IL BEATO GIACOMO ALBERIONE E SAN MICHELE Di don Marcello Stanzione |
escrito por Amministratore | |
domenica, 16 de giugno de 2024 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Giacomo Alberione nasce a San Lorenzo di Fossano (Cuneo) il 4 aprile del 1884. Da umile e modesta famiglia. E’ il quinto dei sette figli di Michele Alberione e Teresa Allocco. Frequenta solo la seconda elementare quando alla domanda della maestra, Rosina Cardona, egli risponde con decisione: “ Mi farò prete!”. Dal seminario di Bra, nel 1900, passa al seminario di Alba e nella notte tra i due secoli, in preghiera nel Duomo di Alba, decide di “fare qualcosa per il nuovo secolo”. Nel 1907 è ordinato sacerdote ed è destinato a Narzole per il suo ministero pastorale. Qui incontrerà Giuseppe Giaccardo, ora beato. ... Laureato in teologia presso la Facoltà di San Tommaso d’Aquino di Genova nel 1908, è docente e direttore spirituale in seminario. Nel 1913 è direttore della Gazzetta d’Alba e nel 1914 avvia la Scuola Tipografica Piccolo Operaio, primo nucleo della futura Società San Paolo. L’anno successivo, 1915, dà inizio alla prima comunità femminile, Figlie di San Paolo. Dopo un periodo di grave malattia e l’improvvisa guarigione Alberione darà vita ad altri otto istituti religiosi e secolari: Pie Discepole del Divin Maestro (1924); Suore di Gesù Buon Pastore (1938); Suore di Maria Regina Apostolorum; e successivamente gli Istituti Maria SS Annunziata e S. Gabriele Arcangelo (1958); Gesù Sacerdote (1959), poi le istituzioni dei Cooperatori Paolini. Promuoverà l’inizio delle pubblicazioni de L’Aspirante e Il Giornalino nel 1924; incoraggerà alcune Figlie di San Paolo, nel 1931, a iniziare Famiglia Cristiana, che in seguito passerà alla Società San Paolo. Nel 1932, invece, nasce La Madre di Dio e nel 1948, per Natale, il primo radiomessaggio dell’emittente sperimentale Radio San Paolo. Dal 1936 don Alberione si stabilisce in Roma, dove nel 1954 avverrà la consacrazione del Santuario votivo alla Regina degli Apostoli. Nel 1928, invece, in Alba era stato inaugurato il tempio dedicato a san Paolo. Dal 1962 al 1965 partecipa da uditore e con assiduo impegno alle assisi conciliari del vaticano II. Il 28 giugno del 1969 è in udienza speciale presso Paolo VI, il quale gli conferisce l’onorificenza Pro Ecclesia et Pontefice. Muore il 26 novembre del 1971, un’ora dopo aver ricevuto la visita di Paolo VI. Il sacerdote piemontese don Giacomo Alberione , fondatore della Famiglia paolina e beato dal 2003, ha amato, seguito e pregato gli Angeli nella sua vita personale, fin dai primissimi anni. Un Angelo era persino nello stemma di famiglia con il motto: “in te o Signore ho sperato”. Presto ha imparato, in seminario ad Alba, città ispiratrice, dal canonico Francesco Chiesa e da altri direttori spirituali che la vita angelica è possibile anche in casa, a sacerdoti, a direttori, a suore, a religiosi. Nella settimana delle devozioni di Famiglia, tutte marcatamente bibliche, il giovedì è dedicato all’Angelo custode, guida, esempio, protettore dai pericoli del mondo e di Satana, che è anch’egli un angelo del male. L’apostolo si deve considerare un angelo o annunziatore del Vangelo e deve considerare i mezzi più celeri ed efficaci di comunicazione, a partire dalla stampa (e poi cinema, radio, televisione e ora internet e telefonini) come angelici in quanto utili, se non necessari, a compiere la missione di Gesù proclamata dagli Angeli a Betlemme: dare gloria a Dio e portare pace agli uomini che egli ama. Ai doveri degli Angeli (custodire, ispirare e proteggere) corrispondono doveri di Famiglia, come: ascoltarli, invocarli, lasciarsi guidare per le strade del mondo e nelle situazioni difficili. Anche Michele bisogna considerare uno stratega coraggioso e leale e infine vittorioso nella battaglia finale contro Satana che sembra vittorioso ovunque. Le donne della Famiglia paolina (Figlie di San Paolo, Pie Discepole, Pastorelle), come anche o soprattutto le Annunziatine (e i Gabrielini) sono sempre sotto la protezione e ispirate dall’Arcangelo Gabriele. Devono usare i mezzi audiovisivi per annunciare il Vangelo a un mondo distratto e oscurato, con la gioia, la bellezza e la solennità degli Angeli della Risurrezione all’Alba del giorno di Pasqua. Nel 1917, per la giovane Famiglia paolina è composta una coroncina di preghiere all’apostolo Paolo, il cui schema ricalca quello della “Corona Angelica in onore di San Michele Arcangelo” (I cori angelici sono menzionati anche per la recita comunitaria del Rosario in tipografia durante il lavoro: “Col primo coro degli Angeli... Col secondo coro degli Angeli...”