UN ORIGINALE STUDIO “ENNEAGRAMMATICO” DI DON STANZIONE SULLA DIVINA COMMEDIA Di Annamaria Maraffa |
escrito por Amministratore | |
sabato, 16 de aprile de 2022 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Don Marcello Stanzione è l’autore del libro “Dante Alighieri e l’Enneagramma dei peccati capitali” edito dall’editrice Segno di Udine. Il 2021 è stato un anno speciale sia per la cultura italiana e sia per la cultura cattolica. Abbiamo celebrato i settecento anni dalla morte del suo più famoso poeta: Dante Alighieri. Numerose le iniziative che hanno scandito le celebrazioni dedicate a “l’astro più fulgido della letteratura italiana”, come lo aveva definito papa Paolo VI nel 1965 nelle celebrazioni per il settimo centenario dalla nascita. ... Dante fu un grande uomo, che certamente può fregiarsi in modo eminente del titolo di “scrittore di Dio”. Egli si considerò un profeta nel suo tempo, e forse tale effettivamente egli fu. Nel poema accanto alla dimensione personale e privata della salvezza dell’uomo, Dante, che dal traviamento nella selva oscura è portato, dopo lunga purificazione, alla gloria del cielo, c’è una seconda importante dimensione, quella pubblica e profetica: Il poema è scritto “in giro del mondo che malvive”, cioè pensato e composto come una grande opera profetica. Propria del profeta è infatti da una parte la denuncia della corruzione morale di coloro che dovrebbero guidare il popolo loro affidato, dall’altra il preannunciare una prossima punizione divina e una restaurazione dell’ordine voluto da Dio; che sono appunto i due aspetti tipici della tematica politica dantesca. Singolare documento della coscienza che dante ebbe a questo riguardo di sé e della sua opera è l’Epistola ai Cardinali italiani, scritta in occasione del conclave del 1314, nella quale egli li esorta con ardito e autorevole linguaggio a scegliere un papa che riporti la sede apostolica da Avignone a Roma, con parole che sembrano anticipare quelle di santa Caterina da Siena. “Io sono l’ultima delle pecorelle di Cristo egli scrive non ho nessuna autorità, né ricchezze”. Ma Dio ha parlato anche per bocca dei lattanti. Ed è una vergogna che fra tanti pastori e fedeli “una sola voce, una sola pia. E di un privato, si levi di fronte alla rovina della madre Chiesa”. Quest’uomo senza potere, a cui fu tolta in terra ogni cosa, con il crudele esilio che lo privò di patria, famiglia, beni e onore, e lo costrinse all’umiliante condizione di dipendere da questo o quel signore; che vide fallire ogni sua speranza politica, e fu misconosciuto anche nella sua grandezza di poeta ( la corona d’alloro, a lui negata, fu concessa ad Albertin Mussato quando pur già circolava Inferno e Purgatorio), sopportò con eroica fermezza, confidando in Dio solo, una così grande sofferenza, tanto che di sé poté scrivere, a buon diritto: “la Chiesa militante alcun figliuolo non ha con più speranza”. Attraverso lo strumento della poesia, egli intese comunicare agli uomini del suo tempo, travolti dalle cupidigie mondane, quella sublime speranza propria della fede cristiana che vede nel cielo divino il vero compimento della vita dell’uomo, il cui soggiorno su questa terra è soltanto un cammino verso la patria. Ed egli ci appare oggi, nel nostro tempo tragico e dubbioso, un testimone e maestro tra i più grandi di quella fede, come dichiara la stessa autorità di un papa: nell’enciclica “In praeclara”, scritta in occasione del sesto centenario della sua morte (1921), Benedetto XV esortava infatti a studiare e ad amare il poeta della Commedia, “che noi non esitiamo a proclamare è detto alla fine il più eloquente fra i celebranti e banditori della cristiana sapienza”. Nei nostri tempi recentissimi, papa Francesco, nella sua Lettera Apostolica “Candor Lucis Aeternae” ( Splendore della luce eterna), dedicata proprio a Dante e pubblicata il 25 marzo2021 in occasione del Dantedì, ha suggerito di “ leggere la Commedia come un grande itinerario, un vero pellegrinaggio, sia personale e interiore, sia sociale e storico”. Infatti secondo il papa argentino, ma di origini italiane, la Divina Commedia rappresenta “il paradigma di ogni autentico viaggio in cui l’umanità è chiamata a lasciare quella che Dante definisce: “l’aiuola che ci fa tanto feroci” (Paradiso XXI-151) - cioè il mondo plasmato dall’egoismo di ciascuno) - per giungere ad una nuova condizione, segnata dall’armonia, dalla pace e dalla felicità”. Dante dunque, secondo papa Francesco, diviene “profeta di speranza, annunciatore della possibilità del riscatto, del cambiamento profondo di ogni uomo e donna e di tutta l’umanità”. L’ autore di questo libro su Dante Alighieri e l’enneagramma è appunto il sacerdote cattolico, don Marcello Stanzione, che ha composto oltre 300 testi di spiritualità tradotti in molte lingue. Don Marcello è uno studioso di enneagramma e attraverso questo testo divulgativo si propone di offrire gli insegnamenti di Dante Alighieri sui vizi e le virtu’ contenuti in modo particolare nella seconda Cantica sul Purgatorio abbinati alla conoscenza degli enneatipi dell’enneagramma per una crescita psicologica e spirituale nell’esercizio consapevole delle virtù. L'enneagramma è un sistema di tipizzazione della personalità che descrive i modelli di come le persone interpretano il mondo e gestiscono le loro emozioni. L'enneagramma descrive nove tipi di personalità e mappa ognuno di questi tipi su un diagramma a nove punte che aiuta ad illustrare come i tipi si relazionano tra loro. Il nome enneagramma deriva dal greco: ennea è la parola greca per nove e Gramma significa qualcosa che è disegnato o scritto. Cosa ci dice l'enneagramma? Secondo