I Padri della Chiesa: nessuna relazione carnale tra San Giuseppe e Maria |
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domenica 18 aprile 2021 | |
Di Gelsomino Del Guercio I Padri della Chiesa esaltano, invece, la “tutela” di San Giuseppe nei confronti della donna, che dimostra l'assenza di carnalità tra i due I primi Padri della Chiesa hanno smentito ... seccamente ipotesi di relazione carnale tra San Giuseppe e Maria, ventilata da eretici nei primi secoli dopo Cristo. Ne parla Don Marcello Stanzione nel libro “Appunti per una storia del culto Giuseppino” (edizioni Segno). Sant’Efrem e la relazione tra Giuseppe e Maria Uno dei primi Padri che con decisione ha voluto difendere Maria nella sua verginità, fu Sant’Efrem il Siro (308-373), il Dottore di Edessa. Dice che Maria ha cercato di persuadere San Giuseppe che la sua gravidanza fosse dallo Spirito Santo. Ma, essendo cosa straordinaria, Giuseppe non lo voleva ammettere e credeva piuttosto che si era unita con un altro. Però non la voleva denunciare, da uomo giusto.
Fu soprannominato “arpa” o ancora “lira” o “flauto” dello Spirito santo in ragione della bellezza dei suoi poemi scritti in lingua siriaca. Dottore della Chiesa, compose inni per istruire i cristiani che non sapevano leggere perché potessero crescere nella fede. È all’origine della pratica del canto liturgico nel rito siro-malabarese, espressione della preghiera dell’assemblea durante la messa. “Ascolta Isaia” Allora, dice Sant’Efrem: “gli appare l’angelo e gli dice: ‘Giuseppe figlio di Davide. Che bella cosa! Ricordati, che al figlio di Davide Dio aveva promesso, che dai frutti del suo ventre secondo la carne avrebbe suscitato il Messia. Non temere di prendere Maria come tua sposa poiché quello che v’è in lei (procede) dallo Spirito Santo. E se dubiti che la gravidanza della Vergine sia stata senza contatto carnale, ascolta Isaia. Che disse: Ecco che la vergine (oppure: una vergine) è incinta (..). E come Adamo compì il dovere di padre e di madre verso Eva, così anche Maria verso nostro Signore’. Giuseppe, da uomo giusto, non volle denunziare Maria ed ecco che la sua giustizia (si fece) contraria”.
I Padri della Chiesa si adoperano ad annullare certe idee fantastiche degli eretici sulla presunta relazione carnale tra San Giuseppe e Maria, senza distruggere un’iniziata devozione. E perciò vogliono presentare la figura di Giuseppe nella chiara luce dei testi evangelici. Per questo, il loro scopo principale consiste nell’arrivare a un accurato esame della genealogia del Figlio di Dio, del matrimonio di Giuseppe e Maria e della costituzione della Sacra Famiglia. Sono i tre eventi essenziali che rappresentano l’impianto del piano della salvezza di Dio. In cui Giuseppe ha il suo ruolo e anche la sua missione di partecipare ad essa come nessun altro uomo. Origene e la Verginità della Madonna Origene (184-253) in un’omelia ha voluto mettere in luce che “Giuseppe era giusto e la sua vergine era senza macchia. La sua intenzione di lasciarla si spiega per il fatto di aver riconosciuto in lei la forza di un miracolo e di un mistero grandioso. Per avvicinarsi ad esso, egli si ritenne indegno”. San Giuseppe, secondo il Padre della Chiesa, “si umiliò, dunque, dinanzi a un’opera così grande ed inesprimibile, cercando di allontanarsi, come anche san Pietro si umiliò dinanzi al Signore dicendo: “Signore, allontanati da me, sono un peccatore”, e fece come il capitano che confessò: “Signore, non vale vederti entrare nella mia casa. Così anch’io non sono degno di avvicinarmi a te”. San Cirillo: Maria è come Elisabetta Nel secolo IV sono stati San Cirillo di Gerusalemme, San Cromazio di Aquileia e Sant’Ambrogio a fare qualche riflessione sulla verginità di Maria, sul matrimonio di Giuseppe con lei, sulla vera paternità del suo sposo. Per esempio, San Cirillo (370-444) fa un paragone per spiegare la paternità di Giuseppe: “Come Elisabetta, a motivo del suo affetto fu chiamata madre di Giovanni ma non perché Giovanni sia nato da lei, così anche Giuseppe fu chiamato padre di Gesù, non a motivo della generazione, ma a motivo della sua cura ed educazione del bambino”.
Cromazio: l’angelo illumina Giuseppe Nella sua terza predica Cromazio, dopo aver gettato lo sguardo sul “segno nuovo e straordinario” del parto verginale di Maria, si dedica a un approfondimento teologico del racconto di Mt 1,24-25: “Continua a narrare l’evangelista: ‘Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. La quale, senza che egli avesse rapporti carnali con lei; partorì un figlio, che egli chiamò Gesù’. Dunque, Giuseppe viene illuminato sul sacramento del mistero celeste mediante un angelo. Giuseppe obbedisce di buon grado alle raccomandazioni dell’angelo”.
Come Mosè e Noè Cromazio (335-407) per escludere rapporti carnali tra Maria e San Giuseppe, porta l’esempio della sorella di Mosè, che volle conservare la verginità. Nomina anche Noè che “si impose una perenne astinenza dal debito coniugale”. Tutto serve per concludere il suo Commento di Matteo dicendo: “Quando nel brano citato l’evangelista scrive: ‘Egli non la conobbe fintanto che lei non generò il figlio, dobbiamo intendere che parla sì di un breve spazio di tempo (fintanto che lei non generò il figlio), ma con l’intenzione di voler includere tutto il tempo posteriore in cui Maria e Giuseppe vissero insieme”. Sant’Ambrogio e lo Spirito Santo Anche Sant’Ambrogio (339-397) interpreta l’assenza di relazione carnale tra san Giuseppe e Maria come un fatto assodato. E nel desiderio di presentare Giuseppe come uomo giusto, Ambrogio avverte che l’evangelista Matteo, quando spiega “l’immacolato mistero dell’incarnazione”, vide in “Giuseppe un giusto che non avrebbe potuto contaminare Sancti Spintus templum, cioè la Madre del Signore fecondata nel grembo dal mistero dello Spirito Santo”.
“La sincera giustizia di san Giuseppe “Per narrare come nacque e apparve Gesù tra gli uomini”, spiega Sant’Ambrogio, va considerata la sincera, non finta, giustizia di Giuseppe, che aveva deciso di “ripudiare Maria in segreto perché non voleva esporla al disprezzo (Matteo 1, 18-24). Come marito egli, è vero, si turba, ma come giusto non incrudelisce”. “Tanto grande è la giustizia di quest’uomo – sottolinea Sant’Ambrogio – che non volle tenersi un’adultera, né osò punirla esponendola al pubblico discredito. Decise di ripudiarla in segreto – dice la Scrittura – poiché non solo non volle punirla, ma nemmeno denunciarla. Considerate com’era autentica la sua giustizia! Non voleva infatti risparmiarla, perché desiderava tenerla con sé”. Perdono ispirato dalla Misericordia “Molti – dice il Padre della Chiesa – perdonano le mogli adultere spinti dall’amore carnale, volendo tenerle, benché adultere, allo scopo di goderle per soddisfare la propria passione carnale. Questo marito giusto invece non vuole tenerla. Il suo alletto dunque non ha nulla di carnale. Eppure non la vuole nemmeno punire. Il suo perdono, dunque, è solo ispirato dalla misericordia. Quanto è ammirevole questo giusto!”.
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