PERCHE’ MARIA E’ ASSUNTA IN CIELO Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
giovedì 01 febbraio 2024 | |
In Maria il suo essere piena di grazia, secondo il saluto dell’angelo dell’Annunciazione la rendeva capace di essere innalzata in Cielo ad un grado di gloria infinitamente superiore anche a quello del gran principe del cielo san Michele, il più sublime degli spiriti beati. La liturgia della festa dell’Assunzione lo proclama: “La Santa Madre di Dio è stata esaltata al di sopra dei Cori angelici nel Regno dei cieli”(Antifona ai Vespri dell’Assunzione). ...
E la liturgia precisa subito perché la Vergine è stata innalzata così in alto: “Ma è perché Ella ha creduto, / E’ perché Ella si è abbassata, / Che ora noi La proclamiamo beata”. E’ perché ella non fu mai Regina su questa terra, se non la Regina dei Dolori, che ella è in cielo la Regina degli angeli. Della sua indicibile regalità, della sua maternità divina, nulla trasparì agli occhi degli uomini ed ella stessa non beneficiò di nessuno di quei privilegi che i pittori le hanno accordati; perché, passato il giorno dell’Annunciazione e la visita di Gabriele, Maria non ebbe più diritto di nessun’altra donna alle comunicazioni angeliche. Non si trovò nessun angelo, il venerdì santo di passione, per venire a spiegarle la sofferenza che la colpiva né parlarle della Resurrezione. Gabriele non si manifestò una seconda volta per confermarle le promesse che le aveva fatto una volta: “Ecco che tu concepirai nel tuo seno e avrai un figlio, e tu lo chiamerai col nome di Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre; egli regnerà sulla casa si Giacobbe per i secoli dei secoli ed il suo regno non avrà fine”. In fatto di trono di Davide, il suo figlio unico non aveva avuto che la croce, l’infamia assoluta secondo quello che era scritto nella Legge: “E’ maledetto da Yahvé, colui che pende al legno”. Perché la grandezza suprema della Vergine, e quella di Suo Figlio, è di avere rifiutato di giocare col destino umano, assumendolo nella sua realtà e fino agli abissi della sofferenza, senza mai ricorrere agli addolcimenti miracolosi. Questo spogliarsi volontario, ed il grande silenzio che circonda la persona di Maria nei Vangeli, non mancarono di turbare certi fedeli che, gli uni per pietà, gli altri per curiosità, lamentavano di non saperne di più su di lei. Uno degli scopi dei testi apocrifi fu di rispondere a questi interrogativi lasciati senza risposta dai libri canonici. Il meraviglioso tiene, negli apocrifi, un posto importante, ed il mondo angelico vi è strettamente mischiato. Il testo conosciuto sotto il titolo di “De ortu beatae Mariae et infantia Salvatoris” ed attribuito allo Pseudo-Matteo ne dona diversi esempi. Piccolissima, la Vergine è già oggetto dell’attenzione speciale degli angeli che scendono dal cielo per darle un cibo degno di lei e le rivelano le grandezze ed i misteri divini. Quando ella è condotta al Tempio dai suoi genitori al fine di esservi allevata, Maria irradia tante perfezioni che diviene oggetto della gelosia delicata delle sue compagne. Un giorno, per derisione, queste La salutano col titolo di “Regina delle Vergini”. Ma i loro sarcasmi le restano di traverso in bocca quando Gabriele appare loro ed annuncia che esse hanno profetizzato senza saperlo, “perché questo titolo sarà molto vero”. Più tardi, e lungo tutta l’infanzia di Gesù, gli angeli restano i familiari della Santa famiglia, aiutandola nei loro lavori domestici... In questo mondo, durante la vita terrena della Madonna, gli angeli non si impegnarono più di tanto al servizio della loro Regina. Ma che essi vi erano nell’altro mondo, la Chiesa ne ebbe abbondanti conferme. San Gregorio Magno non si sbagliò affatto ed attribuì, al momento dell’apparizione di Castel Sant’Angelo, all’intercessione di Maria la clemenza divina, espressa dal gesto di Michele arcangelo che ripone la sua spada nel fodero. D’altronde, l’arcangelo si manifestò al papa nel momento preciso in cui la processione intonava il canto del Regina caeli. Gli ortodossi, forse ben più di noi cattolici, hanno amato dire dell’Assunzione della Vergine dopo la sua dormizione, la sua salita al cielo col suo corpo preservato dalla morte. Gli ortodossi infatti guardano come certo che Maria non morì ma che Ella si addormentò. Gli angeli vennero a cercarla, al fine di portarla vivente in cielo e preservarla dalla corruzione della tomba. E san Michele portandosi incontro, accompagnato da tutto l’esercito celeste, al fine di preparare a Maria una entrata trionfale nel regno di suo Figlio e scortandola fino al trono che le era riservato per l’ora della sua incoronazione. Numerosi mistici, questa Corte celeste e regale l’hanno vista e descritta. Quando, nell’ultimo terzo del XIII secolo, santa Geltrude entra nel monastero di Helfta, ella è meno spinta dal fervore spirituale che dal desiderio di studiare. In terra germanica, Helfta è una di quelle case religiose in cui le arti del trivio e del quatrivio irradiano. Ecco quello che ha motivato dapprima la vocazione di Geltrude. Durante diversi anni, la ragazza si consacra interamente allo studio, assorta nelle sue ricerche. Nulla può lasciare indovinare il fuoco che cova sotto questa cenere. E poi, Geltrude ha ventun anni, ecco che Cristo le appare. Le annuncia che Egli l’ama con un diletto particolare e che le chiede il suo amore in cambio. Geltrude che, pertanto, non saprebbe ignorare che questo amore mistico è una sorgente di sofferenze corporali e spirituali terribili in cambio dei favori ricevuti e delle grazie accordate, una vera e formidabile associazione alla Croce, non lesina. Ella si dona interamente all’Amore, accetta tutto, sarà una delle prime messaggere del Sacro Cuore. Le visioni si moltiplicano. Il suo Libro delle Rivelazioni ne è pieno. Un giorno che è una festa mariana, Geltrude è scesa nella chiesa che ella percepisce piena degli angeli custodi delle sue compagne; essi stanno in piedi a loro fianco, tenendo ognuno una cesta di fiori e di frutti magnifici. Questi frutti e questi fiori rappresentano i sacrifici e le opere buone delle religiose. Altri angeli dispongono, al posto abituale della badessa, che è allora la grande Santa Matilde di Helfta, un trono d’oro. La Vergine, a suo tempo, verrà a sedersi. Allora, gli angeli, riprendendo i canti delle monache, di volta in volta avanzeranno e deporranno ai suoi piedi le ceste con i frutti e i fiori in segno di omaggio. |
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