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INTERVISTA DI GELSOMINO DEL GUERCIO A DON MARCELLO STANZIONE PER IL SITO SPAGNOLO EL DEBATE PDF Stampa E-mail
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lunedì 02 ottobre 2023

INTERVISTA DI GELSOMINO DEL GUERCIO A DON MARCELLO STANZIONE PER IL SITO SPAGNOLO EL DEBATE1) Perché oggi dovremmo credere all’esistenza degli angeli? 

Il nome angelo viene dal greco e significa messaggero (colui che porta l’annunzio) nel senso di inviato da Dio; nella Bibbia essi sono chiamati anche con altri nomi, per esempio: figli di Dio, servi di Dio, (Giacobbe 4,18), esercito del Signore (Giacobbe 5,14), vigilanti (Daniele 4,10). In quanto “destinati agli incarichi” compiono per ordine di Dio numerose funzioni: li troviamo a combattere contro le schiere ribelli, a difendere il Paradiso Terrestre, a soccorrere gli uomini, a portare loro indicazioni per seguire la retta via. ...

 
Ma il termine, come afferma S. Agostino e come viene ricordato dal Catechismo (§ 329), indica il loro nome e non la loro natura, spirituale ed incorporea. Gli angeli esistono, eccome. Dovremo credere certamente alla loro esistenza. Non si tratta solo di storie della Sacra Scrittura o di invenzioni letterarie, di antichi miti mesopotamici o di visioni apparse a mistici o profeti. Si tratta di una presenza concreta che possiamo constatare nella vita di ogni giorno e di cui ci parlano non solo mistici, ma uomini normali, uomini che potremmo definire “della vita quotidiana”, uomini appartenuti a tutti i tempi, dall’epoca antica al Medioevo, dal Rinascimento ai nostri giorni, uomini la cui esistenza è certa e la cui veridicità sarebbe difficile negare. L’esistenza degli angeli ha una funzione importantissima nell’insieme della dottrina cattolica: chi non tiene conto della loro presenza, non raggiunge l’equilibrio necessario per la vita della propria fede.

2) Come si può manifestare un angelo?

Gli angeli, come pure i demoni, non possono agire direttamente sulla nostra anima e la nostra volontà che, salvo il peccato mortale che li consegna al diavolo, sono incatenate per tutti eccetto Dio.

         E’ loro consentito, per contro, agire sui nostri sensi e la nostra immaginazione per mezzo di apparizioni sensibili. Per averle lui stesso sperimentate, San Giovanni della Croce le descrive così: “Accade spesso alle persone avanzate nella spiritualità di vedere dei personaggi e delle figure dell’Altra Vita, quali i Santi e gli Angeli, buoni o cattivi; di essere illuminati da qualche luce straordinaria.

         Talvolta, esse sentono delle parole insolite pronunciate dalle persone che appaiono loro, o da altri che esse non vedono. Altre volte, il loro odorato è colpito da odori piacevolissimi, senza che esse sappiano da dove provengono questi odori. Lo stesso accade per i sapori” (San Giovanni della Croce, La Salita del Carmelo).

         Questo tipo di azione è detto more humano, al modo dell’uomo.

         L’altro modo è chiamato more angelico, al modo degli angeli.

         Esso può esercitare la sua azione sul mondo materiale in maniera visibile per noi. Così si spiega il vento misterioso che, l’11 febbraio 1858, agita i bordi del fiume Gave di Lourdes senza, comunque, fare muovere gli alberi. Così si spiega anche il celebre miracolo del sole volteggiante di Fatima, il 13 ottobre 1917.

         Un altro modo angelico agisce direttamente sui sensi di un vedente, provocando quello che è convenuto chiamare una apparizione. Altrimenti detto, “ogni manifestazione sensibile di una persona o di un essere la cui presenza nelle circostanze in cui essa si produce non saprebbe spiegarsi nel corso naturale o normale delle cose” (Dizionario di teologia cattolica).

         Questo intervento può essere così forte che sospende i sensi del vedente, provocando un fenomeno di estasi.

         L’apparizione, qualificata di immaginaria, non significa che è il prodotto di uno spirito stanco ma che l’angelo utilizza la nostra immaginazione, la nostra memoria, le nostre passioni. E’ a questo tipo che sono collegate le apparizioni sotto forma onirica. Resta il modo più frequente e più ordinario, l’insensibile, che si confonde col nostro proprio pensiero fino a sembrarci naturale.

