SAN PIO DEVOTO DELLA MADONNA Di don Marcello Stanzione |
Geschrieben von Amministratore | |
sabato, 02 dicembre 2023 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Padre Pio fin da piccolo aveva sentito l’assistenza della Mamma celeste ed era proprio Lei a consigliarlo nell’apostolato che il padre svolgeva. Riporto questo episodio legato alla fine dell’anno di noviziato, dopo aver emesso i voti temporanei. «Giorni fa mi è accaduto un fatto insolito, mentre mi trovavo in coro con fra’ Atanasio. Erano circa le 23.00 del 18 gennaio, quando mi trovai lontano in una casa signorile, dove il padre moriva mentre la bimba nasceva. Mi apparve allora Maria Santissima che mi disse: “Affido a te questa creatura. È una pietra preziosa allo stato grezzo: lavorala, levigala, rendila il più lucente possibile, perché un giorno voglio adornarmene. Non dubitare; sarà lei che verrà da te, ma prima la incontrerai a S. Pietro”. Dopo ciò mi sono ritrovato nuovamente in coro». ...
La piccola affidata dalla Madonna a fra’ Pio era Giovanna Rizzani, sposata Boschi e nata ad Udine il 18 gennaio 1905 da Giovanni Battista e da Leonilde Serrao. Ella può essere considerata la prima figlia spirituale del padre. L’incontro di cui parlò la Madonna a san Pietro è documentato da una testimonianza della stessa Giovanna. «Io non sapevo nemmeno che esistesse P. Pio e, quando l’ho visto la prima volta, l’ho preso per un cappuccino qualsiasi in un tardo pomeriggio del 1922. Insieme con un’amica andai in S. Pietro, perché avendo dei dubbi sulla fede, avevo bisogno di chiarimenti. Frequentavo a Roma un corso universitario di teologia, ma, avendo saltato un anno, prendevo ripetizioni di filosofia da un certo professore De Cesare, che in fondo era un ateo. Così io volevo convertire lui e lui voleva convertire me, ma parlando, parlando qualcosa di suo mi rimaneva dentro. Un tardo pomeriggio dell’estate 1922 andai, dunque, a S. Pietro con quest’amica, che abitava sul lungotevere Mellini. Ci dicevamo: lì ci saranno dei teologi con cui poter parlare. Arrivammo però sul tardi ed a quell’ora nella basilica era rimasto solo il sacrestano. Chiesi a lui se si poteva incontrare qualche sacerdote. Mi rispose: “Mi dispiace, signora, ma non c’è più nessuno. Adesso vado a cercare. Mi aspettino: se trovo, bene, altrimenti… devo chiudere”. Si allontanò. Noi ci dirigemmo, dove erano disposti i confessionali, e dal secondo io vidi affacciarsi un cappuccino giovane sui 35-36 anni. Allora mi accostai e dopo averne avuto il consenso comincia a parlare. Chiarii subito: più che una confessione avevo bisogno di esporre dei dubbi di fede, specialmente sulla Santissima Trinità. Mi ascolto e poi mi disse: “Può, figlia mia, la nostra piccola intelligenza comprendere e spiegare i misteri? Solo con qualche similitudine possiamo accostarci ad essi. La Santissima Trinità!... Senti, hai visto mai quando si fa il pane? La donna prende la farina, l’acqua ed il lievito, l’impasta ed i tre elementi diventano una cosa sola. Poi, dividendola in parti uguali, ne fa tre pani. Questi sono diversi, ma sono parti di una sola sostanza.” […] Mi allontani dal confessionale con il cuore sereno. […] Circa un anno dopo questo misterioso avvenimento decisi di andate a S. Giovanni Rotondo in seguito ad una dolorosa prova. Con delle amiche venne anche mia zia. Incontrai P. Pio nel corridoio del chiostro. Mi fissò e disse: “Giovanna, io ti conosco”. No, padre, non è possibile, risposi. “Ti conosco da quando sei nata. E poi non ti ricordi a S. Pietro?”. […] “Finalmente sei venuta, figlia mia. Per anni ti ho aspettato: la Madonna mi ti ha affidato nel giorno della tua nascita, mentre tuo padre moriva, perché tu devi essere una pietra preziosa, da me lavorata, di cui la Madre di Dio vuole adornarsi”».
