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PADRE PIO IN LOTTA CON SATANA IN UN LIBRO DELL’EDITRICE SEGNO Di Cosimo Cicalese PDF Imprimir E-Mail
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domenica, 02 de ottobre de 2022
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PADRE PIO IN LOTTA CON IL COSACCIOLe edizioni Segno di Udine hanno stampato il libro “In lotta con il cosaccio. Il diavolo nella vita e nelle opere di padre Pio da Pietrelcina”, scritto da don Marcello Stanzione e dal professore Francesco Guarino.

L'intervento del diavolo, nell'itinera­rio spirituale di Padre Pio è un fenome­no, a prima vista, sconcertante. Si trat­ta di un duello a morte, senza tregua e senza risparmi di colpi, tra l'anima ed il suo accanito nemico. ...

 

Innumerevoli sono le insidie, assidui gli attacchi, atroci le tentazioni. Ascoltiamolo in alcune sue lettere del 1912-1913:

«L’altra notte la passai malissimo; quel cosaccio da verso le dieci, che mi misi a letto, fino alle cinque della mattina non fece altro che picchiarmi continuamen­te. Molte furono le diaboliche suggestio­ni che mi poneva davanti alla mente, pensieri di disperazione, di sfiducia ver­so Dio; ma viva Gesù, poiché io mi scher­mii col ripetere a Gesù: vulnera tua, merita mea. Credevo proprio che fosse quella propriamente l'ultima notte di mia esistenza; o, anche non morendo, perde­re la ragione. Ma sia benedetto Gesù che niente di ciò s'avverò. Alle cinque del mattino, allorché quel cosaccio andò via, un freddo s'impossessò di tutta la mia persona da farmi tremare da capo a pie­di, come una canna esposta ad un im­petuosissimo vento. Durò un paio d'ore. Andai del sangue per la bocca» (28-6-1912; cf. anche 18-1-1912; 5-11-1912; 18-11-1912).

Per far dispetto a Padre Pio, spesso il demonio macchiava le lettere dei suoi direttori spirituali, in modo da renderle illeggibili. Le lettere diventavano leggibili soltanto dopo essere state toccate dal Crocifisso e sparse con acqua benedetta.

«Quei cosacci ultimamente, nel rice­vere la vostra lettera, prima di aprirla mi dissero di strapparla ovvero l'avessi but­tata nel fuoco [...]. Risposi loro che nulla sarebbe valso a smuovermi dal mio pro­posito. Mi si scagliarono addosso come tante tigri affamate, maledicendomi e minacciandomi che me lo avrebbero fatto pagare. Padre mio, hanno mantenuto 1a parola! Da quel giorno mi hanno quoti­dianamente percosso. Ma non mi atter­risco» (1-2-1913; cf. anche 13-2-1913; 18-3-1913; 1-4-1913; 8-4-1913.

«Ormai sono sonati ventidue giorni continui che Gesú permette a costoro [brutti ceffoni] di sfogare 1a loro ira sai di me. Il mio corpo, padre mio, è tutto ammaccato per le tante percosse che ha contato fino al presente per mano dei nostri nemici» (13-3-1913).

«Ed ora, babbo mio, chi potrebbe narrarvi tutto quello che ho dovuto so­stenere! Sono stato solo di notte, solo di giorno. Una guerra asprissima s'impe­gnò da quel giorno con quei brutti co­sacci. Volevano darmi ad intendere di essere stato rigettato finalmente da Dio» (18-5-1913).

La sofferenza più atroce è causata dalla incertezza di corrispondenza alle esigenze dell'amore e della paura di dispiacere a Gesú. È questa una idea che ritorna spesso nelle lettere.

«Di tutto ciò [le tentazioni impure] me ne rido come cose da non curarsi, seguendo il suo consiglio. Solo però mi addolora, in certi momenti, di non esser certo se al primo assalto del nemico fui pronto a far resistenza» (17-8-1910).

«Queste tentazioni mi fanno tremare da capo a piedi di offendere Iddio» (1-10­1910; cfr. anche 22-10-1910; 29-11-1910).

«Ma di niente ho paura, se non del­l'offesa di Dio» (29-3-1911).

Padre Pio si sente più schiacciato dalla forza di Satana che lo conduce sull'orlo del precipizio e lo spinge sulla via della disperazione e chiede, con animo pieno di angoscia, aiuto ai suoi direttori spirituali:

«La lotta con l'inferno è arrivata al punto in cui non si può piú andare più innanzi [...]. La battaglia è superlativamente ed estremamente aspra, a me sembra di soc­combere da un istante all’altro» (1-4-1915).

«Veramente vi sono dei momenti, e questi non sono rari, nei quali mi sento come schiacciato sotto la potente forza di questo triste cosaccio. Non so proprio a quale mezzo appigliarmi; prego, e molte volte 1a luce tarda a venire. Cosa devo fare? Aiutatemi, per carità, non mi ab­bandonate» (15-4-1915).

«I nemici insorgono, o padre, di con­tinuo contro la navicella del mio spirito e tutti d'accordo mi gridano: abbattiamolo, schiacciamolo, perocchè è debole e non potrà a lungo resistere. Ahimé, padre mio, chi mi libererà da questi leoni ruggenti, tutti pronti a divorarmi?» (9-5-1915).

