GLI ANGELI ASSISTONO LE SANTE MARTIRI Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
mercoledì 17 novembre 2021 | |
Santa Agata, era un’affascinante ragazza di Catania, in Sicilia, che ha consacrato la sua verginità a Cristo. Sedotto dalla sua bellezza, il console Quintino ottiene ch’ella le sia data in matrimonio. Siccome ella vi si rifiuta, egli si vendica facendola racchiudere in un lupanare. Ma come un cliente vuole accostarsi all’adolescente, robusti giovani aitanti vestiti di bianco s’interpongono. Finalmente, incapace di fare di Agata una prostituta, la tenutaria del bordello finisce col rinviarla. ... Quintinio non si ritiene battuto: egli fa fustigare la ragazza, la sottopone al supplizio del cavalletto, ordina che sia bruciata viva. Pena persa, misteriosi atleti vestiti di bianco annullano gli effetti delle torture. Folle di rabbia, il marito che non lo è che di nome decide di vendicarsi laddove egli è frustrato: Agata ha un bel petto, ch’egli amerebbe tanto accarezzare! Egli le fa tagliare i seni! Siccome, ancora una volta, gli angeli si apprestano ad intervenire, San Pietro s’interpone: non conviene a dei puri spiriti avventurarsi in quel campo, ed è lui stesso che guarisce la ragazza. Questa morirà finalmente in prigione, nel corso di un terremoto, al seguito delle privazioni ch’ella avrà subite. La storia della sua contemporanea Caterina D’Alessandria è del tutto paragonabile. Questa Egiziana, è tanto intelligente quanto bella: non tiene lei in scacco – assistita è vero dagli angeli – cinquanta filosofi della città, che saranno bruciati per essere stati a corto di argomenti davanti ad una donna, cristiana per giunta? Ella rifiuta il matrimonio con l’imperatore Massimino Daia perché è già la sposa di Cristo: il Bambino Gesù, presentato dalla Vergine Maria, le ha passato al dito un anello che sigilla la loro indefettibile unione. “Sciocchezze!” tuona Massimino, che la consegna a dei tormenti tanto vari quanto numerosi, di cui il più dolce non è certo la ruota armata di punte di ferro che deve lavoragli il corpo. Ma un angelo interviene, la macchina infernale si spezza. Finalmente, Caterina è decapitata, del latte sgorga dal suo collo al posto del sangue. Degli angeli raccolgono il cadavere per portarlo sul monte Sinai, dove essi lo inumano. Tale è almeno la legenda, estratta dal menologio di San Basilio, uno scritto del X secolo. Si potrebbe citare ancora Santa Agnese, morta verso il 350, che gli spiriti celesti avrebbero rivestita d’un mantello fiammeggiante per sottrarre la sua nudità agli sguardi dei suoi lubrici carnefici. Altri testi dicono che la sua capellatura, essendo cresciuta per miracolo grazie all’intervento d’un angelo, le servì in quella occasione da vestito. Senza dubbio ella era rossa, l’ardente colore della sua capigliatura avrebbe indotto gli agiografi in errore. E Santa Cecilia, di cui un angelo convertì il marito Valeriano al fine di permetterle di preservare la sua verginità: là ancora, l’inviato di Dio portò dei fiori, delle ghirlande di rose con cui coronò i casti sposi prima di accompagnarli al martirio. Per contro, è solamente dopo il martirio di Santa Dorotea, verso l’anno 300, che un angelo viene a portare da parte sua tre mele e tre rose al giovane Teofilo, un pagano che si è innamorato di lei: ella gli ha promesso di rivolgergli, dall’aldilà, un segno dell’esistenza del paradiso in cui ella si troverà. Toccato dall’attenzione, Teofilo si converte ed a sua volta muore decapitato, alcune settimane più tardi. La storia si è svolta a Cesarea di Cappadocia, all’epoca della persecuzione decretata da Diocleziano. |
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