         Dio ha dunque colmato i suoi angeli di tutti i doni; è questa perfezione, questa eccellenza, che proclama la Bibbia quando essa li designa semplicemente col nome di Virtù.

         Una virtù, nel senso primitivo della parola, è una eccellenza intrinseca che costituisce il grado di perfezione di un essere, e la sua energia nel produrre gli atti che gli sono proprie. La parola latina virtus non si traduce con virtù ma con coraggio, bravura, la qualità che, agli occhi dei Romani, era propria all’uomo (vir), essendogli essenziale.

         La qualità intrinseca degli angeli li rende atti a servire perfettamente Dio. Tali sono dunque il loro unico scopo, la loro unica preoccupazione, quelli che giustificano tutti i loro interventi.

Un angelo è presente in un determinato luogo in forma virtuale, non fisicamente o secondo un corpo, ma in base alla forza della sua azione, "per l'applicazione della virtù Angelica". E’ per questo che nella Bibbia leggiamo l'espressione l'angelo "appare" nel senso che si fa subito presente. Non si dice che sia venuto seguendo un cammino, attraversando uno spazio, per arrivare a un altro. Un angelo non può essere presente in un luogo come un oggetto fisico, che l'occupa in modo che nessuna altra cosa possa stare in questo luogo ( = contatto fisico). Lui è presente per l'effetto del suo agire (= contatto operativo); se l'oggetto della sua azione si muove, lui lo "accompagna" o "si muove" con tale oggetto come dice la Sacra Scrittura: "l'angelo di Dio che marciava davanti all'esercito degli israeliti, cambiò posto e passò dietro". Questo si permette due conclusioni: la prima è che vari angeli possono "essere presenti" nello stesso posto, come nella stessa stanza, entrano nello stesso tempo, come onde radio; o i raggi della luce del sole e delle lampade accese. La seconda conclusione è che anche un solo angelo può "agire " in diversi posti contemporaneamente, come una legge fisica è efficiente in tutti gli oggetti sottomessi a lei, o come la parola pronunciata può essere sentita da varie persone simultaneamente.

 

3) Gli angeli custodi chi sono e davvero ogni persona ha un angelo custode? 

Gesù cita direttamente gli angeli varie volte. Ad esempio in Matteo 12,10 parla in particolar modo degli angeli custodi: «Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli». Ma Gesù, nei Vangeli, fa molto più che parlare di loro: Egli interagisce con gli angeli durante tutta la propria esistenza. Abbiamo un angelo che reca l’annunzio a Maria, uno che ammonisce San Giuseppe, ci sono quelli che destano i pastori perché vadano a rendere omaggio al Bambino nella stalla; quelli che recano a Gesù il cibo dopo il digiuno nel deserto e quello che lo conforta nel giardino del Getsemani. C’è infine l’angelo che fa rotolare l’enorme pietra che chiude il Sepolcro e poi aspetta le pie donne per dar loro l’annunzio della Resurrezione. Ogni angelo ha un compito specifico: quello degli angeli custodi consiste nel guidarci «sulla strada della salute, assistendoci con le buone ispirazioni ricordandoci i nostri doveri» come recitava il Catechismo di S. Pio X. Per contro, noi dobbiamo essere sempre «essere riconoscenti alla divina bontà per averci dato gli Angeli a custodi, ed anche ai medesimi Angeli per la cura amorosa che si prendono di noi», rispettando la loro presenza senza offenderli, seguendo le ispirazioni che ci danno, pregando Dio con la maggiore devozione possibile (affinché meglio essi possano portare le nostre offerte al Signore) ed invocandoli spesso e con piena fiducia.

