Da sant’Ignazio all’enneagramma: così i gesuiti mappano la personalità |
Written by Amministratore | |
giovedì, 16 marzo 2023 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Di Gelsomino Del Guercio Già nei primi anni Settanta diversi sacerdoti gesuiti americani – in primo luogo padre Robert Ochs – appresero la materia da Claudio Naranjo dell’Istituto Esalen
Che cos’è l’enneagramma L’enneagramma è una tecnica per conoscere se stessi e progredire nella santità di vita. È una mappa del nostro territorio emozionale, razionale e istintivo. Quando visitiamo una città che non conosciamo, utilizziamo una cartina geografica per orientarci e avere un punto di riferimento. Sappiamo che questa mappa non è la città ma è molto utile per muoverci all’interno di essa, così come per tornare al nostro centro ogniqualvolta ci perdiamo.
Una mappa della personalità Allo stesso modo, l’enneagramma è una mappa della nostra personalità. Questo non significa che descriva esattamente tutto ciò che accade nel nostro mondo interiore, ma è molto utile per conoscere il nostro lato oscuro, l’ego, e il nostro lato luminoso, l’essenza. Il recupero del nostro equilibrio interiore È importante sottolineare che una volta che conosciamo meglio noi stessi e sappiamo come recuperare il nostro equilibrio, non avremo più bisogno di questa mappa orientativa. L’enneagramma è uno strumento antico e moderno, estremamente complesso ma nello stesso tempo alla portata di tutti e molto utile per la propria evoluzione spirituale. L’enneagramma non è una conoscenza psicologica che serve a tenere tranquille le persone, ma aiuta ad assaporare la vita, risanando quello che9 c’è da risanare per poi trasmettere il meglio di se stessi agli altri. Essere migliori per servire meglio Dio e aiutare il prossimo.
Il cerchio La figura geometrica che descrive l’enneagramma è il cerchio. Sulla sua circonferenza sono situati in successione da destra a sinistra i numeri dal1’1 al 9 equidistanti e con l’apice in 9. Il cerchio e il numero 9 a livello simbolico indicano la perfezione. A ogni numero un profilo psicologico Il fatto che i numeri dell’enneagramma siano situati tutti sullo stesso piano circolare a quaranta gradi di distanza l’uno dall’altro e non abbiano una posizione preminente l’uno sull’altro sta a significare che non ce n’è uno “migliore” o uno “peggiore”. A ogni numero corrisponde un profilo psicologico umano. Queste rappresentazioni sono universalmente valide: non ci sono distinzioni di sesso, di cultura, di epoche e neanche di collocazioni etniche, religiose o geografiche.
L’enneagramma e i gesuiti L’enneagramma si è sviluppato e diffuso soprattutto per opera dei gesuiti negli Stati Uniti. Nei primi anni Settanta diversi sacerdoti gesuiti americani – in primo luogo padre Robert Ochs – appresero la materia da Claudio Naranjo dell’Istituto Esalen. Poco dopo i gesuiti cominciarono ad adattare l’enneagramma alle loro necessità di consiglieri spirituali dei seminaristi e dei laici con cui venivano in contatto per la direzione spirituale. Una trasmissione “orale” Prima che i gesuiti s’interessassero all’enneagramma, le descrizioni dei nove tipi di personalità venivano trasmesse oralmente, da maestro a studente. Fu solo nel 1972-73 che comparvero le prime brevi annotazioni sulla materia, diffuse in seminari informali presso alcuni centri teologici gesuiti, specialmente quelli dell’università di Berkeley in California e dell’università Loyola a Chicago. La scoperta di Riso Quando nel 1974 Riso, che allora era seminarista gesuita ma poi lasciò l’Ordine dopo tredici anni e non divenne più prete, scoprì l’enneagramma a Toronto, il nucleo del “materiale gesuita” consisteva di nove schizzi impressionistici dei tipi di personalità, una paginetta per ciascuno. Lì erano i semi dei numerosi libri molto importanti sull’enneagramma che Riso scrisse. I libri dei gesuiti Altri autori, specialmente religiosi cattolici, hanno iniziato a pubblicare libri molto letti sull’enneagramma della personalità negli anni Ottanta e Novanta. Naranjo fece conoscere la tradizione dell’enneagramma al gesuita Robert Ochs. Patrick O’Leary, un altro sacerdote gesuita, entrò per la prima volta in contatto con il sistema dell’enneagramma in un corso sull’esperienza religiosa tenuto da padre Ochs presso la Loyola University di Chicago nel 1971. Successivamente, durante il secondo semestre, padre O’Leary partecipò a un seminario sull’enneagramma con alcuni altri sacerdoti gesuiti, sempre sotto la guida di padre Ochs.
La suora domenicana Essi cercavano di capirne la validità alla luce della loro esperienza e della loro formazione nella spiritualità di sant’Ignazio. In seguito a tali riflessioni, padre O’Leary decise di insegnare l’enneagramma nel corso di alcuni seminari sulla direzione spirituale. Suor Maria Beesing, suora domenicana, venne a conoscenza dell’enneagramma nel 1974 e successivamente collaborò con padre O’Leary alla sua teorizzazione. Basandosi sulla loro esperienza come insegnanti, formatori, consiglieri e direttori spirituali, Beesing e O’Leary organizzarono una serie di seminari per insegnare e applicare l’enneagramma presso il Jesuit Retreat House di Cleveland, nell’Ohio, e altrove. Padre Nogosek Il contributo di padre Robert Nogosek, sacerdote della congregazione della Santa Croce, portò alla stesura del primo libro sull’enneagramma da parte di ecclesiastici cattolici, frutto della sua partecipazione a tre di questi seminari. Egli si servì del materiale ivi raccolto per ideare un viaggio nell’io in tre fasi: 1) scoperta della propria compulsione; 2) comprensione delle sue cause; 3) superamento della compulsione. Aggiunse, inoltre, a tale materiale delle riflessioni sulle cause delle compulsioni, tratte in parte dalle intuizioni del padre gesuita Tad Dunne, basate principalmente sui valori del vangelo.
L’esistenza di una “compulsione” generale Il libro intendeva aiutare le persone a vedere se stesse nello specchio delle proprie menti, e in particolar modo a vedere come le immagini della loro personalità fossero distorte dai comportamenti tipici dell’io. Identificare e ammettere l’esistenza di questa “compulsione” generale significa vedere la vita in modo più completo e profondo; ciò è però possibile solo se l’individuo desidera opporsi a questo “peccato nascosto” del proprio comportamento e si rivolge direttamente a Dio per riuscirvi. Il “ruolo” dell’enneagramma Anche se l’enneagramma non può essere considerato una panacea per diventare santi, un suo studio approfondito, preferibilmente integrato con dei seminari, può condurre a una nuova comprensione di se stessi e all’acquisizione di linee di condotta che permettono di eliminare la compulsione. Tutto ciò dà all’individuo una maggiore libertà personale sotto la guida dello Spirito. |
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