A TAVOLA CON I SANTI Di Cosimo Cicalese |
Written by Amministratore | |
domenica, 01 gennaio 2023 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions La dottoressa Bianca Bianchini e don Marcello Stanzione sono gli autori del libro “A tavola con i santi” edito dalle Edizioni Segno di Udine. L’appellativo “santo” nella Sacra Scrittura ha il significato di “separato”, e perciò di “puro, splendente”, in opposizione a “impuro, profano”. Viene attribuito tanto a persone quanto a cose, ma sempre in rapporto a Dio, che è il “separato” per trascendenza e il “puro” per eccellenza. La Chiesa Cattolica considera come santi non soltanto coloro che ha solennemente canonizzato o inserito nel Martirologio Romano, ma tutti gli uomini di buona volontà amanti di Dio i quali, in virtù del mistero pasquale, hanno raggiunto la felicità eterna in Paradiso. Il loro numero è incalcolabile. ...
I santi che Don Marcello Stanzione e la dottoressa Bianca Bianchini trattano in questo libro “A tavola con i santi” sono tutti di epoca medievale. Perché questa scelta? Perché il Medioevo, epoca storica che va dal V al XV secolo (segue infatti la Caduta dell'Impero romano d'Occidente avvenuta nel 476 e termina con la scoperta dell’America avvenuta nel 1492), è stato caratterizzato da un intenso fervore religioso e soprattutto la santità conosce nel Medioevo alcune tappe fondamentali della sua storia. Il concetto di santità si estende infatti dai martiri agli eremiti e ai confessori, e nel XIII secolo si assiste allo sviluppo e disciplinamento del processo di canonizzazione. Molti sono i testi dedicati nel corso del Medioevo ai Santi. Nell’alto Medioevo si registrarono non solo persecuzioni da parte dei Musulmani di Spagna ma anche casi isolati di morte violenta per la fede ai confini orientali della cristianità. Basti citare il martirio di san Bonifacio, l’anglosassone “apostolo della Germania” e, tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo, quello di sant’Adalberto di Praga e, alcuni anni dopo, del sassone Bruno di Querfurt. Si diffusero quindi le Vitae, i racconti agiografici di queste esistenze dedicate alla contemplazione ed alla preghiera. Tra queste particolare rilievo ebbe la vita di Antonio, primo eremita del deserto egiziano e modello per tutto il monachesimo medievale sia in Oriente che in Occidente. Nella vita di questo santo asceta, vissuto tra III e IV secolo, il vero nemico è il suo stesso corpo con il naturale desiderio di buon cibo, di vita comoda e di intimità con altri esseri umani. Se quindi le Passioni si erano profuse nel racconto delle sevizie dei carnefici ed il punto focale era la morte del santo, le Vite si soffermavano al contrario sulla santità della loro vita, una vita fatta di mortificazione e rinunce. Rinunce in primis alimentari (Antonio si nutre solo di erbe amare, di bacche e del poco pane donatogli), poi sul rifiuto di ogni comodità (le vesti degli asceti non erano altro che pelli di animali e tessuti ruvidi; la nuda terra era il loro letto e un sasso il cuscino). L’uomo medievale, che concepisce la realtà in rapporto con la dimensione ultraterrena, vede la propria vita come un pellegrinaggio e si mette in cammino per vie lunghe, impervie e spesso pericolose vuoi verso la Terra Santa, dove Cristo nacque, predicò, morì crocifisso e ascese al Cielo, vuoi verso Roma, sede del rappresentante del vicario di Cristo in terra, il Pontefice, vuoi verso santuari e luoghi sacri in cui si conservavano reliquie di santi e martiri o in cui vi era fama di eventi miracolosi. Di tale fenomeno gli autori hanno già trattato in maniera più approfondita nel loro libro “A tavola con i pellegrini” che l’editrice Segno pubblicherà nel 2023. In epoca medievale si assiste non solo ad una grande religiosità popolare ma anche ad un notevole sviluppo della scienza medica. La Scuola Medica Salernitana, che rappresenta la prima e più importante istituzione medica d’Europa all’inizio del medioevo, si fonda sulla sintesi della tradizione greca e latina completata da nozioni provenienti dalla cultura araba ed ebraica. Il suo approccio era basato fondamentalmente sulla pratica e sull’esperienza che ne derivava, aprendo così la strada al metodo empirico ed alla cultura della prevenzione. Non conosciamo l’origine precisa della prestigiosa Scuola, ed è una leggenda popolare a narrare quella che potrebbe essere stata la modalità di una nascita che fuse insieme la sapienza dell’Oriente e dell’Occidente. Il libro che i due famosi autori propongono ai loro affezionati lettori accosterà le storie di santi ed asceti medievali agli insegnamenti medici di quell’epoca a lungo e a torto considerata oscurantista. Agli insegnamenti della Scuola Medica Salernitana affiancheranno quelli di un dottore della Chiesa, Santa Ildegarda di Bingen, che tanto interesse ha mostrato per la cura delle malattie ed anch’essa protagonista di un loro testo di successo che ha avuto diverse edizioni (“A tavola con Santa Ildegarda”. Gribaudi Editore, 2018). L’accostamento Santità-Medicina non è casuale: e se certamente non è proponibile consigliare le abitudini alimentari estreme di certi santi eremiti, non vi è dubbio che moderazione è la parola chiave per una vita sana sia per lo spirito che per il corpo. Noterete che le ricette sono non esclusivamente ma prevalentemente vegetariane e danno spazio più ai pesci che alle carni, proprio per seguire le regole di tanti monasteri e ospizi posti lungo le principali vie di pellegrinaggio battute durante il Medioevo da coloro che anelavano a ritrovare la salute del corpo e dell’anima.
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