 L’angelo custode è uno spirito buono, cioè un essere senza corpo che ha l’indicibile gioia ed onore di contemplare sempre il Volto divino e di incontrare in esso la sua felicità essenziale e veritiera, permanente e sicura; di buon grado accetta ogni ordine di Dio, poiché appartenere a Dio e servirlo lo rendono assolutamente felice, lo appagano totalmente. Il diavolo o demonio invece è semplicemente un angelo caduto che conserva i poteri e i limiti della natura angelica, usandoli solamente contro Dio, per odio verso di Lui in tutto quello che è vero, bello e buono; però può usarli nella misura in cui Dio glielo permette. Vari Padri della Chiesa esprimono la fede nell’esistenza di angeli custodi: mi riferisco a personalità del calibro di San Girolamo, San Gregorio Nazianzeno, San Basilio, San Ilario, Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, San Pietro, San Damiano, San Bernardo e San Tommaso d’Aquino. Insomma, la dottrina dei Padri è unanime: ci sono angeli di Dio inviati per il servizio e per proteggere gli uomini. Ma non si tratta solo dei Padri della Chiesa: quasi tutti i santi accettarono questo dono di Dio e molti di essi svilupparono un contatto vivo e personale con il loro angelo custode, con devozione e amore straordinari.

 

4) Dove vivono gli angeli?

          La tentazione è di rispondere subito: In cielo, senza precisazione poiché il cielo, in senso religioso, non potrebbe essere localizzato geograficamente. Ed è vero che il cielo, il Paradiso, è la residenza normale degli angeli che non hanno fallito.

         Tuttavia, tutti i teologi, e dapprima Sant’Ambrogio e Sant’Ilario, si intendono per affermare che un grandissimo numero di angeli sono perpetuamente, se si osa dirlo, “all’estero” od in “spostamenti professionali”. Sono gli angeli custodi delle creature viventi e le Potenze in carica nel buon cammino dell’universo e degli elementi. “L’aria è tutta interamente piena di angeli”, così afferma San Giovanni Crisostomo.

        Tuttavia, la natura spirituale dell’angelo gli permette, anche se non è dotato di ubiquità, di muoversi alla velocità del pensiero. Soprattutto, l’Angelo non è mai assente dal cielo poiché non perde mai, ovunque egli sia, la visione beatifica, la contemplazione di Dio. Egli unisce così quello che sembra inconciliabile all’uomo: la contemplazione e l’azione. San Tommaso d’Aquino precisa che questa azione scorre precisamente da questa contemplazione, poiché l’angelo realizza nel mondo i disegni di Dio che ha contemplati in Dio. Questa teoria tomista è solidamente fondata sul Vangelo. “Io sono Gabriele, che sto davanti a Dio”, dice l’Arcangelo a Zaccaria, annunciandogli che egli non tarderà più ad essere padre. E l’impiego del presente non è fortuito. Gabriele non smette di stare davanti al Trono dell’Altissimo, pur essendo realmente presente nel Tempio.

         Non si tratta là di una prerogativa principale conferita a questo grandissimi signori della Corte divina che sono i Serafini Michele, Gabriele e Raffaele, ma di un bene comune a tutta la Gerarchia angelica e che si estende all’ultimo degli angeli custodi. Gesù lo precisa: “Guardatevi bene dal disprezzare qualcuno di questi piccoli; perché, vi dico, i loro Angeli, nei cieli, vedono costantemente il volto del Padre Mio che è nei cieli”(Mt 18,10).

         Questa presenza degli angeli sparsi attraverso il mondo risponde ad una necessità: contrastare l’azione degli angeli decaduti cacciati dal cielo e che, per la maggior parte di loro, non sono obbligati a restare nell’Inferno.

 

5) Perché il culto di San Michele Arcangelo è più diffuso rispetto a quello degli altri angeli.

Sicuramente Dio ha dato un nome a tutti gli angeli, ma noi ne conosciamo solo tre: Gabriele, Raffaele e Michele. In ognuno di essi c’è la radice “El”, Dio: Michele significa “Chi come Dio?” ed è il grido di battaglia contro le schiere degli angeli ribelli; Raffaele significa “medicina di Dio” o “Dio guarisce”; Gabriele significa “l’uomo forte di Dio”. Come già accennato, il nome Michele è un grido di battaglia: Mi-ka-El, “Chi come Dio?”, rivolto alle schiere degli angeli ribelli. In Italia il suo culto fu abbracciato dai Longobardi, che fecero della grotta sul Gargano, dove egli apparve, il santuario nazionale del loro Regno – che andava dall’Italia del Nord fino alla Puglia – e realizzarono il tratto meridionale di quella che poi si sarebbe chiamata Via Sacra Langobardorum e che univa i tre principali santuari micaelici europei: il più antico, quello del Gargano (che ha origine alla fine del V secolo), quello normanno di Mont Saint-Michel (sorto intorno all’anno Mille) ed in mezzo, quasi a metà strada, la coeva Sagra di San Michele. Va aggiunto che quello del Gargano non fu certo l’unico edificio sacro dedicato dai Longobardi all’Arcangelo, il cui culto distinse quel popolo germanico.

