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Pensieri sugli angeli di Giovanni Paolo II. “Sono esseri-persone” PDF Stampa E-mail
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sabato 15 aprile 2023

Pensieri sugli angeli di Giovanni Paolo II.di Gelsomino Del Guercio

«Il Rosario è la mia preghiera preferita. È una preghiera meravigliosa. Meravigliosa in semplicità e di profondità. In questa preghiera ripetiamo molte volte le parole dell'Arcangelo e quelle di Elisabetta alla Vergine Maria» (Angelus del 29 ottobre 1978).

Il Papa polacco aveva un rapporto speciale con il suo angelo custode. E non esitava a denunciare la presenza di angeli cattivi nel nostro mondo...

 

Giovanni Paolo II aveva una devozione speciale nei confronti degli angeli. Lo testimoniano i pensieri sugli spiriti celesti che pronunciava nei suoi discorsi. A riportarli è Don Marcello Stanzione in Un anno con gli angeli e gli arcangeli (edizioni Segno)”

Una raccolta di 365 pensieri sugli angeli scritti da autori biblici, mistici, teologi, pontefici e intellettuali, da meditare ogni giorno accompagnandoli con una preghiera agli angeli scelta tra le tante della tradizione cristiana. Con soli cinque minuti di riflessione e orazione quotidiana agli angeli di Dio porteremo ogni giorno un po’ di Cielo nella nostra vita.

PURGATORY

Antonio María Esquivel | Public Domain Anime del Purgatorio.

 

Ecco, di seguito, i più significativi pensieri di Giovanni Paolo II sugli angeli.

1) Il significato dei nomi assegnati ai 3 arcangeli

“È opportuno notare che la Chiesa onora con culto liturgico tre figure di angeli. Che nella Sacra Scrittura sono chiamate per nome. Il primo è Michele arcangelo (cfr. Dn 10,13.20; Ap 12,7; Gd 9). Il suo nome esprime sinteticamente l’atteggiamento essenziale degli spiriti buoni. ‘Mika-El’ significa infatti: ‘Chi come Dio?’. In questo nome si trova dunque espressa la scelta salvifica grazie alla quale gli angeli ‘vedono la faccia del Padre’ che è nei cieli.

Il secondo è Gabriele: figura legata soprattutto al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Il suo nome significa: ‘La mia potenza è Dio’ oppure ‘Potenza di Dio’, quasi a dire che al culmine della creazione, l’Incarnazione è il segno supremo del Padre onnipotente.

Infine il terzo arcangelo si chiama Raffaele: ‘Rapha-El’, egli ci è fatto conoscere dalla storia di Tobia nell’Antico Testamento significa: ‘Dio guarisce’ (cfr. Tb 12,15 ss.), così significativa circa l’affidamento agli angeli dei piccoli figli di Dio, sempre bisognosi di custodia, di cura e di protezione”. (San Giovanni Paolo II, Dall’Udienza generale del 6 agosto 1986).

archangels

Public DomainI tre arcangeli: San Michele a sinistra, San Gabriele al centro, san Raffaele a destra.

 

2) Ordini e gradi di questi “esseri-persone”

“La Sacra Scrittura si riferisce agli angeli adoperando anche appellativi non solo personali (come i nomi propri di Raffaele, Gabriele, Michele) ma anche collettivi (come le qualifiche di Serafini, Cherubini, Troni, Potestà, Dominazioni, Principati). Così come opera una distinzione tra angeli e arcangeli. Pur tenendo conto del linguaggio analogico e rappresentativo del Testo sacro, possiamo dedurre che questi esseri-persone, quasi raggruppati in società, si suddividono in ordini e gradi rispondenti alla misura della loro perfezione e ai compiti loro affidati”. (San Giovanni Paolo II, Udienza generale del 6 agosto 1986).

3) Creature della Rivelazione

“Gli angeli non sono dunque creature di primo piano nella realtà della rivelazione eppure vi appartengono pienamente, tanto che in alcuni momenti li vediamo adempiere compiti fondamentali a nome di Dio stesso”. (Giovanni Paolo II, Udienza Generale del 9 luglio 1986, in L’Osservatore Romano, 10 luglio 1986, p. 4).

Invocare il proprio angelo: una pratica che ci fa sentire protetti.

4) Giovanni Paolo II e l’angelo custode

“Ho una particolare devozione per l’angelo custode. Sin da bambino, probabilmente come tutti i fanciulli, ho ripetuto tante volte l’invocazione: ‘Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me...’.

Il mio angelo custode sa che cosa sto facendo. La mia fiducia in lui, nella sua presenza protettrice, si va in me costantemente approfondendo, san Michele, san Gabriele, san Raffaele sono gli arcangeli che spesso invoco nella preghiera!”. (San Giovanni Paolo II, Alzatevi, andiamo!, Monda- dori, Milano 2004, p. 26).

5) Non dimenticate la preghiera a San Michele arcangelo

“Possa la preghiera fortificarci per quella battaglia spirituale di cui parla la Lettera agli Efesini: ‘Attingerete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza’ (Ef 6,10). È a questa stessa battaglia che si riferisce il libro dell’Apocalisse, richiamando davanti ai nostri occhi l’immagine di san Michele arcangelo (cfr. Ap 12,7). Aveva di sicuro ben presente questa scena, papa Leone XIII, quando alla fine del secolo scorso, introdusse in tutta la Chiesa una speciale preghiera a san Michele: ‘San Michele arcangelo, difendici nella battaglia contro i mali e le insidie del maligno; sii nostro riparo…’.

Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo”. (Esortazione di Giovanni Paolo II alla Recita del Regina Coeli di domenica 24 aprile 1994).

6) L’angelo cattivo è nel nostro mondo

“Questa lotta contro il demonio, che contraddistingue la figura dell’arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perché il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo. Infatti il male che è in esso, il disordine che si riscontra nella società, l’incoerenza dell’uomo, la frattura interiore della quale è vittima non sono solo le conseguenze del peccato originale.

Ma ma anche l’effetto dell’azione infestatrice ed oscura di Satana, di questo insidiatore dell’equilibrio morale dell’uomo, che san Paolo non esita a chiamare “il dio di questo mondo” (2 Cor 3,4), in quanto si manifesta come astuto incantatore. Che sa insinuarsi nel gioco del nostro operare per introdurvi deviazioni tanto nocive, quanto all’apparenza conformi alle nostre istintive aspirazioni”. (Giovanni Paolo II, dal Discorso a Monte Sant’Angelo al Gargano (FG), 24 maggio 1987).

 
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