LA SUGARCO PUBBLICA FELICI COME GLI ANGELI Di Elia Lucchini |
Scritto da Amministratore | |
domenica 03 dicembre 2023 | |
Don Marcello Stanzione è l’autore del libro “Felici come gli angeli” che l’editrice milanese Sugarco stampa in questo fine 2023 come strenna di Natale. Gli angeli buoni sono spesso indicati con il termine di beati spiriti celesti. Con il termine beati si intende creature felici. L’eminente teologo san Tommaso D’Acqino scrive testualmente nella sua Summa Theologiae« Il termine beatitudine sta a indicare il conseguimento del bene perfetto. ... Perciò chiunque è capace del bene perfetto, è in grado di raggiungere la beatitudine. Ora, che l'uomo sia capace del bene perfetto lo dimostra il fatto che il suo intelletto è in grado di apprendere il bene universale e perfetto, e la sua volontà è in grado di desiderarlo. Quindi l'uomo può conseguire la beatitudine» ( ST I-II, 5,1 co). L'uomo per Tommaso d'Aquino può conseguire la beatitudine perché è in grado di apprendere tale bene e la sua volontà lo desidera. Un ruolo preponderante nel cammino che conduce alla beatitudine è attribuito dall'aquinate alle virtù teologali: esse hanno Dio per oggetto, da esse siamo indirizzati a Dio e sono infuse in noi da Dio soltanto e ancora le conosciamo per rivelazione divina in base alla Sacra Scrittura. Le virtù teologali rendono presente nello spirito umano Dio come oggetto della beatitudine, hanno la funzione di unire l'anima umana con Dio (ST I-II 68, 8). La beatitudine imperfetta non è autosufficiente, non rappresenta un fine concluso in sé stesso, accessibile allo sforzo della ragione umana. Tommaso precisa che esistono diversi gradi di beatitudine a seconda dei diversi soggetti: Dio, gli angeli, l'uomo nella vita eterna, l'uomo in questa vita, inoltre egli afferma, gode una aliqua partecipatio beatitudinis, tanto maggiore quanto più la vita presente somiglia a quella futura. Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n° 335 afferma: che fin da quaggiù, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla società beata degli angeli e degli uomini, uniti in Dio. Tutta l'antichità cristiana comprese la vocazione dell'uomo credente come una vocazione a partecipare alla vita angelica, in quanto questa si determina con la visione di Dio. Quando la tradizione cattolica parla di vita angelica, considera soprattutto la funzione di lode che svolgono gli spiriti celesti. In realtà l’imitazione della vita angelica implica ugualmente nella tradizione dei Padri, la lode e la contemplazione oltre l'ascetismo, la castità e tutte le virtù che avvicinano l'uomo alla purezza degli angeli. Però “vita angelica” non è sinonimo di “angelismo”. Non si tratta di sopprimere, dimenticare o disprezzare la carne in quanto tale, bensì di dominare e purificare una carne macchiata e viziata dal peccato. L'uomo non cambia per natura; non si propone di raggiungere la condizione naturale degli spiriti puri, ma di arrivare al coronamento di una salvezza in cui l'uomo e l'angelo sono uguali al cospetto di Dio. L'uomo è concittadino degli angeli, ha con loro comunità di vita, però questo solo a partire dall'ordine delle essenze che esprime la nuova condizione storica degli eletti. La salvezza ci comunica una partecipazione alle funzioni, la vita e la beatitudine degli spiriti celesti. Non è la natura, bensì la vocazione degli angeli quello che ci si propone come ideale cristiano: una vocazione di purezza, di santità, di stare con Dio, di vederlo, di contemplarlo, di servirlo, di lodarlo. Solo nel Paradiso celeste la vita angelica degli uomini troverà la sua piena realizzazione; però già adesso, inizialmente, è possibile condurla in questo mondo. E la tradizione l'ha vista inizialmente incarnata specialmente nelle vergini consacrate, negli asceti e nei monaci e poi in seguito in tutti gli uomini di buona volontà. |
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