L’ABITO DEGLI ANGELI Di don Marcello Stanzione |
escrito por Amministratore | |
domenica, 18 de giugno de 2023 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Il vestito degli Angeli non è che un accessorio che viene a rivestire l’apparenza corporale di cui essi si servono. Ma, come ogni altro dettaglio nelle apparizioni angeliche, è retto da un forte simbolismo. E’ quello che vuole farci comprendere lo Pseudo-Dionigi quando scrive: “La divina saggezza dona degli abiti agli Spiriti ed arma le loro mani con diversi strumenti” (Per molto tempo confuso con San Dionigi l’Areopagita, discepolo di San Paolo, quest’altro Dionigi, monaco bizantino del VI secolo, è l’autore di un trattato di angelologia ritenuto fondamentale, La Gerarchia celeste). ... San Gregorio di Nazianzio, appoggiandosi sulla lettura della Bibbia, afferma che gli Angeli sono normalmente vestiti di bianco, in onore, egli dice, alla loro perfetta purezza. L’Angelo del mattino di Pasqua, che annuncia la Resurrezione di Gesù alle Pie Donne, porta “una veste bianca come la neve” (Mt.28,3 e Lc.16,5). Più interessante ancora è la precisazione di San Luca che parla di un “abito splendente”. “Questo vestito risplendente” colpisce ugualmente lo sguardo del centurione romano Cornelio, favorevole alla nuova fede, a cui un Angelo consiglia di mandare a cercare Pietro e di chiedergli il battesimo (Atti 10,30). Ovviamente non si tratta del bianco come intendiamo noi 'mortali. Questo bianco, in effetti, non ha nulla a che vedere col colore terrestre, come tenterà di spiegare Bernadette Soubirous descrivendo la veste di Nostra Signora di Lourdes. Lo Pseudo-Dionigi ha senza dubbio ragione quando evoca degli abiti “di fuoco e di luce”. “Il vestito radioso e tutto di fuoco raffigura la conformità degli Angeli con la divinità, a seguito del significato simbolico del fuoco, e della loro virtù di illuminazione, precisamente perché la loro eredità è nei cieli, paese della luce puramente intelligibile”. L’abito di fuoco e di luce è dunque dapprima un riflesso della natura angelica sempre bagnata dalla luce divina. Questo biancore splendente diventa porpora regale incandescente nell’iconografia primitiva delle Chiese orientali. E’ vero che Dionigi, quando dipinge l’Arcangelo Michele e le legioni celesti rivestiti dell’uniforme bizantina, fa vestire loro delle corazze “di fuoco, di giacinto e di zolfo”. San Gregorio di Nazianzio aggiunge una cintura dorata all’abito, precisando che essa è simbolo di zelo e di castità. San Basilio, poggiandosi su Ezechiele (Ez.28,13), dispiega tutte le gemme sugli abiti angelici, accostando ad ogni pietra una virtù. Lo zaffiro onora la purezza, il cristallo la trasparenza dell’essere, il giacinto l’unione a Dio, lo smeraldo l’eterna giovinezza della Grazia. L’Angelo custode di Santa Francesca Romana porta una tunica bianca con righe blu e rosse. L’abate Lamy vede Gabriele ed altri Angeli coperti “di placche d’oro di forme irregolari poste in mosaico con cui tutto l’alto del corpo è rivestito. Una di queste placche scintilla di qua, poi l’altra di là. E’ un andirivieni costante e successivo di placche. Esse ricevono la luce di Dio”. La mistica tedesca Mechtilde Taller, all’inizio di questo secolo, riconosceva gli Angeli dei differenti Cori ed i sentimenti che essi auguravano manifestarle grazie alla diversità dei colori del loro abbigliamento. Gli Angeli custodi dei peccatori indossavano il blu o i verdi scuri, simboleggiando la loro tristezza nell’essere così poco ascoltati dai loro protetti. Seguendo una credenza costante fin da Dionigi, Mechtilde vedeva degli Angeli rivestiti con ornamenti sacerdotali. Gli Angeli non sono mai calzati e pertanto non si sporcano mai i piedi. Alcuni artisti non hanno esitato nel dipingere degli Angeli nudi in omaggio alla loro perfetta innocenza, alla loro inviolabile purezza. Tuttavia, non è certamente questa l'idea di castità a cui si riferiva il vescovo Cauchon quando chiedeva a Giovanna d’Arco se San Michele le apparisse nudo... Domanda insidiosa sulla quale il prelato contava per formulare un’accusa di stregoneria e di commercio con il demonio, ma la santa rispose con sagacia: “Dei suoi abiti io non so niente, ma voi pensate che Dio non abbia di che vestirlo”.
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