l'enneagramma, ognuno dei nove tipi di personalità è definito da una particolare convinzione di base su come funziona il mondo. Questa convinzione guida le motivazioni e paure più profonde - e modella fondamentalmente la visione del mondo di una persona e la prospettiva attraverso la quale vede il mondo e le persone che la circondano. Le nostre convinzioni di base non sono necessariamente errate, ma possono essere limitanti e operare come "paraocchi" per le persone. Comprendere il nostro tipo di enneagramma e come esso colora le nostre percezioni può aiutarci ad ampliare la nostra prospettiva e ad affrontare le situazioni in modo più efficace. L'enneagramma ci aiuta anche a capire come le persone reagiscono allo stress. Descrivendo come ogni enneatipo si adatta e risponde a situazioni sia stressanti che di sostegno, l'enneagramma mostra opportunità di sviluppo personale e fornisce una base per la comprensione degli altri. Il processo identificativo con un enneatipo ci fa scoprire quali sono i nostri sé primari con cui ci identifichiamo fortemente e attraverso i quali vediamo il mondo. Una serie di linee di collegamento evidenziano come ogni tipo di base possiede punti di forza indispensabili, ma allo stesso tempo ha lati oscuri che sono pieni di sfide. L'inclusione di queste linee sposta l'enneagramma da un modello di personalità puramente descrittivo ad uno dinamico, mostrando come la personalità può cambiare in diverse condizioni. L’utilizzo dell’enneagramma trova nel Cattolicesimo sia degli oppositori come ad esempio il compianto leader carismatico Tarcisio Mezzetti o il gesuita padre Mitch Pacwa, professore di Sacra Scrittura ed Ebraico alla Loyola University, ma pure numerosi sostenitori equilibrati come diversi sacerdoti diocesani, tra cui appunto don Marcello Stanzione, e membri di ordini religiosi come i gesuiti, i francescani e i camilliani. Lo studio enneagrammatico della Divina Commedia da parte di don Marcello Stanzione si propone una finalità pastorale-spirituale quella di vincere, con la grazia di Dio, la tendenza umana disgregatrice verso i sette peccati capitali e acquisire le sette virtù corrispondenti e tutto questo con l’utilizzo della conoscenza sia del poema dantesco che dell’enneagramma. Il padre camilliano Arnaldo Pangrazzi, esperto studioso dell’enneagramma, scrive: “Potenzialmente qualsiasi strumento può essere usato per il bene o per il male, perfino la stessa libertà umana. C’è chi può usare l’enneagramma per fare pace con sé stesso e diventare più comprensivo e sensibile verso gli altri, e chi per giudicare, etichettare o mortificare il prossimo. L’enneagramma non è un sistema di fede, ma uno strumento aperto al trascendente, quale espressione della piena realizzazione umana. In questo senso, si colloca in un orizzonte aperto alle diverse tradizioni di fede, senza fare proprie le categorie di un particolare sistema religioso. E’ noto come la sua divulgazione al vasto pubblico sia avvenuta inizialmente ad opera di gesuiti e di religiosi nord-americani che lo hanno usato nel corso di ritiri e corsi di formazione destinati a missionari, sacerdoti e laici per favorire l’introspezione, promuovere le relazioni interpersonali comunitarie, migliorare il lavoro in équipe, aiutare nella formazione così via. E’ difficile pensare che così tante persone siano rimaste ammaliate dallo strumento senza ravvisarne i pericoli. In realtà chi fa uso dell’enneagramma non abbandona Dio, la Bibbia o la fede per conseguire la propria salvezza con questo mezzo; si avvale piuttosto della mediazione dei nove tipi per comprendere meglio sé stesso, imparare ad essere più tollerante ed accogliere nei confronti del prossimo, acquisire maggiore consapevolezza degli ostacoli che possono interferire nel proprio rapporto con Dio e con gli altri. Perché osteggiare un potenziale aiuto alla propria crescita personale, relazionale e spirituale? Perché qualcuno lo ha associato al new age? In fatto che alcuni autori siano in sintonia con il new age, non significa che l’enneagramma come tale, o quanti lo usano appartengano a questa variegata e complessa galassia o ne assecondino gli orientamenti. Il valore dello strumento dipende molto dall’etica di colui che lo usa. L’enneagramma condivide, comunque, diversi principi dell’antropologia cristiana, quali l’esigenza di riscattare la natura decaduta, il bisogno di un ritorno all’autenticità e alla vera libertà attraverso il superamento dell’egocentrismo, la chiamata alla conversione attraverso la pratica delle virtù. E’ chiaro che i percorsi proposti per la conversione e la trasformazione non si basano sulle mediazioni cristiane, quali l’abbandono alla Grazia, ma neppure le rifiuta. L’enneagramma offre un contributo alla comprensione della natura umana nella sua globalità, dalle sue debolezze ai suoi punti di forza, attraverso una mappa, semplice e complessa allo stesso tempo, che delinea modi ricorrenti di pensare, sentire ed agire che possono sconfinare in una compulsione, e propone percorsi di guarigione o di ben-essere per vivere una vita più equilibrata ed armonica. L’enneagramma non presume, però, di ridurre l’uomo alle strette maglie di una teoria, come esplicitato dal codice etico dell’Associazione Internazionale (IEA), perché ognuno è un mistero molto più grande del proprio enneatipo, mistero influenzato da condizionamenti, contesti familiari e culturali, esperienze formative ed esistenziali che ne plasmano la storia. Come ogni sistema di autoconoscenza, anche l’enneagramma è in costante evoluzione e presenta molti volti e sfaccettature”.
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