La storia di Macario l’eremita, un santo poco conosciuto, viene attribuita a Teofilo, Sergio e Igino, tre monaci di un monastero della Mesopotamia. Questi tre giovani, prima di entrare nella vita religiosa, avevano progettato di camminare, anche per tutta la loro vita, pur di raggiungere il punto in cui il cielo e la terra sembra si tocchino. Durante i loro viaggi si incontrarono in un venerabile vegliardo di nome Macario che raccontò loro tutta la sua storia. Macario era stato sposato contro la sua volontà ed il giorno stesso delle nozze si era nascosto e di notte era fuggito da Roma per raggiungere l’Oriente. ...
Dopo alcune settimane di viaggio, incontrò un simpatico compagno di cammino, con il quale giunse a pochi chilometri dall’antico paradiso terrestre. Improvvisamente il suo compagno di viaggio sparì ed il povero Macario restò solo. Poco tempo dopo, quel compagno ricomparve luminoso e si presentò come l’arcangelo Raffaele, che Dio aveva mandato per accompagnare Macario nel deserto ove avrebbe potuto trovare la felicità e la pace dell’anima. Macario avrebbe voluto proseguire il cammino verso il paradisio terrestre, ma una voce angelica gli proibì di andare oltre. Si fermò allora nella grotta dove lo trovarono i tre amici Teofilo, Sergio e Igino che poi resero alla posterità il racconto di Macario, grazie al quale anche essi divennero devoti dell’Arcangelo, dal quale invocarono l’aiuto per poter ritornare a casa sani e salvi. Riguardo alla vicenda di san Macario Romano, Cornelio La Pierre scrive: “San Raffaele è il protettore di quelli che fuggono il mondo per avvolgersi nel silenzio e nella pace della solitudine. Egli li guida verso le Tebaidi misteriose in cui essi vivono da soli con Dio. San Macario Romano, avendo concepito il generoso pensiero di lasciare la capitale del mondo per il deserto fu condotto dall’arcangelo in un luogo lontano da ogni abitazione e per tre anni egli lo servì da compagno in maniera visibile in quella isolata regione”. Marc Lorient, in un suo libro sull’arcangelo afferma: “Raffaele è sovente invocato come protettore degli eremiti. L’arcangelo ci conduce, a nostra insaputa, verso una specie di deserto al fine di rinunciare al mondo, come testimone, come amico intimo, come giudice. Egli ci rende a poco a poco ciechi e sordi a quella che non è la volontà di Dio. Il religioso obbediente fa gli stessi gesti del suo angelo! Il buon angelo conduce lontano dal mondo. Egli non conduce che al Signore. Attraverso la vita in Dio, l’uomo interiore si tiene ovunque lontano dal mondo. […] Nella vita nascosta si custodisce il segreto del re. Raffaele può comunque invitare alla testimonianza di fronte al mondo, al fine di rendere grazie a Dio!”. |