L’apparizione del 1625 di San Michele Arcangelo a Caltanissetta (CL) di Michele Cicatelli |
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venerdì, 03 febbraio 2023 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Nell’Anno del Signore 1625 in tutta Europa la peste continuava a mietere vittime e anche in Sicilia la terribile piaga fece la sua comparsa. Il clero locale, in quei giorni, chiese ai fedeli di pregare incessantemente e indisse numerose processioni di penitenza. Per scongiurare il pericolo di contagio, le mura della città vennero sorvegliate da guardie, per impedire l’accesso agli appestati. ...
L’8 maggio 1625, come riportato anche nelle “Notizie cronologiche spettanti al convento dei Cappuccini di Caltanissetta”, mentre i frati del convento dei Cappuccini (allora ubicato in contrada Pigni) erano assorti in preghiera, fra Francesco Giarratana (al secolo Vincenzo Giarratana, nato a Caltanissetta il 4 dicembre 1570 da Francesco e Laura Grassotto e deceduto il 4 dicembre 1645) guardando fuori dalla finestra, davanti alla porta della città, detta dei Cappuccini, vide l’Arcangelo Michele con la spada sguainata nell’atto di sbarrare l’accesso ad un uomo appestato che furtivamente aveva tentato di entrare attraverso l’unica zona rimasta senza sorveglianza. Il frate, alla vista del Principe delle Milizie Celesti che proteggeva la città, preso dallo stupore e dall’euforia iniziò a gridare a gran voce per richiamare l’attenzione dei suoi confratelli, che accorsero alla finestra e videro anch’essi un militare con la spada sguainata che cacciava via un appestato. San Michele, infatti, ordinò all’uomo di andare a morire in una grotta poco distante, in un luogo detto “Calcare” sito nella contrada Sallemi e di non fare ingresso in città. Poco dopo, a fra Francesco apparve nuovamente l’Arcangelo Michele con l’intenzione di rivelare chiaramente, durante quella disastrosa epidemia, il suo prodigioso intervento a favore della cittadina. L’Arcangelo chiese al frate di raccontare tutto ciò che aveva visto al Magistrato della Città e all’Arciprete, affinché egli fosse ufficialmente riconosciuto come protettore di Caltanissetta. Inoltre, San Michele disse di far recare il Magistrato e i Giurati della città nella grotta per constatare con i loro occhi la presenza del cadavere dell’uomo colpito dalla peste. Nella grotta indicata dall’Arcangelo venne effettivamente rivenuto il cadavere di un appestato morto da poco tempo; a quel punto, al Magistrato della città non restò che proclamare San Michele patrono di Caltanissetta. Così, San Michele sostituì il preesistente protettore di Caltanissetta, il Cristo Nero, un antichissimo crocifisso di legno d’ebano che il Venerdì Santo, giorno della morte di Gesù, veniva portato in processione per le vie della città. Il popolo, poco distante dalla grotta dove fu ritrovato il corpo, decise di innalzare in onore di San Michele Arcangelo una piccola chiesa, denominata “San Michele alle Calcare”, dal nome della contrada ricca di cave di pietra. Il racconto di questa apparizione micaelica ci viene tramandato da diverse fonti orali, che spesso risultano essere ricche di particolari discordanti tra loro. In seguito, si decise di commissionare all’artista Stefano Li Volsi (di Nicosia) una statua in legno che ritraeva l’Arcangelo guerriero, ancor oggi venerata e custodita alla destra dell’altare maggiore della Cattedrale dedicata a Santa Maria la Nova. I racconti popolari narrano che durante la realizzazione dell’opera lo scultore tentò a più riprese di realizzare il volto di San Michele, ma ogni volta ne restava insoddisfatto e deluso. All’ultimo tentativo, esausto e stremato, decise di addormentarsi e al suo risveglio trovò miracolosamente il volto del Santo già scolpito dagli angeli. Quando San Michele Arcangelo fu proclamato patrono di Caltanissetta, lo scultore Li Volsi stava già lavorando alla statua di un angelo che, per richiesta dei fedeli della città, fu modificato per farne la statua del santo patrono. Per tale motivo la testa di San Michele risulta essere in legno d'olivo, mentre il resto del simulacro è in legno di salice. Il simulacro, risalente al XVII secolo, ritrae l’Arcangelo Michele con la mano sinistra che trattiene una catena, mentre nella destra una lancia. Ai suoi piedi è raffigurato Lucifero, sottomesso dall’Arcangelo. Ben presto, però, la devozione per San Michele venne meno: infatti, la chiesa venne abbandonata e nel tempo si verificò anche il crollo del tetto. Nel 1837 in Sicilia scoppiò una violenta epidemia di colera e si diffuse rapidamente anche nelle città portuali di Catania, Siracusa, Messina e nei piccoli paesi, minacciando l’intera isola. Caltanissetta fu miracolosamente risparmiata e i cittadini riconobbero in questo avvenimento un nuovo miracolo del loro santo protettore San Michele. Decisero quindi di ristrutturare la chiesa abbandonata grazie alle numerose e generose donazioni di offerte e di beni, nonché al lavoro manuale da parte di tutti i fedeli. In ricordo dell’apparizione di San Michele l’8 maggio di ogni anno viene portata in solenne processione la statua per le strade principali della città, dalla cattedrale di Santa Maria la Nova fino alla chiesa a lui dedicata, dove sosta per alcuni giorni. Per tale motivo, la processione prende il nome di “San Michele in villeggiatura”. Inoltre, San Michele Arcangelo viene celebrato anche il 29 settembre di ogni anno: infatti, in concomitanza con i suoi festeggiamenti che si protraggono per un’intera settimana, fra feste e processioni, ha luogo la tradizionale fiera dedicata al santo. Il 28 dicembre di ogni anno, infine, San Michele viene portato in processione insieme all’Immacolata e al Redentore per la festa dei tre santi, che fu introdotta nel 1908 in segno di riconoscenza per la grazia con la quale il terremoto che distrusse Messina non coinvolse anche la città di Caltanissetta. |
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