IL FONDAMENTO BIBLICO-LITURGICO DELLA DEVOZIONE A SAN MICHELE Di Mons. Benigno Luigi Papa |
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venerdì, 31 de maggio de 2024 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions 1. Le ricorrenze bibliche della figura di san Michele arcangelo non sono molte e si concentrano in citazioni del nome ( cfr per esempio Dn 10,13.21; Ap 12,7) o allusioni alla sua peculiare funzione ( cfr per esempio Gd 9). I testi cui egli è nominato direttamente si trovano concentrati nel libro veterotestamentario di Daniele ed in quello neotestamentario dell’Apocalisse. ... Il Sitz im Leben ed il contesto letterario in cui si trovano inseriti questi testi legano l’interpretazione della figura e della funzione dell’arcangelo al cosiddetto genere apocalittico, ovvero a quella corrente di pensiero teologico che interpreta le vicende umane alla luce del progetto definitivo di Dio sulla storia dell’umanità e che tradisce una marcata attenzione al tema della lotta tra il bene e male. nel ciclo veterotestamentario di Daniele 10-12 sembra figurarsi uno scontro angelico in corrispondenza di una guerra politica. La crisi dell’epoca maccabaica e la persecuzione dei Giudei da parte di Antioco Epifane sono maccabaica e la persecuzione dei Giudei da parte di Antioco Epifane sono intrepretate dal libro di Daniele come lo scatenarsi delle forze del male contro il popolo eletto. Israele viene privato del proprio diritto di abitare pacificamente e sovranamente nella terra che il Signore Dio stesso gli aveva promesso e consegnato. L’ingiustizia tra gli Stati, la sopraffazione di un popolo sull’altro, la sottrazione violenta ad un popolo della propria sovranità ( sancita peraltro da Dio stesso) è ritenuta espressione di male, è intrepretata come una opposizione al progetto di Dio sulla storia dell’umanità. In tale quadro, il re di Persia apparirà come un angelo protettore dei nemici del popolo dell’alleanza mentre Dio farà sorgere la figura di Michele, angelo protettore di Israele. Il libro di Daniele, tuttavia, utilizza la figura di Michele, sia come entità angelica operante direttamente sia come simbolizzazione dello stato popolo di Israele. Tale sdoppiamento del significato della figura angelica è un artifizio letterario che tiene unite la metastoria e la storia. Ovvero: la lotta tra il bene e male si gioca sì a livello di potenze spirituali, ma anche a livello intramondano. Il ciclo neotestamentario di Apocalisse 12 risente approssimativamente del medesimo schema logico sebbene prospetti il tema della lotta bene-male in termini più marcatamente escatologici, ovvero riferendoli alla fine dei tempi e all’avvento definitivo del regno di Dio. Nel testo apocalittico neotestamentario Michele ancora una volta svolge il compito di difendere, proteggere la donna vestita di sole, simbolo della Chiesa. Si risente meno di caratterizzazioni cronologiche contingenti e la prospettiva è, quindi, allargata ad una dimensione storica estesa. Se fosse necessario trovare una situazione particolare, cui il testo sacro vorrebbe dare risposta, si dovrebbe guardare alle persecuzioni contro la Chiesa degli inizi. La violazione della libertà di religione, la proibizione coatta e omicida di un libero culto sono una nuova espressione del male ed una nuova opposizione al progetto di Dio, contro cui nuovamente il Signore fa sorgere il suo arcangelo. Nel ciclo veterotestamentario ci si trova ancora di fronte a forme di teocrazia, per cui l’invasione della terra promessa era al contempo ostacolo alla libertà religiosa del popolo. Nel testo neotestamentario, invece, la Chiesa non ha una propria terra promessa, non si identifica direttamente con uno Stato o con una nazione per cui la persecuzione diretta alla fede ( e non ai confini della nazione) è nuovamente un ostacolo al rapporto libero con Dio. Da questa costruzione concettuale sembra emergere un nuovo modo di concepire la vicenda delle relazioni sociali tra individui e Stati: tutto ciò che è ingiusto è al tempo stesso peccato, offesa a Dio e tentativo di ostacolare il suo progetto di pace sull’umanità. Così solo una comunità umana aperta al disegno di Dio e alla sua presenza potrà essere veramente equa, giusta, solidale. L’accoglienza di Dio nei rapporti umani , sociali e internazionali è garanzia di reciproco rispetto e di vera promozione della pace e del diritto. I due cicli apocalittici