LE APPARIZIONI ANGELICHE Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
venerdì 02 settembre 2022 | |
Gli Angeli, come pure i demoni, non possono agire direttamente sulla nostra anima e la nostra volontà che, salvo il peccato mortale che le consegna al diavolo, sono incatenate per tutti, eccetto Dio. Gli angeli possono agire sui nostri sensi e la nostra immaginazione per mezzo di apparizioni sensibili. San Giovanni della Croce, che ha sperimentato personalmente questi eventi straordinari, li descrive così: “Accade spesso alle persone avanzate nella spiritualità di vedere dei personaggi e delle figure dell’Altra Vita, quali i Santi e gli Angeli, buoni o cattivi; di essere illuminati da qualche luce straordinaria. ...
Talvolta, esse sentono delle parole insolite pronunciate dalle persone che appaiono loro, o da altri che esse non vedono. Altre volte, il loro odorato è colpito da odori piacevolissimi, senza che esse sappiano da dove provengono questi odori. Lo stesso accade per i sapori” (San Giovanni della Croce, La Salita del Carmelo). Questo tipo di azione è detto more humano, al modo dell’uomo. L’altro modo è chiamato more angelico, al modo degli Angeli. Esso può esercitare la sua azione sul mondo materiale in maniera visibile per noi. Così si spiega il vento misterioso che, l’11 febbraio 1858, agita i bordi del Gave di Lourdes senza, comunque, fare muovere gli alberi. Così si spiega anche il celebre miracolo del sole volteggiante di Fatima, il 13 ottobre 1917. Un altro modo angelico agisce direttamente sui sensi di un vedente, provocando quella che si chiama apparizione, ovvero ogni manifestazione sensibile di una persona o di un essere la cui presenza nelle circostanze in cui essa si produce non saprebbe spiegarsi nel corso naturale o normale delle cose” (Dizionario di teologia cattolica). Questo intervento può essere così forte che sospende i sensi del vedente, provocando un fenomeno di estasi. L’apparizione, qualificata come immaginaria, non significa che è il prodotto di uno spirito stanco ma che l’Angelo utilizza la nostra immaginazione, la nostra memoria, le nostre passioni. E’ a questo tipo di manifestazione che sono collegate le apparizioni sotto forma onirica. Resta il modo più frequente e più ordinario, l’insensibile, che si confonde col nostro proprio pensiero fino a sembrarci naturale. Dio ha dunque colmato i Suoi Angeli di tutti i doni; è questa perfezione, questa eccellenza, che proclama la Bibbia quando essa li designa semplicemente col nome di Virtù. Una virtù, nel senso primitivo della parola, è una eccellenza intrinseca che costituisce il grado di perfezione di un essere e la sua energia nel produrre gli atti che gli sono proprie. La parola latina virtus non si traduce con virtù ma con coraggio, bravura, la qualità che, agli occhi dei Romani, era propria all’uomo (vir), essendogli essenziale. La qualità intrinseca degli Angeli li rende atti a servire perfettamente Dio. Tali sono dunque il loro unico scopo, la loro unica preoccupazione, quelli che giustificano tutti i loro interventi”. Etimologicamente il loro nome: Angelo, in ebraico come in greco Malaak - Malachim al plurale – significa “portatore di messaggio”. La traduzione greca della Bibbia dei Settanta (LXX) impiega naturalmente la parola angelos la cui radice rinvia all’idea di novella, di informazione e, di conseguenza, di messaggero. Sant’Agostino lo ricorda ai suoi lettori, nel IV secolo, quando il senso cristiano della parola comincia a velarne il primo significato: “Angelo designa la funzione e non la natura. Tu chiedi come si chiama questa natura? Spirito. Tu domandi la funzione? Angelo. Da quello che è, è uno Spirito. Da quello che fa, è un Angelo”. Questo ruolo di messaggero, di ambasciatore di Dio presso gli uomini, tutti gli Angeli, anche i Principi dei Serafini, lo possiedono un giorno, così come lo prova la visita di Gabriele, che non è certamente uno Spirito subalterno, a Nazareth; o quella di Raffaele che presenta se stesso come “uno dei sette che stanno sempre davanti a Dio”, a Tobia ed alla sua famiglia. Tutti gli Spiriti celesti sono dunque un giorno messaggeri di Dio, ma solo gli ultimi tra di essi non sono che questo: inviati di Dio presso gli uomini. E’ per questo che il nono Coro è quello degli Angeli. Lo Pseudo-Dionigi, appoggiandosi sui primi Padri ed il loro insegnamento teologico, non esita nel vedere negli Angeli coloro che consentono l'iniziazione dell’umanità ai misteri divini. “Nei tempi che hanno preceduto la Legge e nel tempo della Legge, gli Angeli hanno guidato i nostri avi verso le realtà divine, prescrivendo loro delle regole di condotta, rivelando loro, come interpreti, le sante ordinanze, le visioni segrete dei misteri che non sono di questo mondo, o diverse profezie”. La visita dell’Angelo ed il suo insegnamento hanno un obiettivo ben specifico, come chiarisce San Bernardo, ovvero preparare l’incontro dell’anima con Dio e cancellarsi nell’istante in cui questo incontro si produce, come il negoziatore di un matrimonio regale che si eclissa alla porta della camera nuziale. Portare la parola di Dio agli uomini è la missione per eccellenza degli Angeli, ma non è che un aspetto degli atti che essi non smettono di compiere al servizio del Creatore. Sant’Agostino afferma: “Tutte le creature angeliche servono Cristo”. Questo servizio consiste in una associazione delle creature spirituali superiori nel governo divino. Dio traccia i piani di questo governo e dona direttamente le Sue istruzioni ai Serafini; a questo si limita la Sua azione. Egli ne confida l’esecuzione agli Angeli. Questi non smettono di rendergli conto affinché li guidi e li illumini. “Non sono tutti degli Spiriti amministratori?” chiede San Paolo (Lettera agli Ebrei 1,14). “Ogni creatura visibile è retta dall’azione di uno Spirito celeste” (Sant’Agostino). “Nel mondo visibile, tutto è governato dalle creature invisibili” (San Gregorio Magno). Queste affermazioni fondano tutta la credenza sugli Angeli custodi, dai più elevati tra loro che presiedono alla corsa degli astri e dei pianeti fino a quelli che proteggono gli individui. Perché gli Angeli hanno un ruolo di tutela. Partecipando già della visione beatifica, gli Angeli non possono meritare di più da sé stessi, qualunque desiderio ne abbiano. Così come afferma uno di loro a Mechtilde Taller: “Se noi fossimo capaci di invidiare gli uomini, noi li invidieremmo di poter soffrire per la gloria di Dio...” |
< Prec. | Pros. > |
---|