SAN GAETANO DA THIENE E IL PRESEPE Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
venerdì 03 dicembre 2021 | |
A parte san Francesco d’Assisi che allestì il primo presepe a Greccio, c’è un altro santo nato in Veneto ma vissuto a Napoli a cui il presepe deve molto. San Gaetano nacque a Thiene in provincia di Vicenza nel 1480 e morì a Roma il 7 agosto 1547. Devoto del presepe e della passione del Signore, con Pietro Carafa, il futuro Paolo IV, fondò la Congregazione dei chierici regolari comunemente detti Teatini, da Teate, il nome latino della città abruzzese di Chieti della quale era Vescovo. ... Erano chierici che trovavano nella Divina Provvidenza la soluzione ad ogni problema. Coadiuvato da tre compagni prese i voti presso la tomba di san Pietro, in Vaticano, intendendo ricreare lo spirito della primitiva comunità cristiana. I Teatini ebbero un ruolo significativo nella controriforma cattolica insieme ai Gesuiti, ai Barnabiti e ai Cappuccini e il loro esempio molto significativo per la Chiesa in tempi in cui il monaco tedesco Martin Lutero, contemporaneo di san Gaetano stava lacerandola irreparabilmente. Quando a Roma scesero i Lanzichenecchi durante le tragiche giornate del sacco di Roma del 1517 da parte delle truppe di Carlo V, Gaetano fu da loro seviziato e imprigionato nella torre dell’Orologio in Vaticano, mentre il papa fu costretto a rifugiarsi in Castel S. Angelo difeso dalle Guardie Svizzere. Dovette poi tornare a Venezia. Qui poco dopo scoppiò l’epidemia della peste che costrinse i Teatini a propagarsi in altre città dove, insieme ai Gesuiti, operarono per la Controriforma cattolica. Nel Veneto moltiplicò le sue opere apostolica e assistenziali accettando tra l’altro l’invito del noto tipografo veneziano Paganino Paganini di avviare all’arte della stampa tipografica, inventata dal tedesco Giovanni Gutenberg. In seguito si trasferì a Napoli dove svolse una multiforme attività diretta a formare il popolo alla pietà e all’integrità dei costumi nonché alla riforma delle comunità claustrali femminili. Egli fondò ospizi per anziani, incrementò l’assistenza all’Ospedale degli incurabili, stette accanto al popolo durante le carestie e le ricorrenti epidemie come il colera, che flagellarono la città in un periodo di sanguinosi tumulti e riavvicinò i fedeli al sacramento della riconciliazione. Si deva a lui la fondazione del famoso Monte di Pietà per giusti prestiti ed elargizioni, un istituto bancario pensato per le vittime degli strozzini e degli usurai, dal quale in seguito ha avuto origine il Banco di Napoli, il più grande Istituto bancario del Mezzogiorno. Nella sua vita, l’attrazione per la devozione verso il presepe fu perenne. Egli la trovò in famiglia, per averla colta nel cuore della sua stessa Mamma, Maria Porto, la quale, in un codicillo aggiunto al proprio testamento, aveva ordinato e comandato che ogni anno, per Natale, dopo la sua morte, fossero dati dieci ducati “a certi dispensatori (e cioè i domenicani di Santa Corona) lì indicati” che dovevano “essere elargiti per scopi pii”. Egli la trovò anche nella pietà del suo Veneto che si effondeva proprio allora in Laudi Natalizie, soffuse di candore e di pietà, ed in usi folkloristici che manifestavano il persistere di sentimenti natalizi fra il popolo. Quelli erano solo alcuni precedenti che facilitano la comprensione di quell’intimo fervore che predispose Gaetano al più glorioso attimo della sua vita da lui stessi descritto, e cioè a quello della “visione natalizia”, quando dalle mani della Vergine ebbe il Bambino Gesù. Da allora, per tutto il resto della sua vita, decise che non avrebbe mai più lasciato Maria, Giuseppe ed il piccolo Gesù. Anni dopo, in procinto di tracciare