protegge in una parola il nostro pellegrinaggio terreno, e ci conduce fino a quegli orizzonti dove si comincia ad intravedere la Gerusalemme rivestita di chiarori abbaglianti (Tb.13,22). |
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