SAN BEDA IL VENERABILE E IL DIAVOLO Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
domenica 14 gennaio 2024 | |
Beda nacque a Jarrow nel 672-673 ed ivi morì nel 735, la sua vita fu povera di avvenimenti esteriori. Durante i suoi cinquant’anni di vita monastica non si allontanò mai dal monastero, salvo per qualche viaggio necessario ai suoi studi e alle sue ricerche teologiche. Beda è uno dei massimi rappresentanti della cultura celtica dei monasteri irlandesi e uno dei maggiori teologi dell’Alto Medioevo. Le sue opere sono numerose e abbracciano praticamente tutti i campi dello scibile umano. ... Si possono dividere in tre grandi gruppi: a) le opere grammaticali e scientifiche comprendono tutte le materie del trivio e del quadrivio. In particolare emerge De Rerum natura, una specie di ampia e sistematica enciclopedia in 51 capitoli; b) le opere storiche sono fonti insostituibili e di capitale importanza. Primeggia la Historia ecclesiastica gentis Anglorum, che narra le vicende della storia britannica da Cesare all’anno 731, attingendo talora a fonti di prima mano. Le sue biografie sono utili per la ricostruzione dell’attività monastica di quel tempo; c) le opere teologiche costituiscono la parte più cospicua della sua produzione letteraria. Comprendono soprattutto commenti al Pentateuco, ai Salmi, ai Vangeli di Matteo, Marco e Luca, agli Atti degli Apostoli. L’esegesi viene fatta sulla Volgata e si svolge tenendo presente i quattro sensi della Scrittura: storico – letterale, allegorico, morale e anagogico, esposti con precisione in De Tabernacolo et Vasis eius (1,6). Nella teologia di san Beda detto il Venerabile, ma che in realtà è stato canonizzato dalla Chiesa e si festeggia il 25 maggio e che presenta la sintesi delle idee iberiche ed anglo-sassoni, un largo posto è fatto agli angeli e ai diavoli. La sua concezione del diavolo si era formata sulle tradizioni di Agostino, Gregorio Magno ed Isidoro. E’ utile indicare il suo pensiero, perché esprime la situazione del tempo intorno a questa tematica. Beda dice che il diavolo ha parlato per mezzo del serpente, in quanto è entrato in lui e, attraverso di lui, si è rivolto alla donna. Il diavolo ha fatto ciò per invidia dell’uomo, creato ad immagine di Dio e per questo ha cercato di persuadere i propri progenitori a mangiare del frutto proibito. Il peccato d’invidia è collegato a quello di superbia perché l’invidia procede dalla superbia e di queste due colpe si è macchiato il diavolo sin dall’inizio: per la superbia fu scacciato dal cielo e per invidia ingannò l’uomo. I demoni, quali angeli decaduti, sono posti e legati nell’aria tenebrosa, che è l’inferno, ma essi attendono tormenti più grandi per il giorno del Giudizio. Come in Gregorio Magno e Isidoro di Siviglia anche Beda crede nella prospettiva escatologica della finale sconfitta del diavolo impersonato nell’anticristo. Tutti i demoni subiscono sempre e ovunque la pena del fuoco; anche se vagano per l’aria e sulla terra essi portano con sé questo tormento indistruttibile delle fiamme come il malato di febbre ovunque si trova o qualunque cosa faccia, senta in sé il bruciore del male.
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