manifestano, poi, come la figura di san Michele sia sempre legata alla sua funzione di vigile protezione sugli eletti del Signore: nella antica alleanza il popolo di Israele e nella nuova alleanza la Chiesa. Se il primo testo interpretava alcuni avvenimenti particolari della storia di Israele e li rileggeva alla luce della fede per ridare fiducia al popolo nei momenti della sofferenza, il secondo testo sembra già offrire ampia prospettiva sulla storia per cui il popolo della Chiesa sente costanti la guida e la protezione di Dio. Questo originario dato biblico spiega bene la ragione per la quale in antichità la festa di san Michele veniva legata a vittorie, a lui attribuite, contro i Saraceni ovvero un popolo che non professava la fede cristiana. La sconfitta in battaglia avrebbe significato l’impossibilità di professare liberamente la propria fede. E’ questo, per esempio, il caso della festa celebrata l’8 maggio, giacché in quel giorno dell’anno 663 i Longobardi vinsero i saraceni nei pressi di Siponto. Da questo evento ha avuto inizio l’uso di porre l’immagine dell’arcangelo guerriero sui vessilli di guerra. 2. I più antichi testi liturgici accolgono e reinterpretano questa immagine biblica. Da un lato essi parlano della sublimità della natura angelica non sottoposta alla caducità umana; d’altra parte, proprio nel riferimento specifico all’arcangelo Michele, risentono dell’interpretazione della sua figura come guerriero che difende il popolo cristiano. L’antico Sacramentarium Veronese, che intorno al VI sec. raccoglie testi eucologici anteriori, contiene cinque formulari di Messe per la Dedicazione della Basilica degli Angeli sulla via Salaria ( nn. 844-859). A conclusione di ciascuno dei formulari si può leggere la preghiera di benedizione ( detta super populum) in cui l’invocazione costante all’arcangelo è quella di proteggere e difendere il popolo che appartiene al Signore del cielo e della terra ( appellativo divino che si riferisce alla onnipotenza del “ Dio degli eserciti” che vince per il suo popolo). Il mutato contesto socio-religioso influisce ovviamente sui processi di significazione. Questi formulari liturgici ci rimandando ad un’epoca di pace per la Chiesa. L’edito costantiniano di Milano, nel 313 d.C., le aveva dato la più ampia libertà di azione, facendone la religione dell’impero. Essa, quindi, non doveva più lottare contro nemici esterni che ne minavano la sopravvivenza. Così, quando i testi eucologici parlano della lotta in cui san Michele interviene come ausilio e protettore si fa riferimento alla lotta spirituale interiore del credente contro le tentazioni che si affacciano al suo cammino di sequela cristiana. Il dato biblico originario aveva mostrato un ampio orizzonte di comprensione delle vicende storiche alla luce della sapienza e del progetto di Dio. Il successivo dato liturgico riverbera il dato biblico nella vita del singolo. Questo procedimento di personalizzazione del dinamismo soteriologico ed escatologico della storia permette di sperimentare la propria singolare parabola esistenziale come un evento di amore e di grazia: Dio il quale manifesta la propria Signora sulla storia attraverso la provvidenza e la premura per le vicende degli uomini, soprattutto i deboli e sopraffatti usa la medesima premurosa attenzione verso la vita di ogni singolo uomo. In questo rapporto Dio-storia e Dio-uomo, l’arcangelo ha la funzione di combattere il male, ristabilire la giustizia e la libertà per il popolo di Dio, manifestare la presenza e l’aiuto di Dio nelle vicende storiche. 3. Così presentata la figura dell’arcangelo, ben si comprende la ragione per cui la Chiesa ha proclamato san Michele patrono della Polizia di Stato, la quale ha una sua specifica funzione sociale e pedagogica. Il tutore della legge, al servizio dello Stato e del popolo italiano, ha la funzione sociale della prevenzione del crimine, del ristabilimento della legalità e del diritto, della vigilanza sul rispetto delle leggi. La Polizia di stato, nell’esercizio della propria funzione sociale, ha di conseguenza anche una funzione pedagogica positiva e non solo di deterrente dal crimine. L’opera e la presenza della Polizia di stato deve servire a far emergere nella popolazione la co, di prevenzione, di soccorso, di ausilio, di protezione sembrano legare l’opera dell’araldo angelico a quella dell’araldo della legge. |
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