Padre Angelico Maria Moccia, sacerdote francescano ed ex esorcista del santuario di Pompei, rettore dell'Eremo di San Michele, Monte Sant'Angelo (diocesi di Pozzuoli), risponde alle domande di don Marcello Stanzione, svelando a quale momento di questo tempo è giunta la lotta tra il bene e il male. ...

Qual è la sua opinione sul reiki?

RISPOSTA DI PADRE MOCCIA:

Oggi si parla spesso di energia dell’universo e del come utilizzarla per curare la nostra salute e sembra dare ad essa l’alternativa alla medicina ufficiale per la sua efficacia, e come se l’energia fosse il “superfarmaco” che guarisce qualsiasi malattia o gran parte di esse. Se uno ci riflette un po’, si è con questo postulato dottrinale in netta contrapposizione con le leggi della chimica. Le cose sono costituite da elementi chimici, come anche le parti del corpo e la loro interazione, non è dovuta certo ad un’energia immateriale che controlla armonicamente l’interazione tra le varie parti del corpo, perché se fosse così, non ci sarebbe la morte e non ci sarebbero le malattie. La quale poi per raggiungere lo scopo suddetto, dovrebbe essere razionale e agire indipendentemente da un operatore vivente quale l’uomo, quando questo si scopre pranoterapeuta o operatore del reiki, quale canale trasmettitore di energia per far passare questa nel corpo dell’ammalato e creare quell’equilibrio nel corpo che non c’è più a causa della malattia, per raggiungerne poi la salute. La vita è biologicamente qualcosa di più complessa di una semplice dottrina o pratica per la trasmissione dell’energia.

Ora, il reiki è una pratica di questa dottrina di origine giapponese che utilizza il concetto dottrinale dell’energia cosmica da trasmettere e incanalare attraverso l’imposizione delle mani e la meditazione e l’ascolto di sé. Così per essere “canali reiki” o divenire “operatore reiki” vorrebbe dire entrare in sintonia con quella parte del nostro essere, anima, che è un tutt’uno con l’energia universale, e la differenza tra il reiki e la pranoterapia sta nel fatto che nella pranoterapia si presuppone un passaggio di prana (soffio vitale) tra il corpo dell’operatore e il corpo del paziente, mentre nel reiki l’operatore è considerato un mezzo per il presupposto passaggio di “Rei”, intesa come energia formante l’universo e il paziente. Mi ricordo che per far capire ad una giovane donna che praticava reiki, che questa pratica era soprattutto una dottrina di pensiero, che individua sì l’energia universale presente nel cosmo, ma che ha i suoi limiti quando la si vuole usare per guarire dalle malattie, e lo feci con un esempio.

Gli dissi: “Tu Lina usi le mani per trasmettere l’energia al paziente e senti queste attraversate dal calore. Ora rispondi, quale proprietà ha il calore se non quello di riscaldare? E può la proprietà del riscaldare ricomporre un fegato spappolato e distrutto dalla malattia che è soggetto solo al trapianto e null’altro? E con il calore o l’energia puoi creare una pianta? Vedi ci sono delle malattie dove per risolverle bisogna ricorrere al solo trapianto, a nuovi organi, come vedi il reiki ha dei limiti e il calore si esaurisce come cura nei suoi pochi effetti e di certo non guarisce se non quelle malattie contrarie al calore, come quelle da raffreddamento!”

La giovane capì e mi domandò: “E come spiegare il calore alle mani?”

E io gli risposi: “Certo non nella direzione di credere di essere un catalizzatore di energia, perché se fosse così non solo le mani dovrebbero essere calde, ma anche tutto il resto del corpo”.”.