-          La spiegazione più semplice della loro devozione a san Michele è quella che essi videro nell’arcangelo guerriero la versione cristiana del loro dio Odino. C’è sicuramente una parte di verità, ma non c’è tutta la verità: è molto semplicistico dire che i popoli pagani si convertirono al cristianesimo semplicemente perché trovarono alcune figure della nostra religione simili a divinità del loro pantheon, per cui gli adoratori di Iside apprezzarono la Madonna o addirittura fu fatto loro credere che si trattasse della stessa divinità, mentre gli adoratori di Mitra ammirarono il Cristo solare… Sarebbe più corretto credere che alcuni aspetti della loro religione (falsa) incontravano determinati elementi della nostra religione (vera) e facilitavano la conversione (anch’essa reale e consapevole). Nella fattispecie, un popolo bellicoso come i Longobardi – che apprezzò San Michele al punto da dedicargli chiese e cappelle un po’ dovunque (ad esempio a Benevento, capitale della Longobardia minor, ognuna delle porte cittadine aveva accanto almeno una chiesetta o una cappella dedicata all’Arcangelo, per impetrarne la protezione) – era naturalmente attratto dalle virtù guerriere di San Michele. Passò quindi dal culto di Odino a quello dell’Arcangelo guerriero non semplicemente identificando le due figure, bensì ritrovando in quella cristiana gli attributi che lo attraevano in quella pagana.  Dobbiamo chiedere a San Michele, l'aiuto nella decisione a favore di Dio, per la fede e l'obbedienza, principalmente nell'ora decisiva della morte; Il Papa  san Giovanni Paolo II affidava a San Michele il destino del popolo romano: "Che il Santo Arcangelo protegga i destini del popolo romano, favorisca la loro prosperità spirituale e materiale, aiuti ognuno un secondo i dettami della norma morale; ravvivi negli amministratori della cosa pubblica la volontà di dedizione al bene comune, nel rispetto delle leggi e del vero interesse dei cittadini; compensi le persone oneste nella promozione dei valori fondamentali della giustizia, della solidarietà, della pace; allontani da questa città le calamità che affliggono questo nostro tempo, specialmente il deteriorarsi della famiglia, la violenza, la droga".

 

6) In Spagna le prime notizie angeliche a che periodo ed episodi si riferiscono?

La prima forma di devozione di una città, si sviluppa in Spagna a partire dal 400' in poi con relativa festa nel 1411, e vede protagonista per prima la città di Valenzia, dove sin dal 1392, vi è una cappella dedicata all'angelo custode. Il culto dell’angelo nella capitale della Comunità Valenziana, si sviluppa non solo a livello religioso, ma anche civico. Risulta essere, infatti, la prima città ad instaurare, tra il 1392 e il 1395, una venerazione civica, a livello municipale, per cui l’angelo della città ha una festa propria e viene invocato nel corso degli uffici, ma anche in occasione della commemorazione della ‘Reconquista’ della stessa città sui Mori, nel mese di Ottobre. Il giorno della festa dell’angelo, il corteo devozionale, partiva dalla ‘casa della città’, quello che oggi chiamiamo Municipio, Comune, luogo in cui si amministrava appunto la ‘res pubblica’, per poi arrivare alla cattedrale con tanto di stendardi e simboli della città. Durante questa processione, un  giovane vestito da angelo veniva portato nel seggio episcopale, ornato dei relativi attributi della maestà, quali sono: nobiltà, vermiglio e stendardo. Durante il periodo della peste che colpì Valencia, tra il 1647 e il 1648, furono collocate tavole con l’effige dell’angelo alle porte della stessa città e furono composti preghiere e inni affinché li liberasse da questo terribile morbo che si era abbattuto sulla capitale valenziana.

