GLI ANGELI SECONDO CORNELIO A LAPIDE |
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mercoledì 02 giugno 2021 | |
Cornelio a Lapide (Bocholt, 18 dicembre 1567 – Roma, 12 marzo 1637) è stato un gesuita ed esegeta fiammingo. Il suo vero nome era Cornelis Cornelissen van den Steen, poi latinizzato in Cornelio a Lapide (van den Steen: a lapide, in italiano: dalla pietra). Nacque nei pressi di Liegi. Studiò Lettere e filosofia presso i collegi dei gesuiti di Maestricht e Colonia, e teologia presso le Università di Douai e Lovanio; entrò nella Compagnia di Gesù l'11 giugno 1592, e, dopo due anni di noviziato e un altro anno di teologia, fu ordinato sacerdote il 24 dicembre, 1595. ... Dopo aver insegnato filosofia per un anno e mezzo, divenne professore di Sacra Scrittura a Lovanio nel 1596 e l'anno successivo divenne professore di ebraico presso la stessa università. Il 3 novembre 1616 fu chiamato a Roma, dove insegnò Sacra Scrittura ed ebraico presso il Collegio Romano fino alla morte, avvenuta il 22 marzo 1637. 1. Esistenza e moltitudine degli Angeli. — 2. Gli Angeli sono giustificati per la fede in Gesù Cristo. — 3. Bellezza e felicità degli Angeli. — 4. Uffizi dell’Angelo custode. — 5. Vantaggi e felicità che ci procurano gli Angeli. — 6. Doveri nostri verso l’Angelo custode. 1. Esistenza e moltitudine degli Angeli. — La Sacra Scrittura attesta l’esistenza degli Angeli e molti luoghi sia dell’Antico che del Nuovo Testamento ne fanno fede. Se si riuniscono insieme questi passi, si vedrà che nove sono i cori degli Angeli, così distinti e chiamati: Angeli, Arcangeli, Troni, Dominazioni, Virtù, Principati, Potestà, Cherubini e Serafini. Che il numero poi di queste angeliche creature sia straordinariamente grande, i Padri lo deducono da quella parabola che si trova al capo XVIII di S. Matteo, dove Gesù Cristo dice, che se alcuno ha cento pecore, ed una di esse si svia, lascia certamente le novantanove su la montagna per mettersi su le piste di quell’una, che si è smarrita. Nelle novantanove vedono gli Angeli che hanno perseverato, nell’una perdutasi riscontrano il genere umano. Come dunque è grande il numero degli Angeli, se è paragonato alle novantanove pecore! 2. Gli Angeli sono giustificati per la fede in Gesù Cristo. — Gli Angeli sono anche pecorelle del Figliuolo dell'uomo : perchè, quantunque Gesù Cristo non sia loro Redentore come lo è degli uomini, perchè gli Angeli non hanno peccato, è tuttavia loro Salvatore in questo senso, che Egli ha loro meritato tutte le grazie che hanno ricevuto e tutta la loro gloria, cioè la loro elezione e predestinazione e vocazione, e tutti gli aiuti prevenienti, concomitanti, efficaci; Egli è il principio del loro merito e dell'aumento della loro grazia e gloria. Gli Angeli ebbero una fede viva in Gesù Cristo fatto uomo, e furono giustificati per questa fede. Così parlano i teologi. 3. Bellezza e felicità degli Angeli. — Tobia, essendo uscito di casa, s’incontrò con un giovane raggiante di bellezza e con sopra le vesti una cintura, come un viaggiatore che sta per mettersi in cammino (Tob. V, 3). Anche nei Libri dei Maccabei troviamo descritto lo splendore degli Angeli : ed essendo nell’antico patto comparsi molte volte gli Angeli, tanto apparvero belli agli uomini, che questi li scambiavano per Dio medesimo, e volevano adorarli: Nel Cielo gli Angeli compongono la corte del Re dei re e vi appaiono circondati di gloria e di bellezza, come d’un loro proprio vestimento. La loro felicità non potrebbe essere più grande, dal momento che si specchiano del continuo nel volto del Padre celeste (Matth. XVIII, 10). « Sembrava agli occhi vostri, diceva l’Angelo a Tobia, ch’io mangiassi e bevessi, ma io mi nutro di una vivanda che gli uomini non possono vedere » (Tob. XII, 1-3). 