IL MOTIVO PER CUI DIO HA CREATO TANTI ANGELI Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
lunedì 17 ottobre 2022 | |
La Bibbia mette in scena gli immensi eserciti del Signore. “Possiamo enumerare le Sue truppe?” domanda il Libro di Giobbe (25,2); ed il profeta Daniele gli fa eco: “Mille migliaia Lo servivano, miriadi di miriadi stavano in piedi davanti a Lui” (Dan. 7,10). Cristo, la sera del giovedì Santo, quando giungono gli uomini incaricati di arrestarlo, ordina a Pietro di riporre la sua spada nel fodero ed aggiunge: “Pensi tu dunque che io non possa fare appello a Mio Padre, che mi fornirebbe seduta stante più di dodici legioni di Angeli?” (Mt.26,53). San Girolamo stima a quasi settanta duemila i soccorsi in questione. Cifre simboliche...
San Gregorio Magno ha concluso che il numero degli Angeli, finito agli occhi di Dio, è infinito secondo l’intelligenza umana. San Cirillo di Gerusalemme rincara: “Vedi, o uomo, davanti a quale folla di testimoni tu entrerai in giudizio. Tutta la razza degli uomini sarà presente. Evoca nel tuo spirito tutti quelli che sono esistiti da Adamo fin ora. E’ una folla immensa. Essa è ancora piccola. Perché gli Angeli sono più numerosi. Essi sono le 99 pecore mentre che l’umanità non ne rappresenta che una (Allusione al Vangelo di Matteo 18,12-13, tradizionalmente interpretato come l’immagine di Cristo che lascia il cielo e la compagnia degli Angeli per mettersi in cerca della pecora smarrita, l’umanità peccatrice). E’ scritto in effetti che i Suoi servitori sono mille volte mille, non che questo numero definisca la loro moltitudine, ma perché il Profeta non ha potuto esprimerne uno più grande” (San Cirillo di Gerusalemme, Catechesi XV,24).
Perché gli angeli sono così numerosi?
San Tommaso d’Aquino giustifica questa moltitudine con diversi argomenti: Gli Angeli sono le più perfette creature di Dio, ora è nella perfezione che Dio si compiace. Si è dunque compiaciuto nel moltiplicare il Suo capolavoro e nel far molti più Angeli che creature materiali, o materiali e spirituali contemporaneamente. Una delle funzioni angeliche è di formare la Corte divina e di cantare perpetuamente la lode di Dio. Questa Corte deve essere immensa e magnifica, e questo, a dispetto della defezione degli Angeli ribelli che seguirono Lucifero. Ogni uomo è, durante la sua vita, sotto la protezione di un Angelo. Occorre dunque almeno tanto quanto gli umani morti, viventi e da nascere. E questi Angeli custodi essendo reclutati nell’ultimo Coro, che costituisce, in qualche modo, un proletariato angelico, bisogna dedurne che un solo Coro angelico è almeno uguale in numero a tutta l’umanità passata, presente e futura. Ma, Dio compiacendosi nella perfezione, gli Angeli dei primi Cori, quelli dell’élite celeste, sono molto più numerosi degli altri. Riecco le cifre astronomiche. Infine, ed è l’ultimo argomento di San Tommaso, la giustizia divina non saprebbe ammettere che il numero dei maledetti sia più grande di quello degli eletti.
Il Paradiso pullula di angeli
Prevedendo nello stesso tempo la defezione dei demoni e la perdita degli uomini che essi trascinerebbero al loro seguito nell’Inferno, Dio prese la precauzione di creare degli Angeli a profusione per popolare il Paradiso. Tutti i mistici nelle loro rivelazioni sono affascinati dalla profusione degli Angeli. Santa Brigida di Svezia conferma che essi sono molto più numerosi degli umani. Santa Francesca Romana li vede “uscire dalle mani del Creatore come neve stretta”. Quanto a Padre Pio, ricordandosi dell’insegnamento di Sant’Ilario che afferma che quello che a noi sembra vuoto è in verità riempito di Angeli, egli dichiara: “E’ possibile che una punta d’ago contenga migliaia di Angeli”. La Scrittura può sia distinguere sette che stanno attorno al trono divino (Tb 12,15) sia menzionare i milioni di altri angeli che lo circondano e lo servono (Dn 6,10). Quando la mancanza di nome, proprio o generico, impedisce il computo o l’enumerazione, si impone così il semplice vocabolario delle grandezze numeriche, “moltitudine” (Lc 2,13), “legioni” (Mt 26,53), “miriadi di miriadi” (Eb 12,22), o ancora “numero indicibile” (Ap 5,7)), Cristomo (Cont Anom II, 3), Gerolamo (In Is XV, 17) ritengono che il genere umano, qualunque sia la crescita attraverso le epoche, non eguaglierà il numero degli angeli. Tuttavia i Padri latini cercano di ipotizzare una proporzione. Ilario di Poitiers concepisce una compensazione del rapporto numerico fra gli angeli e gli uomini uguale a quello fra le pecore fedeli e le pecore perdute, ovvero di 99 a 1 (In Mat XVIII, 6); tale paragone ricompare in Agostino di Ippona (Coll c Max 9), il quale suggerisce peraltro che il numero degli eletti sia uguale a quello degli angeli divenuti ribelli (De Civ Dei XXII, 1), mentre dal canto suo Gregorio Magno immagina che sia uguale al numero degli angeli rimasti fedeli (In Enang hom 34). Oltre questi ragionamenti matematici sorge la questione dell’estensione delle missioni angeliche, secondo la determinazione che ne operano i Padri. La Scrittura dice, riguardo ai bambini, che ognuno ha il suo angelo in cielo (Mt 18,10). Per gli apologeti, e sulla loro scia per i dottori del periodo aureo, gli angeli sono provvidenze particolari che vegliano su ogni briciola dell’intera creazione per condurla alla sua glorificazione, presiedendo secondo Giustino a tutto ciò che è sotto il cielo (Apol II, 5), secondo Atenagora alla materia inorganica (Leg 24), seconda Erma alle bestie inanimate (Vis IV), secondo Origena agli elementi al sole, alla luna, alla terra, ai mari e a ogni generazione al loro interno (In Jer hom X, 6), secondo Epifanio di Cipro, alle nubi, alla pioggia, al ghiaccio, alla canicola, al tuono, alla grandine e ai cicli delle stagioni (STrom VI, 17), secondo Gregorio di Nissa alle città (In Cant Cant hom XII), secondo Gregorio di Nazianzo alle Chiese (Orat XLII, 9), secondo Simeone Metafraste ai fedeli (Serm VII) e secondo Giovanni Cristomo a ogni essere umano (In Act hom XXVI). |
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