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Convegno di Crescita e di Formazione Cristiana
SAN TOMMASO D’AQUINO E LA SUA DOTTRINA SUGLI ANGELI Di don Marcello Stanzione PDF Imprimir E-Mail
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domenica, 17 de settembre de 2023
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SAN TOMMASO D’AQUINO E LA SUA DOTTRINA SUGLI ANGELILe attività degli angeli sono state uno degli oggetti preferiti della contemplazione di san Tommaso d’Aquino. Il massimo genio di tutti i tempi della teologia cattolica era talmente affascinato dal mondo angelico che i posteri lo definirono ‘Doctor Angelicus’. ...

 

Per ricompensare la dedizione del suo affezionato segretario, Fra Reginaldo da Priverno, compose il “De substantis Separatis”, che è un magnifico trattato sugli angeli dei quali tratterà spesso sia nella Somma teologica che nella Somma filosofica. Gli angeli custodi, egli scrive, ci istruiscono illuminando le nostre immagini, fortificando il lume della nostra intelligenza, portandoci ad una migliore conoscenza della realtà. 

Tommaso studia a Parigi e a Colonia sotto la guida del maestro domenicano fra Alberto detto in seguito Magno, docente di cultura enciclopedica. A Colonia i suoi giovani confratelli scherzano sul suo atteggiamento silenzioso e sulla sua notevole corporatura fisica, e lo chiamano il bue muto. Sant’Alberto però osserva acutamente: “Noi lo chiamiamo bue muto, ma egli con la sua dottrina emetterà un muggito che risuonerà in tutto il mondo”. Tommaso diviene un docente assai carismatico in mezzo ai suoi studenti che riesce a coinvolgere in un modo straordinario. Si dice che dettasse tre o quattro libri in contemporanea ai suoi segretari. Il suo capolavoro è la “Summa Theologiae” nella quale raccoglie e fonde i contributi della filosofia classica, le conquiste della teologia e le inquietudini del suo tempo. Diviene il più rinomato dei teologi della sua epoca. Ma il 6 dicembre 1273 accade un atto misterioso: mentre celebra la Messa a Napoli qualcosa lo tocca profondamente e da quel giorno non scrive né detta più nulla. Si racconta che poco tempo prima, davanti al crocifisso mentre era in orazione sentì dirsi dal Signore: “Tu hai scritto bene di me. Che ricompensa vuoi?”. E Tommaso aveva risposto: “Niente altro che Te, Signore”. La mattina del 7 marzo 1274 muore all’età di 49 anni. Nel 1323 viene canonizzato e nel secolo XV riceve il titolo di dottore della Chiesa. E’ il patrono degli studenti delle università cattoliche, dei librai e dei filosofi.  La dottrina cattolica sugli angeli ebbe la sua sistemazione definitiva nella Summa Theologica:  Tommaso D’Aquino non poté non tener conto della tradizione religiosa, dalle opinioni e raffigurazioni popolari e in particolar modo dei testi biblici; ma soprattutto avvertì l’esigenza metafisica, offertagli dalla cornice ontologica aristotelica, di definire la natura essenziale degli angeli nella sua peculiare attività conoscitiva; la sua grande fatica speculativa fu quella di conciliare tradizione e testi biblici con le fondamentali teorie ontologiche; e bisogna riconoscere che egli seppe comportarsi con straordinaria abilità, con la disinvoltura – tipica dei teologi medioevali – di chi è profondamente convinto che le deduzioni razionali non sono condizionate da fattori soggettivi, ma corrispondono perfettamente all’ordine delle cose.  Per Tommaso gli angeli costituiscono, nella graduatoria degli enti, un piano essenziale del paesaggio metafisico; la loro esistenza è perciò necessaria e sta a confermare la continuità dell’essere; la distanza abissale che separa Dio dagli uomini e dalle altre creature meno perfette è, in qualche modo, colmata e resa meno terrificante. Negli angeli si manifesta anzitutto l’incommensurabile potenza di Dio: il loro numero infatti è di una infinitezza che sfugge ai calcoli del pensiero umano. Ma anche questa infinitezza si articola in una graduatoria di virtù e di potenze. Accettando le classificazioni angeliche esposte dallo pseudo – Dionigi l’Areopagita nel De hierarchia coelesti, che anche Dante accoglierà nel suo Paradiso, Tommaso distingue tre gerarchie e in ciascuna di queste tre ordini: il più vicino a Dio è l’ordine dei Serafini, gli spiriti amanti, il più lontano è quello degli angeli. Il rapporto fra i Serafini e Dio è immediato: soltanto ad essi spetta l’altissimo compito di assistere Deo, cioè di “intuire i segreti dei misteri divini nello stesso splendore della divina essenza”. Agli angeli, che formano l’ordine infimo e hanno con Dio soltanto un rapporto mediato, appartiene la funzione di custodire i singoli individui umani in tutto l’arco della loro esistenza, mentre agli angeli degli ordini immediatamente superiori è assegnata la custodia di più ampie collettività umane, come i popoli e le nazioni, e il movimento delle sfere celesti. A seconda che si discende dai Serafini agli Angeli, l’illuminazione divina, che è immediatamente partecipata ai Serafini, si fa mediata e in un certo senso si affievolisce, riversandosi, negli ordini inferiori, sul piano delle azioni e della storia. Ma all’intellettuale Tommaso ciò che più importava era la definizione della natura spirituale degli angeli. Una volta postulata la loro assoluta immaterialità, la loro attività conoscitiva veniva senz’altro svincolata da qualsiasi condizione spazio – temporale. L’atto conoscitivo degli angeli si compie nell’eternità: il suo tempo è l’istante senza dimensioni. L’intelligenza angelica non procede né per astrazione nèper dimostrazione: non ha bisogno, come quella umana, di estrarre il concetto dalle specie sensibili e nemmeno di dedurre conoscenza, in un processo discorsivo; essa è sempre in atto, e il suo atto è intuizione immediata dell’intelligenza. Ma l’inserimento dell’attività angelica nell’ambito delle cose visibili raggiunge la forma stessa della visibilità. Tommaso non può dimenticare i passi evangelici, dove si parla di apparizioni angeliche: a Maria, ai pastori, a Cristo dopo la tentazione, nell’orto di Getsemani, alle pie donne al sepolcro…Angelus Domini apparuit. Come conciliare queste apparizioni in forma visibile con l’assoluta immaterialità della loro natura? E’ ovvio che nessuna deduzione era possibile: era necessario accettare il dato della rivelazione e limitarsi a descriverlo. L’angelo – afferma Tommaso – può assumere un corpo visibile; e poiché l’aria è, fra gli elementi, quello che per la sua lievità non possiede né colore né forma e tuttavia, quando si condensa, può assumere forma e colore, come si può constatare nelle nuvole, il corpo assunto dagli angeli è formato di aria condensata per virtù divina. E che il corpo assunto abbia forma umana, e non un’altra, non può non essere altrettanto ovvio, dal momento che di tutti i corpi creati quello umano è il più perfetto. Quali siano poi le emozioni, che l’apparizione degli angeli suscita, Tommaso poteva precisare con l’appoggio di passi scritturali. Poiché l’angelo messaggero della Potenza inaccessibile, la sua apparizione arreca timore e tremore, al quale segue tuttavia un senso di gaudiosa sicurezza; ed è questo senso gioioso che rende possibile la discriminazione fra le apparizioni angeliche e quelle demoniache.

 

 
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