4. Uffizi dell’Angelo custode. — Il ministero degli Angeli custodi consiste: 1° nell’allontanare i pericoli e dell’anima e del corpo...; 2° nell’illuminare, istruire e invitare a buoni pensieri, a pii desideri, a sante opere...; 3° nell’impedire che i Demoni insinuino malvagie idee, nel tenerci lontani dalle occasioni del peccato e nell’aiutarci a vincere le tentazioni...; 4° nell’offrire a Dio le preghiere dei loro protetti,..; 5° nel pregare per loro...; 6° nel correggerli se peccano...; 7° nell’assisterli in punto di morte, fortificarli, aiutarli, consolarli...; 8° nel condurre dopo morte le anime al Cielo e, se sono condannate al purgatorio, accompagnarvele e dare loro conforto, finché ne siano liberate. L’universo ha il suo Angelo custode; così pure ha il suo ciascuna nazione, città, parrocchia, famiglia, e individuo. Il Signore, come ci afferma il Salmista, ha comandato a’ suoi Angeli, di stare sempre ai fianchi d’ognuno e vegliarci amorevoli d’attorno (Psalm. XC, 11); ed essi obbedienti ci sosterranno con le loro mani affinchè il nostro piede non inciampi e noi non cadiamo (Ibid. 12). « Ecco, disse il Signore nell'Esodo, ch’io invierò il mio Angelo a precedervi, a guardarvi lungo il cammino, e introdurvi nel luogo che vi ho preparato. Rispettatelo, ascoltate la sua voce e guardatevi attentamente dal disprezzarlo » (Enod. XXIII, 20-21). Tobia augura a suo figlio ed alla sua guida, che sia prospero il loro viaggio, che Dio vegli sui loro passi e che l’Angelo suo li accompagni (Tob. V, 21); e la sua moglie, desolata per la partenza del figlio, confortava a non piangere, nella speranza che questo sarebbe giunto al termine del suo viaggio, e ritornato a loro in buona sanità; perchè egli credeva che l’Angelo di Dio l’avrebbe accompagnato e tutto disposto in suo vantaggio, così che l’avrebbero riveduto pieno di vita e di gioia (Ib. V, 26-27). Quando poi questo figlio di Tobia fu in procinto di ritornarsene al padre, l’augurio di Raguele fu questo : « L’angelo santo del Signore vi assista nel viaggio e vi scampi da ogni pericolo » (Ib. X, 11). Dice la Scrittura che gli Angeli stanno ritti in piedi innanzi al Signore; e questo vuol dire: 1° che gli Angeli si volgono a Dio e gli chiedono la sua luce divina, per conoscere la sua volontà riguardo le loro funzioni...; 2° che gli presentano le buone opere, i sacrifizi, le limosine, le preghiere degli uomini...; 3° che si tengono pronti a servire il Signore, come servi ai cenni del padrone e come soldati preparati al combattimento...; 4° che assistono ai giudizi di Dio sostenendo la causa degli uomini contro le accuse dei Demoni e ne aspettano la sentenza...; 5° che stanno in faccia a Dio, per lodarlo, per contemplarlo, e per attingere da questa contemplazione la felicità suprema. Essi stanno del continuo davanti al Signore, in quanto che non cessano di bearsi in Lui... Notate qui: 1° la dignità dell’anima, dal fatto che un Angelo le fu assegnato per guardiano...; 2° l’umiltà dell’Angelo, nell’abbassarsi fino all’uomo; 3° la sua carità...; 4° la nostra fortuna...; 5° la bontà di Dio... 5. Vantaggi e felicità che ci procurano gli Angeli. — La presenza degli Angeli santi è dolce ed amabile, dice S. Antonio; essi non altercano, non gridano, non parlano, ma in silenzio, con bontà e dolcezza son solleciti di spandere nei nostri cuori la gioia, l’allegrezza, la confidenza, perchè il Signore, che è la sorgente d’ogni gioia, si trova con loro. Allora il nostro spirito, senz’affanno, ma sereno e tranquillo, viene illuminato dalla loro luce: allora l’anima, piena del desiderio delle ricompense celesti, desiderando di rompere, se potesse, la prigione del suo corpo e gemendo sotto il peso delle membra, ha fretta d’andarsene con gli Angeli in Cielo. La bontà degli Angeli è tanta che se taluno, attesa la fragilità umana, è spaventato dal loro splendore, tolgono via ben tosto ogni timore e spavento. Il medesimo Santo indica poi ancora i segni a cui si può riconoscere la presenza degli Angeli cattivi che sono i Demoni. Quando i maligni spiriti sono presenti, egli dice, si vedono visi melanconici; si odono orribili rumori; ci assaliscono pensieri abbominevoli; ci molestano movimenti disordinati, l’anima sente un tremito e rimane come intorpidita. Essi eccitano l’odio, la noia, il dispetto; evocano il ricordo del mondo; svegliano il disgusto di averlo abbandonato; mettono raccapriccio della morte; infiammano la concupiscenza e fanno che la virtù ci stanchi; essi snervano il cuore. Ma se al timore sottentra la confidenza in Dio, il gaudio e la carità, sappiate che il vostro buon Angelo