BREVE STORIA DELLA CORONA ANGELICA Di Carmine Alvino |
Scritto da Amministratore | |
sabato 02 ottobre 2021 | |
Tra i più significativi ammaestramenti del Signore, vi è certamente quello descritto dall’ Evangelista Matteo, in cui Gesù ammonisce gli astanti nel modo che segue: «Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. ... Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate»[ Matteo 6,5-8] . Nonostante questo ammonimento, non vi è dubbio che oggi in ambito cattolico vi sia stato un super afflusso di liturgie e preghiere che risultano essere ultronee ed inutili, e/o delle chiare superfetazioni, e non hanno nulla di chiaramente riconducibile al deposito. Nel VI secolo, l’ingresso nel generale panorama liturgico dell’opera – De Coelesti Hiararchia – dell’ Autore pseudo – Dionigi, che tanto successo mantiene ancor oggi nella tradizione cristiana, ha prodotto il convincimento che, benchè nella Bibbia se ne taccia il numero preciso, vi siano 9 Cori Angelici, e 3 Gerarchie, e fra questi Cori, San Michele, Gabriele e Raffaele occupino l’ultimo posto nelle classificazioni, superati da altri ordini. Il pensiero di questo autore, celebrato da San Gregorio, e incensato da San Tommaso d’Aquino nella sua “Summa Theologiae”, per secoli costituì la base dottrinaria della teologia apofatica cristiana, e sicuramente generò uno straordinario reticolato interpretativo sul quale si agganciarono numerose manifestazioni e visioni di Santi e Beati ed anche molta liturgia. A lungo ritenuto il vero Dionigi Aeropagita, solo nel XIX secolo, grazie agli studi congiunti di Hugo Koch e Joseph Stiglmayr (i quali definirono lo pseudo - Dionigi: il grande falsario!) si comprese il grave errore liturgico, esegetico e scritturistico che aveva attinto purtroppo numerosi Santi, Beati e Dottori della chiesa, i quali lo avevano confuso per il grande Santo ateniese del I secolo, convertito da San Paolo assieme alla donna Damaris. Si trattava invece di un personaggio ben più tardo, perlomeno del V o del VI secolo, discepolo del neoplatonico Proclo e dell’esoterista e teurgo Giamblico e dunque sicuramente uno gnostico – esoterista, adoratore di demoni e daeva orientali e fomentatore della comunione con i geni del mondo mistico - egiziano! Questo errore è costato la sparizione del gruppo liturgico del 7 Arcangeli dalle fonti cristiane e il ridimensionamento del ruolo di Michele, Gabriele e Raffaele. Difatti, in conseguenza di tale mutato assetto, nel 745 il Sinodo Romano II sotto Zaccaria, a causa dell’abbassamento degli Arcangeli, e della ripartizione dei Cori sul modello trinitario, cancellò dalle fonti il nome di Uriele: il quarto spirito assistente. Ciò condusse ad un cambiamento dell’esegesi in chiave allegorico-svalutativa dei testi di DANIELE (Michele uno dei primi principi), TOBIA (sono Raffaele uno dei Sette Angeli Santi che servono Dio) , ZACCARIA (sulla pietra vi sono sette fiaccole accese, che scorrono tutta la terra), LUCA (sono Gabriele, che sto al cospetto di Dio) e APOCALISSE (siamo i sette che stiamo alla presenza di Dio – ho visto i sette angeli che stanno ritti davanti a Dio) , e all’uscita dal panorama delle fonti canoniche del IV LIBRO DI ESDRA, da cui fu tratta la preghiera dell’ ETERNO RIPOSO, ed in cui è nominato URIELE. Nel 1471 giunse a Roma il Beato Amadeo da Sylva, che nella sua Apocalypsis Nova, ottenne in estasi dall’Arcangelo Gabriele, la esegesi corretta sul numero, sui nomi e sulla posizione degli Arcangeli: «… riguardo a nessuno degli altri Santi è lecito credere che sia innalzato sopra i meriti di ogni Angelo e Arcangelo, non dovendo intendersi con il nome di Arcangelo il secondo Coro che sale verso l’alto ma tutti coloro che sono chiamati Angeli Superiori: tuttavia quella sentenza non fu impressa negli ecclesiastici. Infatti oggi voi continuate a preporre i Santi uomini