Questo breve episodio della vita del padre fa emergere come la Madonna non solo si prendesse cura di lui, ma come egli fosse uno strumento prescelto per poterla aiutare nel soccorrere tanti suoi figli. Sono preziose anche le pagine che ci ha lasciato padre Pellegrino Funicelli, nelle quali emerge che il motivo di fondo che spingeva padre Pio ad ore ed ore massacranti nel confessionale era che egli doveva « riconsegnare le anime alla Madonna, dalla quale, con un patto che aveva ricevute in consegna». Con molta probabilità, questo fatto è stato sancito all’atto della chiamata del giovane Francesco a seguire il Signore, quando Gesù e Maria gli svelarono che la sua missione sarebbe stata quella di combattere il maligno per strappargli dalle mani le anime. In questa attività, dunque, che costituirà il suo compito specifico di sacerdote, Padre Pio si impegnerà per tutta la sua vita, ma avrà un assistente eccezionale: la Vergine Santissima. Il padre dichiara umilmente: «Io, docile strumento nelle mani della Madonna, durante tutta la vita ho voluto fare un po’ di pulizia nelle anime; queste anime ho voluto adornarne di buoni propositi, sia assolvendo, sia negando l’assoluzione». Padre Pio, inoltre, ci rivela, con estrema semplicità e chiarezza, alcuni particolari del modo in cui svolge il suo ministero di confessore. Da una parte si vede la Madonna che, come una madre premurosa, accompagna per mano al confessionale i suoi figli bisognosi di perdono, mentre dall’altra un servo obbediente che asseconda tutte le richieste della sua Mamma amorevole. Afferma p. Pio: «Lei mi accompagna nel confessionale, per mettermi a disposizione fratelli e mi mostra, sempre coperte dal velo della sua pietà, le anime innumerevoli in attesa di un’assoluzione distruttrice di ogni male e creatrice di ogni bene. Per merito e volere suo ho la gioia di contemplare questo fenomeno di grazia con i miei occhi ed ho anche la gioia di vedere interpretato come vuole Lei il significato delle mie assoluzioni e di tutte le opere che vengono appresso».Con questa ultima espressione il santo conferma che il suo compito di confessare non terminava con l’assoluzione. Infatti egli rimaneva vicino alle anime appena confessate, per seguirle con l’amore e l’attenzione di un padre, diventando in tal modo il loro accompagnatore, seguendole sempre come «la loro ombra». Anche durante la confessione ella lo assiste mentre con i suoi occhi misericordiosi avvolge il cuore ferito dei peccatori: «E, se nel momento di dare l’assoluzione io non avessi dinanzi gli occhi la Madonna, seduta - come soltanto una madre sa sedere in tribunale - nella poltrona di presidente, io l’assoluzione non la darei mai a nessuno, e non tanto per la indegnità dei penitenti, quanto perché assolvere mi sembrerebbe un furto, un inganno».Da quanto detto non ci si meravigli nel riscontrare che quanto succedeva nel confessionale era una confessione fuori dagli schemi comuni. Quando il padre, ad esempio, allontanava i penitenti con rigore, tanto da essere accusato di essere burbero e di poca sensibilità, egli sapeva bene quello che faceva ed a chi affidava quelle anime, «pregando tanto» per loro. Questa assistenza di Maria il padre non l’avvertiva solo quando amministrava il sacramento della confessione, ma in tutte le cose da lui compiute. Basti pensare al piccolo ospedale inaugurato a san Giovanni Rotondo nel 1925 intitolato a S. Francesco per venire incontro alle prime esigenze della popolazione, fino ad arrivare alla grande opera di Casa Sollievo della Sofferenza, per la quale egli amava ripetere: «Se non mi sentissi a fianco la Vergine Santissima, intenta a dispensare grazie a piene mani, io mi considererei un povero filantropo, e allora sì che sarei un “pover omo” determinato ad unum, cioè un povero deficiente indegno di premio e di castigo, non imputabile, irresponsabile».Se nella programmazione delle molte opere a volte mancava la copertura economica, c’era sempre la voce della Consigliera celeste. Diceva il padre: «A me bastano i suggerimenti e gli sguardi della Mamma Celeste per darmi ogni possibilità e tanto coraggio nella carità verso i fratelli. Si dice che qualsiasi amore naturale fa compiere gesta eroiche e mirabili. Che cosa allora non deve esserci di strabiliante, se si considera questa sorgente di carità che è la Mamma Celeste? Io ho l’impressione che sia Lei che si mette a far tutto al mio posto. Il suo sorriso materno mi incoraggia a rimanere sempre in servizio in questo mondo, da cui vorrei uscire. Rimango – e mi auguro sempre attivo – per la forza che attingo da Lei».
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