vi sta vicino, che vi porta soccorso, e che è desso che v’inspira e vi dirige (In Vita Patr.). Giuditta, dopo di aver reciso il capo ad Oloferne, chiamava in testimonio Iddio, che l’Angelo di lui l’aveva custodita e conservata senza sozzura e macchia, sia nell’uscire dalla città, sia durante il soggiorno suo nel campo nemico, sia nel ritorno (Iudith. XIII, 20). Mentre Giuda Maccabeo andava con i suoi a combattere sotto le mura di Gerusalemme, apparve davanti alla schiera un cavaliere con le vesti bianche, le armi d’oro e con una lancia in mano. A quella vista benedissero tutti ad una voce la misericordia del Signore, pieni di confidenza e pronti ad affrontare non solamente gli uomini, ma le belve più feroci, e ad assaltare mura di ferro. Essi camminavano baldi dell’aiuto del Cielo, e sotto l’occhio del Signore infinitamente buono verso di loro. Giunti ai nemici, s’avventarono loro addosso come leoni, e ne fecero strage (II Mach. XI, 8-10). Non vi è infatti ostacolo insuperabile, nessun essere invincibile, niente di difficile, niente d’impossibile per un Angelo. Un Angelo discese ai fianchi di Azaria e de’ suoi compagni nella fornace ardente, ne spartì le fiamme, e impedì al fuoco di recare alle loro persone la minima scottatura o pena. Rompendo allora il silenzio, Nabucodonosor disse: «Sia benedetto il Dio di Sidrach, di Misach e d’Abdenago, il quale mandò l’Angelo suo a liberare i suoi servi che in Lui hanno creduto » (Dan. IlI, 50-95). Ed anche Daniele nella fossa de’ leoni lodava Dio, perchè gli aveva mandato il suo Angelo che chiudeva la bocca ai leoni, e impediva che gli recassero nocumento (Ib. VI, 22). 5. Pietro è in carcere; l’Angelo suo vi discende, illumina la segreta, spezza le catene al principe degli Apostoli, spalanca le porte e gli dice: « Togliti di qui e va a predicare Gesù Cristo ». Pietro tornando in sè dallo stupore dice : « Ah! ora conosco che il Signore mi ha inviato il suo Angelo, il quale mi ha tolto alle mani d’Erode ed al mal talento della plebe giudea » (Ad. XII). 6. Doveri nostri verso l’Angelo custode. — Su quelle parole del Salmo « Il Signore ha ordinato ai suoi Angeli d’aver cura di voi »; così parla S. Bernardo: « Quanta riverenza ti deve incutere, quanta riconoscenza suggerire, quanta confidenza insinuare, questa disposizione! Rispetto per la sua presenza, gratitudine per la sua benevolenza, fiducia nella sua custodia. Guardati dall’osare in faccia sua, quello di cui ti vergogneresti! in faccia mia ». « Onorate, ci dice Iddio nell'Esodo, l’Angelo ch’io manderò a precedervi, ascoltate la sua voce e guardatevi dal disprezzarlo, perchè egli non vi risparmierà quando farete del male ed è in lui il mio nome. Ma se darete ascolto alla sua voce... io vi vendicherò dei vostri nemici e castigherò quelli che vi tormentano » (Exod. XXIII, 20-22). Quindi, il Salmista diceva a Dio: « Io canterò inni alla vostra gloria in presenza degli Angeli » (Psalm. CXXXVII, 2). Oltre a questi, abbiamo un altro non meno importante dovere verso i nostri Angeli, ed è che per corrispondere alla bontà con cui c’illuminano, ci purificano, e si prendono cura di renderci perfetti, noi dobbiamo fare una vita santa; avere costumi puri, vivere nel nostro corpo come se vivessimo in un corpo estraneo; essere, insomma, angeli su la terra, per meritarci di essere riuniti agli Angeli nel soggiorno della gloria. S. Paolo ce lo dice: «Non siete ormai più ospiti e stranieri, ma abitatori della città dei santi e familiari della casa di Dio » (Eph. II, 19). Non bisogna mai dimenticare la presenza dei nostri Angeli custodi, ma pregarli, parlar loro sovente, ringraziarli... Badiamo di non contristarli e affliggerli con i nostri peccati... « Gli Angeli della pace, dice Isaia, piangevano amaramente » (Isai. XXXIII, 7). Risparmiamo loro queste lagrime amare, ma siamo a loro cagione di gioia. E sentenza di San Basilio che il peccato, questa piaga schifosa e ributtante, allontana da noi l’Angelo custode, come il fumo mette in fuga le api, ed il fetore le colombe. Evitiamo dunque e fuggiamo a tutta possa il peccato che è il mortale nemico di Dio, degli Angeli e degli uomini. |
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