a tutti noi Angeli», ma ormai il danno era compiuto e il solco segnato per sempre. Ultimamente si è accorto dell’errore perfino il Papa Emerito Benedetto XVI, il quale in una celebre udienza generale tenuta a Piazza San Pietro il 14 maggio 2008 proprio sullo pseudod Dionigi, ha rivelato agli attoniti fedeli quanto segue: « Questo pensiero, come si vede, è profondamente anticristiano. È una reazione tarda contro la vittoria del cristianesimo. Un uso anticristiano di Platone, mentre era già in corso un uso cristiano del grande filosofo». Conseguentemente, tutte le opere, anche a carattere liturgico, che avevano come impostazione esegetica quella dei c.d. 9 Cori di Dionigi, sono da mettere attentamente sotto – osservazione, come anche è il caso della c.d. Corona Angelica, in cui si celebrano i suddetti 9 Cori e in cui Michele, Gabriele e Raffaele sono relegati benchè come Arcangeli nella penultima catalogazione. Ciò costituisce un problema serio, perché l’attuale liturgia sugli Angeli non corrisponde al sentimento del Sacro Testo. Nel Lascito Scritto gli Arcangeli infatti, sono Spiriti di Massima Gerarchia ovvero i c.d. Sette Angeli del Volto: manifestazione sensibile della presenza trascendente di Dio verso i profeti. L' Angelo Gabriele rivelò nel libro di Daniele a quell'antico profeta (Dn 10,13) l’esistenza di un antico gruppo di esseri primordiali o primi creati, di cui faceva parte S. Michele “uno dei primi principi” che ne era il capo secondo il sentimento di Dn 12,1 (Michele il gran principe). Dice Gabriele : «…Michele, uno dei primi prìncipi, mi è venuto in aiuto…» [Dn 10,13] che in greco recita : « Μιχαηλ εἷς τῶν ἀρχόντωντῶν πρώτων», dove si nota che con questa espressione, Gabriele rivela l’esistenza di un gruppo di Primi Spiriti più antichi degli altri, come anche riferivano i primi padri della Chiesa. In ebraico, il medesimo passo della Tanakh è (vocalizzato) : mîḵā’ēl ’aḥaḏ haśśārîm hāri’šōnîm, dove la parola ebraica «ROSH», che ricorre peraltro anche all’inizio della Genesi - c.d. IN PRINCIPIO - identifica una primazialità non solo gerarchica ma anche cronologica. La parola «ROSH», viene tradotta dalle LXX, con il termine «ARCHÈ», che significa appunto principio o origine, e la Bibbia greca infatti, inizia con la frase «EN ARCHÈ» ἐν ἀρχῇ (in principio) omologa dell’ebraico: «BERESHIT» . Questi ἄρχοντες – Arconti: parola delle LXX, che traduce l’ebraico SARIM (Principi); sono dunque non solo primi, ma anche i più antichi. Il Libro di Tobia ce li indica «in numero di sette Santi Angeli, che portano le preghiere dei Santi e sono ammessi innanzi alla gloria del Santo». Un liturgia che presenta gli Arcangeli sul modello dello pseudo – dionigi è pertanto totalmente sbagliata, e del pari inutile e negativa dal punto di vista soteriologico. Andando a fondo nella ricerca dei motivi eziologici e generativi della Corona Angelica, le cose sono addirittura risultate più gravi, nono solo per il fatto che non risulta possibile individuare chiaramente chi sia la persona che ne abbia propagata la devozione – individuata in una tradizione settecentesca come Antonia d’Astonaco - ma anche per la circostanza che, a dispetto dell’approvazione del Papa Pio IX del XIX secolo, è risultato presente nell’ Archivio dell’ AGOP dell’ordine domenicano una bolla di scomunica latae sententiae, per chiunque la recitasse e la pubblicasse in privato e in pubblico. Tale circostanza è riportata in un seminario di Studi dei Padri domenicani chiamato: Praedicatores, Inquisitores II, Los Dominicos y la Inquisición en el mundo ibérico e hispanoamercano. Actas del 2º Seminario internacional sobre los Dominicos y la Inquisición, Sevilla, 3-6 de Marzo de 2004 di Arturo BERNAL PALACIOS OP, Roma 2006, ma solo per essere dichiarata un clamoroso falso storico religioso e devozionale dai padri inquisitori, come risulta