GLI ANGELI ANNUNCIANO AI MISTICI LA MORTE DELLE PERSONE CARE Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
giovedì 17 febbraio 2022 | |
Gli angeli si compiacciono talvolta nell’annunciare ai servi di Dio la morte dei loro amici ed essi non esitano nel far sapere anche ad una comunità di credenti che uno di loro ha raggiunto la gloria eterna. Per questo, essi usano ogni tipo di mezzi, poiché la loro inventiva è senza limiti. Il più semplice consiste nel suonare tutte le campane della città nel momento in cui il santo spira. Evidentemente, questo crea un effetto di sorpresa, ma le persone comprendono presto. ... Così, il 25 gennaio 1325, quando le campane di Nocera Umbra si mettono a suonare, gli abitanti della città non hanno che un pensiero: l’eremita Angelo Da Gualdo è morto! Autorità religiose in testa, la popolazione si reca in processione all’eremo del santo camaldolese, che viene ritrovato nella sua grotta morto in ginocchio mentre era dedito alla preghiera. Simili suoni angelici sono stati intesi il 3 settembre 1315 a Montevecchio, nel momento in cui spirava l’anacoreta Andrea Dotti, come essi avvisarono nel 1503 gli abitanti di Madera, quando morì il francescano Pedro De Guarda. Si potrebbero facilmente moltiplicare gli esempi. Il fenomeno è più completo a Siena, il 9 maggio 1426, alla morte del servita Giovanni Benincasa: allorché le campane si rincorrono da un campanile all’altro, una luce abbagliante corona la grotta in cui viveva da anacoreta, nel mentre che un concerto angelico si fa sentire nell’aria. In effetti, gli angeli vengono talvolta a cantare essi stessi, per segnalare il decesso d’un servo di Dio. Tale fenomeno è particolarmente frequente nell’epoca barocca, forse a causa dell’importanza accordata agli angeli musicanti nella iconografia religiosa, ma anche nella spiritualità. Quando, nel 1608, muore a Napoli la carmelitana Maria Francesca Di San Giovanni Battista Spinola, degli angeli intonano un cantico intorno al suo letto funebre e tutte le suore presenti sentono la loro voce. Quello che è accaduto là nell’intimità del convento ha preso in un certo caso una dimensione più ampia infatti alla morte della carmelitana Luisa Del Salvador, il 25 ottobre 1592, armonie celesti si susseguirono per più ore al di sopra del convento, al punto che gli abitanti di Beas accorsero in folla per conoscerne l’origine: essi appresero così il decesso della serva di Dio. Stessa cosa ad Evora, in Portogallo, quando la carmelitana Maria Do Jesus muore nel 1614: mentre che le sue sorelle recitano il Credo al suo capezzale, dei canti celesti s’innalzano al di sopra del convento, a stupore dei passanti, che si fermano nelle vie per ascoltarli. Quei concerti angelici rendono pubblica la santità di quelle pie donne, rimaste fin allora nascoste in seno alle loro comunità. Il 6 ottobre 1621, il giovane carmelitano scalzo Cyprien De Saint-Luc muore a Parigi, nel convento di piazza Maubert: nel momento in cui egli spira, dei canti celesti si fanno sentire al di sopra dell’edificio e finanche in tutto il quartiere, attirando l’attenzione dei passanti nella strada. E’ da un anno appena che il giovane monaco, prima studente duellante e debosciato, si è convertito sentendo la predicazione d’una sacerdote carmelitano, ed è entrato in convento seduta stante. A Genova, è anch’esso un concerto celeste che segnala alla popolazione la morte della carmelitana Maria Caterina Di San Giovanni Lomellini, il 6 ottobre 1663. Tale prodigio è particolarmente frequente nell’Ordine del Carmelo. A queste manifestazioni auditive si aggiungono talvolta dei fenomeni luminosi, come per l’alcantarino Michele De Los Gatos. Fra Michele che era giardiniere, cuoco, infermiere, in breve l’uomo tutto fare del convento di Gaia, visse nel XVI secolo. Nei suoi ultimi istanti di vita, i suoi compagni vollero fargli ricevere i sacramenti ed inviarono a cercare i sacri oli in parrocchia. Fra Michele entrò poco dopo in estasi, mentre che tutti i gatti dei dintorni venivano a sedersi intorno al suo giaciglio, come per vegliarlo. Nel momento in cui egli spirò, i religiosi che ritornavano coi sacri oli intesero delle armonie celesti innalzarsi al di sopra del convento e videro stupefatti una fiamma abbagliante che saliva dal tetto fino al cielo, senza che i gatti si lamentassero. Un fenomeno simile, ma più discreto, puntualizzò l’ultima ora della clarissa Maria Suarez (1437-1507), di Toledo: una luce abbagliante illuminò la sua stanza, mentre che per ben tre volte le musiche dei cori angelici si fecero sentire intorno al suo giaciglio. |
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