la pianta di una chiesetta a Napoli, disegnò Santa Maria della Stalletta, e cioè “la Casa del Presepio”. Il presepe fino ad allora a Napoli era stato quasi un bassorilievo marmoreo ed una inanimata riproduzione ristretta ai suoi elementi essenziali, dopo acquistò, vera forma di vita, una compartecipazione fusione tenerezza di cuori che l’adornavano in un vago modo del tutto unico. L’anima del passato indossava le vesti più ricche del presente, più per l’elevazione ed il giubilo dello spirito che per la gioia degli occhi. Testimoni hanno raccontato ciò che san Gaetano faceva quando giungeva il Natale, cioè la festa più solenne del suo ciclo liturgico: egli, allora faceva grandi feste ed allegrezze e costruiva per quel giorno un devoto presepe con le figure rappresentanti il Mistero; tutto giubilare e rapito, fuori di sé, contemplava l’immensa bontà di Dio, fatto e nato Bambino per nostro amore; predicava spesse volte dinanzi al suo presepe con tanta copiosità di affetti che le lacrime e i sospiri gli facevano interrompere i periodi del discorso, anzi fervore della sua pietà natalizia era così grande che “più era il pianto che l’eloquenza, più una declamazione di lacrime che di voci e con esse si vedevano infiammare i cuori degli astanti”. In memoria di quella Sacra Notte nella quale i pastori andarono al presepe, era solito chiamare alcuni pastori o pifferai, perché suonassero con semplicità, alla maniera dei pastori, nella Chiesa, onorando così la Bontà Divina. Nelle notti di dicembre, dalle vie popolose e dalle chiesette teatine si udivano le calde note pastorali degli zampognari, chiamati da san Gaetano a rinnovare davanti ai presepi, nella Novena Natalizia (forse da lui istituita), quell’annuo miracolo per cui nei cuori del popolo cristiano si rinnova il palpito eterno per l’infinito Amore che scende dall’Alto alla loro ricerca. Quindi per sua opera, Napoli si trovò ad avere un vero culto del presepe , inteso anzitutto come dramma rivissuto dell’Incarnazione e del vangelo dell’Infanzia e come festa paradisiaca delle anime cristianamente semplici. Egli, oltre a ciò, non si accontentò che la poesia della scienza del Natale si gustasse solo nel Tempio di Dio, ma volle che il suo profumo fosse aspirato anche presso il focolare domestico, perciò introdusse il presepe nelle famiglie, dove fu accolto con entusiasmo. A poco a poco, il culto del Presepe, divenne anche arte, poiché via via alla fede si unirono la musica, la poesia ed il canto e Napoli, tra le sue arti regionali, ebbe anche quella del presepe, nonché dei pastori da Presepio per opera dei “figurari”, raggiungendo, in breve tempo, un certo splendore. L’azione di san Gaetano, proseguì anche nei secoli (soprattutto XVII e XVIII), in quanto si diffuse l’ambizione di possedere un presepe e inoltre, proprio sulla scia del fervore natalizio gaetaneo, si ebbe il più poetico ed espressivo cantore extra – liturgico del presepe, e cioè sant’Alfonso de’ Liguori (1696-1787) con il suo “Tu scendi dalle stelle” che tra le altre strofe ricorda il pensiero di san Gaetano, pieno di umana tenerezza: “Il piccolo Figliuolino piange per noi e non per sé” l’influenza di san Gaetano non si limitò solo a Napoli, ma attraverso i suoi figli fece risentire i suoi benefici effetti anche a Roma, dove iniziarono la serie dei famosi presepi romani, che ancora oggi sono il colore più vivo delle feste natalizie, sono una delle glorie di Roma, sia dal lato storico che da quello artistico. In molte chiese, per l’occasione, ancora oggi si allestiscono presepi, tra cui anche in quella dei Teatini di Sant’Andrea della Valle, dove si venera il Bambinello detto di San Gaetano. |
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