dalla nota a pag. 463. Infatti, all’interno del seminario trova spazio una relazione di p. Lázaro Sastre Varas OP, chiamata: “De jueces a reos. Dominicos procesados por la Inquisición (1527-1621) según el Ms 109 de la Serie II del A.G.O.P.”, 439-468 – da giudici a rei. Padri Domenicani processati dall’Inquisizione. A Roma, presso l’Archivio Generale dell’Ordine dei Predicatori sarebbe conservato un manoscritto, il c.d. n. 109, così descritto (445-447), e datato 1672, d’origine italiana , che contiene l’elenco dei frati domenicani che erano stati accusati innanzi al Tribunale dell’Inquisizione. Tra i frati accusati, ve ne erano alcuni napoletani, che avrebbero originato la falsa devozione alla Corona Angelica. Ecco cosa dice la fonte: «…Il 24 di ottobre, il Cardinale Caracciolo, Arcivescovo di Napoli si imbatté in tale scritto: in una nuova Devozione Chiamata Corona dell’Angelo, rivelata dall’Arcangelo San Michele alla “Beata” Antonia di Astonaco, propagata per mezzo di un foglio che prometteva una pioggia innumerevole di tutte le grazie che assicurava. Erano promotori di questa devozione alcuni frati domenicani napoletani. Esaminata la devozione e le grazie che assicurava, si preferì consultare il Santo Offizio che la contestò il 7 dicembre 1675. Il cardinale pubblica uno scritto nel quale condanna con le pene inquisitoriali tutti coloro che recitino in privato o in pubblico una simile devozione, a colui che pubblichi il detto foglio o promuova la inventata devozione… ». Pertanto, abbiamo voluto redigere: un testo di chiarimento, in cui si è ricostruito anche l’officio originario ritrovato in ben più che rari spezzoni devozionali, ricostruiti a dovere, della fine 400 e degli inizi del 500, e proporre: numerose documentazioni offerte all’attenzione degli amatissimi lettori e iscritti, innanzitutto volte a capire, che probabilmente all’attenzione del Papa, fu celata la scomunica di quel pio esercizio. Abbiamo dunque notato, che , all’epoca in cui tale devozione veniva introdotta da francescani e domenicani nei loro monasteri non si chiamava Corona Angelica o di San Michele, ma semplicemente “Corona degli Angeli” e che l’ odierna Corona, non è nient’altro che una versione semplificata di un prototipo originario più complesso dedicato pure ai Sette Arcangeli Assistenti , in modo più corretto. Riassumendo dunque la questione, è giusto specificare che, diversamente da quanto riportato dalle fonti largamente presenti su internet o su alcune pubblicazioni letterarie, anche antiche, a morire nel 1751 (e non ancor più erroneamente nel 1715) non fu Antonia d’Astonaco, bensì la pia Suor Maria Angela Colomba Leonardi, che lasciò in eredità la corona angelica di consorella in consorella fino a giungere a Suor Maria Felice, la quale riuscirà a far pervenire la sacra devozione al Papa, Pio IX e a farla indulgenziare. Fu dunque la Maria Angela Leonardi la vera propugnatrice della Corona Angelica . La suora aveva pregato a lungo, che cento anni dopo la sua morte si supplicasse il Sommo Pontefice a voler pubblicare nella Chiesa l’orazione della Corona Angelica, poiché così pregato il s. Arcangelo, avrebbe difeso la Chiesa nei suoi bisogni. Difatti nel 1851 vi riuscì proprio la suddetta Suor Maria Felice che operò affinché si portasse alla cognizione del Papa regnante, tramite l’illustre concittadino sacerdote d. Gio. Battista Fratejacci, questo sacro esercizio. Tutto ciò è presente con note e documenti in questo libro, delle celebri Edizioni Segno. Ci condusse in questa ricerca l’amato Direttore Pietro Mantero, che amiamo pensare possa vederne finalmente l’esito in questo bel libro di indagine, che mettiamo all'attenzione di chiunque voglia e desideri una liturgia priva di fronzoli e elementi inutili, ma più rispondenti agli ordini del Cristo.
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