Solo nel secolo successivo questo tipo di devozione si diffuse nel vicinissimo Portogallo, più tardi in Austria e in alcune regioni italiane per lo più sotto l'influenza degli Asburgo. Intorno al 1450 anche nelle più vicine città catalane di Girona, e, nel 1493 a Saragozza si istituiscono feste annuali in onore dell'angelo della propria città.

 

7) Esistono santi spagnoli a cui sono apparsi angeli?

  Sono numerosi. Vorrei citare qui in modo particolare il domenicano san Vincenzo Ferreri.La vita di Vincenzo Ferreri è intimamente legata al mondo angelico. Egli stesso, a livello iconografico, viene assai spesso rappresentato come un angelo vestito da domenicano, con le ali dietro le spalle e una tromba in mano. Questo perché un giorno durante una predica in cui commentava il passo dell’Apocalisse “Poi vidi un altro angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo. Egli gridava a gran voce: Temete Dio e dategli gloria,
perché è giunta l'ora del suo giudizio”
  (Ap. 14, 6-7) affermò di esser lui l’angelo di cui parlava il libro sacro ed esortò i suoi uditori a dare gloria all’Altissimo perché il Suo Giudizio non era un avvenimento poi tanto lontano. Fra Vincenzo era un uomo e non un angelo ma sentì quel giorno di esserlo perché sentì improvvisamente data a sé una funzione che Dio dà ad alcuni angeli, in genere appartenenti al coro degli arcangeli, quella di annunciare grandi eventi.  Personalmente devoto agli angeli custodi, suo e pure delle persone che incontrava egli non perdeva occasione di magnificare dinnanzi ai fedeli la missione benefica loro affidata e di invitare caldamente a corrispondervi con gratitudine e docilità; e raccomandava caldamente la recita dell’invocazione Angelo di Dio, affermando che chi si lascia guidare dal suo angelo custode non smarrisce la propria strada.  Dio volle esortarlo un giorno ad aver devozione anche agli angeli custodi delle città e delle nazioni. San Vincenzo era un predicatore itinerante ed aveva ricevuto inconsapevoli aiuti nelle suo peregrinare da questi angeli. Le cronache narrano che stando un giorno per entrare a piedi insieme a un gruppo di fedeli nella città di Barcellona per ammaestrarne gli abitanti si fermò improvvisamente davanti alla porta della città detta allora Puerta del Orbs o Puerta Els e guardando in alto disse in dialetto catalano: Angel de Déu ¿Qué fas aquí? Che fai qui Angelo di Dio?  Dopo un po’, come se avesse ricevuto una risposta soddisfacente, era entrato in Barcellona attraverso la Porta. A chi gli chiedeva che cosa avesse visto e con chi avesse parlato raccontò di aver visto un grande angelo con una spada nella mano destra e una corona regale nella mano sinistra che aveva affermato, sempre in dialetto catalano, di esser l’angelo protettore di Barcellona per ordine dell’Altissimo che gli avrebbe dato aiuto. Dobbiamo credere che da allora fra Vincenzo non entrò più in nessuna città europea senza salutarne prima l’angelo protettore. Gli abitanti di Barcellona, saputa la visione di san Vincenzo, ribattezzarono subito Puerta del Orbs  Puerta del Angel.  Nel 1466 fu costruita presso di essa una cappella contenente una statua dell’Angelo di Barcellona. Oggi non esistono più né la Porta né la cappella.

8) Ci sono città o particolari luoghi in Spagna legati alla devozione angelica?

 Il culto dell’Angelo in Spagna non si limita solo a Valenzia da cui ebbe inizio nei primi anni del 1400, ma anche in altre città della Spagna, come a Saragozza, Navarra, Barcellona, Burgos, Toledo, Cordova e Mallorca.

In tutti questi luoghi, in cui l’angelo, con tutte le sue peculiarità e caratteristiche, diede un enorme e contributo divino, spirituale, ma anche materiale alle popolazioni di cui fu eretto custode e patrono. Ma la città in cui uno dei Santi Arcangeli è il Patrono, è Cordova, in cui si rivela in maniera del tutto singolare e straordinaria la devozione verso san Raffaele.

9) Come immagina il culto degli angeli in futuro? Sarà rilanciato o scomparirà?

Il culto agli angeli non scomparirà ma sarà sempre più forte nella Chiesa Cattolica del futuro.

 

 
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