L'anima attraversa momenti di estre­ma violenza; sente la forza schiaccian­te del nemico e la sua congenita debo­lezza.

Vediamo con quale vivacità e reali­smo Padre Pio esprime questi stati d'animo:

«Deh! per carità non mi negate il vostro soccorso, non mai negate i vostri ammaestramenti, sapendo che il demo­nio più che mai va infierendo contro la navicella del mio povero spirito. Padre mio, non ne posso proprio più, mi sento venir meno tutte le forze; la battaglia è proprio al suo ultimo stadio, da un momento all'altro mi sembra di rimaner soffocato dalle acque della tribolazione. Ahimé! chi mi salverà? Sono solo a combattere, e di giorno e di notte, contro un nemico sì forte e sì potente. Chi vin­cerà? A chi sorriderà la vittoria? Si combatte estremamente da ambo le parti, padre mio; a misurare le forze da ambe­due le parti, mi veggo debole, mi veggo fiacco di fronte alle schiere nemiche, sono sul punto di essere schiacciato, di essere ridotto al nulla. Breve, tutto calcolato, il vinto a me sembra che debba propria­mente essere io. Ma che dico mai?! È possibile che il Signore il permetterà?! Giammai! Sento ancora rizzarsi, qual gigante, nella più intima parte del mio spirito la forza di gridare forte al Signo­re: "Salvami, che son per perire"» (1-4­1915).

«La debolezza del mio essere mi fa tremare e mi fa sudar freddo; satana con le sue arti maligne non si stanca di muovermi guerra e di espugnare la pic­cola fortezza, col prenderla d’assedio per ogni dove. Insomma, Satana è per me come un potente nemico, che risoluto di espugnare una piazza, non si contenta da assalirla in una cortina o in un ba­stione, ma tutta per ogni parte la circon­da, in ogni parte l'assalta, in ogni parte la tormenta. Padre mio, le arti maligne di Satana m'incutono spavento; ma da Dio solo, per Gesù Cristo, spero 1a grazia di ottenere sempre la vittoria e giammai la disfatta» (4-8-1917).

La causa delle maggiori amarezze per l'anima è la tentazione contro la fede. L'anima ha paura di inciampare ad ogni piè sospinto. La luce che viene dagli uomini non vale a rischiare l'in­telligenza. È la dolorosa esperienza di ogni giorno ed ogni momento.

La notte dello spirito diventa sem­pre più oscura ed impenetrabile. Il 30 ottobre 1914, scrive al direttore spiri­tuale:

«Mio Dio, quegli spiriti maligni, pa­dre mio, fanno tutti gli sforzi per perder­mi; vogliono vincermi per forza; sembra che approfittino proprio della mia debo­lezza fisica per maggiormente sfogare contro di me il loro livore ed in tale stato veder se sia loro possibile strapparmi dal petto quella fede e quella fortezza che mi viene dal Padre dei lumi. In certi mo­menti mi veggo proprio sull’orlo del pre­cipizio, sembrami allora che la pugna sia per arridere a quei birbaccioni; mi sento proprio tutto, tutto scuotermi;

Domenica 5 luglio 1964, ore 22 «Fratelli, aiutatemi! fratelli, aiutatemi!». Fu questo il grido che seguì ad un pesante tonfo che fece traballare il pavimento. Il Padre fu trovato dai confratelli bocconi a terra, sanguinante dalla fronte e dal naso con una seria ferita all’arco sopracciliare destro, per cui occorsero due punti a carne viva. Caduta inspiegabile! Quel giorno il Padre era passato davanti ad un'ossessa proveniente da un paese del bergamasco. Il giorno seguente il demonio, per bocca dell'ossessa, ammise che alle ore 22 del giorno precedente «era stato a trovare qualcuno... si era vendicato... così imparerà per un'altra volta...». Il viso del Padre, tumefatto, mostra i segni della violenta lotta con il demonio, che, peraltro, fu quasi ininterrotta per tutto l'arco della sua esistenza terrena.

Potremmo continuare a lungo sul­l'aspra lotta tra Padre Pio e Satana, durata tutta una vita e chiudiamo que­st'argomento con un ultimo brano di una lettera che Padre Pio scriveva a Padre Agostino il 18 gennaio 1912: «Barbablù non si vuole dare per vinto. Ha preso quasi tutte le forme. Da vari giorni in qua mi viene a visitare assieme con altri suoi satelliti armati di bastoni e di ordigni di ferro e quello che è peggio sotto le proprie forme. Chissà quante volte mi ha gittato dal letto trascinandomi per la stanza. Ma pazienza! Gesù, la Mammina, l'Angio­letto, san Giuseppe ed il Padre San Fran­cesco sono quasi sempre con me».

A titolo di curiosità elenchiamo gli epiteti rivolti da Padre Pio al suo rivale, riscontrati nella corrispondenza episto­lare dal gennaio 1911 al settembre 1915: baffettone, baffone, barbablù, birbaccio­ne, infelice, spirito maligno, cosaccio, brutto cosaccio, brutto animalaccio, tri­ste cosaccio, brutti ceffoni, impuri spiri­ti, quei disgraziati, malvagio spirito, bestiaccia, maledetta bestia, apostata infame, impuri apostati, facce patibola­ri, fiere che ruggiscono, insidiatore ma­ligno, principe delle tenebre.

 
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