. — Cf. Raccolta di Orazioni e Pie Opere, di Prinzivalli, Roma 1855, pp. 273ss.). Nel 1933, dopo che l’anno prima aveva festeggiato 25 anni di ordinazione sacerdotale, in un clima di di fervore e di profonda meditazione che già avvolgeva la vigilia di quello speciale anno santo della redenzione, don Alberione compose il libro “ Per i nostri cari defunti” dove dedica diverse paginette a san Michele presentandolo come l’angelo dell’agonia e scrive: “Nel cielo nessun Angelo sorpassa od eguaglia la gloria vostra, S. Michele Arcangelo, che abbatteste l’orgoglio di Satana. Dio vi ama ed è contento di vedervi glorificato. La S. Chiesa dice nella sua Messa dei defunti: “Che il vessillifero S. Michele li rappresenti e li introduca nella luce santa”. Voi, o S. Michele, compite l’onorevole ufficio di presentare a Gesù Cristo, nostro giudice, le anime che muoiono in grazia di Dio. Proteggeteci dunque, o nostro Santo Arcangelo, e mediante la vostra protezione, rendete l’anima mia degna di essere da Voi presentata a Gesù Cristo mio giudice, rivestita della grazia divina, allorché sarà arrivato il giorno della mia morte. Don Alberione poi continua scrivendo che la Santa Chiesa prega ancora S. Michele, a nome di tutti i fedeli, di difenderci al momento della morte| contro i demoni; di farci trionfare dei loro assalti e di custodirci contro ogni pericolo di perdizione. “S. Michele Arcangelo, difendeteci nel grande combattimento; guardateci, affinché non periamo nel terribile giudizio”. “Ah! Nostro santo Arcangelo! Come sono numerose le armi dell’arsenale diabolico dirette alla mia perdizione; queste armi sono i miei peccati; per il loro ricordo Satana si propone di precipitarmi nella disperazione. O Voi che avete abbattuto Satana, Voi che l’avete cacciato dal Cielo, e trionfato su di lui per me, cacciatelo molto lontano da me nel momento della mia morte. Io Vi prego per l’amore di questo Dio che vi ama tanto e che Voi prego per l’amore di questo Dio che vi ama tanto e che Voi amate sopra ogni cosa. O Maria, Regina del Cielo, Regina degli Angeli, dire a S.Michele di assistermi nel momento della mia morte”. Ancora don Alberione nel suo libro sui defunti sottolinea che l’ufficio attribuito a S. Michele di proteggere i moribondi è un privilegio secolare e riconosciuto da tutti. S. Tommaso, S. Bellarmino, Suarez e S. Alfonso de’ Liguori dichiarano che S. Michele ha da Dio il compito di presiedere alla morte dei cristiani; che egli libera i suoi devoti dalle astuzie del demonio e loro dona la pace e la gloria eterna. Tale è pure il pensiero della Chiesa. Essa dice che Dio ha posto S. Michele protettore di tutte le anime perché le guidi al Cielo. (Ufficio Liturgico). Nell’amministrazione delle sante Unzioni, essa domanda a Dio di mandare dal Cielo il santo Angelo per governare, assistere, visitare e difendere il malato. Nella raccomandazione dell’anima ella supplica Dio di inviare il suo Arcangelo Michele a ricevere il suo servo. Infine, mette sulle nostre labbra, nella liturgia, queste significative preghiere: “S. Michele, difendici nel combattimento, affinché non periamo nel terribile giudizio. Che il vessillifero S. Michele le introduca nella celeste luce”. Felice dunque colui che ogni giorno avrà pregato San Michele. Nella sua ultima ora, quando dovrà vincere il supremo combattimento che decide l’eternità, il potente Arcangelo l’assisterà. Esso stesso dichiarò che Satana non avrebbe nessun potere sopra i suoi servi e i suoi protetti. Doamndare, per l’intercessione di San Michele, la grazia di una buona morte. Don Alberione infine termina la sua riflessione su san Michele come angelo del trapasso riportando una bella preghiera all’arcangelo: “Dio onnipotente ed eterno, che per un prodigio di bontà e di misericordia per la salute comune degli uomini, avete eletto il gloriosissimo San Michele principe della vostra Chiesa, rendeteci degni, ve ne preghiamo, di essere liberati per la sua amorosa protezione, da tutti i nostri nemici, affinché al momento della nostra morte nessun di essi possa inquietarci; ma che ci sia dato di essere introdotti, per mezzo di lui, alla presenza della vostra augusta Maestà. Così sia”. Nel 1953, Alberione, nella rivista San Paolo del mese di marzo, insegna ai membri della Società San Paolo qualcosa di specifico su Michele. “I Dottori ritengono che la Chiesa abbia come custode l’Arcangelo San Michele, già custode della Sinagoga, a cui la Chiesa ha preso il posto. Con sufficiente probabilità si insegna che abbiano pure il loro Angelo Custode le nazioni, le Chiese particolari, le famiglie religiose. — La lotta combattuta in cielo, tra San Michele ed i suoi seguaci, contro il superbo Lucifero e gli Angeli ribelli, continua sopra la terra; sempre più ostinata e sempre con nuovi mezzi. San Paolo ci mette in guardia: ‘Fratelli, siate forti nel Signore e nel potere della forza di Lui: Rivestitevi dell’armatura di Dio, per potere affrontare le insidie del diavolo, poiché non è la nostra lotta contro il sangue o contro la carne, ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori del mondo delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell’aria... perché possiate resistere nel giorno cattivo’ (Efes. VI, 10). Essi muovono continue tentazioni; inoltre vi sono le ossessioni, magia diabolica, spiritismo”. (San Paolo, Casa generalizia, Roma, marzo 1953).
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