ICONOGRAFIA DEL SOGNO DEI RE MAGI Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
domenica 01 gennaio 2023 | |
“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo di re Erode, ecco alcuni magi vennero da Oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. All’udire questo, re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu Betlemme, terra di Giudea, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”. ... Allora Erode, chiamati segretamente i magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa loro la stella e li inviò a Betlemme dicendo: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (MATTEO 2, 1-12). Dopo aver adorato Gesù Bambino i Magi sono stati avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, come lui invece si era fatto promettere per sapere dove si trovasse il Bambino, e fanno ritorno al proprio paese “per un’altra via”. L’evangelista Matteo non dice chi li abbia avvertiti in sogno, ma nell’iconografia questo compito è riservato in modo concorde alla figura di un angelo. I Magi, dopo l’incontro con il Bambino, non sono più i pagani che hanno seguito una stella, né gli astronomi che si sono affidati a calcoli umani, ma rientrano tra coloro cui è riservata una comunicazione diretta con il Cielo. Il sogno giunge in un momento in cui la coscienza vigile e il controllo della ragione si allentano e nasce un nuovo tipo di comprensione, un accesso a un mondo diverso. Nella loro storia il sogno interviene quando i Magi hanno fatto un’esperienza nuova e sconcertante. Anche a loro, a questo punto, è riservato un trattamento privilegiato: un sogno aveva avvisato Giuseppe di non ripudiare Maria, un sogno lo avvertirà di partire per l’Egitto, un sogno lo avviserà al momento giusto di tornare in patria e sempre un sogno dice ai Magi di non ripassare da Erode perché vuole uccidere il Bambino. Ed ecco il perché nell’iconografia cristiana spesso troviamo i tre Magi addormentati, mentre sopra di loro un angelo indica il nuovo cammino. La cattedrale di Autun, dedicata a Sainte Lazare, risale al Trecento. I Magi, considerati i primi pellegrini verso la Terra Santa, sono rappresentati in due capitelli della cattedrale. In uno vi è l’episodio dell’adorazione e nell’altro quello, appunto del sogno. I Tre Re dormono insieme col capo sullo stesso morbido cuscino, in un letto sollevato da terra. Il Magio più giovane è in mezzo agli altri due come per essere protetto. Per dare l’idea della profondità della scena, i tre, visti dall’alto, sono posti l’uno sopra l’altro, in una rudimentale prospettiva il cui effetto è quello di vederli quasi scivolare giù dal capitello. Li scalda un’unica copertina arrotondata, con bordo finemente decorato. In testa hanno le corone, che li identificano in modo ormai assodato e unanime come re. Quello di mezza età ha un braccio nudo che esce dalla coperta e l’angelo gli tocca soavemente un dito. A quella sollecitazione il Re sbarra degli occhi inespressivi, ancora impastati di sonno, che sono buchi scuri nella pietra. L’angelo ubbidisce a un diverso punto di vista e a una diversa soluzione spaziale: è infatti in piedi dietro di loro, con le grandi ali leggermente sovrapposte, e indica la stella che spunta nell’angolo di destra del capitello. E, questa, una scena di una incredibile freschezza e ingenuità ma, nello stesso tempo, di grande maestria. Nella chiesa di Autun si trovano molti capitelli di straordinaria fattura che fanno eco alla lunetta sul portale dove è rappresentato un meraviglioso Giudizio universale, firmato dallo sculture Gisleberto (“Gislebertus hoc fecit”, si legge sull’architrave. Sono ancora le coperte, questa volta di seta preziosa, e di diversi colori, ad attirare l’attenzione nel sogno dei Magi rappresentano nell’abside della chiesa di Sant’Abbondio a Como. I meravigliosi colori degli affreschi dell’abside contrastano con la severa cromatura delle altissime pareti della chiesa nell’ambito dell’architettura romanica lombarda, perché accoglie, nella sua struttura, anche elementi normanni, borgognoni e tedeschi. Le torri campanarie gemelle che affiancano l’innesto del transetto e la straordinaria verticalità dell’interno ne sono testimoni. Probabilmente la posizione di Como, vicina alle valli di confine, ha favorito questi influssi nordici. Tra queste storie, il sogno dei Magi occupa da solo una vasta specchiatura nella faccia che corre superiormente alla grande monofora centrale, leggermente a sinistra. La dicitura superiore recita: “Monuit Angelus Magos ne redirent ad Her(odem)”. Al di sotto della scritta, su un fondo scuro, i Magi dormono in tre letti accostati, con cuscinetti di diversi colori, appoggiati a più grandi cuscini bianchi. Anche le coperte hanno colori differenti, mentre i risvolti delle lenzuola sono tutti uguali e bianchi. I tre letti sono visti in una prospettiva ancora piuttosto approssimativa. In primo piano, su un letto di cui si intravede la struttura in legno, dorme il più giovane dei Magi, il volto sereno, il capo appoggiato a un cuscino rosso con sottili ricami in oro. Quattro dita della mano sinistra spuntano sul lenzuolo. Il Magio di mezza età dorme invece col capo appoggiato a un cuscino d’un colore oro brunito e ricamato; la corta barba bruna divisa in due piccoli ricci appoggia, come una mano dalle lunghe dita eleganti, sul lenzuolo. Il Magio più anziano appoggia il capo a un cuscino verde, il cui bordo è finemente istoriato. La sua fronte è percorsa da lunghi solchi paralleli, gli occhi e la bocca serrati: apre che le preoccupazioni e i pensieri di una lunga vita gli abbiano scavato il volto rendendogli il sonno meno sereno e abbandonato. La barba si appoggia in due folti, candidi ricci arrotolati, sul diverso candore del lenzuolo. La coperta è di seta rossa molto lucida e la luce trae ampli riflessi bianchi sulla sua superficie decorata a cerchi concentrici. Tutti e tre i Magi dormono con le corone sul capo, ma, particolare veramente tenero e curioso, tutti e tre indossano una cuffia da notte bianca che tiene a posto le capigliature. Le sagome dei Tre Re sono individuate dalle pieghe delle coperte e dalla luce che diversamente le colpisce. Dall’angolo di destra un angelo, visto di profilo, biondo e ben pettinato con l’aureola intorno al capo: con un dito perentoriamente testo indica ai Magi il nuovo cammino da seguire. Le ali, individuate dalle penne di diversi colori ma tutti in gradazione del bianco all’ocra, si dispiegano accanto a lui che sembra appesa sceso dal cielo. L’incontro con Gesù ha reso i Magi soddisfatti, tranquilli e convinti di avere realizzato il loro progetto. Ma l’incontro con Gesù li ha anche ammessi a un dialogo più stretto e “preferenziale” con la divinità, visto che ora un angelo si occupa di loro e del loro destino.
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